Capitolo 35 (6°). Un nuovo amore

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"Ma forse sei stato anche il più luminoso e lo potresti essere ancora.", gli sorrise. "E comunque... sì, Ilaria mi parlava di segni anche lei, che è un segno che ci siamo conosciuti. Non so, detta così, potrebbe anche essere... Se ci pensi, al caso..."

"Ecco, sì, dicevo, scusami, avevo perso il filo...pensavo che con lei fosse tutto finito, la ricerca e tutto, che avessi solo lei per la vita, che era venuta nella mia vita per far famiglia, per curare quella parte, e invece no, perché? Perché con lei non è finita la ricerca?"

"Perché forse Ilaria ti vuole veramente bene e non voleva legarti a lei senza amarti, in questo mi pare onesta anche se non capisco che tipo di amore abbia per Marco tale da impedirle di amare te."

"Non so neppure io Silvia, a questo punto. Non la capisco quella ragazza, ma non mi ci voglio più avvicinare, te l'ho detto, mi fa troppa impressione, è come vedere mia madre ed io che desidero lei."

"Ma perché non andare neppure da Emanuele? E' tuo figlio! Ilaria conta solo per metà. Perché poi l'hai abbandonata così? Perché non prenderlo neppure in braccio? Questo non lo capisco. Rimani arrabbiato con lei, se vuoi, ma prendi tuo figlio."

"Non so, forse lì ho sbagliato, ma ero sconvolto, era come se improvvisamente mi avesse messo di fronte all'amore per mia madre dicendo: 'hai amato tua mamma perciò dio ti ha punito uccidendola così non avrai più pensieri impuri su di lei.'. Questo mi diceva Ilaria con il suo amore per Marco. Perché il suo amore per Marco non è solo spirituale, Silvia. Essi stessi ammettono di desiderarsi fisicamente ma si contengono, che lo facciano io ci credo, ma il solo pensare che si potrebbero toccare con l'idea di farlo mi fa venire in mente che anch'io all'epoca fantasticassi eroticamente su mia mamma. Capisci? Capisci perché non mi riesco più ad avvicinare a Ilaria? E 'perché è come ricevere la condanna di aver amato mia mamma, Ilaria dice: 'io amo mio fratello casta' quindi è possibile amare un parente, io amavo mia mamma impuramente, il cielo mi ha punito per quello usando me come boia ed io... io... l'ho uccisa con il mio desiderio."

Andrea guardò la tomba lì a fianco a loro:

"Io, mamma... ti ho uccisa.", e pianse di fronte a colei che pensava di aver ucciso. "Scusami Silvia,", disse fra le lacrime, "come per te non passa Emanuele, per me non passa mia madre. Non passerà.. mai."

Silvia si avvicinò a lui, gli prese la mano, lo guardò dolcemente, lo lasciò sfogare e poi gli disse:

"Andrea, anche io per tanto tempo ho pensato con la mia negligenza di aver ucciso Emanuele, quante volte mi sono data colpa di non aver controllato bene i suoi movimenti, o di non aver fatto un cesareo appena fosse stato in grado di sopravvivere all'esterno, sapevo che il mio utero era in condizioni critiche..., speravo di partorire normalmente; quanti pianti, quanti sensi di colpa."

Lo accarezzò teneramente; "dobbiamo conviverci Andrea. Dobbiamo superarla questa colpa, perché non è vera, è la nostra mente che per spiegare la morte ci addossa una responsabilità inesistente. Tua madre è morta per un incidente tragico, ma casuale, mio figlio è morto semplicemente perché era quello il suo destino. Non l'hai uccisa tu, non l'ho ucciso io."

Lo guardò negli occhi dicendogli dolcemente: "Io sono una madre che ha perso un figlio, tu un figlio che ha perso una madre. Forse possiamo farci compagnia, perché ci capiamo. Tu che dici?"

Gli strinse la mano... gli sorrise. Andrea la guardò, capì che gli stava offrendo un nuovo amore. Lo sentì possibile, malgrado la differenza di età e di esperienza; non sapeva cosa sarebbe successo, era la prima volta che una donna sembrava avvicinarsi a lui in quel modo; nel modo che Ilaria aveva predetto. Amandolo. Le strinse la mano ricambiandola, le disse:

"Forse sì, Silvia, forse sì... "

Si abbracciarono di fronte alla madre di Andrea. Egli sentì il calore di un affetto sincero e materno, forse aveva dopotutto ragione Ilaria, doveva trovare una donna che lo amasse veramente; ne ebbe paura, non gli era mai capitato e sperò di poter resistere; Silvia fu felice di quell'abbraccio, si vergognò un poco di aver spinto Andrea, un ragazzo, ad una relazione a cui forse non aveva pensato, ma sentiva che era giunto il momento, come aveva detto Nicola, di voltare pagina e l'animo travagliato di Andrea le era sembrato un terreno fertile sul quale il suo dolore potesse trovare finalmente una se pur minima consolazione.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora