Capitolo 18 (2°). Il gattino di gesso

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Il giorno dopo, domenica 22, come era accaduto anche nelle due domeniche precedenti, Marco e Ilaria andarono in villa. Marco aveva sempre da fare, fatto il terzultimo esame ora doveva mettere in ordine nei suoi appunti della tesi e cominciare a preparare il penultimo per inizio novembre, e già progettava di fare l'ultimo entro gennaio 1997. Anna doveva invece ripassare perché il suo esame sarebbe stato il 24; Ilaria si era portata da fare all'uncinetto e si può dire che era l'unica dei tre che si godesse la bella domenica di settembre su una sdraio in compagnia della mamma di Anna con la quale era diventata amica, mentre Anna e Marco erano sui loro libri in camera di Anna dividendosi la sua scrivania; certamente vicini, certamente stuzzicandosi amorevolmente ogni tanto, ma studiando.

Per Marco avere una compagna vicino con la quale dividere la fatica dello studio, incitarla anche, nei suoi momenti di panico in cui alzava gli occhi al cielo dicendo: "Non ce la farò mai! Ho ancora mezzo libro da ripassare e poi le tavole..." era quanto di più vicino alla felicità avesse mai provato: perché era nel suo mondo di carta ed Anna vi era entrata. In quei momenti le poggiava la mano sulla sua, le diceva: "Va tutto bene, Anna, sei brava, so che ce la fai. Continua così." ed ella prendeva la sua mano, se l'appoggiava al petto e gli diceva tenera e riconoscente: "Amore grazie che ci sei, senza di te avrei già rinunciato a dare questo appello e mi sarei sparata dallo sconforto".

L'esame di Anna andò meglio del previsto e questo fu per Marco un lasciapassare importante presso i genitori di lei: non solo infatti essi vedevano che la trattava bene, ma con la sua presenza Anna studiava di più e meglio: sembrava un'altra ragazza, più serena, differente dall'Anna un poco irritabile e incostante ai tempi della sua relazione con il dottore (che non era mai stato presentato loro ma sapevano della sua esistenza).

Il sabato 28 settembre era l'ultimo in cui Anna stava in villa, di solito ad ottobre traslocavano nella casa di Genova fino al giugno successivo lasciandovi solo i custodi e il cane; Franco aveva già organizzato il trasloco per quanto riguarda provviste e fatto i lavori consueti di fine stagione. Anna, quel sabato, chiese a Marco di accompagnarla per aiutarla a svuotare camera sua dei libri e vestiti e ritornare poi a Genova. Marco non era mai stato nella sua casa di città e quella sarebbe stata anche l'occasione per fargliela vedere.

Ilaria il sabato era in chiesa con i suoi bambini; le sue abitudini non erano poi così cambiate:

"Marco mio, vai pure con Anna: io me la cavo con i bambini da sola", disse, anche se a Marco sembrò che avesse un velo di tristezza o di preoccupazione cosa che non era mai successa. "C'è qualcosa Ili? Mi sembri strana da ieri ad oggi".

Ma Ilaria lo abbracciò e disse:

"Nulla Marco mio, vai pure, sono solo un po' stanca."

Arrivarono in villa per le quattro di pomeriggio; Franco era già andato via con i genitori di Anna, la villa era vuota, il cane corse loro incontro, ormai conosceva Marco e gli faceva le feste. Bussarono dai custodi: il loro appartamento era nel seminterrato della villa, dalla parte opposta della piscina, vi si accedeva con una scaletta esterna che aveva su tutti gli scalini vasi con fiori e piante grasse.

Aprirono subito e si salutarono cordialmente. Anch'essi avevano un accento sardo, piccoli di statura, più anziani dei genitori di Anna, forse già verso la settantina. Molto educati e quasi onorati di ricevere Anna in casa loro. Marco entrò nella loro cucina che aveva una finestra basculante quasi al soffitto che dava sul cortile interno.

Anna lo aveva presentato come: "il mio fidanzato Marco".

"Che bel ragazzo! Complimenti signorina e tanti auguri.", avevano commentato.

Offrirono loro del caffè e biscotti sardi raccontando del loro recente viaggio in Sardegna durante le ferie di luglio, unico periodo dell'anno in cui potevano lasciare la villa incustodita, dato che c'erano i padroni. Da come parlavano Marco capì che avevano visto Anna crescere tra quelle mura. Erano i responsabili anche del giardino e dell'orto. Prima di andare diedero ad Anna una borsa con pomodori, fichi e uva.

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora