Quella morte lo stava però riportando alla realtà: non aveva più suo padre ma aveva una sorella cresciuta che, forse, si sarebbe potuta sentire abbandonata per quella lunga assenza senza quasi spiegazioni dopo che avevano passato tutte le estati dell'infanzia insieme. Come avrebbe reagito Ilaria vedendolo al mattino, dopo quattro anni? Qual era il motivo, in fin dei conti, per vedere il funerale di un padre che, comunque, non era stato mai presente nella sua vita?
Si stava quasi pentendo di essere partito; non c'era solo l'imbarazzo per Ilaria, purtroppo: a Colliano la gente lo conosceva, si sarebbe dovuto scusare con tanti, con tutti quelli che, fin da bambino, lo avevano fermato per la strada facendogli sempre le stesse domande:
«Ma tu sì o' figlio di Irene e Antonio?»
«Sei diventato grande! mammeta cumm' sta? Abbiamo fatto le scuole assieme, salutamela»
«Ma vivi sempre a Genova?»
«mammeta si è poi risposata?»
«Fai il liceo? Ah...il liceo, ma quann va a' fatica'?»
«Cumm mai non sì' più venuto?»
Quest'ultima domanda in particolare temeva che gli venisse fatta, da Ilaria e da altri, da aggiungersi alle precedenti, già di per sé spiacevoli: una domanda alla quale per tutta la notte aveva, senza esito, cercato di rispondere.
Per le tre erano arrivati nelle campagne attorno a Roma, oltre il Raccordo Anulare; Marco, da quel momento, non aveva neanche più tentato di dormire; si era messo a sedere e guardare dal finestrino; la luna, ancora non del tutto piena, stava quasi tramontando e spandeva sulla vegetazione un chiarore quasi magico.
Attorno a lui solo il motore dell'utilitaria di Terzo lanciata a velocità costante; niente musica — l'autoradio spenta o rotta — e niente parole — gli zii avevano per un po' tentato di far conversazione con il nipote, ma poi, esauriti i convenevoli, ognuno aveva rinunciato alla cortesia e si erano chiusi, uno a guidare e uno a tentare di sonnecchiare per prendere forze —, e ciò lo aveva spinto ancora alla riflessione, a ciò che era, uno studente liceale per pochi mesi, e poi al suo futuro, a cosa avrebbe fatto dopo; l'università, certo, anche se sapeva che sarebbe stato un sacrificio per sua madre, ma anche una soddisfazione che sapeva essere la sua gioia.
Sacrifici che erano incominciati già da quando il padre se n'era andato; era stato il loro leitmotiv della loro famiglia à deux; la madre lavorava anche il doppio per dargli il possibile (in prima media gli aveva comprato anche uno dei primi computer, ovviamente senza Internet, sborsando praticamente l'equivalente di quasi mezzo stipendio del suo lavoro di cameriera d'albergo) ed egli faceva il suo facendo lavorare la sua mente.
L'aveva studiato e ristudiato, passando ore a digitare programmi su una scatoletta meno potente di un moderna calcolatrice, ma con le quali aveva ottenuto una buona infarinatura da autodidatta e, per questo, pensava di scegliere una facoltà scientifica per avere la garanzia di un posto fisso, da impiegato che, all'epoca, era ancora una meta ambita e raggiungibile e che avrebbe, finalmente, liberato la madre.
Dopo Roma la stanchezza aveva prevalso e i ritmi erano calati; alle porte di Napoli avevano fatto una sosta un poco più lunga per sciogliere le gambe intorpidite dal troppo sedere e far colazione, non con i panini di Filomena ma con un cappuccino bollente e schiumoso e una gigantesca brioche alla crema appena sfornata.
Gli zii erano andati a telefonare a casa della cognata che aveva vegliato la salma del fratello l'intera notte per dirle dove fossero e di aspettarli già in piazza nel caso, ormai probabile, di un ritardo.
Marco, per non annoiarsi nell'ultimo pezzo, si era comprato una rivista di enigmistica, ma era troppo stanco persino per fare i giochi più semplici e si era limitato a leggere le vignette; ma non era un ragazzo ozioso.
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Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]
Ficção GeralUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...