Capitolo 38 (4°). Un difficile addio

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Andarono verso il portico e incontrarono i genitori diAnna.

"Oh ciao Andrea, ciao Silvia"

"Buonasera Lugi, Sara... tutto bene vero?"

"Tutto benissimo Andrea, certo che senza Walter e i suoi amici qui è tutto più rilassato, ci manca un po' quella vitalità vero?"

"Mah, le dirò... a me sta bene anche così."

"Ciao Silvia, come stai?", Sara andò verso Silvia, si diedero due baci sulla guancia.

"Ciao Sara, io... bene, passate delle buone vacanze?"

"Non c'è male, vieni dentro così ci possiamo sedere un poco..."

Andrea andò poi in cucina ed effettivamente lì trovò Emanuele con Irene; lo prese in braccio, lo portò poi a Silvia, andò da Anna e le fece gli auguri e poi, visto che Silvia era stata presa da Sara come al solito per parlare di libri, andò in piscina sperando di trovarvi Ilaria come l'aveva vista prima ed effettivamente era ancora lì, sempre da sola, appoggiata al muro.

"Ehi, ciao"

"Ciao Andrea, come stai?"

"Bene, grazie, ma sotto non si può proprio stare, sono giusto andato a prendere Emanuele un poco, era con la mamma di Marco, ma poi me ne sono uscito, Silvia è con Sara a parlar di libri: quest'anno è ancora più noioso delle altre volte, almeno in passato c'erano gli amici di Walter che movimentavano un po'.  Oggi è già tanto che gli invitati non girino con lo stetoscopio appeso e ti prescrivano qualche pastiglia appena ti vedono; se vai giù senti parlare solo di colonscopie, cataratte o altre malattie che non voglio nominare: se è così la vita futura di Anna povero il tuo Marco, mi pare che là dentro non se la passi bene, del resto... un ingegnere per un medico è solo un tizio che sa fare i calcoli."

Ilaria gli sorrise, si appoggiò al muretto anche lui a fianco a lei. Dopo qualche secondo si girò di scatto e le chiese:

"Tu che certezze hai?"

Ilaria si girò e lo guardò, sorridente.

"Io credo in Dio...", fece una pausa: "Te lo ricordi ancora?"

"Eccome se me lo ricordo, come fosse adesso. Sembra di nuovo tutto uguale."

L'atmosfera era molto più tranquilla però dell'anno precedente, non c'erano le amiche 'oche' di Walter, come egli le aveva definite, i lettini erano liberi... ed essi erano da soli.

"Eccome...", ripeté. "Sai che a volte ci penso a quella sera? Ne ho parlato poco prima con Silvia, me l'ha fatta venire in mente... ti guardavamo da laggiù, solo che tu non ci hai visti. E mentre la raccontavo mi sono venute tutte fuori all'improvviso le sensazioni e ciò che ho sentito. Non ci badavo più da tempo..."

"Gliel'hai detto? Cosa le hai detto di noi? Oh, Andrea... che vergogna!"

"Le ho detto solo cos'è successo; senza infiocchettamenti inutili, la verità nuda e cruda, sì, non ci trovo nulla di male, a suo modo è stata un'esperienza... notevole, se non fosse stata poi tragica dopo."

Ilaria non commentò, rimase pensierosa sempre guardando il mare. Andrea dopo qualche secondo le chiese:

"Dimmi, come va il tuo amore per il fratellone Marco? Riesci a star tranquilla con le mani a posto?"

"Perché me lo chiedi sempre Andrea? Ormai hai Silvia; non ti dovresti più occupare di me come donna, ma solo come mamma di Emanuele. Tutto è nato e tutto è finito un anno fa; anzi, non è nato neppure quella sera, lo sai."

Andrea si girò di spalle, guardando la terrazza sovrastante la piscina dove c'erano altri ulivi e piante grasse. In alto, quasi nascosti, si vedevano i lampioni della strada. Laky passò davanti a loro, pigra, forse anche a lei i discorsi da futuri medici del piano di sotto non andavano a genio, forse c'era tra loro qualche futuro veterinario che avrebbe voluto darle qualche pastiglia; annusò le scarpe di Andrea, i piedi di Ilaria e andò poi a mettersi su un cuscino per terra vicino ai lettini. Andrea prese una sigaretta e l'accese, aspirò e poi disse:

Dolore e perdono (Parti I - VI) [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora