Capitolo 14.

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Questa storia è un'opera di fantasia, puramente inventata dalla sottoscritta. Alcune delle vicende scritte  qui dentro fanno riferimento a fatti realmente accaduti. Non intendo offendere o insultare nessuno in alcun modo.

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Jamie's pov

Sono già passati alcuni giorni e sono ancora qui in Irlanda, Dakota è tornata a casa a Los Angeles per il compleanno di suo fratello Jasper, e spero che tornerà presto qui da me. Comunque sia, non sono di certo da solo, perché quando ho proposto ad Amelia di far venire le bambine qui per le riprese lei ha pensato di accompagnarle personalmente.. e così domani arriveranno qui in Irlanda. Certo, Dakota mi manca da morire.. ma almeno avrò le mie piccoline con me, e mi aiuteranno a non pensare a lei.

"Mi dispiace che Dakota sia già tornata a casa. È sempre una gioia avere quella ragazza intorno." Dice mio padre, buttando giù un sorso di birra. Non posso fare a meno di sorridere: l'amano tutti, non c'è niente da fare. Dato che questa sera è l'ultima serata in cui posso stare da solo con mio padre, ho deciso di portarlo al Lizzie's Diner per bere qualcosa insieme.

"Già. Purtroppo è dovuta tornare a casa per il compleanno di suo fratello. Lei ci tiene molto a queste cose. La sua famiglia... ci tiene molto." Gli spiego. Lui mi chiede di quale dei fratelli si tratta. "Jasper. È uno dei suoi fratellastri più piccoli, figlio di Don e Kelley, sua moglie." Spiego. Lui annuisce. Capisco benissimo la sua confusione, anche io ci ho messo del tempo per memorizzare chi fosse figlio di chi. È una famiglia davvero numerosa, ma bellissima. "Comunque, domani arrivano le bambine. Non le vedi da molto tempo, no?"

"Non vedo l'ora di rivederle." Sorride, scuotendo la testa. "Mi mancano tanto quelle piccole pesti. E poi crescono a vista d'occhio. Non posso girarmi un attimo senza vederle diverse. È così?" Mi chiede.

"Già. Crescono velocemente." Replico, e il pensiero va dritto a quando erano solo due fagottini tra le mie braccia. Butto giù un sorso di birra. "Anche io ho sempre paura di perdermi qualche momento importante della loro vita. Vorrei essere sempre presente, ma al tempo stesso so di non poterlo fare."

"Tu e Dakota avete mai preso in considerazione la possibilità di vivere a Londra?" Mi domanda. "Così sareste più vicini alle bambine e avreste anche più privacy rispetto a Los Angeles, no?" Mi fa notare.

"Abbiamo già una casa lì, lo sai.. ci andiamo di tanto in tanto, ma casa nostra è a Los Angeles. E si, sono consapevole che le cose sono più difficili e che è più complicato vederle... ma Dakota ed io stiamo costruendo tutto lì, casa mia non è più lì a Costwolds e sinceramente non voglio che lo sia." Ammetto. "Con lei voglio che sia tutto diverso, non voglio e non posso commettere errori... non stavolta, non con lei."

"Lei cosa ne pensa?" Chiede.

"Lei..." Sorrido. "Lei mi sostiene. In tutto. Vedi, papà.. Per qualsiasi cosa so per certo che lei è sempre dalla mia parte, e non c'è cosa più bella per me. Siamo davvero in due, ci sosteniamo e ci aiutiamo.. nessuno prevale sull'altro e non usiamo trucchetti o frecciatine per comunicare. Noi.. noi parliamo di tutto. E sono sicuro che se le dicessi questa cosa, allora sarebbe la prima a preparare le valigie. Non la spaventa nulla. Ma sono io che non voglio più vivere lì. E sono pronto a fare ancora quei viaggi interminabili per stare con le persone che amo." Gli dico, scrollando le spalle. Lui sorride.

"Sono tanto orgoglioso di te, figliolo." Mi dà una pacca sulla spalla ed io ridacchio. "Si vede che siete davvero uniti e coinvolti.. e io sono davvero felice di vedervi così." Ammette. Io annuisco. "Quando mi gai raccontato di te e Millie mi mancava la terra sotto ai piedi, letteralmente... pensavo che ti fossi preso una sbandata e via, ma sono felice che non sia stato così."

"Una sbandata?" Ridacchio. Si, l'ho presa.. ma bella forte. Molto. "Tu ne hai mai presa una quando eri sposato con la mamma?" Gli chiedo, per curiosità. 

"No, figliolo." Scuote la testa. "Mai."

"Beh.. come avresti potuto? La mamma era bellissima.. dentro e fuori." Ammetto, sorridendo.

"Lo era." Replica. "Proprio come te. Sarebbe molto orgogliosa di te, figliolo. Sei un uomo forte, coraggioso e innamorato, un padre attento e amorevole ed un attore di successo. Sarebbe la persona più orgogliosa del mondo. Davvero." Dice.

"Grazie, papà." Mormoro, incapace di dire altro. Questo argomento è molto delicato per me, e lui lo sa bene. Ma se non fosse per lui, oggi non sarei nemmeno qui. "A volte penso a come sarebbe stato presentarle Dakota, a che nonna amorevole sarebbe stata per le mie figlie.. a come avrebbe reagito vedendo i miei film al cinema. E anche per quanto riguarda le piccole cose." Scrollo le spalle.

"Sarebbe impazzita per Dakota. E anche per le tue figlie." Mi stringe un braccio. "E sono sicuro che sia così, e che anche in questo momento stia vegliando su di loro." Mi dice, facendomi sorridere di nuovo.

"Lo so che è stupido.. ma a volte penso davvero che sia stata lei a mandarmi Dakota, a farci conoscere." Mi gratto la fronte, consapevole che forse sto dicendo la più grande cazzata della mia vita. "È.. solo una sensazione, ma.. vedi, tra me e Dakota si è sempre trattato di destino e coincidenze, è entrata nella mia vita e me l'ha catapultata, mi ha fatto superare le mie paure, mi ha reso più forte e mi ha reso un uomo migliore. Mi ha dato la forza per andare avanti e per fare pace col passato, per trovare un punto di equilibrio." Lui mi assolta attentamente. "Non credo a queste cose, ma penso che..." Mi passo una mano tra i capelli. "A volte penso che tra me e Dakota ci sia talmente tanto amore che un po' di esso appartenga a lei.. che ci abbia.. portati l'uno dall'altra. In qualche modo." Scrollo le spalle.

"Non potrei essere più d'accordo." Replica. Io sorrido in risposta. "A tua madre!" Alza il bicchiere di birra per fare un brindisi a mia madre.

"Alla mamma!" Replico, brindando.

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Damie • The love affair IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora