Capitolo 137.

478 28 3
                                    

Questa storia è un'opera di fantasia, puramente inventata dalla sottoscritta. Alcune delle vicende scritte  qui dentro fanno riferimento a fatti realmente accaduti. Non intendo offendere o insultare nessuno in alcun modo.

🧡🧡🧡

Dakota's pov.

Ed eccoci a New York per il Met Gala. Sono davvero sorpresa per il fatto che Jamie abbia deciso, di sua spontanea volontà, di venire qui con me. Io avevo già programmato di venire da sola, perché pensavo che non avrebbe mai lasciato le bambine da sole per tre giorni. Invece ha deciso di venire qui con me. E ne sono felice perché in questo modo possiamo passare del tempo insieme, noi due da soli. Siamo appena tornati dalla prova degli abiti per domani, entrambi estremamente in Gucci. Abbiamo fatto parecchia fatica per progettare qualcosa per lui perché, diciamo che, non è un brand che fa proprio per lui... Ma alla fine ci siamo riusciti e quell'abito gli sta benissimo. Non ha voluto osare tantissimo come Jared Leto o Harry Styles, entrambi in Gucci, dato che Jamie è un tipo più semplice e classico. In un completo più elaborato si sentirebbe a disagio, ne sono sicura, ma sta ugualmente bene così. E adesso, dopo la prova dei vestiti, stiamo andando a fare una passeggiata per New York. Scendiamo dal van e lui mi prende per mano, intrecciando le dita tra le mie. Amo il clima di New York, queste strade.. ogni volta che vengo qui mi manca il mio appartamento, ma preferisco di gran lunga casa nostra a LA.

"Okay.. il primo di noi che avvista i fotografi oggi paga il pranzo, va bene?" Scherza Jamie.

"Ci sto!" Rispondo, lasciandogli la mano e avvolgendogli un braccio intorno alla vita. "Tanto vinco io!" Lui mi circonda le spalle con le braccia e mi bacia la fronte affettuosamente, mentre passeggiamo insieme per New York.

"Ancora non riesco a credere che tu abbia vissuto qui. New York è così... caotica. Non riuscirei mai a vivere qui, sono serio..."

"Mmmh... magari non è il momento giusto per affrontare questo argomento, non credi?" Gli faccio notare, spostandomi i capelli dal viso. Dopo la discussione dell'altro giorno non mi sembra il caso di parlare di questo argomento.

"Dakota, non è successo niente..." Si ferma e mi guarda negli occhi. "Era semplicemente un pensiero che mi è venuto, non è così grave...."

"Per te magari era solo un pensiero." Sospiro, guardandomi intorno. Non voglio attirare l'attenzione. "Continuiamo a camminare, okay? Non voglio attirare l'attenzione su di noi."

"Forse dovremmo parlarne una volta per tutte." Mormora, mentre riprendiamo a camminare. Stavolta mi prende di nuovo la mano e intreccia le dita tra le sue, mentre mette l'altra in tasca. "Dakota, si tratta solo di un pensiero che mi è venuto in un momento, ho cominciato a pensarci su e... nulla, insomma, mi rendo conto che non è possibile. Ti ho già incasinato troppo la vita, in tutto questo sei stata tu quella che ha dovuto subire di più.. non posso chiederti anche questo."

"Non è vero!!" Ribatto. "Jamie, entrambi volevamo stare insieme ed entrambi abbiamo fatto dei sacrifici. Chi in un modo e chi in un altro, ma non devi farne ancora.. parlane con me e troviamo una soluzione. Sinceramente non ho ancora capito perché hai deciso di accettare quei progetti senza dirmi niente.."

"Perché..." Sospira. "Elva non dormiva, non riuscivo a stare con Dulcie, con te... arrivavano quelle proposte, Evelyn mi chiedeva in continuazione di dare un'occhiata e, non so, ho visto uno spiraglio di luce. Ho pensato di dedicarmi a quello, dato che era l'unica cosa buona che mi rimaneva.. e che non avevo ancora rovinato. Ho pensato 'Okay, magari in quello sono ancora bravo.. facciamolo!' E non te ho parlato perché sapevo che saremmo arrivati a questo e non volevo farti agitare."

"Non hai rovinato nulla.. di che stai parlando?"

"Oh, andiamo..." Butta la testa all'indietro. "Ti sto trascurando, sto trascurando Dulcie, tutto perché non sono stato un padre presente.. e ho avuto anche la presunzione e l'egoismo di mettere al mondo un altro figlio." Mi dice.

"Jamie.. ti sbagliando, ormai non ho più idea del perché tu sia convinto di essere un cattivo padre, ma ti assicuro che non è così." Dico.

"Non parliamone più..." Sospira. Io mi fermo in mezzo alla strada. "Non facciamo scenate." Mi intima, ma io non ho intenzione di zittirmi.

"Non puoi dirlo.." Inizia, ma lo interrompo.

"No! Adesso parlo io!! E tu mi ascolti.. mettiamo fine a queste stupidaggini che ti passano per la testa." Sbotto, e lui si guarda nervosamente attorno. "Ascoltami, tu fai di tutto per esserci per loro, viaggi da Los Angeles a Londra come se non ci fosse un domani anche solo se hanno la febbre, ma soprattutto loro ti adorano come nemmeno immagini. Non hai idea di quanto ti ammiri Dulcie. E ti lamenti tanto del fatto che Elva non dorme, ma quando non dorme con chi vuole state? Con te. Non mi sembra che tu abbia fallito affatto, sinceramente." Gli sbatto in faccia tutto quello che penso, sperando che possa capire. "E non ce la faccio più a sentirti dire che non sai fare il padre, perché se qui c'è qualcuno che ha bisogno di aiuto e non sa nemmeno da dove iniziare, quella sono io, fidati!!" Sospiro.

"Okay, hai finito?" Mi mette le mani sulle spalle e si guarda intorno. "Entriamo qui, sediamoci un attimo.. non agitarti." Mi dice, aprendo la porta del locale accanto a noi per farmi passare. Entriamo e lui ordina qualcosa per entrambi mentre io mi siedo, accarezzandomi la pancia. Cerco di rallentare il battito cardiaco e mi asciugo le goccioline di sudore dalla fronte. Non dovrei agitarmi così, ma non posso farne a meno quando lo sento parlare così. Jamie torna al tavolo e si siede davanti a me, prendendomi le mani. "Calmati, adesso... non devi agitarti così tanto." Dice.

"E tu non dire cose senza senso." Ribatto.

"Okay. Hai ragione tu, basta così." Mormora.

"Non voglio avere ragione, voglio che tu capisca che sbagli a pensare così male di te stesso." Gli dico, e lui si passa una mano tra i capelli. "Piuttosto dovremmo parlare di quella cosa di Londra, non credi?" Gli faccio notare.

"Dakota.." Mi prende di nuovo le mani. "Ascoltami, non ti fa bene agitarti così. Adesso calmati, non abbiamo niente di cui parlare. È stato un pensiero stupido che ho avuto in un momento stupido." Provo a ribattere ma vengo zittita immediatamente. "E non ho più intenzione di parlarne. Okay?" Sbotta.

"Ringrazia che mi sono agitata abbastanza, ma sappi che il discorso non è finito qua." Gli dico.

"Lo immaginavo..." Replica, ironico. Gli rivolgo un'occhiataccia in risposta e lui scoppia a ridere. Ha ragione: non mi fa bene agitarmi, ma prima o poi dovrò pur togliermi questo tarlo dalla testa e capire se davvero si è trattato di un pensiero a caso o di una cosa che potrebbe davvero accaderci prima o poi.

🧡🧡🧡

Buonanotte a tutti!
Che ne pensate?
Fatemi sapere nei commenti!

Damie • The love affair IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora