[AU] Unbelievers. Capitolo 6

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Capitolo 6


''Da quanto tempo sei lì?'' chiese Theo a corto di fiato. Liam era ancora sotto di lui, aveva gli occhi spalancati come i suoi, ed entrambi erano ancora bloccati nella stessa posizione.

''Abbastanza,'' rispose Tara che sembrava un po' sconvolta. ''Oh beh, divertitevi... io vado... vado a prepararmi per andare a scuola.'' La sua voce sembrava paralizzata mentre si voltava per lasciare la stanza. In quel momento Theo decise finalmente di entrare in azione, così spinse rudemente Liam, scendendo dal letto e correndole dietro.

''Tara,'' gridò, quasi cadendo a terra. ''Tara.'' Riuscì finalmente a prenderla per il braccio, mentre la sorella stava per scendere le scale. Il suo cuore batteva forte per il panico. Fortunatamente lei si voltò, inarcando le sopracciglia.

''Tara, ascolta. Non puoi dirlo-''

''Quello era davvero Liam Dunbar?'' sibilò.

''Sì, ma-''

''Sei attivo o passivo?''

''Tara, Dio!'' sibilò freneticamente. ''Abbassa la voce!'' Tara roteò gli occhi, ma Theo rafforzò la presa sul suo braccio. ''Ascolta, non puoi dirlo a nessuno. Non una parola, ok?'' la implorò.

Lei gli afferrò la mano e la rimosse con fermezza dal polso, incrociando le braccia.

''Tara, per favore!'' La stava supplicando. Il significato di quello che era appena successo stava cominciando a impossessarsi di lui e non sapeva cosa cazzo avrebbe fatto se la ragazza non fosse rimasta in silenzio. Cazzo, non sarebbe dovuto succedere. Era una cosa di poco conto che accadeva di tanto in tanto e di cui nessuno doveva venire a conoscenza. Cristo, non significava nemmeno qualcosa! Merda, se sua sorella non avesse tenuto la bocca chiusa, le persone avrebbero scoperto che andava a letto con Liam, il che era folle.

''Non posso crederci, Theo,'' disse. ''A casa nostra? Mentre io sono a casa?! Ha dormito qui? O mio Dio, Liam Dunbar?!''

''Tara!'' la azzittì Theo, non riusciva ad ascoltare quelle parole ad alta voce e, soprattutto, dalla bocca di qualcun altro. ''Lo so, ok? Ma non puoi dirlo a nessuno. Giuro su Dio che se lo dici io-''

Cristo, non aveva idea di cosa sarebbe successo se la ragazza avesse parlato. Sentiva freddo anche se il suo cuore batteva come un tamburo, facendogli ribollire il sangue.

Sua sorella lo fissò, incrociando le braccia al petto e con un'espressione decisamente arrabbiata.

''Bene,'' sospirò alla fine, lasciando ricadere le mani sui fianchi, e Theo rilasciò un sospiro di sollievo. ''Ma,'' sollevò un dito, ''Ti aspetto di sotto per accompagnarmi a scuola tra dieci minuti e per raccontarmi ogni dannata cosa di questa storia. Tick tock, il tempo scorre.''

Dopo quello, scese le scale.

Theo si sentiva come se qualcuno avesse preso un enorme cucchiaio e avesse cominciato a mescolare nel suo stomaco sollievo e agitazione.

Tornò lentamente nella sua stanza, dove trovò Liam seduto sul bordo del letto, mezzo vestito e con i capelli arruffati. Theo si stese sul letto, con lo stomaco sul materasso, per processare quanto accaduto. Cosa diavolo era successo?

Passarono pochi minuti, senza che nessuno dicesse una parola. Poi, quando Liam si schiarì la gola, Theo aprì un occhio.

''Quindi... andiamo a scuola?'' chiese Liam casualmente.

Theo si sedette di colpo e gli lanciò un cuscino contro, colpendolo direttamente in faccia.

''Perché non stai dando di matto cazzo?'' esclamò.

''Ow.'' Liam si strofinò il naso.

Theo prese un altro cuscino e lo colpì nel petto.

''Mia sorella - ci - ha - appena - beccati - a fare cose!''

Liam riuscì ad acchiappare il cuscino, ma Theo glielo strattonò di mano, colpendolo nella spalla.

''Theo, smettila!''

''Zitto!'' Continuò a colpirgli la schiena.

''Smettila di farne una questione di stato! Smettila di maltrattarmi! Non è una gran cosa. Lei è tua,'' schivò un colpo diretto alla testa, ''sorella. Non lo-'' all'improvviso Liam scese dal letto, poi travolse Theo in un abbraccio stretto, per impedirgli di attaccarlo ulteriormente. ''Dannazione, non dirà niente. Smettila di fare il melodrammatico.''

Lasciò fuoriuscire un respiro, quello sbuffo d'aria si infranse sulla guancia di Theo.

Il petto di Theo era ansante, i capelli sparati in tutte le direzioni, e non riusciva a muoversi.

Le braccia di Liam lo avvolsero, bloccando il cuscino sotto le braccia.

''Non sono melodrammatico,'' sbuffò. ''Qualunque persona nella mia situazione lo sarebbe.'' Prese un breve respiro. ''Non sono nemmeno gay, Liam. Le persone non possono venire a sapere di questa storia!''

La risata di Liam arrivò dritta nelle sue orecchie ed era divertita e altezzosa allo stesso tempo.

''Mi hai scopato parecchie volte e ami il mio culo. Come no, non sei gay.''

''Non amo il tuo culo.''

''Sì invece,'' Liam sorrise maliziosamente e poi gli baciò velocemente la testa, perché sapeva che lo faceva impazzire. Theo si allontanò con determinazione da quel tocco, per quanto glielo permettesse quella posizione, ed Liam rise sotto i baffi, ma finalmente lo lasciò andare.

''Ora, andrò a fare una doccia, userò il tuo shampoo alle fragole e il balsamo, mi vestirò e andrò a scuola.''

''Levati dalle palle.''

Dieci minuti dopo Theo salì in macchina, Tara dalla parte del passeggero. Sentiva una fastidiosa sensazione di ansia che gli attanagliava la gola, enfatizzata dal fatto che sembrava che ad Liam non importasse di nulla.

Accese il motore. Non sapeva cos'era peggio - il fatto che sua sorella pensasse che ovviamente era gay, o che lo avesse visto in azione con un ragazzo, o che il suddetto ragazzo fosse il suo nemico mortale.

''Stai veramente facendo andare il tuo ragazzo a scuola a piedi?'' fu la prima cosa che gli disse, inarcando un sopracciglio indifferente. ''Sta piovendo.''

Quindi, la situazione era persino peggiore. Lei pensava che uscissero insieme.

Theo la fissò.

''Sì. E non è il mio ragazzo. Non siamo amici.''

''A me sembrate pappa e ciccia invece.''

''Sta' zitta, Tara,'' disse, incapace di non mettersi sulla difensiva.

''Come ti pare, T,'' borbottò, voltandosi verso il finestrino, poi caddero in un imbarazzante silenzio. Theo si sentiva nauseato.

Dopo un po', Tara sospirò quando si fermarono al rosso di un semaforo, e lo guardò con esitazione.

''Comunque, da quando ti piacciono i ragazzi, T?''

Lui scrollò le spalle, mordendosi l'interno della guancia.

''Da quando fra tutte le persone ti piace Liam Dunbar?'' Sentiva gli occhi di lei squadrarlo, e notò il suo tono circospetto.

''Non lo so, Tara, ok? Non lo so e non mi piace Liam. Questa è solo - una cosa tra di noi. È semplicemente successo, ok?''

''Theo, ti credo. È solo che è un po' strano, ok? Lo odi da anni.''

''Beh, era davvero fastidioso e poi siamo diventati co-capitani e...''

''Aspetta. Da quanto va avanti?'' chiese Tara, facendo scattare le sopracciglia verso l'alto.

''Da un paio... di mesi?'' rispose, impacciatamente.

''Gesù Cristo, Theo.'' Scosse la testa, liberandosi della cintura di sicurezza mentre Theo si fermava fuori la sua scuola. Il castano sostenne il suo sguardo il più a lungo possibile.

''Solo... non lo so... non fare niente di stupido.''

Stava per tornare sulla difensiva, ma si trattenne, affondando di nuovo il dente nella guancia. Annuì, e la ragazza si allungò per dargli uno schiaffo sulla coscia.

''Scommetto che ti fai dominare da lui, T.''

Uscì dall'auto prima che Theo potesse urlargli contro.

**

Theo contemplò l'idea di non andare a scuola. Non credeva di riuscire ad arrivare a fine giornata, l'enorme nodo d'angoscia che aveva allo stomaco lo rendeva incapace di pensare. Considerò brevemente di aspettare tutta la giornata in auto fuori la scuola di Tara, solo per assicurarsi che la sorella non scappasse da qualche parte dopo le lezioni. Anche se gli aveva promesso di non dire niente, non le aveva detto che nessuno era a conoscenza di quella storia e questo significava che anche Josh era all'oscuro di tutto.

Cazzo, Theo si sentiva una merda. Nascondere tutto a Josh gli faceva venire la nausea. Nonostante avesse cercato di fingere che non fosse una cosa seria, stava cominciando a realizzare che non era così. Aveva finto che quella cosa con Liam non fosse importante. Ma lo era. Lasciò cadere il viso sul volante, cercando di respirare. Non funzionò.

Stava per cominciare a guidare verso il negozio di yogurt, ma prima di accendere l'auto, ricevette un messaggio.

Dove diavolo sei testa di cazzo, lesse. Era da parte di Josh ovviamente. La lezione è iniziata cinque minuti fa.

Merda, cazzo, ugh. Si stava commiserando da troppo tempo. Siediti, si ordinò. Accese il motore e guidò verso la scuola.

Quando arrivò a scuola, giunse alla conclusione di ignorare tutti i pensieri sconvenienti e fingere che non fosse successo niente. Era un bravo attore; poteva mettere su una maschera. Se Josh l'avesse scoperto, l'avrebbe preso a calci in culo nel giro di pochi secondi, quindi non aveva importanza fin quando avesse prorogato l'incontro con lui.

Arrivò a scuola proprio quando finì la prima lezione. Gli studenti riempivano i corridoi, diretti ai loro armadietti.

Seguì la scia, avvicinandosi al suo armadietto per lasciarvi il suo borsone e prendere i libri di sociologia. Si ricordò che anche Liam seguiva quel corso e non aveva proprio voglia di essere vicino al ragazzo, considerando il fatto che persino il Coach aveva notato un cambiamento nella loro relazione. Sapeva che se Josh avesse scoperto tutto, non l'avrebbe detto a nessuno, ma era comunque terribilmente paranoico.

Prese posto accanto a Isaac, all'ultima fila, sistemandosi il più lontano possibile da Liam. Varie persone erano radunate attorno al ragazzo, per lo più ragazze ma anche alcuni dei suoi amici e Theo, ancora una volta, dovette placare la sensazione di paranoia che gli attanagliava il petto. Se le persone avessero scoperto tutto, si sarebbero radunate anche attorno a lui.
Probabilmente, prima che entrasse in classe, Liam aveva detto qualcosa di ''divertente'' (o una barzelletta di poco gusto o una così pessima che i ragazzi sentirono il bisogno di assecondarlo).

L'insegnante cominciò la lezione e Theo si concentrò così tanto su quello che stava dicendo che non sentì Isaac fino a quando il ragazzo non lo colpì bruscamente nelle costole.

''Che vuoi? Sto prendendo appunti,'' disse con voce annoiata.

''Quali sono i tuoi programmi per oggi?'' C'era un luccichio nei suoi occhi e Theo sentiva che c'era qualcosa sotto, maa era troppo teso per esaminare la cosa, così si concentrò sul powerpoint che stava usando la Signora Martin.

''Non lo so, niente,'' mormorò, scrollando le spalle. Percepì lo sguardo imbarazzato che gli rivolse Isaac, ma in quel momento non gliene fregava.

Quando la lezione finalmente terminò, si prese il suo tempo per sistemare tutto, permettendo a Isaac di andare per primo. Mise i libri in borsa prima di sentire una mano sulla spalla. L'aula era vuota, eccetto per l'insegnante. Alzò lo sguardo, quando vide che si trattava di Liam. Gesù, pensò. Era un disastro.

''Non voglio problemi, signori,'' disse l'insegnante, alzando un dito quando vide che in aula erano rimasti solo Dunbar e Raeken. Theo alzò gli occhi al cielo e Liam fece una faccia indignata verso la donna.

Liam si voltò verso Theo. ''Allora?''

''Ha detto che non dirà niente,'' rispose Theo, incrociando le braccia.

''Te l'avevo detto,'' sogghignò Liam. Theo gli colpì forte il braccio.

''Ma stai comunque sclerando'' aggiunse Liam, sospirando.

''Ovvio,'' sibilò Theo. ''Potrebbe dirlo a Josh e non so cosa farei se lei-''

''Josh? Il tuo miglior amico? Lui non lo sa?'' Liam lo guardò accigliato.

Theo sgranò gli occhi.

''No! Perché lo pensi?'' sussultò. "Tu l'hai detto a qualcuno?''

''Ovviamente no...''

Theo lo guardò a bocca aperta. ''Mi stai prendendo in giro? Stai fottutamente scherzando, Dunbar?''

Liam sospirò di nuovo, la sua mano enorme andò a posarsi sulla vita di Theo. ''Non andare fuori di testa, ma Stiles lo sa. Ha trovato il tuo pallone a casa mia.''

''Mi stai prendendo per il culo?!''

''Signor Raeken!'' lo richiamò l'insegnante. ''Il linguaggio. Vi restano due minuti, poi dovrò chiudere l'aula.''

''Mi scusi,'' mormorò, voltandosi di nuovo verso Liam.

''Sei serio? Perché non gli hai detto che l'avevi rubato per farmi innervosire o qualcosa di simile?''

''Beh, ha visto anche le tue mutande...''

''Avresti potuto dirgli che erano le tue!'' Liam era così dannatamente incapace. Quanto poteva essere difficile raccontare una piccola bugia? Sul serio, quanto poteva essere stupido? Cristo, tre persone erano già a conoscenza di tutto. E chissà che magari tra una settimana tutta la città avrebbe scoperto che i co-capitani della squadra di lacrosse scopavano.

Lo sguardo di Liam si scurì. ''Era un po' difficile dal momento che ci sono le iniziali e il numero della tua divisa stampati sopra.''

Merda. Dannazione. Quei boxer erano un regalo che la squadra gli aveva fatto per il suo compleanno lo scorso anno. Sospirò, passandosi una mano in faccia.

''Solo lui, giusto? Non lo sa nessun altro?''

''No.'' Liam scosse la testa.

''Grazie a Dio,'' Theo sospirò. ''Non posso credere che già tre persone sanno che vado a letto con te, fottuto disastro che non sei altro,'' mormorò. Sentì la mano di Liam abbandonare la sua vita. Alzò lo sguardo, pronto a lasciargli una risposta per fargli tenere la bocca chiusa, ma l'espressione di Liam gli fece mordere la lingua.

Si avvolse le braccia al suo stomaco, fissandolo con gli occhi. Sembrava sorpreso, ma più di tutto sembrava deluso, quasi... ferito.

Theo aprì la bocca una seconda volta, ma non ne uscì nulla.

''Un disastro,'' ripeté Liam mentre si sistemava la borsa sulla spalla, i denti serrati. ''Bene, immagino che tu mi conosca bene per dire una cosa del genere, non è così?'' Si allontanò, serrando la mascella serrata e incrociando le braccia.

Theo si sentiva già in colpa.

Il resto delle lezioni fu orribile. Non solo per lo stress che lo stava mangiando vivo, ma soprattutto perché non riusciva a credere di aver definito Liam un fottuto disastro. Non lo pensava nemmeno; gli era scappato. Se qualcuno era un disastro, quello era Theo. Gesù Cristo, aveva notato in più occasioni che il ragazzo era giù di morale. Lui non era un bullo. Forse questa volta aveva esagerato. Sapeva che Liam era molto più vulnerabile. Non era cieco, cazzo. Per l'amor di Dio.

Che testa di cazzo che sei, Theo.
Se anche il suo miglior amico avesse trovato dei vestiti di Liam in camera sua, probabilmente avrebbe ceduto anche lui. Merda.

Continuò quella giornata in quello stato di tormento.

''Cos'hai che non va?'' chiese Josh dopo la lezione successiva, e Theo non riuscì nemmeno a mantenere quella maschera come si era ripromesso in macchina. Almeno Josh non sapeva di Liam.

''Non lo so. È semplicemente una brutta giornata.''

Josh gli rivolse un'espressione empatica. ''Mi dispiace. Forse potremmo renderla migliore in qualche modo.''

''Come?'' si lamentò Theo. Dubitava che Josh riuscisse a liberarlo di quella scura nuvola che aleggiava su di lui.

''Erba. Stasera. Nella mia auto. Il mio contatto mi ha rifornito di una buona dose.''

''Come fai ancora a permetterti una merda del genere?'' Theo aveva smesso molto tempo prima di chiedere informazioni su questo contatto.

L'amico scrollò le spalle mentre si mettevano in fila per il bar. ''Ho ancora i soldi che mi ha lasciato mia nonna.'' La nonna di Josh era morta lo scorso anno, lasciandogli una considerevole eredità.

''Sicuro di non volerli conservare per l'università?''

''Ce ne sono abbastanza anche per quello.''

Theo annuì, optando per un sandwich e un succo di frutta, anche se era consapevole che non sarebbe riuscito a mandar giù niente. I tentativi di smorzare il tumulto fastidioso che sentiva allo stomaco non stavano andando molto bene.

Si sedettero ad un tavolo rotondo. Theo non toccò il suo cibo fino a quando Josh non finì metà del suo. Scot, Isaac e Boyd si unirono a loro, seguiti da e e Peter. Non molto dopo quasi tutta la squadra di lacrosse e un mucchio di hipster con cui usciva Liam, entrarono nel bar. Stavano trascinando Liam con loro, anche se Theo notò che il ragazzo era abbastanza silenzioso. Il castano mise da parte il suo cibo, prendendosi un momento per nascondersi il volto tra le mani.

''Quindi, qual è il piano?'' chiese Boyd, mentre il resto dei ragazzi si avvicinarono leggermente al tavolo. Quando Theo aprì gli occhi, vide che tutti lo stavano guardando con aria d'attesa.

Theo corrugò la fronte, confuso, posando gli occhi su Isaac. ''Piano?''

''Te l'avevo detto,'' mormorò sotto voce Isaac.

''Te lo sei dimenticato?'' chiese Boyd, incredulo. ''È il primo Febbraio! Hai sempre un piano, Theo! Lo scorso anno impiegasti una settimana per orchestrare la tua missione!''

Theo si immobilizzò e proprio quando stava per aprire la bocca per chiedere se era davvero quel giorno, quasi metà del bar cominciò a cantare.

''Tanti auguri a te!''

No.

''Tanti auguri a te! Tanti auguri caro Liam...! Tanti auguri a te!''

Il bar esplose in un applauso, qualcuno fischiò e quando Theo lanciò un'occhiata al tavolo di Liam, vide una fottuta torta davanti a lui. Liam soffiò le candeline con un piccolo sorriso sulle labbra, anche se era un sorriso che non raggiungeva gli occhi.

''È il suo compleanno'' sussurrò Theo.

''Mm-hmm,'' Scot annuì. ''Te n'eri davvero dimenticato?'' I suoi occhi erano curioso ma gentili.

Theo stava per vomitare. ''Sì.''

''Voglio dire, è normale. Tutti sanno che ultimamente non avete cercato di strangolarvi a vicenda. Le persone capiranno.''

Fare sceneggiate durante i compleanni di Liam era una tradizione che Theo aveva iniziato dal primo anno di liceo. Non che gli facesse del male o gli rovinasse la giornata; si limitava a fargli degli scherzi che finivano bene. Solitamente, anche gran parte della squadra si univa a lui. Lo scorso anno aveva dato al biondo una torta, dopo aver passato tutta la settimana a prenderlo in giro con scherzi, cantandogli ''Buon compleanno! Sei uno stronzo,'', e poi gli aveva spiaccicato la faccia dentro. Liam aveva risposto con grazia, si ricordò, eccetto per il fatto che prese la torta e fece lo stesso con lui, sporcandogli tutta la maglietta.

Quest'anno, Theo lo aveva definito 'fottuto disastro' e gli aveva fatto credere che lo pensasse davvero.

''Gesù Cristo.'' Si alzò repentinamente dal tavolo, uscendo di fretta dal locale. Doveva rimediare.

**

Erano le quattro del pomeriggio. Theo non riusciva a credere a quello che stava facendo.

Fu facile trovare le cose necessarie al negozio. La chiave di riserva di Liam era sotto il vaso vuoto, i suoi genitori non erano ancora a casa grazie a Dio, e Theo sgattaiolò nella camera del ragazzo con la borsa piena di addobbi e, merda, non immaginava che costassero così tanto.

Sistemò tutto sul letto, agitandosi per qualche motivo. Anche se era stato a casa di Liam un paio di volte, quell'ambiente continuava a metterlo a disagio. Era troppo pulito, troppo severo - tutto sbagliato. La camera di Liam era troppo impersonale e non gli apparteneva. Theo disprezzava molto quella casa e cominciava a capire perché al biondo piacesse di più stare da lui, anche se quel letto era davvero meraviglioso.

Rifilò a Josh la bugia di non sentirsi abbastanza bene da potersi sballare in macchina, alla quale il suo amico rispose che era quello il motivo per cui le persone si sballano. Theo non rispose al messaggio.

Non parlò nemmeno con Tara, o con sua mamma che stava preparando la cena. Quello che stava facendo era troppo importante e il resto veniva dopo, perché finalmente riusciva ad ammetterlo: Liam significava qualcosa per lui. Se non fosse stato così, non sarebbe stato lì, in quel momento. Theo era dannatamente lento nel capire.

Cominciò a cambiare le lenzuola di Liam. Ne aveva comprate con dei glitter dorati. Velocemente, strattonò quelle vecchie, mettendole sotto al letto, perché non sapeva cosa farsene. Impiegò parecchi minuti per metterci quelle nuove e forse cadde a terra una volta mentre sistemava il piumone, ma andò tutto bene.

La cosa successiva che fece, fu abbassare le imposte, rendendo la stanza più scura. Salì su una sedia, attorcigliando una fila scadente di lampadine sull'asta della tenda sulla finestra, dietro il letto. Le accese e poi continuò ad attaccare sui fili ghirlande ricoperte di glitter dorato. Non era proprio quello che aveva in mente, ma era abbastanza soddisfatto del risultato. Era carino, confortevole, come se ci vivesse qualcuno. Qualcuno a cui piacevano davvero tanto i glitter.

Dopo quello gonfiò i palloni. Erano dei colori dell'arcobaleno e li attaccò in vari punti della stanza con dei nastri argentati che erano destinati in realtà a confezionare i regali e che aveva trovato a metà presso. I palloni erano leggermente illuminati dalla lampada sulla scrivania di Liam. Pensò che avrebbe potuto funzionare.

Aggiunse velocemente l'ultimo tocco, realizzando che erano quasi le cinque. Liam sarebbe potuto tornare a casa in qualsiasi minuto.

Strappò l'enorme poster di Ronaldo dalla parete, rimpiazzandolo con un altro che aveva rubato dall'armadietto della squadra di lacrosse, dopo averci aggiunto un paio di cose con un evidenziatore nero. Gettò senza troppe cerimonie il poster di Ronaldo sotto al letto (per favore, Messi era l'unico, grazia tante) e poi tirò fuori il resto della roba.

Si spogliò, infilandosi con cautela le mutande che aveva trovato a casa. Erano nere e troppo strette. Theo si sentiva a disagio nel camminare per la stanza, così cercò di allargarle con le mani. Tentò di dare uno sguardo al suo culo dallo specchio di Liam e fu soddisfatto del risultato. Tuttavia, lo spray di glitter fu molto più difficile da gestire. Pizzicava un po' ovunque, ma almeno si fissò sulla sua pelle oliata. Fu attento a non farlo finire sul collo, a meno che ad Liam non piacesse il sapore dell'olio per il corpo e di glitter.

L'ultimo tocco fu il cappello da festa che si mise in testa, in posizione leggermente storta. Si sistemò il ciuffo, lasciandolo un po' disordinato, e poi si fissò allo specchio. Pelle dorata, oleosa e luccicante di glitter dorati. Riusciva a vedere letteralmente il suo cazzo attraverso il materiale sottile dei suoi boxer troppo stretti e aveva l'aspetto di uno spogliarellista ad una festa di Capodanno.

C'era il cento per cento di possibilità che si sarebbe umiliato. Non lo avrebbe sopportato. Forse.

All'improvviso sentì il rumore del motore di una macchina e si affrettò alla finestra, sbirciando dalle serrande. Era l'auto di Liam e lui stava scendendo dal veicolo, diretto alla porta d'ingresso.

Si mosse repentinamente verso l'amplificatore di Liam, accanto al suo letto, collegandoci il suo telefono. Il suo cuore batteva come un fottuto martello e stava già arrossendo. Cazzo, non sapeva nemmeno se tutto quello avrebbe fatto eccitare Liam - che era la priorità numero uno, ma sperava di ottenere anche altro.

Ascoltò accanto alla porta i passi lenti e camuffati del ragazzo mentre saliva le scale.

Cazzo, stava arrivando.

Se ne stava già pentendo, ma non poteva tirarsi indietro. Velocemente, premette play sul cellulare, posizionò lo spray di glitter accanto al letto, e spense le luci, eccetto per le lampadine che pendevano con le ghirlande.

La musica era forte, c'era un po' di basso lento e il ''mm-hmm yeah'' dei 50 Cent che riempiva la stanza. Theo balzò sul letto, posizionandosi di fronte alla porta.

La porta si aprì proprio quando la canzone faceva ''So seductive''(Così sensuale), e Liam fece il suo ingresso.

''I take you to the candy shop''(ti porto al negozio di caramelle) cantavano i 50 Cent, mentre Theo inchiodava lo sguardo sull'espressione scioccata di Liam. Cercò di essere il più sensuale possibile, mostrandogli il suo corpo.

Il ragazzo aveva la bocca aperta, le sopracciglia sollevate fino all'attaccatura dei capelli, e sbatteva le palpebre, come se non riuscisse a comprendere quello che stava accadendo. Ad essere sinceri, nemmeno Theo ci riusciva.

Mise su un sorrisetto malizioso e si alzò sul letto. Le sue mani percorsero il suo stomaco lentamente, continuando a reggere lo sguardo di Liam, poi roteò i fianchi.

La mano del biondo era bloccata sul pomello della porta, senza spostarsi di un millimetro.

Theo afferrò il suo membro, tenendo gli occhi su di lui e muovendosi al ritmo della musica.

Era sporco, osceno e ridicolo, proprio come avrebbe dovuto essere. Liam sbatté velocemente le palpebre, le sue labbra ancora strette dinnanzi a quella visione.

Il glitter era be visibile sotto la luce, la stanza brillava d'oro e Candy Shop suonava a massimo volume.

Theo si muoveva al ritmo del basso, toccandosi il petto, i fianchi, i capezzoli, posando le mani sul sedere e spingendosi lentamente.

''Che cazzo significa,'' Liam disse a corto di fiato, mentre Theo si succhiava le dita, infilandosele nelle mutande per un secondo.

Quella mattina Theo non aveva pensato che sarebbe arrivato a fare quello.

Incontrò gli occhi di Liam, scoprendo che il ragazzo stava ancora boccheggiando, con la bocca leggermente meno aperta. I suoi occhi erano ancora fissi sulle mani di Theo vicino al suo cazzo. A quel punto il castano si abbassò, afferrando lo spray di glitter e premendo il bottone. I glitter cascarono su tutto il suo corpo, i 50 Cent cantavano, ''Give it to me baby, nice and slow. Climb on top, ride me like you in a rodeo'' (Dammelo piccolo, bene e lento. Salta sopra, cavalcami come se fossi in un rodeo), e Theo si leccò le labbra, ballando in maniera ridicola e cercando anche di fare un twerk.

Liam scoppiò a ridere incredulo e il castano sorrise, scuotendosi mentre scendeva dal letto. Ballò di fronte al ragazzo, poggiando le mani sui suoi fianchi mentre li faceva roteare, poi prese un braccio di Liam, facendolo entrare nella stanza fioca e chiudendo la porta con un piede.

''Ti porterò al negozio di caramelle. Ragazzo, un assaggio di quello che ho... Ti farò spendere tutto quello che hai, continuando fino a quando colpirai il punto,'' Theo mimò, spingendo Liam verso il letto. Gli occhi del biondo erano posati su di lui, brillavano. Stava quasi per sorridere, aveva le guance arrossate, quando il castano si piegò davanti a lui. Liam sembrava essere in uno stato tra la vita e la morte, ma Theo non riusciva a capire se era per le risate o perché era eccitato.

Theo fece l'occhiolino, inducendo nuovamente Liam in una risata, prima di sedersi sul suo grembo, sfregando il sedere sul suo cazzo mentre la canzone finiva. Sentì il respiro accelerato di Liam contro la sua schiena e premette il sedere sul suo membro, avvicinandosi al petto e facendo finire entrambi sul letto.

''O mio Dio,'' sussultò Liam, ''Che diavolo era?'' scoppiò a ridere e Theo non riuscì a fare diversamente. L'aveva davvero fatto?

''Beh,'' iniziò Theo. ''È il tuo compleanno e questa mattina mi sono comportato da stronzo.''

Liam chiuse la bocca per un breve momento, come se la cosa gli fosse momentaneamente sfuggita di mente.

Theo deglutì a vuoto. ''Ho pensato di rendermi ridicolo per scusarmi e allo stesso tempo, volevo darti un piccolo regalo.''

Liam diede velocemente uno sguardo alla stanza, osservando le ghirlande e le lampadine, poi i palloni e le lenzuola. Il suo braccio era avvinghiato alla schiena di Theo, mentre con il pollice toccava il suo fianco pronunciato.

''Beh, che sei uno stronzo è sicuro...'' mormorò, ''ma mi piace la stanza.''

''Non c'è di che,'' rispose Theo, sorridendo. ''E il mio ballo?''

Liam sorrise, un sorriso enorme e con le labbra chiuse. Poi guardò in alto, mentre fingeva di pensarci su.

''Quello è stato sicuramente inaspettato. Ridicolo e lo spogliarello era perfetto...''

Theo lo colpì leggermente nello stomaco, guadagnandosi un'altra risata. Quel suono gli provocò una sensazione di calore, e realizzò che ultimamente l'aveva sentito spesso.

''Comunque, mi dispiace Liam, dico sul serio.'' Lo guardò con un po' di vergogna. Non si era mai scusato per davvero con Liam prima d'ora. ''Non te lo meritavi.''

Liam abbassò lo sguardo. In quel momento Theo immaginò che si stesse mordendo la guancia e cercò di farsi guardare da lui, sollevandogli il mento con le dita, ma il ragazzo continuò ad evitarlo.

''Liam, mi dispiace e ho provato a rimediare.''

''A volte ti comporti proprio da stronzo, Theo, senza alcun motivo.'' La sua espressione era cupa, il castano non si aspettava che il suo spogliarello andasse a finire così. Indossava ancora quel dannato cappello ed era ridicolo. All'improvviso, si sentì troppo esposto.

''Lo so,'' mormorò e rilasciò il mento di Liam. Si sedette, coprendosi lo stomaco con le mani, chiedendosi come avesse fatto la sua autostima a passare da dieci a zero. Distolse lo sguardo da Liam, guardandosi attorno per capire dove aveva lasciato i suoi dannati vestiti.

''Forse dovrei andare.''

Liam non disse niente e Theo deglutì. Pensava che si sarebbe sentito bene, umiliandosi, ma...

Velocemente si mise alla ricerca dei suoi jeans. Poco dopo Liam si alzò e Theo riuscì a sentire i suoi occhi perforarlo mentre cercava sotto alla scrivania dall'altra parte della stanza, senza riuscire a trovarli.

''Cosa stai facendo?'' mormorò Liam.

''Me ne vado. È stata una pessima idea,'' biascicò. Merda, cazzo. Lo sapeva che non sarebbe andata a modo suo. Dannazione.

Sentì Liam scendere dal letto mentre apriva l'armadio, chiedendosi se forse aveva messo lì i suoi vestiti, in mancanza di altri posti. Se solo li avesse trovati... stava cominciando a sentirsi molto più umiliato di quanto credesse.

''Theo...'' la mano di Liam si posò sulla sua vita. ''Perché te ne stai andando?'' Theo si voltò, cercando di coprirsi il più possibile con le braccia. Liam lo stava guardando, ma non riusciva a decifrare l'espressione sul suo viso. Scrollò le spalle. ''Non mi avevi preso un regalo di compleanno?''

Theo sbuffò. ''Ingordo,'' disse sotto voce.

''Hey, me ne hai preso uno, vero?''

''Tipo.''

''E allora?'' inarcò un sopracciglio, urtando il fianco di Theo con il suo.

''Mi sembri una rana.''

''Ecco che fai di nuovo lo sgarbato.''

''Scusa.'' Theo si passò una mano sul viso.

''Scuse accettate.''

''Stavo per offrirti tre desideri,'' mormorò Theo, le sue parole erano a malapena udibili, mentre gesticolava con la mano in direzione del letto.

''Davvero?'' l'espressione di Liam era sorpresa, ma di certo sembrava soddisfatta.

''Sì e non guardarmi in quel modo. L'atmosfera è stata già rovinata a sufficienza.''

''Aspetta,'' disse Liam. ''Come hai fatto ad entrare in casa mia?''

''Non è importante Liam. Comunque, probabilmente dovrei-''

All'improvviso la porta si aprì e Theo si catapultò immediatamente dietro Liam, usandolo come scudo umano. Il bagno era dall'altra parte della stanza e non c'era altro posto in cui nascondersi. Il castano piagnucolò, chiudendo gli occhi e premendo il viso sulla schiena del ragazzo.

''Caro, stavamo cominciando a preparare per- Oh. Oh, wow!'' era la mamma di Liam. Theo non osò aprire gli occhi. Strinse con forza gli avambracci di Liam, in maniera così forte che probabilmente gli avrebbe lasciato dei lividi. Liam rispose mettendo le braccia dietro e stringendosi Theo sulla schiena, coprendolo quasi tutto. ''Wow, caro. Chi ha fatto tutto questo? È fantastico!'' Theo sentì la donna fare dei passi nella stanza, poi il suono si interruppe di colpo e la mano di Liam rafforzò la presa sui fianchi di Theo, che non riusciva ad aprire gli occhi.

Liam si schiarì la gola, imbarazzato.

''Oddio,'' disse la Signora Dunbar. Theo si ricordò che stava indossando ancora quel fottuto cappello da festa. ''Non avevo capito, scusa.''

''Mamma, potresti darci un momento.''

''Certamente, caro,'' rispose velocemente lei. ''Lascio che il tuo, err, amico - ragazzo, voglio dire, err, che lui si vesta, ci vediamo di sotto, io - io preparerò una portata in più.'' Sembrava isterica mentre sottovoce sussurrava '' Oddio.''

Lasciò la stanza in maniera velocissima e Theo restò teso dietro Liam, respirandogli nella maglietta.

''O mio Dio,'' sussurrò. Il corpo di Liam era rigido e la sua schiena si muoveva a ritmo dei suoi lunghi respiri contro il viso di Theo. ''Sapevi che sarebbero tornati a casa?''

''Me n'ero dimenticato.''

''Merda. Devo andarmene.'' Non si spostò di un millimetro, ancora scioccato. Restarono bloccati nella stessa posizione per un altro minuto e Theo capì che Liam fosse turbato quanto lui. Nonostante si fosse mostrato indifferente verso sua madre quella volta in cui lo aveva baciato mentre lei lo stava guardando dalla finestra, si sentiva a disagio.

''Cosa faremo?'' le dita di Theo scorrevano sulla schiena di Liam, stringendogli la maglietta.

''Io - io penso, penso che lei sia convinta che tu rimanga per la cena.''

''Cosa?''

''La cena di compleanno. Verranno i miei parenti.'' La sua voce sembrava distante, insicura.

''Ma non resterò,'' disse Theo. ''Non lo farò. Giusto?''

''Non lo so.''

''Liam.''

''Penso che dovresti vestirti.''

''Liam.''

''Ti prego. Fammi questo favore.'' La sua mano strinse i fianchi di Theo, avvicinandosi leggermente a lui.

''Liam!'' sibilò Theo.

''Liam!'' La voce di un'altra donna risuonò fuori alla porta. ''Perché mamma è sconvolta? Cosa hai fatto?''

Theo aggirò il letto, rischiando di cadere, e Liam si mise una mano sulla bocca, ma non riuscì a non scoppiare a ridere.

Theo raggiunse il bagno, entrando dentro di corsa, per evitare che qualcun altro lo vedesse. Sentiva le risatine di Liam attraverso la porta, ma decise di ignorarlo e piagnucolò, nascondendosi il viso tra le mani. Non sapeva nemmeno come aveva fatto a mettersi in quella situazione. Una cena. Con la famiglia di Liam. Santo Dio. Non poteva farlo. Ma il biondo glielo aveva chiesto... Non era proprio quello aveva in mente di fare quella sera.

Sentì delle voci camuffate nella stanza di Liam e ne approfittò per sbarazzarsi del glitter e dell'olio che gli ricoprivano il corpo. E del fottuto cappello da festa. Gesù Cristo.

Si spogliò ed entrò nella doccia di Liam. Ci mise un paio di minuti per capire come funzionava, ma una volta riuscitoci, non riuscì a non fare un paragone con la sua. L'acqua scorreva in maniera quasi magica in confronto. Impiegò più tempo di quanto avess immaginato per sciacquare via il glitter e l'olio e anche dopo, la sua pelle non era completamente libera dal luccichio.

Quando uscì dalla doccia, sentì un'ingombrante sensazione allo stomaco che gli diceva NO. Non avrebbe cenato con la famiglia di Liam, per l'amor di Dio, soprattutto non dopo che sua mamma lo aveva visto con quel cappello da festa, quasi nudo e mentre si nascondeva dietro suo figlio. Era terribile. Era una catastrofe.

E non aveva dei vestiti. Beh, vestiti che fossero appropriati ad una cena con i parenti del suo nemico numero uno. E per la cronaca, non aveva idea di cosa diavolo fosse successo ai suoi di vestiti.

Aprì con esitazione la porta, con la tovaglia stretta attorno alla vita, dando uno sguardo alla camera di Liam.

''Si può?'' chiese e Liam si voltò, annuendo. Theo sospirò ed entrò nella stanza, stravaccandosi sul letto. Liam lo osservò, e i suoi occhi indugiarono per un momento sul suo petto. ''Allora qual è il piano?'' chiese Theo, abbassando lo sguardo, notando che aveva ancora addosso delle tracce di glitter.

''Il piano?''

''Cerchi di farmi sgattaiolare dal retro? Leghi delle lenzuola per farmi scendere dalla finestra?''

''Resterai,'' rispose Liam con determinazione, scuotendo la testa.

''Cosa?!'' Ma che diavolo. ''Liam, perché?!''

''Perché...'' Sembrava che non fosse in grado di trovare le parole, poi sospirò con esasperazione. ''Per favore, fallo. Il fatto è... è che i miei genitori... loro - Ascolta, se lo fai, nessuno verrà a saperlo. E ti sarò in debito.''

Perché doveva essere così? Con quell'aspetto da cucciolo e da tentatore?

''In debito con cosa?'' sembrava che Theo stesse contemplando l'idea. Stupida faccia da cucciolo.

''Non lo so, qualsiasi cosa.''

Theo lo guardò lì, seduto sul bordo del letto, con quegli occhi supplichevoli e leggermente speranzosi. Era così dannatamente riservato e la cosa lo infastidiva a morte. Sospirò dentro di sé. Non sarebbe dovuto importargliene, ma non era così.

''Se l'offerta è ancora valida, puoi soddisfare i miei desideri dopo...''

Theo alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

''Giochi proprio sporco. Va bene.''

Liam sorrise, alzandosi dal letto con un salto. ''Bene. Vado a prenderti dei vestiti. Oh, e ho trovato le tue cose nel cassetto del comodino?''

Mentre Theo si asciugava con l'asciugamano e i capelli, Liam cercava una maglietta da prestargli. Il castano si sentiva un po' strano, perché era così lontano da quello che facevano di solito.

''Tieni,'' disse Liam, avvicinandosi dietro di lui, mentre lui cercava di sistemarsi la frangia in qualcosa di vagamente carino. Lanciò un'occhiata da sopra la spalla, individuando la camicia blu che il biondo stava tenendo. ''Penso che questa ti starà bene.''

La prese, sollevandola. Era di un colore blu chiaro. I suoi occhi passarono dalla camicia al corpo di Liam, inarcando un sopracciglio. ''La indossavi al primo anno?''

''Al secondo,'' rispose Liam con un ghigno.

''Ridicolo.'' Theo lo colpì sulla spalla, ma prese comunque la camicia. Liam scoppiò a ridere, poi Theo si voltò e lui lo afferrò, posò un braccio sul suo petto e stampò un bacio sul retro del suo collo. Era un misto tra un bacio e un morso. Il labbro superiore lasciò una scia bagnata sulla sua pelle, mentre il dente graffiava la stessa zona. Liam lo lasciò andare dopo due secondi o più, poi Theo lo spinse via.

''Vattene, vampiro,'' mormorò, il cuore che batteva all'impazzata.

Scese le scale quando l'orologio segnava le dieci. Sentì delle macchine parcheggiare fuori casa e cominciò lentamente ad agitarsi ancora di più, tutto mentre Liam sembrava ancora più determinato.

Delle persone chiacchieravano al piano di sotto e lui afferrò il braccio di Liam, bloccandolo in cima alle scale. ''Liam - ''

''Theo,'' Liam sospirò. ''Va tutto bene. Comportati come se fossi il mio ragazzo e come se stessimo uscendo insieme da parecchio.''

''Ma noi non usciamo insieme. Non lo sanno tutti?''

''Mia mamma ci ha visti mentre ci baciavamo una volta e questa era la seconda. Non le ho detto niente. Nessuno lo sa.''

Theo spalancò gli occhi. ''Stai dicendo che stiamo per far venire un infarto a tutta la tua famiglia?!'' sibilò.

''Rilassati e basta, Theo.'' Liam si allungò e gli sistemò la camicia, toccandogli leggermente il colletto. Gli stava alla perfezione anche se probabilmente era un po' troppo grande. Quando Theo se n'era accorto, Liam aveva riso per due minuti. Anche il biondo stava indossando una camicia blu navy.

''Ti odio così tanto,'' piagnucolò Theo. In cosa diavolo lo aveva trascinato Liam?

Ad ogni modo, il ragazzo lo afferrò per il braccio, trascinandolo giù per le scale. Le voci si facevano sempre più forti, mentre si avvicinavano al soggiorno. Grazie a Dio, c'era solo la famiglia di Liam e i nonni, non molte persone, ma comunque il battito di Theo era accelerato notevolmente. Stava impazzendo.

Quando entrarono in soggiorno, Theo individuò subito Jenna, la mamma di Liam, suo padre, e una ragazza che sembrava la versione femminile di Liam, sua sorella. Il castano la riconobbe dalle foto appese al muro vicino alle scale. C'erano anche tre uomini adulti e due donne. E lo zio, forse.

''Liam!'' esclamò uno di loro, alzando le braccia. Era piuttosto alto, robusto e avrebbe potuto spezzare il braccio di Theo senza sforzarsi.

''Nonno,'' Liam sorrise, afferrando il gomito di Theo e costringendolo ad entrare nella stanza, come se sapesse che il ragazzo stava per darsela a gambe. Liam non gli lasciò andare il braccio nemmeno quando abbracciò suo nonno che gli diede una serie di colpetti dietro la schiena. Theo notò delle leggere somiglianze tra lui e il padre di Liam. Forse era il nonno Dunbar. Sembrava avere sessant'anni, ma sembrava molto giovanile, nonostante i capelli grigi.

Liam fece velocemente il giro, abbracciando ogni membro della famiglia, eccetto sua sorella e i suoi genitori. Nel frattempo Theo, giocherellava con le maniche della camicia, sentendo dei curiosi occhi puntati addosso.

Liam lo presentò ai suoi familiari con affetto. Theo aveva ragione; la prima persona che aveva abbracciato era il padre del padre di Liam, Gus Dunbar. Poi c'erano il nonno e la nonna Selley, i genitori di Jenna. Sembravano entrambi gentili e umili, e gli sorridevano sempre. Per finire, c'era nonna Dunbar e Barney. La nonna Dunbar adesso aveva preso il cognome Harries, essendosi risposata con Barney Harries. Non sembrava esserci tensione tra loro e Theo lo prese come un buon segno.

''Allora, chi è lui?'' chiese la nonna Dunbar. ''Stiles? Il miglior amico di Liam?''

''No,'' Liam la interruppe prima che Theo potesse dire qualcosa. ''Questo è Theo.'' La sua voce era dolce e delicata. Theo lo fissò. Cazzo, Liam aveva intenzione di fare sul serio. I nonni occhieggiarono Theo che deglutì a vuoto. Riusciva a vedere le domande dai loro occhi mentre la mano di Liam si posava sul suo collo, e le unghie gli accarezzavano dolcemente i capelli sulla nuca.

Theo notò gli sguardi simili dei familiari di Liam. Nessuno disse una parola.

''Salve,'' disse sotto voce Theo, con un leggero tremolio nella voce. Dopo quello, avrebbe sicuramente ucciso Liam.

I suoi occhi si posarono su Jenna, che deglutì, spostando nervosamente gli occhi tra gli ospiti. Poco dopo la donna batté le mani, per riportare un po' d'ordine. ''Allora, la cena! La cena è pronta! Andiamo a mangiare. Sediamoci a tavola.''

Gli ospiti distolsero l'attenzione da Theo e cominciarono a spostarsi nel salone da pranzo. Il castano ne approfittò per voltarsi verso Liam. ''Sei un coglione.''

''Andrà tutto bene, boo,'' gli rispose Liam, stringendogli la vita. Theo strizzò gli occhi, si guardò indietro e notò come il nonno Dunbar fosse impressionantemente rilassato, anche se con uno sguardo sospetto. Mentre gli altri sembravano averla fatta passare liscia ad Liam, l'uomo anziano no.

Liam afferrò Theo per il braccio, portandoselo al suo fianco e seguirono gli altri nella sala da pranzo.

Una volta entrati, Liam fece passare il suo braccio attorno alla vita del ragazzo, la mano arricciata al fianco, accarezzando delicatamente le costole con le dita.

Il padre di Liam aveva già preso posizione a capotavola e anche il resto dei parenti avevano occupato tutte le sedie. Le uniche due disponibili erano collocate alla fine del tavolo.

Liam si sedette accanto alla nonna Selley, lasciando Theo vicino a Gemma, sua sorella. Sentì gli occhi addosso mentre si sedeva e si chiese se Liam avesse detto alla ragazza la verità. Tuttavia, non lo avrebbe sorpreso se non glielo avesse detto. Nemmeno lui aveva capito quello che stava succedendo.

Jenna si sedette accanto al padre di Liam ed espirò nervosamente. ''Bene. Servitevi pure!''

Il cibo venne servito e, sinceramente, Theo non aveva così tanta fame, ma Liam gli riempì felicemente il piatto con tonnellate di cose, non permettendogli di toccare i vassoi.

''Liam, rilassati,'' disse Gemma, inarcando un sopracciglio, facendo ridacchiare la nonna Dunbar, Jackie.

''Caro,'' disse Jackie, ''abbiamo anche il dessert.''

Liam roteò gli occhi e passò il vassoio a Gemma, prendendo l'insalata.

''Insalata, amore?'' chiese a Theo che stava cominciando... ad essere infastidito dal suo comportamento.

''Sì, caro. Per favore.''

Liam gli sorrise, mettendogli l'insalata nel piatto, tutto mentre Theo alzava gli occhi al cielo tra sé e sé. Liam era fin troppo bravo a fingere.

Cominciarono tutti a mangiare, la conversazione scorreva tranquillamente. I parenti di Liam gli chiesero dei compiti scolastici, che musica ascoltava ultimamente e quali regali aveva ricevuto (al che Liam strinse la coscia di Theo sotto al tavolo, facendolo quasi sputare nel piatto).

''Beh, noi non abbiamo ancora avuto modo di dare i nostri regali ad Liam. Lo faremo al momento del dessert,'' disse il padre di Liam. Una serie di sguardi si posarono su di lui e Gemma inarcò un sopracciglio.

''Beh, Liam non era a casa stamattina.'' Continuò la mamma di Liam.

''Oh?'' disse la nonna Selley.

''Era da Theo.'' I suoi occhi si incollarono al piatto e, all'improvviso, Theo si sentì terribilmente in colpa.

''Cosa?'' il padre di Liam fece un'espressione corrucciata. ''Pensavo fossi da Stiles, Liam. Non avevi detto -''

''Non adesso, David,'' disse lentamente Jenna, piazzandogli una mano sul braccio.

Theo si spostò sulla sedia con imbarazzo, sotto gli occhi di tutti. Liam, invece, si mostrò composto. Si ficcò un pezzo di cetriolo in bocca, masticando, completamente rilassato.

''Beh, Theo ti ha festeggiato come si deve?'' chiese Barney, sorridendo a Theo e Liam in modo incoraggiante. Theo stava quasi per cedere, ma Liam gli mise una mano calda sulla spalla.

''Beh, quando mi sono svegliato, ha finto di non ricordarsi del mio compleanno,'' rispose Liam con un sorriso. ''E poi mi ha fatto una sorpresa dopo scuola.'' La sua mano si intrecciò nei capelli del castano che cominciò a sentire caldo. Le guance gli bruciavano perché Jenna sembrava sul punto di vomitare, e tutto quello a cui riusciva a pensare erano i boxer striminziti, il glitter il cappello da festa. La mano di Liam che lo accarezzava dolcemente non lo aiutava, soprattutto non quando si voltò verso di lui per guardarlo e fece scorrere l'altra sulla sua coscia.

''Sì,'' disse Theo con voce spezzata. ''Ho ridecorato leggermente la sua camera. Ho pensato che avesse bisogno di un cambio di stile.'' Forzò un sorriso.

Riusciva a sentire gli occhi di Gemma su di lui ed era sicuro che la ragazza avesse intuito che qualcosa non andava. Che non solo avesse capito che il regalo non si era limitato alla rimodernizzazione della sua camera, ma che si fosse resa conto di tutta la situazione tra lui e Liam.

Jackie sorrise, deliziata. ''Oh, che cosa adorabile! Dobbiamo andare a dare un'occhiata dopo cena. Giusto, Evie?''

L'altra nonna di Liam annuì, i suoi occhi erano gentili mentre sorrideva a Theo che rispose al sorriso con esitazione, mentre Liam gli stringeva la coscia.

Il padre di Liam, d'altro canto, sembrava molto confuso, il nonno sospettoso tanto quanto Gemma, mentre il resto di loro era indifferente ai sospetti degli altri, o decisero di non farci caso.

''Oh, sì, assolutamente. Ero così sorpreso. È così delizioso. Ha appeso delle lampadine, dei palloni e ha cambiato le lenzuola...''

Theo gli schiaffeggiò la mano, gli occhi allarmati.

Porca puttana, perché doveva essere così sfacciato? Theo era sicuro al cento per cento che qualcuno avrebbe sbottato e chiesto che diavolo stava succedendo. Si aspettava qualche tocco affettuoso, non di certo che il ragazzo facesse intendere che aveva intenzione di scoparlo quella sera.

''Non c'è di che, amore.'' Disse Theo con la voce tesa e un sorriso tirato. Toccò leggermente il mento di Liam per poi abbassare velocemente lo sguardo sul suo cibo.

''Allora... quando vi siete conosciuti, Theo?'' chiese Jackie, un argomento che il ragazzo non si aspettava.

Theo alzò lo sguardo, un po' sorpreso. ''Siamo co-capitani della squadra di lacrosse della scuola. Liam e io ci alleniamo insieme. Ci stiamo preparando per i campionati di Marzo...'' Affievolì le parole, chiedendosi perché sembrava che nessuno avesse idea di quello che stava dicendo.

''Sei un co-capitano, Liam?'' chiese David, e la mascella di Theo gli cascò quasi a terra. Il padre di Liam lo stava guardando scioccato, e il biondo si irrigidì completamente, allontanando la mano da Theo.

Anna era a bocca aperta. ''Non ce l'hai mai detto, Liam!''

I commensali, imbarazzati, spostarono lo sguardo tra i genitori di Liam e il ragazzo, e Theo avrebbe voluto sprofondare nel pavimento.

''Perché avrei dovuto? A voi non frega del lacrosse e volete che frequenti la scuola di business,'' rispose Liam.

La tensione era palpabile. Il silenzio li stava mangiando vivi, e Theo sentì un'enorme bolla di rabbia dentro di lui. Com'era possibile che i suoi genitori non ne sapessero niente?!

''Beh,'' disse, la voce pungente. ''Liam è uno dei migliori giocatori della squadra. Merita di essere il capitano. Ha fatto molto per la squadra e sono convinto che possa arrivare da qualche parte, giocando a lacrosse.''

La tensione non si smorzò.

''Beh... è grandioso, Liam,'' disse Barney, cercando di alleggerire il clima. Theo si chiese se ci fosse qualcuno che sapesse o a cui importasse veramente di quanto Liam amava il lacrosse.

''Lo è,'' concordò Theo, la sua voce era adesso più determinata e sicura.

''Spostiamoci in soggiorno, ok?'' si intromise Jenna, e Liam si alzò per primo, mentre gli altri lo seguirono con esitazione.

Theo si alzò e Liam gli circondò subito la vita con il braccio. Tutti se ne accorsero, ma sembrava che nessuno di loro avesse la forza per dire qualcosa a riguardo.

Il biondo lo condusse in soggiorno, sedendosi sul divano. Si coprì gli occhi con le mani e Theo si mise accanto a lui.

''Stai bene?'' gli chiese, anche se sapeva che probabilmente no, non stava bene.

''Sì,'' rispose Liam, poi gli spostò la mano e Theo strinse le labbra, non gli piaceva affatto l'espressione del biondo; era come se fosse abituato a quella situazione.

Il castano non sapeva se avesse dovuto dire qualcosa e anche in quel caso, non sapeva cosa dire.

Barney entrò nella stanza, seguito dalla nonna Dunbar. ''Beh, è stato strano, huh?'' disse Barney, sedendosi sulla poltrona accanto al divano. Jackie restò in piedi al suo fianco con una mano sulla sua spalla.

Theo scoppiò a ridere senza volere, sorpreso dallo sfacciato scambio di battute a cui stava assistendo. Le labbra di Liam erano strette in una linea sottile e lui mise su un piccolo sorriso.

''Speriamo che il dessert sia migliore.''

''Caro, già sai quale desiderio esprimere, prima di soffiare le candeline?'' chiese Jackie.

Theo si voltò verso di lui. Per un momento credette che Liam avrebbe risposto sinceramente, ma invece si girò verso di lui, mordendosi il labbro mentre se lo portava più vicino.

''Non so cosa chiedere, nonna. Ho già tutto quello di cui ho bisogno.''

La sua voce era dolce come lo zucchero. Theo stava quasi per colpirlo e lo fece. Gli diede un leggero colpo sul petto, sospirando. ''Sei così sdolcinato,'' mormorò, scuotendo la testa.

''Lo adori,'' rispose Liam, sorridendogli.

Theo alzò gli occhi al cielo, spostando lo sguardo, ma non riuscì a non sorridere. Dannazione, Dunbar.

''Siete così carini,'' si intromise Jackie, e Liam alzò lo sguardo per un momento. Per un secondo sembrò insicuro, prima di mostrare un piccolo sorriso, anche se quel sorriso non raggiungeva gli occhi. Forse non era quella la reazione che Liam si aspettava di avere mentre fingeva di avere un fidanzato. Theo si corrucciò, ricordandosi la determinazione di Liam quando lo aveva baciato fuori casa, mentre lo guardava.

Sembrava che quella sera avesse intenzione di far scoppiare un putiferio.

Theo cercò di non rimuginare su quello che aveva detto la nonna di Liam poco prima, sapeva per certo che lui e il biondo non era carini. Loro si odiavano. Non erano carini.

Il resto della famiglia entrò nella stanza, occupando le sedie, e il padre di Liam si sedette accanto a Theo. In quel momento sentì il braccio del biondo rafforzare la presa attorno alle sue spalle, attirandolo di più a sé.

''Allora, pensi che riceverai quello che desideri, Liam?'' chiese il nonno Dunbar, una volta sedutosi su un'altra poltrona. Fu seguito dai Selley che si radunarono attorno ad un tavolino basso, prendendo posto in silenzio.

''Non lo so,'' Liam alzò le spalle. ''Per ora ho visto solo le confezioni.''

Scoppiarono a ridere e Theo si morse la guancia.

''Cos'hai chiesto?'' mormorò in modo da farsi sentire solo da Liam.

''Non ho chiesto niente,'' rispose.

''No?''

''Non saprei cosa chiedere,'' continuò a dire con indifferenza, ma irrigidì le spalle.

C'era una parte di Theo che sentiva il bisogno di arrabbiarsi, dire qualcosa di irriverente su quanto Liam avesse già tutto quello che si poteva desiderare dalla vita - una macchina, una casa grande, una retta universitaria che poteva permettersi di pagare - quindi, sì, cosa avrebbe potuto chiedere? Ma non sembrava giusto. Sembrava che a Liam non importasse di tutto quello.

''Aspettate!'' li interruppe all'improvviso David. ''Mi sono finalmente ricordato dove ti ho già visto, Theo! Lavori al negozio di yogurt!''

Oh.

Oh, cazzo.

Theo sentì il corpo di Liam irrigidirsi. Lui, d'altra parte, provava imbarazzo, e le sue guance diventarono rosa. Non era quel tipo d'imbarazzo che ti faceva arrossire, era quello in cui ti sentivi così terribilmente umiliato, da infiammarti lo stomaco.

''Sì,'' rispose con voce spezzata.

''Perché non ce l'avevi detto? Jenna e io ci siamo passati molte volte!''

''Io-'' sussurrò Theo, poi si schiarì la gola e provò di nuovo. ''Io non pensavo che vi sareste ricordati di me.''

Non voleva che si ricordassero di lui. Non voleva che lo sapessero, che nessuno lo sapesse. Soprattutto, non Liam. Il ragazzo aveva visto come la sua casa fosse diversa rispetto alla sua e non voleva che avesse un'altra ragione per considerarlo da meno.

''Ma è grandioso Theo. Fare esperienza è importante per il futuro. Cos'hai intenzione di studiare?''

Gesù Cristo. Theo non lo sapeva. lacrosse, lacrosse, lacrosse. Cazzo, non sapeva cos'altro c'era per lui, oltre al lacrosse. Dio, era troppo da gestire in una sola volta.

''Cos'è questo? Una sorta di interrogatorio?'' intervenne Liam che sentiva il respiro pesante di Theo accanto a lui.

''Scusa,'' disse David, inarcando un sopracciglio in direzione del figlio. ''È sbagliato chiederlo? Ero interessato!'' Lo sguardo esplicativo di Liam diceva che non lo era, e Theo gliene fu grato in qualche modo. Voleva solo cambiare argomento. Voleva che quella serata finisse.

''Beh, almeno sembra che ti stai dando da fare. Hai anche una fidanzata?''

O Mio Dio.

Restarono tutti quanti in silenzio.

''Papà,'' sibilò Liam, rivolgendogli uno sguardo scioccato. Theo lo odiava così tanto. Il biondo stava fingendo troppo bene e lui, d'altra parte, stava pregando di non far capire dalla sua espressione di voler morire. Ed era così.

Il padre di Liam sembrava terribilmente confuso e perso, mentre si guardava in giro nella stanza.

''Che c'è? Ho detto di nuovo qualcosa di sbagliato?''

''O mio Dio! Papà!'' esclamò Liam a gran voce. Theo aveva chiuso con lui, definitivamente. Grandioso. ''Stai scherzando?''

Il padre di Liam continuava ad essere confuso. Theo si sentì quasi in colpa per lui. Sembrava davvero disorientato, mentre continuava a guardare gli altri, in cerca di conforto.

''Cosa ho fatto adesso?''

''David, caro,'' provò Jackie. ''Liam e Theo non sono solo amici.''

''Che vuoi dire?''

''Papà, sei davvero così lento a capire?'' fece Liam. Era seduto sul bordo del divano e sembrava infuriato.

''Hey! Non parlarmi in quel modo, figliolo,'' lo sgridò. ''Mi dispiace, ma...?''

Theo era ancora appoggiato allo schienale del divano, desiderando di sparire, mentre David e Liam si avvicinavano. Il resto degli ospiti era seduto attorno al tavolo, tutti visibilmente imbarazzati.

In quel momento era chiaro che tutti, eccetto il padre di Liam, avessero capito.

''Papà,'' disse Liam, lo sguardo severo. ''Davvero non lo capisci?''

''No, chiaramente no!''

''Esco con Theo!''

La tensione era così palpabile che si tagliava con un coltello. Theo in quel momento desiderava di stare su Marte. Almeno l'argomento lavoro era stato tralasciato.

''Esci?'' chiese David, sbattendo le palpebre.

Tutta la stanza sembrò sospirare per l'esasperazione. Era come essere in classe, dove qualcuno aveva appena detto la cosa più stupida che gli altri avessero mai sentito.

''Sì, baciarsi papà,'' disse duramente Liam. ''Fare sesso.''

Proprio in quel momento Jenna fece il suo ingresso nella stanza, portando un'enorme torta di compleanno. Inspiegabilmente riuscì a non farla rovinare a terra, considerato che la sua espressione si contorse in qualcosa di indecifrabile una volta raggiunto il tavolo.

''Oh Dio,'' disse. I suoi occhi si posarono immediatamente su Theo.

''O mio Dio,'' sussurrò Theo, coprendosi la faccia con le mani. Il viso gli bruciava e Liam era un fottuto coglione. Era la serata più imbarazzante che avesse mai vissuto e non era nemmeno la sua famiglia.

Liam aveva appena fatto coming out, dannazione.

''Cosa.'' disse David, incredulo, fissando suo figlio.

''O caro,'' disse Jenna, mettendo giù la torta con mani tremanti. ''Liam e Theo stanno insieme, David. Lascia stare. Chi vuole cantare per Liam? Dai, can-''

''Tu lo sapevi?!'' sibilò il padre di Liam in direzione della mamma. ''E non me lo hai detto? Non mi dici mai niente!''

''Papà, per favore. Non l'ho detto a nessuno!'' disse Liam, alzandosi.

Theo stava cercando di restare calmo. Poggiò i gomiti sulle cosce, osservando la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.

''Quindi, quindi - tu sei gay?''

''Per l'amor di Dio!'' esclamò Liam, poi prese la testa di Theo tra le mani e gli lasciò un bacio bollente sulle labbra, sorprendendolo. Lo lasciò andare velocemente e fissò apertamente suo padre. ''Sì!''

David sbatté le palpebre, tenendo gli occhi su di lui. ''Dio,'' disse dopo, scuotendo la testa, ricadendo sul divano per lo sfinimento.

''Torta?'' tentò Jenna con voce debole.

**

Theo era incazzato.

Liam era un coglione. Un completo idiota.

Certo, Theo sapeva che Liam voleva che quella sera fingesse di essere il suo fidanzato, ma non sapeva che il ragazzo avrebbe sganciato la bomba, coinvolgendo anche lui. E ora, parecchie persone sapevano che non era etero. Per l'amor di Dio, non sapeva nemmeno lui cos'era, e Liam avrebbe dovuto chiedergli prima se gli andava bene che tutta la sua fottuta famiglia lo sapesse, cazzo!

E se Jenna avesse visto la mamma di Theo al negozio, decidendo di fare conversazione? Non uscivano nemmeno insieme. Non aveva detto a nessuno che si faceva un ragazzo e no, no, no. Era tutto un grande, grosso, fottuto no.





Liam lo stava portando a casa, dal momento che lui non era venuto con una macchina.

Il castano non gli parlava, fissava fuori alla finestra, mentre il ragazzo sembrava rilassato mentre cantava a bassa voce una canzone che stavano mandando in radio. Fottuto dissennatore.

Quando si fermarono fuori la casa di Theo, il biondo si voltò verso di lui.

''Sei ancora arrabbiato, piccolo?''

Theo si girò con uno scatto repentino verso di lui, guardandolo infuriato ''Non chiamarmi in quel modo.''

Liam roteò gli occhi. ''Theo.''

''Ti odio.''

''Theo, non avevo programmato tutto quello che è accaduto.''

''So che avevi intenzione di fare una scenata, Liam. Proprio come so che mi baciasti fuori casa tua perché volevi che tua mamma ci vedesse. Era tutto programmato.''

''Non è vero.''

''Quindi quello che ho detto non era vero?'' Theo inarcò un sopracciglio, fissandolo con gli occhi inferociti.

''Va bene,'' sospirò Liam. ''Sapevo che lei stava guardando.''

''Io non ti capisco!'' esclamò Theo, esausto. ''Questo è un segreto, Liam! Noi non ci piacciamo! Facciamo sesso e nessuno dovrebbe saperlo! E poi mi baci davanti a tua mamma e fai una scenata davanti alla tua famiglia, nel giorno del tuo compleanno e è come se tu stessi implorando per avere attenzione! Vorrei solo prenderti e scuoterti e spiegare alla tua testa bacata che non è così che si mantiene un fottuto segreto!''

Theo aveva il respiro accelerato e fissava Liam con la mascella serrata. Liam ricambiava lo sguardo, una mano sul volante, le spalle leggermente ricurve.

''Mi dispiace,'' disse, guardandolo negli occhi. Lo sguardo che si scambiarono fu severo, lungo e deciso. Fu Liam a distoglierlo, puntando gli occhi sulla strada attraverso il parabrezza. ''Ti sei dimenticato del mio compleanno,'' disse.

Theo sbuffò. Incredibile. ''Mi dispiace, tesoro. Non è che uscissimo insieme,'' rispose, le parole colme di sarcasmo.

''Ma comunque di solito te ne ricordi.''

''Sei arrabbiato per quello adesso?'' Theo sospirò, scuotendo la testa mentre incrociava le braccia al petto e fissava la sua casa fuori al finestrino. Sarebbe dovuto scendere da quella macchina e andare via. Non capiva perché era ancora seduto lì. ''Almeno ti ho fatto un regalo, tu no.''

''Eravamo in vacanza.''

''Era comunque il mio compleanno.'' Dio, ma a chi importava?

''E non ho ancora ricevuto il mio regalo.''

''Beh, non lo riceverai. Sono ancora arrabbiato con te per la tua stupida festa di compleanno.''

Restarono di nuovo in silenzio, il calore proveniente dai sedili dell'auto stava cominciando a svanire lentamente. Stupida macchina scintillante. Stupido Liam. Stupido tutto.

Il pollice di Liam punzecchiò leggermente la pelle del volante, gli occhi fissi su quel gesto.

''Se mi scuso, mi permetterai di dormire a casa tua?'' gli chiese, la voce quasi un sussurro.

Theo voleva punirlo. Voleva deriderlo, prenderlo in giro e dirgli 'col cazzo, non esiste, tornatene a casa tua e goditi la tua infelicità'. Ma non poteva.

''Non toccarmi e non dire una parola,'' disse invece, afferrando il suo borsone con dentro lo stupido glitter e il cappello da festa, poi uscì dalla macchina.

Liam spense velocemente il motore e Theo lo sentì bloccare l'auto, seguendolo velocemente fino a casa.

Fu quando raggiunse la porta che Theo si ricordò che sua mamma e Tara erano probabilmente a casa e che anche lei sapeva.

Si fermò, sospirando pesantemente. Sembravano passati secoli da quella mattina e la giornata era stata troppo stressante. Non aveva bisogno anche di quello. Non lo voleva. Era troppo. Troppo.

''Che c'è?'' chiese Liam dietro di lui.

''Oggi non ho parlato per niente con Tara. Non da questa mattina.''

''Non pensi che l'abbia detto a qualcuno, vero?''

''No?''

La mano di Liam si posò sul suo petto, nonostante quello che gli aveva detto Theo in macchina. Era in piedi, dietro di lui, con il petto premuto sulla sua schiena.

''Va tutto bene. Non lo direbbe a nessuno. Ne sono sicuro.''

''Tu hai troppa fiducia nelle persone.''

''E tu non ti fidi di nessuno.''

''Sono realistico.''

''Cinico.''

''Non cambia niente.''

Theo sbloccò la porta, sentendo ancora Liam aleggiare dietro di lui.

Si liberò delle scarpe, il ragazzo fece lo stesso, prima che Theo chiudesse la porta. Dopo salirono le scale senza dire una parola. La casa era silenziosa e le luci spente. La porta della camera di Tara era chiusa, per cui Theo immaginò che, o stava guardando un film o era già andata a letto. Era felice di non doverle parlare ancora.

Lasciò cadere il borsone sul pavimento e si spogliò, non curante del fatto che Liam fosse ancora dietro di lui.

Si sbottonò la camicia - la camicia di Liam - e lasciò cadere i pantaloni sul pavimento, calciandoli via. Non appena lo fece, sentì le dita delicate del biondo tracciargli i fianchi.

''Liam...''

''Possiamo?'' sussurrò, la sua voce era piena di desiderio, di voglia.

Dio. La sua pelle era bollente contro la schiena di Theo, quel contatto lo fece rabbrividire. Strofinò il naso contro il retro del suo collo, mentre le sue mani indugiavano ancora sulla sua vita. Il suo tocco era leggero e delicato. Aspettava solo il suo permesso.

''Hai proprio un bel coraggio,'' disse Theo con voce spezzata, mentre la mano destra di Liam si distendeva sul suo stomaco, tirandolo più vicino a sé.

''Voglio che mi scopi, Theo,'' sussurrò. ''Non mi scopi come si deve da settimane.''

Non era proprio la verità, ma quasi, perché Theo stava già diventando duro.

''Voglio che tu,'' respirò Liam. ''Voglio che tu mi prenda con la forza, che mi distrugga e che mi scopi così forte da non farmi camminare per giorni.''

Cazzo, dannazione. Theo voleva urlare.

Si voltò con vemenza, afferrando Liam per le braccia e spingendolo sul letto, sotto di lui. Il biondo era già completamente sottomesso al suo comando, con la bocca aperta e gli occhi che chiedevano, chiedevano, gli chiedevano di farlo godere.

''O - okay,'' balbettò Theo, scendendo dal letto. ''Togliti i vestiti,'' aggiunse prima di aprire il borsone, cercando di trovare lo spray di glitter. Lo trovò dopo qualche istante e si alzò, scoprendo Liam con solo i boxer addosso, disteso sul letto. ''Dove lo vuoi?'' chiese, incapace di distogliere lo sguardo dall'enorme rigonfiamento nelle mutande del ragazzo.

''Su di te. Sul tuo petto,'' rispose Liam con voce spezzata.

''Cazzo, va bene.''

Premette con esitazione il bottone e i glitter dorati si attaccarono all'istante sulla sua pelle, facendolo sbrilluccicare nella stanza buia. Erano un po' freddi come prima, ma non poteva importargliene di meno, perché sembrava che Li

Tutti pazzi per la Thiam 💕 (parte 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora