IV
Poi si amarono
(parte seconda)
Come due verginelli con gli ormoni scoppiati e lasciati alla libera baraonda. Ecco, in che modo descrivere Liam e Theo dopo quel momento.
Dalla Signora Grassa alla Stanza delle Necessità ci impiegarono un sacco di tempo. Correvano, spingendosi o semplicemente toccandosi ritrovando quella affinità fisica che avevano perso in quelle settimane, e poi rallentavano, camminando lentamente o fermandosi su una parete per baciarsi con la stessa smania di chi non aveva più tempo per farlo.
«Hayden si starà chiedendo che fine abbia fatto...» affermò Liam, prima di essere morso dalla bocca di Theo. «Ahia».
«Ti interessa cosa possa pensare della tua assenza?» gli domandò il Serpeverde, mentre vedeva il Grifondoro accigliarsi indispettito.
«Questo dovrei essere io a domandarlo a te».
«Peccato che a me non me ne freghi una prugna secca di cosa possa star pensando Tracy» convenne Theo, tamponandogli celermente la bocca con la propria e insinuandoci insolente la lingua. Liam, però, si ritrasse per dire «Fico».
Theo sorrise e «Grazie» rispose, pensando fosse un complimento inaspettato. Liam negò: «Si dice fico secco, non prugna... anche se non ho idea del perché» ci pensò su. Theo lo spinse via, ridendo incredulo dell'idiozia dell'altro per poi farsi strada lungo il corridoio.
«Che c'è ora?»
«Ti distrai facilmente, lupetto-» la voce gli tremò ingenuamente, nel chiamarlo nuovamente con quell'epiteto. Il volto di Liam lo raggiunse, mentre si addolciva teneramente in sorriso trapuntato da due fossette.
«Questo l'ho notato però» precisò. Theo fece finta di non capire, velocizzando il passo. «Cosa? Non so proprio a cosa ti riferisci» gli disse, mentre tentava di non ridere.
Liam non insistette, ma con un pizzico di coraggio in più, allungò due dita pronte a solleticare la mano di Theo.
«Non penserai che io sia un tipo da passeggiata mano nella mano, vero?» disse il Serpeverde, senza però ritrarre la mano ma, anzi, iniziando anche lui a solleticare con le proprie dita quelle di Liam, fino a quando non si intrecciarono con estrema disinvoltura.
«Affatto! Piuttosto tu pensi che io sia quel tipo di persona?» ribadì Liam, sghignazzando.
«Affatto!» e si sorrisero, camminando mano nella mano.Con l'arazzo di Barnaba, il babbeo bastonato dai Troll, alle loro spalle, Liam e Theo guardavano la parete di fronte a loro, assorti in un silenzio imbarazzante.
Imbarazzo nato dal motivo per cui necessitavano, ora, della Stanza delle Necessità. Non gli serviva più un luogo dove esercitarsi per il Torneo Tremaghi, perciò la loro mente era libera di pensare qualsiasi cosa, ma la Stanza della Necessità non saziava i loro bisogni se questi erano delle bugie che celavano altri tipi di occorrenze.
«Tu a cosa stai pensando?» gli domandò Liam. Theo scoppiò a ridere.
«A quello che stai pensando tu, suppongo» ribatté, per poi aggiungere: «Spero».
Si guardarono di sottecchi, quando «al mio tre lo diciamo ad alta voce?» propose Liam. Il Serpeverde annuì.
«Uno», «Due...»
«Aspetta, aspetta, aspetta. Al tre lo diciamo oppure uno, due, tre, VIA, e lo diciamo?» si burlò Theo sghignazzando, solo per ricevere una gomitata dal Grifondoro. «Ahia, era solo per essere sicuri». Liam gli disse solo «Al tre, e lo diciamo» poi riprese la conta.
«Uno», «Due», «Tre... abbiamo bisogno di un letto!» urlò Liam. Theo tacque, trattenendo le risate.
«THEO!» lo chiamò Liam, lanciandogli un'occhiataccia prima di scoppiare a ridere.
«Audace il mio Lupetto. Addirittura un letto? E che cosa vuoi fare... nel letto?»
«Soffocarti con un cuscino» replicò Liam, imbarazzato e per questo rosso in viso.
«Ci sei riuscito, guarda!» disse subito, Theo, quando vide la porta della stanza iniziare a comparire davanti a loro. «Quindi desideravi atrocemente un letto...» lo prese in giro.
«Ora desidero atrocemente ammazzarti: che dici cosa mi farà trovare lì dentro la Stanza delle Necessità per soddisfare i miei bisogni?» affermò Liam, mentre Theo incapace di attendere di entrare, gli si era posto di fronte per baciarlo subito dopo «Un letto, no?» avergli risposto maliziosamente.
Furono sollevati entrambi, quando entrarono, di trovare la stanza che avevano avuto modo di vivere quotidianamente in quei mesi. Forse l'ala in cui Theo era solito esercitarsi si era ristretta facendo diventare la stanza di poco più piccola e confortevole, ma l'angolo che Theo definiva "del lupetto" era rimasto immutato. Un caminetto accesso riscaldava l'ambiente, due divani davanti ad esso dove parecchie notti si erano addormentati e accanto il letto tanto agognato.
Liam sospirò, rasserenato dal fatto che non ci fosse nulla che potesse imbarazzare entrambi e quindi congelare una cosa che, piano piano, senza rendersene veramente conto, li stava agitando.
Poi Theo si pose nuovamente di fronte a lui con aria birichina e Liam temette di essere l'unico ad essere preoccupato dalla situazione.
Gli sorrise, ma Theo che sapeva riconoscere ogni sfaccettatura di quel viso lo fissò con piglio. «Ti turba qualcosa?»
Liam negò, mentre prendeva atto che era ovvio che Theo fosse più disinvolto di lui. Theo gli sorrise, allora, credendogli, e iniziò a baciarlo.
Ricordava di come era stato descrittivo nelle sue avventure amorose e ricordava anche come lui si era sempre chiesto come facesse a divertirsi se in mezzo c'erano sempre dei sentimenti da mettere in ballo.
E se fosse un incapace e i sentimenti di Theo non fossero abbastanza forti da farlo rimanere nonostante le sue inadeguatezze?
Panico.
Gli sorrise nuovamente, quando Theo si allontanò incerto dalla freddezza improvvisa del Grifondoro.
«Liam... che c'è?» gli domandò.
«Noi- noi siamo amici... e... e se questa cosa non dovesse funzionare? Theo, che ci succederebbe?» gli domandò a sua volta, esprimendo i suoi dubbi.
Theo lo afferrò con entrambe le mani per il viso e se lo avvicinò al suo: «Liam, te l'ho già detto: noi non siamo amici, non lo siamo mai stati» lo baciò per fargli capire cosa stesse intendendo e Liam, nonostante gli avesse appena comunicato a voce una cosa terribile, capì cosa volesse dirgli e si calmò.
Era come se fin dall'inizio fossero stati destinati ad arrivare a quel momento. Forse non nella Stanza delle Necessità, forse non in quel modo, forse prima o forse più tardi... ma dovevano amarsi e non volersi semplicemente bene.
Io lo sapevo, voi lo sapevate... e ora anche loro lo sanno. Felicitazioni!
Con quel bacio, Theo riuscì a trovare la frequenza per sintonizzarsi al Grifondoro e lo baciò avidamente, avviluppandogli quella bocca che stava velocemente diventando una sua piccola ossessione. Gli piaceva, infatti, la consistenza morbida di quei cuscinetti pieni e gli piaceva da impazzire il sapore dolciastro che riempiva quella bocca, a tal punto da ritrovarsi a succhiarla ingordo prima di insinuare la lingua e approfondire quel bacio avvolgendo quella di Liam. Si strinsero l'uno addossato al corpo dell'altro per iniziare a camminare verso il letto. Andarono addosso prima al bracciolo del divano, poi contro lo spigolo del davanzale del camino, capendo così di dover spostarsi sulla destra, per trovare il letto. Durante il viaggio si sfilarono l'uno la giacca dell'altro e quando poi giunsero contro il materasso scivolarono su di esso, sdraiandosi con le labbra ancora a combaciare perfettamente fra loro.
Poi, dopo un lungo bacio appassionato, si divisero per riprendere fiato.
«Wow» commentò Liam, sorpreso dalle capacità innate di apnea che stava dando prova di possedere.
Theo ammiccò: «Lo so, ma il meglio deve ancora venire» disse ironicamente spavaldo. Liam ridacchiò per poi dire ciò che gli ripeteva spesso: «Sbruffone».
Si guardarono per un po'. Come se anche quel momento fosse un modo per alimentare i loro desideri.
«Scommetto che stavolta sei davvero felice di vedermi» commentò Theo, indicando la patta dei suoi pantaloni scuri ben rigonfia. Liam si nascose dietro una mano e rise forte; quando con i suoi occhi fulgidi puntò quella di Theo, però, tornò a mostrare il proprio viso e «Anche tu, eh» commentò mordendosi un labbro.
Theo fu incapace di guardare altrove, mentre sosteneva che l'ossessione per quella bocca non potesse intensificarsi più di così.
In uno scatto fu in ginocchio sul letto per liberarsi del dolcevita che aveva ancora addosso. Liam lo imitò fronteggiandolo e aiutandolo poi a liberarsi di quell'indumento. Subito dopo toccò alla sua camicia, che per fortuna era già sbottonata per metà. Si liberò della cravatta e, infine, si osservarono.
Non era la prima volta che si guardavano, con gli addomi nudi, ma fu comunque diverso. Quel desiderio che ardeva nel petto di entrambi, irruppe scatenando le loro mani che presero ad accarezzare l'uno il petto dell'altro mentre tornavano a baciarsi con la stessa fame di chi aveva digiunato per una settimana.
Fu Theo, alla fine, a sbottonare per primo l'asola dei pantaloni di Liam, ma si fermò quando percependo la durezza che si nascondeva al suo interno ebbe voglia di sentirsela addosso, contro la propria. Così trascinò le ginocchia in avanti e si strinse forte al Grifondoro, toccandogli i glutei e percependo subito come, con frustrata meccanicità, i loro bacini iniziarono a strusciarsi l'uno contro l'altro.
Gemettero quando le loro labbra schiantarono nell'ennesimo bacio e le lingue espressero chiaramente il tipo di danza che i loro corpi avrebbero voluto intraprendere ben presto, cavalcandone sinuosamente ogni minima nota.
Liam strinse forte i glutei di Theo per tirarselo meglio addosso finendo così per perdere l'equilibrio, cadendo nuovamente sdraiati sul letto.
Con quella posizione assunta involontariamente, con Theo quasi interamente sopra il suo corpo, trovarono il miglior modo per sentirsi vicini a tal punto da soddisfare la loro concitazione. Per questo Theo si mise a cavalcioni su di lui, impedendogli subito di arrivare con le mani al suo coccige e obbligandolo ad alzare le braccia sopra le loro teste, dove si prese la libertà di intrecciare le proprie mani a quelle del Grifondoro. Poi, iniziò a muovere il bacino e fu una vera tortura per entrambi che ansimarono con le bocche piene dei loro baci.
Liam riuscì a ribaltare la situazione in un momento di debolezza del Serpeverde e per un po' primeggiò su di lui, cadenzando a suo piacimento il ritmo di quei movimenti. E ancora gemiti. E ancora baci.
Poi Theo capovolse nuovamente e fu un miracolo che non caddero dal letto. Ma i miracoli non si compiono mai due volte di seguito e, quindi, quando Liam ritentò l'ardua impresa di sovrastarlo, tonf, caddero sul pavimento gelato.
Inizialmente risero, respirando ognuno fin troppo vicino alla bocca dell'altro, chiaramente incapaci di dividersi neanche per fare un gesto così semplice come lo era una risata.
«Torniamo su?» gli domandò Liam con voce roca. Theo gli morse un labbro e «Se ti piace cadere, lupetto, torniamo su...» affermò Theo e quando lo vide negare innocentemente, eludendo la capriola nello stomaco «allora forse è meglio se restiamo dove siamo finiti» dedusse. «Che ne dici invece di liberarci degli ultimi indumenti?»
Liam avvampò, dando la scusa al fuoco che illuminava i loro occhi.
Theo non si lasciò sfuggire quell'imbarazzo e «Cosa c'è? Devo aspettarmi la sorpresina?» scherzò iniziando a sbottonare i propri pantaloni e mostrandogli il paio di boxer verdi e dorati che aveva indossato. Liam lo imitò lasciandosi addosso un gonfissimo paio di boxer neri.
Theo, ora seduto accanto a lui, lo guardò intenerito dall'imbarazzo che Liam tentava a tutti i costi di nascondergli. Gli pizzicò una guancia con un morso, dimostrandogli una confidenza che aveva da molto prima del loro primo bacio. Liam lo scansò via mentre Theo «Mi eccita ancor di più questo tuo lato timido» gli confidava.
«Io ho ancora tanta voglia di ammazzarti, quindi non giocherei col fuoco» lo minacciò indispettito.
Theo ridacchiò alzando le mani in segno di resa, poi gli si avvicinò cercando le sue labbra. «Hai vinto tu, qual è la penitenza?»
Liam alzò gli occhi al soffitto, poi sbuffò: «Quante parole! Baciami, sciocco» lo incoraggiò afferrandolo per la nuca e spingendoselo addosso. Si ritrovarono sdraiati sul pavimento a fare la stessa gara a chi aveva la meglio sull'altro, sovrastandolo col proprio corpo. Si fermarono soltanto quando presero con le proprie mani a circumnavigare i loro corpi, accarezzandosi in ogni dove ma diretti verso ciò che più li faceva sentire due pazzi frustrati. La mano di Theo fu la prima a trovare la strada oltre il boxer nero di Liam e la prima cosa che disse, dopo uno schiocco di labbra, fu: «Confermo: non si tratta di una bacchetta alla liquirizia. Attenzione, questa non è un'esercitazione!». Liam rise, nascondendo dietro quel suono gutturale, tutti i brividi che stava provando al tocco della mano gelida di Theo sul suo membro.
E fu sagace, in quel momento, nel non dargli dello stupido, come avrebbe fatto di solito, ma nell'imitarlo cogliendolo di sorpresa.
Theo, infatti, percepite le dita di Liam stringere il suo sesso, lì dove ne risentiva tutta la sua eccitazione, ammutolì, specchiandosi negli occhi di Liam per sfidarlo a fare la prossima mossa. Lui, per primo.
Così Liam mosse la mano, lentamente. E quando a Theo scappò il primo ansimo, per vendetta iniziò anche lui a massaggiarlo.
Quando i sospiri di entrambi si fecero sommessi, aumentarono anche la velocità e poi quasi giunti all'apice del piacere, si baciarono con talmente tanta foga da creare un nuovo suono con le loro bocche, mischiato ai gemiti che da esse ne fuoriuscirono.
Furono tramortiti come da un colpo improvviso di freddo che durò una manciata di secondi. Singhiozzarono come se stessero piangendo col respiro affannato. La lotta a chi sovrastava l'altro non la vinse nessuno dei due, optando alla fine a una posizione alle pari che li vedeva entrambi sdraiati a terra su d'un fianco.
Si guardarono a lungo, sorridendosi. Poi fu il turno di Theo di esclamare un «Wow» stupefatto per l'emozione enorme che lo aveva scombussolato e che soltanto ora lo stava abbandonando lentamente.
Liam sogghignò prima di «Lo so, lo so. Ma il meglio deve ancora venire» replicare beffeggiandolo come l'altro aveva fatto prima di lui.
Ciò nonostante, Theo si riguadagnò subito il privilegio di avere sempre l'ultima parola e a quella beffa, gli rispose: «Il meglio è impallidito dall'orgasmo che abbiamo appena avuto, lupetto. Fidati, non verrà».
Quella notte d'amore non finì così, ma ci fu un momento in cui Theo dovette abbandonare la Stanza delle Necessità per tornare al proprio dormitorio a prendere un paio di abiti puliti per entrambi.
Nella stanza del suo dormitorio, inconsapevolmente, si ritrovò a fissare con insistenza il cofanetto di legno levigato e quindi, senza pensarci o domandarsi perché, acciuffò anche quello e lo portò con sé.
Liam si era addormentato, e Theo rimase a guardarlo dopo aver abbandonato gli abiti su uno dei divani per un po', ai piedi del letto. Sdraiato a pancia in giù, con i capelli abbastanza lunghi e biondi sparsi per tutto il cuscino, dormiva beatamente col viso rilassato in un sorriso.
Non ci impiegò molto a spogliarsi degli abiti che si era infilato sbrigativamente e a seguirlo nel letto assieme al cofanetto, dal quale stranamente non riusciva a separarsi.
Si mise a sedere con la schiena appoggiata alla sponda del letto e iniziò ad esaminare, forse per la prima volta, quel contenitore di legno senza nessuna iscrizione sopra.
Non aveva serratura che dava l'idea che esso si aprisse per mezzo di una chiave, né qualche segno sul legno che ne facesse supporre una apertura. Ma in qualche modo durante la seconda prova avrebbe avuto il bisogno di ciò che quel cofanetto custodiva e questo aveva fatto supporre che per prepararsi al meglio avrebbe dovuto trovare un modo per aprirlo.
Fece quanto di più sciocco potesse fare. Acciuffando la bacchetta dal piccolo comodino vicino al letto, si sistemò il cofanetto tra le cosce e tossicchiando nervosamente, a bassa voce pronunciò: «Alohomora».
Ma non funzionò. Ovviamente.
«Cistem Aperio» formulò poco dopo, ma il cofanetto vibrò tra le sue gambe e rimase chiuso. Theo sbuffò.
«Diffindo» idem.
«Reducto!» che ve lo dico a fare.
«Expulso!» Niente. Nada. Caput.
O meglio, al cofanetto non successe nulla, ma Liam al suono della voce sempre meno sussurrata di Theo si svegliò.
Theo si voltò a guardarlo e se prima di allora il nervosismo di non aver avuto alcun risultato lo aveva accigliato, subito sciolse quell'espressione per sorridergli dolcemente. «Torna a dormire, lupetto».
Liam, invece, si mise a sedere accanto a lui, stropicciandosi gli occhi e poi un ciuffo di capelli davanti al viso, sbadigliando ancora mezzo rintronato. «Che stai combinando?»
Theo fece spallucce. «Provavo a venirne a capo...»
«Lanciandogli contro una scarica elettrica?» lo beccò con voce nasale. Theo ridacchiò e «non fare il solito saccente!» lo ammonì raccogliendo il cofanetto. «Provaci tu se sei migliore di me» e glielo offrì.
Quando Liam lo afferrò con una mano, successe una cosa insolita. Tenuto stretto dalle mani di entrambi, il cofanetto iniziò a vibrare come se la cosa al suo interno si fosse improvvisamente risvegliata.
Liam e Theo si guardarono per un attimo, sorpresi, prima di destare tutta la loro attenzione al cofanetto.
«Guarda!» gli indicò Liam con la mano libera. Sul legno liscio, infatti, iniziò improvvisamente a formarsi qualcosa, come se una mano invisibile lo stesse levigando per disegnarci qualcosa.
Theo lo fissò con ostinazione, cercando di capire il più in fretta possibile cosa stesse prendendo forma ma lo capì all'ultimo, assieme al Grifondoro, quando «è un pugnale» affermò. «Incastonato in una rosa» seguì Liam.
Quando entrambi pensarono che la magia fosse compiuta, una scritta comparì sotto la figura di un pugnale incastonato in una rosa: Love is not a bed of roses. I'll open with your heart.
«Che diavolo significa?» borbottò il Serpeverde. Liam fece spallucce, rigirandoselo tra le mani e fissando per qualche secondo in più la forma della rosa e del pugnale ora incisa nel legno.
«La prima parte significa che l'amore non è semplice, privo di difficoltà, non è soltanto gioia, ma anche dolore. Ma la seconda parte, io- non ne ho idea».
Theo ci ponderò bene, guardando le mani di Liam mentre si rigiravano il cofanetto per studiarlo in ogni dettaglio. Alla fine, stanco di non raccapezzarsi affatto nonostante finalmente il cofanetto avesse deciso di mostrargli qualche indizio, «Per stanotte lasciamo perdere, ci penseremo domani» affermò, rubandoglielo dalle mani di Liam e depositandolo accanto alla propria bacchetta sul comodino.
Prese le lenzuola, velocemente, e mosse repentino facendo un sacco di vento mentre si sentiva osservato dagli occhi silvestri di Liam che, poi, ridacchiando, lo seguì sotto le coperte.
«Dove eravamo rimasti?» gli chiese retoricamente, avvicinandosi al corpo del Grifondoro per avvolgerlo al suo «ah sì, a tu che promettevi che il meglio deve ancora venire» e baciarlo come sentiva l'esigenza di fare da quando avevano smesso.
«E facciamolo venire, va» ironizzò, mentre la risata roca di Liam, da sotto le coperte, riempiva la stanza.
Rimasero in quel letto a inventarsi e figurarsi cosa fosse il sesso. Non erano esperti, e fin troppo giovani, per quei gesti d'amore, ma impararono presto a conoscere l'uno il corpo dell'altro, ad amarlo saziando ogni piacere e sempre con la convinzione ingenua che la scritta sul cofanetto si sbagliasse di grosso.
L'amore, se chiuso nella Stanza delle Necessità, poteva essere privo di ostacoli come un letto di rose.
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Tutti pazzi per la Thiam 💕 (parte 3)
WerewolfTERZA PARTE DELLA RACCOLTA. Potete leggere le precedenti e le successive sul mio profilo! Ci tengo a precisare che le storie e le os che pubblicherò non sono opera mia, ma sono traduzioni in italiano fatte da me delle centinaia di fanfiction thi...