[AU] Unbelievers. Capitolo 7

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Capitolo 7


Quando Theo si svegliò, trovò un messaggio vocale sul suo telefono. Liam stava ancora dormendo al suo fianco mentre lui ne sentiva il respiro. I suoi occhi erano ancora assonnati e il corpo pesante dal sonno.

''Yooo!'' diceva la voce di Josh, il messaggio era della scorsa sera.

Tu, Theo, tu mi hai scaricato oggi. Dopo scuola mi hai scaricato senza dire una parola.

Sembrava molto lontano, non ubriaco, ma probabilmente era sotto effetto di qualcosa.

Non l'hai detto a nessuno, ma avresti potuto dirlo a me. E poi mi hai scaricato di nuovo con un fottuto messaggio? Sei. Un. Coglione! Ti voglio bene ma sei uno stronzo. e un coglione. Ultimamente sei così fottutamente distante e mi sto sballando da solo in macchina e sei un imbecille che sta facendo l'imbecille da qualche altra parte! Nemmeno tua sorella sa dove sei!

Theo deglutì, poi si fermò per un istante. Riusciva a sentire una vaga musica in sottofondo, forse anche una voce o due, eppure Josh aveva detto di essere da solo.

Questo è il nostro ultimo anno al liceo, amico.

La sua voce era più dolce ma sempre irritata.

E ti stai comportando in modo strano, prendendo le distanze da tutti. Non mi sta bene, amico. Sono arrabbiato con te! Ho lasciato perdere perché so che odi parlare della merda che stai passando, ma non pensare di non dovermi delle spiegazioni! Ci sarò sempre per te, amico, ma non farmi sentire come se non lo apprezzassi, amico. Non mi piace.

Dopo quello la linea cadde. Il primo pensiero che ebbe Theo fu che l'accento irlandese del biondo fosse alquanto accentuato quando beveva o si sballava. Il secondo era che si sentiva un terribile, terribile amico. Era uno stronzo e un coglione, proprio come aveva detto Josh.

In quel momento qualcosa gli picchiettò la guancia.

''Porcospino. Arrabbiato'' borbottò Liam.

Theo guardò alla sua destra, trovando il ragazzo che lo guardava di sbieco, gli occhi socchiusi e il segno del cuscino sull'angolo sinistro della bocca.

Theo rise di lui e si girò dall'altra parte. In quel momento non era dell'umore di gestirlo.

Prese il telefono e pigiò su 'nuovo messaggio', cercando di capire cosa scrivere al suo amico. Non avrebbe dovuto mandargli un messaggio, vero? Nemmeno chiamarlo sarebbe stato sufficiente. Sarebbe dovuto andare da lui e abbracciarlo, scusarsi e assicurarsi di cambiare atteggiamento. Eppure, perché sembrava così dannatamente difficile?

Sentì il letto sprofondare e subito dopo Liam si sistemò dietro di lui, avvolgendogli la vita con la mano per poi posarla sullo stomaco.

''Dico sul serio, Liam.'' Il tono di voce del castano era pungente e severo.

''Wow.'' Theo riuscì letteralmente a sentire il ragazzo mentre inarcava un sopracciglio. ''Sei così incazzato?''

Sbuffò, spostando la mano del biondo dallo stomaco e allontanandosi.

''Fottiti.''

La sua voce era gelida come il ghiaccio; un altro al suo posto si sarebbe tirato indietro, ma Liam non si arrendeva mai con Theo. Si avvicinò nuovamente al ragazzo, aderendo perfettamente alla curva delle sue gambe. La sua mano, ancora una volta, si posò sullo stomaco.

''Sei arrabbiato?''

Theo grugnì.

"Arrabbiato-arrabbiato o triste-arrabbiato?"

Theo grugnì di nuovo.

''Che c'è che non va?'' mormorò, senza spostare la sua mano enorme.

Il castano avrebbe voluto dargli un lacrosse, ma gli piaceva sentire la mano del ragazzo a contatto con la sua pelle. Non sarebbe dovuto essere così rilassante.

''Josh è arrabbiato con me,'' mormorò, giocherellando con un filo della fodera del cuscino. Il suo labbro inferiore era leggermente sporto mentre si concentrava su quello stupido filo.

''Perché?'' gli domandò Liam.

Theo non avrebbe dovuto dirgli niente, ma le parole erano già pronte ad uscirgli di bocca.

''Lo sto trascurando,'' sussurrò. La sua voce era grave e la gola ostruita. E no. Non piangeva mai. Deglutì, schiarendosi la voce. ''Non gli ho detto di... hai capito. Così lui pensa che mi stia comportando in modo strano, che gli stia nascondendo delle cose.''

''Un po' lo stai facendo.''

''Grazie, Liam. Davvero.''

''Quello che intendevo dire è perché non glielo dici e basta...?''

''Oh, per favore!'' Alzò una mano con fare drammatico, sentendo ancora il respiro caldo di Liam contro il suo collo. Il braccio del ragazzo era ancora stretto attorno alla sua vita, e percepiva così ogni suo respiro.

''Mi dispiace, Liam, ma non tutti siamo fortunati abbastanza da poter raccontare a tutti della nostra vita sessuale con i ragazzi!''

''... Josh è omofobo?''

''No!'' sibilò Theo. ''Dio. Ma questo non significa che io voglia dirlo in giro! Non ancora. Non... mai? Non lo so! Forse il fatto è che sono un po' riservato? O voglio capire bene come stanno le cose prima di urlare ai miei genitori che faccio sesso con un ragazzo.''

''Quindi, sei ancora arrabbiato per quello?'' chiese il biondo, la voce fastidiosamente calma.

''Sì!'' rispose guardandosi oltre la spalla. ''Non pensare che'' gesticolò vivacemente con la mano, ''che quello che è successo stanotte possa cambiarlo.''

Cazzo, quella notte lo aveva letteralmente 'divorato'. Poi gli aveva fatto un rimming.

Che cosa adulta da fare. In quel momento si sentiva come un bambino.

''Theo,'' disse il biondo cautamente dietro di lui. ''Tu non ti fidi abbastanza delle persone. Prendi Josh, non è il tuo miglior amico?''

''Sì.''

''Perché non ti fidi di lui?''

''Io, io mi fido,'' balbettò. Le sue parole furono seguite da un silenzio. Un silenzio che contraddiceva quello che aveva appena detto. ''Mi fido ciecamente di lui,'' aggiunse, perché era così. Ma non era quello il punto e cazzo, anche Liam sembrò capirlo.

Perché doveva comportarsi in quel modo? Quella che stavano facendo era la conversazione più intima che Theo avesse fatto con qualcuno e davvero, davvero non aveva voglia di parlarne di nuovo. Stupido Liam.

''Potrei suggerirti delle parole, ma credo che mi colpiresti,'' mormorò.

''Risparmiatele.''

''Ok,'' sussurrò Liam.

**

Il castano passò il resto della giornata con Liam e era una cosa che non avrebbe davvero dovuto fare, perché avrebbe dovuto scusarsi con Josh e assicurarsi che tra loro fosse tutto ok.

Al contrario, fece una lunga doccia con il biondo, soddisfò il suo ultimo desiderio, e poi andarono a dormire insieme per un'ora. Liam non parlò nuovamente di Josh, cosa di cui gli fu immensamente grato.

Jay avrebbe lavorato tutta la giornata, e quando si svegliarono dal loro pisolino, il castano sentì Tara al piano di sotto. Tuttavia, non aveva voglia di parlare con lei. Avrebbe voluto dormire e ignorare i suoi problemi per sempre.

Liam era in uno stato tra il sonno e la veglia, le sue palpebre sbattevano delicatamente, le sue spalle nude erano poggiate sul materasso, e la guancia premuta sul ciascuno, mentre Theo lo guardava, accigliato, seccato.

Non sapeva cosa fare. C'era una piccola voce nella sua testa che urlava 'no, no, no' ogni volta che pensava di andare da Josh. C'era un'altra voce che lo implorava di 'restare, restare, restare' a letto tutto giorno con Liam. Non doveva nemmeno lavorare, ma sapeva di doversi comunque alzare e riprendere in mano la sua vita: parlare con Tara, con Josh, cacciare Liam dal suo letto perché quell'abitudine del ragazzo di considerare casa il suo letto gli stava sfuggendo di mano... Comunicare faceva davvero schifo.

Sentì bussare alla porta.

''No,'' grugnì il castano tra sé e sé, serrando gli occhi per un secondo. Sentì Liam spostarsi accanto a lui. Sollevò una mano, poggiandola sul suo bicipite.

Non muoverti, non dire niente, stai fermo. Resta.

Un altro colpo alla porta.

''Che c'è?'' gridò Theo, tenendo la mano del biondo.

''Theo, dobbiamo andare a fare la spesa. Non c'è cibo!'' La voce di Tara sembrava normale. Il castano, invece, non si sentiva per niente normale. Era tutto sbagliato e incasinato.

''Sei sicura?'' chiese, la voce camuffata dal cuscino.

''Sì, idiota. Esci dal letto e vieni qui. Usciamo per le dieci, muoviti.''

Sentì i suoi passi allontanarsi dalla porta e sprofondò nelle lenzuola.

Incasinato. Sbagliato. Stupido.

Spesa. Cibo. No.

''Perché pensi così tanto?''

Theo aprì gli occhi, trovando il biondo a fissarlo con i suoi grandi occhi vecchi, così chiari. Era uno spettacolo.

''La mia vita non è esattamente facile, non è così?''

''La stai rendendo molto più complicata di com'è.''

''È solo che... torna a dormire, Liam.''

Sorprendentemente, il ragazzo lo assecondò.

**

''Quindi, sei gay,'' affermò Tara, annuendo mentre spingeva il carrello nel corridoio.

Theo stava camminando (tenendo il broncio) accanto a lei, con le mani nelle tasche dei pantaloni neri della sua tuta.

Sbuffò. ''Non sono gay.''

Lei lo guardò con la coda dell'occhio.

''Ascolta, mi piacciono i ragazzi, ok? Non lo nego.'' Non era uno stupido. ''È solo che - che non so come definirmi esattamente,'' scrollò le spalle pigramente.

''Quindi, sei... un gay curioso?''

Sospirò. ''Non etichettarmi, Tats. Sono solo io, ok?'' La sua voce era più dolce; sapeva che non era intenzione di Tara qualificarlo con un nome, ma comunque non voleva che le persone lo facessero.

''Lo so,'' replicò la ragazza, sospirando come lui. ''Non me ne frega un cazzo, T. Se sei diverso, per me va bene. Davvero.''

Diverso, pensò. Non aveva mai creduto alle etichette o categorie. Aveva sempre pensato alla sessualità come a un qualcosa senza restrizioni. Naturale. Le persone fanno cose, cose divertenti, cose che danno loro piacere.

Tuttavia la parola 'diverso' era piuttosto carina.

''Comunque ti vesti da gay,'' disse Tara, scoppiando a ridere. ''E non pensare che sia senza motivo il fatto che Josh, a volte, ti chiami principessa.''

''Cosa-!'' Theo fece uno sbuffo indignato, fermandosi in mezzo al corridoio, guardandosi. Indossava i pantaloni da tuta, una semplice maglietta bianca e una giacca di jeans. ''Cosa c'è di gay in questo?! E cosa vuoi dire? Non sono una principessa.''

Lei scrollò le spalle. ''Il polso, l'ossessione che hai per il ciuffo... non so.''

Theo la guardò, offeso. ''Allontanati da me, per favore.''

''Eccolo! Quel tic fastidioso!''

''Ti odio.Questo è omofobo''

''Cosa? Sei semplicemente tu, T. Ok?'' Il luccichio negli occhi della ragazza era fastidioso e simile al suo. ''È nel tuo sangue.''

Alzò gli occhi al cielo, percorrendo di nuovo il corridoio. ''Quindi, sei omofoba e razzista. Buono a sapersi.''

''Oh, sta' zitto,'' lo derise lei, alzando gli occhi al cielo e scivolando al suo fianco, anche se sapeva che Theo stava facendo solo lo stronzo. ''Il mio ragazzo è di colore, quindi non credo.''

''Il tuo cosa?'' Theo si fermò di nuovo e dall'espressione di sua sorella, poteva dire che non avrebbe voluto condividere quella cosa con lui. ''Ragazzo? Piccola sfacciatella subdola che non sei altro.''

Lei lo guardò, ignorando i suoi occhi chiusi in due fessure, per poi aggiungere, ''Stavamo parlando di te, fratellino. Quindi, ignoriamo quello che ho detto e parliamo di Liam?''

''Cosa vuoi dire con 'parliamo di Liam?' Non è il mio ragazzo.'' Cominciarono di nuovo a camminare, dirigendosi in un altro corridoio.

''Oh, per favore. Vive praticamente nel tuo letto. Vi ho sentito darci dentro almeno due volte. Sei fortunato che mamma non vi abbia ancora beccati.'' Tara mise nel carrello due barattoli di burro d'arachidi.

''Per prima cosa,'' disse Theo, togliendo dal carrello i due barattoli. ''Che schifo. Seconda cosa, solo perché dorme da me, non significa che scopiamo solamente.'' Li rimise sullo scaffale, allontanando la sorella dai dolciumi.

''Fate molto più di quello. Ieri eravate ad un appuntamento, non è così?''

''Non è vero! Da dove diavolo prendi queste informazioni?'' Gesù Cristo.

''Sei stato tutta la serata fuori con lui!''

''Non significa niente,'' replicò indignato Theo. ''Solo perché facciamo cose, non significa che siamo una coppia.''

''Non significherebbe niente se non vi etichettaste.'' Tara fece un sorrisetto, prendendo il burro che il fratello le stava porgendo e mettendolo nel carrello. ''Continuate a fare cose.''

Si sbagliava. Non facevano un bel niente insieme.

Theo la fissò con un'espressione impassibile sul viso. ''Se non chiudi la bocca, sorellina, io ti-''

''Theo!''

No. Oh no.

''Che c'è?'' chiese Tara, voltandosi proprio quando Theo vide Jenna, la mamma di Liam, mentre spostava il carrello nella loro direzione.

''Tara?'' disse lui, sorridendo, la voce tesa. ''Va' a prendere delle mele, va bene?'' Le diede una spinta, facendola quasi inciampare.

Un momento dopo, Jenna fermò il carrello, sorridendogli. ''Ciao, caro.''

''Salve,'' disse, rivolgendole un sorriso forzato. Perché, perché, perché???

''Sono felice di essermi imbattuta in te,'' disse Jenna con esitazione. Sembrava leggermente insicura.

''Volevo scusarmi per l'altra sera.''

''Oh.'' Il castano si avvolse lo stomaco con le braccia, deglutendo mentre incontrava lo sguardo della donna.

''È stato un completo disastro,'' sospirò, scuotendo la testa. ''Mi dispiace così tanto che tu ti sia trovato in mezzo. Sono sicura che ti sia sentito molto a disagio,'' (un po', grazie tante, pensò Theo), ''e sono sicura che non era così che volevi andasse il tuo primo incontro con la famiglia del tuo ragazzo.''

''Ehm, sì,'' disse, grattandosi il braccio. ''Sì, credo di sì.''

''Inoltre, caro,'' disse, guardandolo in modo diverso, corrucciandosi leggermente. ''Per quanto riguarda il tuo lavoro al negozio di yogurt...''

''Sì?'' sussurrò, spaventato da quello che pensava avrebbe detto la donna.

''Perché non avevi detto niente?'' chiese.

''Ehm,'' Cercò di mettere insieme le parole, di dire qualcosa che avesse senso. ''Liam e io, noi non siamo esattamente ufficiali, non ancora.''

''Beh,'' disse lentamente Jenna, mordendosi le labbra per un momento. ''So che hai visto me e mio marito in un momento in cui non eravamo al meglio-''

''Jenna,'' Theo la interruppe all'istante. ''Non so niente, sinceramente.''

Lei scosse la testa. ''Va bene se lo sai, Theo. Per la cronaca, voglio bene ad Liam con tutto il cuore. Lui è la mia prima priorità e non voglio che tu pensi che non sia così. Presumo che sia casa tua il posto in cui resta tutto il tempo, ma non posso permetterti di pensare che non venga trattato bene da noi-''

''Jenna, io-io non posso...''

''No,'' continuò lei. ''Lo so. Mi dispiace, è solo che... è fragile, Theo. E mi manca.''

La donna sospirò di nuovo e per un momento sembrò rassegnata. ''Non voglio metterti in una posizione scomoda, Theo, davvero, ma sento che lo sto perdendo e... Prenditi cura di lui, va bene? Non lasciarlo da solo e, dal momento che dorme spesso da te, sappi che la mattina preferisce i pancake con il bacon e lui...'' Smise di parlare, chiudendo la bocca. ''Mi dispiace, Theo,'' disse, la voce un sussurro. ''Mi dispiace.''

''Non è...'' Non ne era sicuro.

''Ci vediamo in giro, caro.'' Sorrise tristemente prima di allontanarsi col carrello.

Un paio di cose (anche se ne sembravano un centinaio) colpirono Theo.

La prima era che la mamma di Liam aveva voluto assicurarsi che lui sapesse che suo figlio non veniva trascurato a casa. La donna avrebbe dovuto dirlo ad Liam, fargli capire che era così. Sì, sembrava davvero distrutta e devastata, ma lui era sicuro che qualcosa non andasse a casa loro, perché ogni volta che Theo glielo ricordava, sembrava che Liam preferisse farsi un bagno nell'acqua bollente piuttosto che tornare a casa. Non riusciva a capire come facessero Jenna e David ad ignorare il fatto che fosse infelice in quella cosa. Per un momento, nemmeno Theo riuscì a capire lo stato d'animo del ragazzo. Jenna sembrava davvero distrutta per tutta la situazione e era stata amorevole nei suoi confronti.

Ma poi rifletté. Tutti i ragazzi hanno rapporti diversi con i loro genitori, per motivi che nessuno potrebbe capire. Theo lo sapeva bene.

Jenna e David non erano a conoscenza del fatto che Liam fosse il capitano della squadra di lacrosse. Non avevano visto nemmeno una partita di tutta la stagione, probabilmente non lo avevano mai fatto, perché altrimenti avrebbero saputo che lui e il biondo non andavano per niente d'accordo. Cazzo, Jenna non sapeva nemmeno che lui e suo figlio non fossero amici, che si erano odiati per anni. Era dolorosamente ovvio il fatto che Liam e i suoi genitori non parlavano. Non condividevano cose né comunicavano in generale. Era terribile. Davvero, fottutamente terribile.

E dove diavolo era stato in passato Liam? Cosa faceva quando non era da Theo? Jenna pensava che Liam passasse ventiquattro ore su ventiquattro con lui? Beh, passava molto tempo da lui e ci dormiva anche, ma sicuramente non era poi così tanto.

Se quello era destino, allora Theo pensò di aver chiuso con ''Dio''. Ovviamente Dio aveva chiuso con lui molto tempo prima.

''Quella era la mamma di Liam?'' sentì Tara dietro di lui. Si voltò, la ragazza aveva in mano un sacchetto di mele verdi. Non rispose, limitandosi a prenderle il sacchetto di mano e metterlo nel carrello.

''Quindi, non siete una coppia?'' La ragazza fece un sorrisetto. ''Stavi solo parlando con tua suocera?''

Theo non fiatò.

Una volta arrivati vicino alla macchina, sistemate tutte le cose nel bagagliaio, Tara gli chiese di dargli qualche lezione guida. Theo non era proprio dell'umore, ma non era sicuro di essere pronto per affrontare Liam, non dopo l'imbarazzante conversazione avuta con sua madre. Probabilmente avrebbe dovuto dirgli quello che era successo, ma era tutto sempre così dannatamente complicato. Non voleva pensarci. Avrebbe solo voluto sdraiarsi al letto, avvolto da un piumone enorme, preferibilmente con Liam accanto a lui. Per alcuni motivi. Al diavolo.

Mandò un messaggio ad Liam.

Non sarò a casa fino a tardi. Probabilmente dovresti andartene per le quattro se non sarò tornato ancora a casa.

Mi farai un massaggio alla schiena se aspetto che torni...?

No.

Ti prego, ti prego T :( mi fanno male le spalle

Da quando?

Da ieri

Sei proprio un caso perso. Va bene.

:)

**

Lunedì, Theo andò a correre prima di andare a scuola. La partita di qualificazione si sarebbe tenuta la prima settimana di marzo. La squadra era forte. In quel momento lui e Liam detenevano il primato dei punteggi tra tutte le squadre scolastiche del nord. Il castano si stava già preparando con il resto dei ragazzi. Il Coach Finstock si fidava di loro due come capitani più di quanto avesse fatto all'inizio della stagione.

In parte, sospettò, perché litigavano sempre meno. Non poteva negarlo; ultimamente si comportavano incredibilmente bene insieme in squadra. Certo, Theo preferiva mantenere il possesso di palla, piuttosto che passarla all'altro ragazzo ma stavano migliorando. Liam continuava a fare i suoi esercizi yoga e... lui non sapeva potesse diventare così flessibile. Aveva migliorato le sue capacità di corsa e di cambiare direzione velocemente. Gli esercizi al ginocchio del biondo lo avevano aiutato molto.

Stupido Liam, che in quel momento stava dormendo a casa sua.

A quanto pare, suo padre aveva richiesto la sua presenza alla cena domenicale, così gli aveva detto che sarebbe rimasto da lui per la notte.

La verità è che si sentiva ancora in imbarazzo per la conversazione avuta con Jenna e, più il tempo passava, più si arrabbiava con i genitori del ragazzo. Con in genitori, in generale.

Alcuni erano assolutamente fantastici, ma altri... Il fatto era che i genitori dovrebbero assicurarsi di far sentire protetti i loro figli e in salute, fisicamente e emotivamente. Dovrebbero stare accanto loro, darsi completamente, e non abbandonarli nelle difficoltà. Stupidi, fottuti genitori. Alcuni di loro non si meritavano nemmeno i loro figli.

Liam meritava di meglio e cazzo, dannazione, anche Theo.

Si trattenne. I suoi pensieri avevano assunto direzioni sbagliate. Stava parlando di Liam ma... sospirò, lasciando fuoriuscire un sospiro pesante. Abbastanza pesante.

Raggiunse la casa dai mattoni rossi, alla fine della strada. Mentre si avvicinava, intravide la macchina di Maura Diaz nel vialetto. Il terreno era ancora ghiacciato, la mattinata grigia. Vide la luce della cucina dalla finestra mentre attraversava il cortile, dirigendosi alla porta d'ingresso.

Prima di raggiungere il portico, la porta venne aperta e il padre di Josh uscì fuori.

''Ah, Theo!'' disse Bobby con un enorme sorriso. ''Ultimamente non ti ho visto molto, figliolo. Come stai? Stai facendo una corsa mattutina?''

''Sì,'' annuì Theo, ricambiando il sorriso. Realizzò che gli erano mancati anche i genitori del biondo.

''Josh è dentro, sta facendo colazione. Passa una bella giornata e buona fortuna per le qualificazioni!'' Gli diede una pacca sulla spalla mentre camminava in direzione dell'auto della moglie.

Theo oltrepassò con esitazione il piccolo portico. Bobby aveva lasciato la porta aperta, così entrò dentro senza bussare. Si sentì stranamente in imbarazzo. Sapeva che Josh era arrabbiato con lui e non si sentiva così a disagio dalla prima volta che era entrato in quella casa. Non si ricordava nemmeno di quel giorno; tutto quello che ricordava erano le partite a lacrosse con il biondo nel suo giardino e il terrore che provava nei confronti di suo fratello maggiore, Greg.

Si liberò delle scarpe, asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della felpa. Fece capolino con la testa in cucina, trovando il suo miglior amico intento a masticare un pezzo di toast, con un bicchiere d'aranciata accanto.

Maura non era nei paraggi. Theo deglutì, schiarendosi la gola.

Josh alzò lo sguardo e Theo sorrise, con le labbra strette in una linea sottile. Il suo sguardo era già carico di scuse e il ragazzo alzò gli occhi al cielo davanti alla faccia da cucciolo che aveva messo su.

''Siediti, testa di cazzo,'' disse Josh, calciando la sedia dall'altra parte del tavolo, di fronte a lui.

Obbedì. Guardando con imbarazzo Josh spalmarsi del burro su un altro pezzo di pane. Dopo avergli dato un morso, Theo si decise ad aprir bocca.

''Mi sono comportato di merda, Josh, lo so.'' Avrebbe dovuto dirgli tutto, mettere le carte in tavola.

''Sai,'' disse il biondo, continuando a mangiare, senza guardarlo, preferendo fissare il toast che stava divorando e prendendo qualche sorso del suo succo.

''Io non so nemmeno cosa fai quando non sei a scuola, o con chi sei quando mi dai buca.''

''Josh...''

''Sei una merda.''

''Lo so,'' disse Theo, guardandolo negli occhi. ''Ma adesso sono qui e ci sto provando.'' Avrebbe dovuto semplicemente dirglielo e basta. Si scopava Liam. Spesso. E... gli piaceva la sua compagnia. Forse. A volte. Come cazzo avrebbe dovuto dirlo a Josh?!

Non aveva una riposta, perché Dio doveva chiaramente odiarlo e nemmeno il biondo disse niente. Terminò di mangiare il pane e poggiò il bicchiere vuoto sul tavolo.

''Josh, mi dispiace.''

''La scuola inizia tra quaranta minuti, Theo. Faresti meglio a tornare a casa e a fare una doccia se hai intenzione di andarci.''

Theo sentì il petto stringersi. Non sapeva cosa aspettarsi. Chiaramente scusarsi non era abbastanza. Josh era il suo migliore amico. Non sarebbe dovuto essere così difficile.

''Per favore...'' continuò Theo, strofinandosi l'occhio con il pugno della mano. ''Io... da ora in poi sarà diverso, Jo. Te lo prometto. Non mi comporterò più in modo strano.''

Josh lo guardò, l'espressione ancora severa. Sapeva che avrebbe dovuto dirgli cosa stava nascondendo, perché sapeva che l'amico sospettava qualcosa.

''Vuoi un passaggio a scuola?'' chiese alla fine Theo, sospirando.

''Va bene.''

Theo alzò lo sguardo, sorpreso. ''Ok,'' disse, il sorriso gli si allargò sulle labbra. ''Vengo a prenderti.''

''Beh, duh,'' disse Josh mentre si alzava dalla sedia, uscendo dalla cucina. Tuttavia, Theo riuscì a vedere le labbra dell'amico contorcersi leggermente, provocandogli un sorriso. ''Ora esci di qui. Devo farmi una doccia e puzzi.''

Scoppiò a ridere, un profondo senso di sollievo gli esplose nel petto.

Josh lasciò la stanza senza dire una parola e lui uscì, correndo verso casa sua. Si era tolto un piccolo peso dalle spalle, un altro.

Quando arrivò a casa, fece velocemente una doccia e si cambiò con degli abiti puliti. Indossò dei pantaloni neri e una felpa grigia con sopra stampata la bandiera americana.

Quando entrò in cucina, Tara era già seduta a tavola che sorseggiava una tazza di thè con il suo sopracciglio perfettamente inarcato.

''Muoviti,'' le disse Theo. ''Dobbiamo dare un passaggio a Josh.''

''Oh, bene,'' rispose lei, spostando i piedi dalla sedia. ''Avete fatto pace. Mi era mancato.''

''Anche a me.'' Sorrise, incapace di trattenersi.

Lei scosse la testa. ''Sdolcinato, sfigato. Anche se scommetto che a Liam piaccia il fatto che sei così appiccicoso.''

''Che c'entra Liam adesso?'' chiese con un cipiglio annoiato.

''È il tuo ragazzo, no?''

''No. Te l'ho detto un centinaio di volte. E non sono appiccicoso con lui, mai. Non sono sdolcinato, a differenza di altri membri di questa famiglia.''

''Ne sono certa. Ti stai innamorando di lui. Profondamente.''

''Di che stai parlando?''

Era fuori di testa?

''Sì, lo sei. Assumi quell'espressione,'' gesticolò con la mano, ''quando le persone parlano di lui.''

''Sei impazzita, sorellina?'' si sistemò i jeans, rivolgendole un'occhiataccia di sdegno.

Lei roteò gli occhi.

''Ho un fidanzato, me ne intendo di queste cose. Capisco quando una persona ha gli occhi a cuoricino. Martin... lui è un po' strano alle volte, ma tu sei peggio di lui, se possibile.''

Theo la fissò, arricciando il naso per il fastidio.

''Questa conversazione è finita. Ora alzati, dobbiamo andare.''

Il viaggio fino a casa di Josh fu veloce.

Si sentiva leggermente nervoso, con una sensazione strana allo stomaco. Ok, sì, probabilmente era un po' agitato e eccitato. Josh non lo aveva completamente perdonato, o probabilmente non lo aveva fatto per niente, ma forse potevano superarla insieme. Sarebbero diventati di nuovo amici. Theo doveva solo smetterla di fare l'idiota, dare priorità a lui rispetto ad Liam, essere un amico normale. Ultimamente non lo era stato, perché gli amici non si ignorano e non si raccontano bugie.

Il biondo uscì di casa non appena Theo si fermò nel vialetto, con il borsone che pendeva da una spalla. Aprì la portiera davanti (Theo costrinse Tara a sedersi dietro) e saltò su. Sembrava freddo e il castano si sentiva troppo impaziente rispetto a lui. Forse Josh doveva solo sciogliersi un po'?

''Hey,'' tentò il castano, cercando di catturare la sua attenzione.

''Ciao, Joshua,'' disse Tara.

''Che si dice Tats?''

''Mi fa piacere che siate tornati ad essere di nuovo amici.''

''Hmm.''

Theo deglutì a vuoto.

Josh lo guardò. ''Hai intenzione di guidare, o cosa?''

''Giusto.'' tossì per l'imbarazzo, accendendo l'auto.

I primi minuti passarono in silenzio. Theo tamburellava nervosamente le dita contro il volante in pelle, poi si morse il labbro, lanciando un'occhiata a Josh. Il suo amico stava fissando fuori dal finestrino, stringendosi le mani in grembo. Tara non disse niente, ma quando il castano guardò attraverso lo specchietto retrovisore, la trovò con le mani davanti alla bocca, mentre guardava fuori. Era proprio una stronzetta.

Raggiunsero la sua scuola, scese dalla macchina, ma non prima di afferrare le loro spalle, stringendole.

''Baciatevi e fate pace, ragazzi. Lo sapete che vi volete tanto, tanto bene. Forza.'' Dopo quello, la ragazza sorrise, chiudendo la portiera.

Josh scosse la testa, sbuffando. Theo scoppiò a ridere per l'imbarazzo, azionando nuovamente l'auto. Fissarono fuori dal finestrino. Il castano sperava quasi che la radio fosse accesa. Forse in quel caso il silenzio non avrebbe reso tutto così dannatamente difficile.

''O Cristo,'' grugnì alla fine Josh quando erano quasi arrivati a scuola. Theo alzò le spalle per la reazione improvvisa dell'amico. I loro occhi si incontrarono e poi il biondo scoppiò a ridere, una risata fragorosa.

''Assomigli ad uno scoiattolo spaventato, Theo,'' riuscì a dire.

Entrambi scoppiarono a ridere e era così dannatamente bello. Era così spaventato dall'idea che Josh gli avrebbe detto di non voler continuare ad essere suo amico. Era bello sapere che potevano ancora ridere in quel modo. Erano come due pezzi di un puzzle. Riuscivano a trovarsi anche dopo i litigi peggiori.

Continuarono a ridere fino a non averne più le forze.

''Allora, come va con il lacrosse?'' chiese Josh mentre il castano svoltò nel parcheggio della scuola. ''Infastidisci ancora tutti con i tuoi folli programmi d'allenamento? Dunbar continua ad essere un vegetale senza cervello?''

Theo cominciò a ridere di nuovo e il ragazzo si unì a lui. Non riusciva a credere al fatto che in passato aveva davvero usato quelle parole per descrivere Liam. e in quel momento era divertente, perché sembrava così ridicolo. Josh si tenne lo stomaco con le mani per le risate e lui si coprì la bocca con la mano.

Spense l'auto e proprio allora il suo cellulare vibrò, il suo stomaco fece una capriola. La sua mano fu veloce come un serpente quando lo afferrò dal portabevande.

Il minuto dopo, si rese conto di quello che aveva appena fatto. Lentamente alzò lo sguardo su Josh, la paura gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene. Gli occhi del suo amico erano diventati così scuri che si spaventò quasi. No. No, no, no. Non voleva-

Josh uscì dalla macchina in un nanosecondo. Theo fu dietro di lui il secondo dopo, afferrandogli la spalla e fermandolo davanti alla macchina. C'erano persone attorno, ma in quel momento Theo non riusciva a concentrarsi su di loro.

''No,'' esclamò duramente Josh quando la mano di Theo lo toccò. Il castano, allora, la allontanò dalla sua spalla.

''Sai una cosa, Theo? Vaffanculo.''

La sua voce era decisa e sembrava non ammettere ragioni.

''Non capisco perché ti comporti come se non ti fidassi di me, ma fin quando non risolverai i tuoi problemi, sappi che questo,'' gesticolò con la mano tra i loro petti, ''io e te abbiamo chiuso. Non siamo più amici.''

Si voltò velocemente, in direzione della scuola e con un'andatura tale che Theo avrebbe dovuto correre per raggiungerlo.

Il castano era senza parole. Perduto.

Le persone attorno a loro li fissarono, gli occhi che si spostavano tra il ragazzo che si allontanava di corsa e la postura sconvolta del castano che si limitava a fissare, incapace di muoversi.

Non aveva nemmeno avuto intenzione di farlo. Non aveva preso il cellulare per nasconderlo a Josh. Non voleva nascondere niente - semplicemente, non stava pensando in quel momento. Si era sentito felice e al settimo cielo perché finalmente lui e il biondo erano sulla strada buona per ricongiungersi, e quando il cellulare aveva emesso quel suono, aveva sentito qualcosa allo stomaco e...

Era così eccitato. Era così impaziente di leggere il messaggio di Liam.

Era ingiusto, ma Theo incolpava lui. Se non ci fosse stato Liam, lui e Josh sarebbero stati ancora amici. Sarebbe stato tutto normale. Ma anche diverso. Forse la squadra di lacrosse non sarebbe stata così capace, Theo non avrebbe scoperto di provare attrazione verso i ragazzi, e il biondo non avrebbe avuto un posto dove andare quando le cose a casa sua diventavano troppo difficili da sopportare.

Dannazione. Tutto si riconduceva sempre a lui.

Tornò indietro per chiudere le portiere dell'auto, recuperando lo zaino dal sedile posteriore. Deglutì, la testa piena di pensieri.

E se... e se Tara aveva ragione? Poteva essere...? Poteva essere che a Theo piacesse davvero un po' Liam, in quel senso?

No. La risposta era 'assolutamente no'. Impossibile.

E comunque, in quel momento, non era una cosa importante. Theo voleva picchiarsi da solo. L'unica cosa importante era che Josh non voleva più essergli amico. La sua testa era così incasinata, dominata da Liam. Non riusciva a non pensarlo nemmeno quando il suo migliore amico di una vita aveva rotto con lui. Che diavolo era successo?

Che cazzo era successo.

**

Trascorsero varie settimane e Theo era sicuro di non essersi mai sentito così strano. Arrivò alla conclusione di essere depresso. E poteva dire lo stesso di Tara e Liam che continuavano a suggerirgli di sputare il rospo con Josh. Ma loro non capivano, ovviamente.

Il fatto non era che il suo amico lo avrebbe odiato o che avrebbe smesso di essergli amico se avesse scoperto che faceva sesso con un ragazzo. Non era omofobo e credeva nelle relazioni senza impegno, fondate esclusivamente sul sesso. Nonostante questo, Theo gli mentiva da mesi. Sapeva che l'amico era consapevole che non si fidava di lui.

Non aveva mai detto a nessuno prima d'ora che gli piacevano i ragazzi. Tara lo aveva scoperto per caso, e non aveva fatto coming out con la famiglia di Liam.

Il fatto era questo: non sapeva come fare ''coming out''. Non sapeva in cosa consistesse esattamente. Dio, erano passati solo alcuni mesi e si era convinto di non provare dei sentimenti verso il ragazzo. Quell'opzione con il biondo era stata scartata. Quella fra loro era una cosa esclusivamente sessuale e gli dava piacere. Non era pronto al resto.

Josh non lo aveva più contattato, e in classe lo evitava come la peste. Ogni volta che Theo cercava di avvicinarsi, lui si tirava indietro.

Durante le lezioni si assicurava di sedersi ai posti occupati e a pranzo mangiava con dei ragazzi che il castano non conosceva e che non credeva fossero particolarmente legati al biondo. Erano più il genere di persone che frequentava Liam.

Theo si sentiva ferito dal completo rifiuto dell'amico nei suoi confronti, ma era consapevole di meritarlo. Tuttavia, non riusciva a non provare dolore per il fatto che il biondo avesse scelto di stare con persone che lo disprezzavano apertamente.

Tutti lo avevano notato, e quelli che avevano assistito al litigio nel parcheggio, avevano diffuso la notizia. Eppure, nessuno era sembrato sorpreso dalla cosa.

Quando il castano, durante il pranzo, lo raccontò a Scott e ad alcuni dei ragazzi della squadra, anche loro non ne sembrarono impressionati.

''Hmmm, beh,'' disse Isaac. ''Di certo ti sei allontanato ultimamente.''

Gli altri ragazzi si limitarono a scrollare le spalle, annuendo alle parole del ragazzo. Theo era quasi scioccato, ma non lo diede a vedere. Si sentiva come sulle montagne russe, nauseato. Era stato davvero così ovvio? Era stato davvero così orribile come amico? La risposta era evidente. A quanto pare sì, lo era stato.

''Forse lo siete stati entrambi,'' disse Liam, in ginocchio sul pavimento, accanto al letto. Theo era sdraiato su di esso, i piedi a terra, il biondo tra essi. ''Nemmeno lui ha fatto uno sforzo la settimana prima che litigaste...'' Affievolì le parole e le sue motivazioni suonavano poco veritiere al castano. Liam lasciò un bacio sull'osso iliaco sporgente, lasciando scendere il naso giù, verso il suo membro. Theo sapeva che stava cercando di farlo sentire meglio ma lui sapeva cosa non andava. Non era pronto a fare quello che sarebbe stato necessario per sistemare le cose.

Liam avvolse la mano attorno al membro del castano, pompandolo lentamente. Il castano emise un sospiro, le dita dei piedi che si arricciavano contro il pavimento. Con l'altra mano, il biondo cominciò ad accarezzare lentamente il suo polpaccio sinistro, sussurrandogli contemporaneamente parole di conforto.

''Possiamo passare semplicemente alla parte in cui lo prendi in bocca, per favore?'' soffiò Theo, e Liam gli rispose con un piccolo sospiro, prima di eseguire la sua richiesta.

Il biondo si era mostrato inaspettatamente gentile nei confronti di tutta quella situazione. Non aveva infastidito Theo, limitandosi solo a fargli dei pompini per dargli sollievo.

Inoltre, non era solo la situazione con Josh e Liam ad essere cambiata. Dopo quello che aveva scoperto una notte di fine febbraio, anche quella con la sua famiglia lo era.

Aveva trovato sua mamma al telefono, intenta a ridere, seduta sul divano, il telefono incastrato tra la spalla e l'orecchio. Stava sorridendo, mentre scarabocchiava con una penna in mano parole su un pezzo di carta.

Dopo aver attaccato, Theo la fissò con un sopracciglio inarcato.

''Oh, era Fizzy,'' disse tranquillamente la donna. A Theo uscirono quasi gli occhi dalle orbite.

''Non lo sapevi?'' continuò. ''Ci parliamo da un po', T. Come hai fatto a non accorgertene? Anche Tara si è vista con lei un paio di volte.''

Si sentiva... quasi tradito. Non da Tara e sua madre, ma da Fizzy. Certo, era felice che la sua famiglia stava ''guarendo'', ma... lui no. Lui non stava guarendo, non si sentiva meglio e non aveva ceduto. Se Fizzy non stava più ignorando sua madre, allora era rimasto l'unico nella famiglia a tenersi in disparte.

Si sentiva perso. Non sapeva che fare.

''Comunque, probabilmente staremo via per un po'. Solo per una settimana o qualcosa di simile, Tara, Fiz e io.''

Adorabile. La famiglia riunita un'altra volta.

Theo lasciò la stanza, convinto di essere sul punto di vomitare.

Quella sera, più tardi, dopo essersi rigirato nel letto per ore e non riuscendo a dormire, chiamò Liam. Solo il lacrosse e il biondo sembravano essere capaci di liberargli la mente, anche se a volte nemmeno loro.

''Perché sei sveglio alle cinque del mattino?'' sussurrò Liam, preoccupato, mentre lo seguiva silenziosamente per le scale, fino ad arrivare in camera sua e chiudere la porta dietro di loro.

''Perché lo sei tu?'' replicò l'altro, voltandosi. Afferrò velocemente il collo del biondo, saltandogli tra le braccia e avvinghiandosi con le gambe alla sua vita. Liam lo catturò in modo impacciato, stringendogli le cosce e portandoselo sui fianchi.

''Hai ragione,'' mormorò, poi salì sul letto, trascinandosi Theo con lui.

Lo baciò dolcemente, si mise a cavalcioni su di lui, affondando le dita nei suoi capelli. Il castano sospirò, stringendogli i fianchi con le mani, sentendolo mentre si avvicinava di più al suo petto. Liam gli lasciò un altro bacio sulla gola, affondando il naso nell'incavo del suo collo. Il suo respiro era delicato e caldo sulla pelle del castano, e per un momento tutto quello che Theo riuscì a sentire, furono i tocchi delicati di Liam e la sua pelle liscia come la seta. Dopo, il biondo lo baciò sulla mascella, accarezzando con le labbra la pelle morbida proprio in quel punto.

''Forse dovresti parlargli,'' sussurrò Liam. Theo si irrigidì, ma non lo allontanò. ''So che non vuoi farlo, T, ma sei infelice. Sei sempre arrabbiato e triste, piccolo.''

Piccolo.

''Non risponde alle mie chiamate, Liam,'' disse, ignorando il nomignolo, nonostante i brividi che aveva sentito lungo la spina dorsale. ''E non sono arrabbiato e triste. Sono solo annoiato, questo è tutto.''

''T,'' sospirò Liam, le dita intrecciate nei capelli alla base del collo. ''Va bene essere tristi alcune volte.''

Il castano lo guardò in maniera penetrante, e Liam si allontanò leggermente, poggiando le mani sul suo petto.

''Stiamo per iniziare una seduta da psicanalista? Vuoi che ti faccia le trecce ai capelli?''

''Sto cercando di aiutarti, T,'' disse il biondo con voce frustata.

''Non voglio il tuo aiuto. Non ho bisogno che tu mi consoli.'' Theo non riusciva a non tirar fuori quel suo lato acido. I sentimenti non erano il suo forte. Non sapeva perché si comportava in quel modo, perché respingeva tutti.

Liam alzò le spalle e scese dal grembo del castano. Era arrabbiato, di questo il castano era sicuro.

''Va bene. Come ti pare. Allora torno a casa.''

''Liam, sono le sei e mezza.''

''Beh, non hai bisogno di me qui, quindi.''

Dio.

''Smettila di fare il melodrammatico e torna a letto, per l'amor di Dio!''

Liam corrucciò lo sguardo, sembrava seccato, irritato.

''Non farò sesso con te.''

''Sì, sì, come vuoi,'' sospirò Theo, scoprendo il piumone da un lato del letto e rannicchiandosi sotto. ''Ma... resta, per l'amor di Dio,'' borbottò.

Rotolò, ascoltando il silenzio della stanza che continuava a crescere. Finalmente, sentì il biondo togliersi le scarpe e il rumore proveniente dai cassetti mentre l'altro ragazzo cercava una maglietta con cui dormire.

Dopo essersi messo sotto le coperte, Liam si sdraiò, dandogli le spalle. Theo si voltò verso di lui, fissandogli il retro della testa.

''Non sono un caso disperato, Liam.''

''Bene,'' mormorò. ''Nemmeno io lo sono.''

''Allora,'' disse Theo a bassa voce. ''Che ne dici di... di essere tristi insieme?''

Liam si voltò lentamente, occhieggiandolo.

''Però non piangere mentre dormiamo insieme, ok?''

Il castano sbuffò, fece una piccola risata e poi alzò gli occhi al cielo.

''Sei tu quello che piange, sfigato.''

''Non so di cosa stai parlando.'' Il biondo si voltò di nuovo, dando le spalle a Theo che rideva sotto i baffi. ''Non è divertente,'' dopo un bel po', Liam sospirò. Theo si avvicinò di più a lui, sfiorandogli la testa con il naso. I suoi capelli profumavano leggermente di fragola.

''Vuoi un po' di coccole?''

''Credevo che avessimo stabilito che non siamo dei casi disperati.''

''Come se la mattina dopo non finissi con l'avvinghiarti a me come una piovra.''

''È successo solo una volta, Theo. Ti do un pugno in faccia se ne parli di nuovo.''

Non rispose, limitandosi a stringersi di più al suo petto, così da sentire la sua pelle calda, nonostante l'orribile maglia gialla che aveva trovato sul fondo del suo armadio.

Liam non aggiunse altro, limitandosi a sospirare nel cuscino e adagiandosi nel tocco di Theo.

**

''Non sto dicendo che non sa quello che sta facendo,'' disse Malia, la fidanzata di Scott. I tre ragazzi stavano passeggiando, dopo aver pranzato all'aperto, sotto il sole primaverile. Faceva ancora freddo, ma la luce del sole faceva sentire Theo un po' meno depresso.

''Penso solo che un avvertimento sarebbe stato carino. È un compito impegnativo e abbiamo anche degli esami per i quali preoccuparci e voi ragazzi il campionato. Secondo me è un po' tardi annunciare il progetto adesso. Se l'avesse fatto prima, sarebbe stato più fattibile, perché avremmo avuto più tempo.

Stava parlando del compito di educazione civica che il loro insegnante aveva assegnato loro quella mattina. Gli impegni di Theo erano già tanti e il suo interesse per qualcosa di diverso dal lacrosse era minimo.

''Forse potremmo chiedergli di rinviare la scadenza?'' suggerì Scott, prendendole la mano, mentre faceva oscillare le loro braccia. Theo era molto fiducioso sul fatto che il Signor Warner lo avrebbe ascoltato, ma nel caso in cui Scott lo avesse proposto, lo avrebbe supportato.

''Grazie, piccolo, ma non penso che accetterebbe,'' Malia sospirò.

Scott si avvicinò, baciandole la guancia mentre raggiungevano l'edificio principale. I due ragazzi erano molto dolci tra loro, si scambiavano quel tipo di effusioni liceali che ci si aspetta dal classico cliché americano. Il castano, negli ultimi tempi, passava molto tempo con loro a scuola e erano di grande compagnia, se doveva essere sincero. Erano molto più tranquilli rispetto ai ragazzi della squadra, non curiosi o ficcanaso come Isaac e Oli. Erano bravi a dargli lo spazio di cui aveva bisogno. Tuttavia, quello che desiderava veramente era la sua amicizia con Josh.

Theo stava camminando al fianco di Malia e in qualche modo finì nel suo piccolo mondo, cosa che capitava spesso negli ultimi giorni. Si rifugiava nella sua testa, o almeno così gli diceva Tara e non riusciva a fare diversamente. Ma in quel momento fu come se qualcuno avesse preso un vaso di vetro e lo avesse frantumato in mille pezzi, costringendolo a svegliarsi.

In fondo al parcheggio, all'ultima fila accanto all'ingresso, c'era Josh. Non era solo, perché era poggiato contro una Range Rover scintillante, una che il castano conosceva anche troppo bene.

Theo sentì freddo. Il biondo indossava dei Ray Bans neri e stava fumando, mentre parlava con l'amico di Liam, Stiles.

Il castano doveva aver rallentato il passo, perché Malia e Scott si erano fermati al suo fianco, guardandolo preoccupati.

''Che succede?'' chiese Scott, prima di seguire lo sguardo di Theo e capire il momento successivo.

''Oh.''

Josh non fumava. Si faceva di erba, ma non fumava sigarette. Non usciva nemmeno con Stiles, e era dannatamente sicuro che non si era mai appoggiato alla macchina elegante di Liam. Theo aveva voglia di vomitare. Non perché ci fosse qualcosa di sbagliato con Stiles, ma perché Josh era diventato suo amico...

''Theo,'' disse lentamente Malia, ma il castano non riusciva a restare lì. Chiuse gli occhi, correndo verso l'edificio.

Era tutto così sbagliato. Così incasinato. Quell'anno era stato un disastro. Durante l'estate, prima che la scuola cominciasse, aveva fatto dei progetti per il futuro. Dopo due mesi di pianti e preoccupazioni, durante i quali non aveva mangiato e quasi dormito, era convinto di avere dei piani. Era chiaro che niente sarebbe andato come desiderava. Dal primo giorno in cui il Coach aveva nominato lui e Liam co-capitani, era andato tutto a puttane.

Theo aprì la porta dei bagni, trovandoli vuoti. Si appoggiò con le mani ai bordi del lavandino, gli occhi bruciavano e lo stomaco gli si contorceva.

Le domande erano troppe.

Quando era diventato Josh amico di Stiles, o di quel tipo di persone in generale? Lo faceva perché sapeva che avrebbe reso Theo infelice? Non poteva essere così. Il suo amico non poteva essere così arrabbiato e non gli aveva mai portato rancore, non intenzionalmente almeno. Forse era semplicemente cambiato? Tutti i ragazzi della squadra avevano detto che Theo e il biondo si erano allontanati. E se era vero? E se Josh preferiva la compagnia degli altri, di persone che chiaramente non assistevano alle partite di lacrosse per tifare per lui?

Un altro pensiero si unì agli altri. Liam ne era a conoscenza? Josh era appoggiato alla sua macchina dopo tutto.

Cazzo, doveva scoprirlo.

Lo sapevi? Di Josh lo sapevi?

Mise il cellulare sul ripiano accanto al lavandino, fissandolo come se fosse una bomba ad orologeria, mentre le sue mani stringevano forte i bordi del ripiano. Le nocche erano diventate bianche e sentiva inumidirsi gli occhi mentre fissava la dicitura 'inviato' sul messaggio. Liam non lo aveva ancora visto.

Sussultò quando una delle porte delle cabine si aprì.

''Theo?'' la voce femminile era familiare e Theo imprecò contro il fatto che i bagni di quella scuola fossero adibiti sia ai ragazzi che alle ragazze.

La brunetta si avvicinò al lavandino, lavandosi le mani.

''Oh. Ciao, Hayden,'' disse, tossendo imbarazzato e asciugandosi gli occhi per quanto possibile. Lei se ne accorse, comunque, perché lo guardò con attenzione dallo specchio, con espressione corrucciata.

''Oh, T. Stai bene?'' disse, dopo essersi resa conto che stava quasi per piangere.

''Sì, bene.'' La sua voce era tremolante e il naso chiuso.

La ragazza lo guardò con preoccupazione.

''No, non è vero... Theo, va tutto bene?''

''Sì, Hayden. Sto bene.''

''Theo,'' sospirò e fece alcuni passi avanti. Si avvicinò al ripiano accanto a lui, sfiorandogli il braccio con il suo mentre lo guardava dallo specchio. ''C'è qualcosa che posso fare per te?''

No, sicuramente non c'era. Non c'era nessuno che poteva aiutarlo.

Theo distolse il viso da quello della ragazza, preferendo non farle vedere quanto era distrutto.

''Hey,'' mormorò lei, la voce calda e gentile. ''Theo, puoi fidarti di me. Voglio solo aiutarti.''

''È solo che... io.'' Si passò una mano sul viso. Era solo così stanco di tutti. Aveva bisogno di una fottuta pausa, ma non c'era tempo per quello. Non ci si poteva prendere una fottuta pausa dalla vita.

Il suo telefono vibrò sul ripiano.

Sapere cosa? Theo è tutto ok?

Voleva solo andare a casa.

Sentì delle dita sfiorargli la mano e alzò di nuovo lo sguardo allo specchio. La mano di Hayden copriva dolcemente la sua, ma i suoi occhi si posarono sul cellulare del castano. Theo spostò immediatamente la mano, recuperando all'istante il cellulare.

Si sentiva sollevato. Liam non sapeva. E non era bravo a mentire. Anche attraverso i messaggi sapeva essere poco convincente.

''Io...'' tossì. ''Ci vediamo più tardi, Hayden.''

Uscì velocemente dai bagni, lasciando la ragazza davanti ai lavandini. Indietreggiò quando qualcuno aprì la porta dall'altro lato. Avrebbe voluto sprofondare. Stiles era di fronte a lui.

Non dissero niente ma Theo considerò abbastanza esplicativo lo sguardo che rivolse al ragazzo. Era consapevole di avere il viso arrossato, gli occhi rossi e le ciglia bagnate, ma se ne infischiò. I suoi occhi erano pieni di odio. Non era colpa di Stiles, ma ormai la frustrazione che provava, era senza limiti.

Lo oltrepassò, facendo scontrare dolorosamente le loro spalle. Sarebbe dovuto succedere come nei film, lentamente, ma non fu così - fu solo terribile. Stiles non disse niente ma Theo sì, anche se senza usare parole.

**

Durante l'intero allenamento di lacrosse, Theo era stato sottotono. Liam aveva preso il comando, nonostante quel giorno fosse compito dell'altro ragazzo. Un paio di mesi prima una cosa come quella sarebbe stata inimmaginabile - in quel momento invece, Theo gliene era semplicemente grato.

Liam ci andò leggero, permettendo ai ragazzi di rilassarsi al termine dell'ora.

Theo non era concentrato, mancò una serie di passaggi e non giocò bene. Alla fine i ragazzi smisero di passargli la palla. Liam era nella squadra avversaria e quando lo oltrepassò, gli rivolse uno sguardo preoccupato.

Theo non riusciva a parlare in quel momento, né Liam avrebbe potuto fare qualcosa con i ragazzi della squadra presenti. L'unica cosa che desiderava fare, era tornare a casa e raggomitolarsi nel letto. Aveva gli occhi assonnati, e quando incontrò nuovamente lo sguardo di Liam, i pochi metri del campo a dividerli, sentì un groppo in gola. Gli occhi del biondo erano colmi di quesiti, preoccupati. La sua bocca era semiaperta, come se voleva porgli qualche domanda.

Theo scosse la testa, mordendosi il labbro. Liam, in risposta, aggrottò la fronte, e il castano si passò una mano sul viso, facendo aumentare il suo cipiglio. In quel momento Theo capì che al ragazzo sembrava importare parecchio di lui. Nonostante il loro passato e lo strano accordo che avevano stabilito, Liam era preoccupato per lui. Probabilmente era l'unico, eccetto la sua famiglia, a conoscere dei suoi problemi, oltre a Josh.

Theo capì di non volere la commiserazione di Hayden, non perché Liam gli aveva chiesto di non esserle amico, ma perché la sua preoccupazione non aveva alcuna importanza, contrariamente a quella che mostravano le persone importanti della sua vita. Semplicemente, non voleva che importasse a qualcuno, né aveva bisogno di una persona quando si sentiva solo. Voleva avere vicino quelle persone di cui gli importava. E ultimamente Liam era una di quelle persone.

Theo lo ammise, anche se si sorprese del suo stesso pensiero. Non aveva bisogno di Hayden, perché, cazzo, in quel momento l'unica persona che voleva era Liam.

''Theo,'' il Coach lo chiamò da parte dopo gli allenamenti. Theo sentì gli occhi di Liam su di lui, che lo guardavano, poi deglutì e seguì l'uomo fino alle tribune, dove si sedettero. Il Coach intrecciò le mani, guardandolo con fermezza. ''Come ti senti, ragazzo?''

''Mi dispiace,'' Theo si scusò all'istante, sospirando. ''Oggi ho fatto schifo.''

Il Coach Finstock annuì lentamente, mentre la sua pelle olivastra brillava sotto la luce del sole. Si toccò lievemente la barba corta e scura con un dito e il pollice.

''Sai, la prima partita di campionato è venerdì prossimo.''

Dio, ovvio che Theo lo sapeva. Si allenavano da settimane e lo stress lo stava divorando interiormente da giorni. Un paio di settimane prima avevano vinto la partita di qualificazione, ma quella era la più importante. Erano i quarti di finale. La squadra era completamente assorbita dall'ansia e dai preparativi. Quella giornata avrebbero dovuto allenarsi di più, ma Liam, ovviamente, aveva percepito il volere della squadra, ritenendo migliore una sessione più leggera. Era davvero bravo a leggere le persone. Liam aveva un buon intuito.

''Lo so, Coach,'' disse Theo. ''Oggi non era giornata. Non ricapiterà, lo prometto.''

Finstock gli diede una pacca sulla schiena, ma non disse niente per un po'. Poggiarono entrambi i gomiti sulle cosce, osservando il campo vuoto e i ragazzi che si dirigevano verso gli spogliatoi. Liam era ancora accanto alla panchina, impegnato a sistemare i palloni in una cesta.

''Sei un ottimo giocatore, Theo,'' disse l'uomo. ''Hai del potenziale e non parlo solo del talento, ma di quella scintilla. Devi semplicemente mostrare quella alle persone. Sei migliorato tanto quest'anno.''

''Vi state attribuendo qualche merito?'' fece Theo, inarcando un sopracciglio e il Coach ridacchiò. Il castano sorrise e provò una sensazione di calore allo stomaco per l'elogio del coach. Significava molto per lui.

''Non pensare che saresti diventato il giocatore che sei oggi senza di me, Theo,'' disse, dandogli qualche pacca sulla coscia. ''Questi ultimi quattro anni hanno fatto bene al tuo corpo tanto quanto alla tua crescita personale.'' C'era un sorriso sulle sue labbra e anche su quelle di Theo. ''Quello che voglio dirti, Theo, è che l'Università di Stanford ha chiesto la mia opinione.''

L'Università di Stanford, il che conduceva alla squadra giovanile del Stanford. Lo scorso anno avevano scelto due giocatori da Donny. Il Beacon Hills aveva continuato a formare giocatori eccellenti e da due anni l'università dei sogni di Theo continuava a tenere d'occhio la sua scuola. Due giocatori erano un numero importante e il Coach sapeva che il castano, quell'anno, fremeva dalla voglia di rientrare nello loro scelte.

''Cosa gli avete detto?'' sussurrò quasi Theo.

''Niente.'' Theo alzò lo sguardo. Sentì il suo cuore scivolare nello stomaco, batteva forte e mandava brividi in tutto il corpo. ''Non ho fatto ancora una proposta, ma la farò tra poche settimane. Sai di essere uno dei migliori giocatori della squadra, Theo, lo sappiamo entrambi. Le tue abilità sul campo sono sconosciute al passato calcistico di questa scuola. Il fatto è che stanno cercando un portiere e non dei centrocampisti. E poi non sei l'unico giocatore della squadra che stanno prendendo in considerazione.''

Theo non sapeva che pensare. Non sapeva a cosa si riferiva il Coach.

''Quindi?'' sussurrò.

''Ma, potrebbero essere interessati. Lo scorso anno hanno parlato di te, ma non ti ritenevano ancora pronto. Non stanno cercando dei giocatori che ricoprono la tua posizione, ma se gli dimostri le tue capacità, sono sicuro che ti sceglierebbero.''

Theo si sentiva a corto di fiato, nonostante fosse seduto. Il Stanford non aveva bisogno di lui, ma il Coach gli aveva appena detto che avrebbero potuto sceglierlo. Se gli avesse mostrato quanto era bravo. ''Come?'' chiese con voce tremante. ''Come faccio a dimostrarglielo?''

''Verrà uno scout a vedere una delle partite di campionato. Non so ancora chi, ma ti informerò, Theo, e ho bisogno che tu ce la metta tutta. Non sto dicendo che è necessario che tu segni un goal,'' aggiunse. ''Ma devi mostrare gioco di squadra e la capacità di essere un capitano responsabile, in grado di gestire la partita.''

''Non essere una diva, giusto?''

''Esattamente. Gioca come stai facendo adesso, non come hai fatto durante la prima partita della stagione.''

Theo annuì e imitò il suo coach quando si alzò dalle tribune.

''Va bene,'' disse l'uomo. ''Ora, c'è una bottiglia di whiskey con il mio nome sopra, che mi sta aspettando a casa per festeggiare la squadra fantastica che abbiamo formato quest'anno.''

Theo sorrise e il Coach si diresse verso il suo ufficio. Si morse le labbra, provando un'enorme sensazione d'affetto e gratificazione verso quell'uomo. Con un coach diverso, non sarebbe andato da nessuna parte. E senza nemmeno Liam. Grazie ad Liam, cazzo. Grazie a lui per avergli chiesto di scoparlo quel giorno di settembre, perché se non fosse successo, il Coach non avrebbe mai parlato di lui al Stanford.

Recuperò il suo borsone dal terreno e si incamminò verso il parcheggio. Si sentiva eccitato, nonostante il Coach non gli avesse promesso niente e anche se le opinioni del Stanford nei suoi confronti non erano ben chiare. Tuttavia, si sentì leggerò, dimenticandosi momentaneamente di Josh e di tutto il resto. Si sentì ansioso e pieno di speranza.

Il parcheggio era quasi completamente vuoto, ma Theo colse dei movimenti accanto all'edificio. Liam stava sistemando il suo borsone nel retro dell'auto. Theo corse verso di lui, affrettandosi a raggiungerlo prima che se ne andasse.

''Hey,'' disse a corto di fiato.

''Oh, ciao,'' rispose Liam. ''Ho visto che stavi parlando con il Coach, così ho pensato di parlarti più tardi. Stai bene? Sembravi giù di morale prima, pensavo - Il tuo messaggio-''

Theo scosse la testa, non volendo pensare a quello, l'adrenalina pulsava nelle vene.

''Sì, sì, sto bene.''

''Che succede?'' Liam gli diede uno sguardo, dal momento che Theo stava saltando sul posto. Il biondo indossava i suoi soliti pantaloni della tuta e la giacca a vento della squadra aperta che lasciava in bella mostra il petto, coperto da una maglietta bianca.

Theo lasciò cadere a terra il borsone e afferrò il collo di Liam, unendo le loro labbra. Il ragazzo fu colto di sorpresa e incespicò leggermente sui suoi piedi, poi poggiò le mani sui fianchi di Theo per mantenersi in equilibrio. Il bacio di Theo fu appassionato. Era felice che il parcheggio fosse vuoto perché non sarebbe riuscito ad aspettare di tornare a casa per farlo. Le labbra di Liam si muovevano con le sue, incontrando i suoi baci dolci. Theo gli strinse le spalle, prima di spezzare il bacio, tenendo le dita strette al materiale della sua giacca.

''E questo per che cos'era?'' chiese Liam, senza fiato e con le guance rosa.

Theo scrollò le spalle.

''Non lo so.'' Sorrise, sentiva le farfalle nello stomaco. Poi si mise in punta di piedi per avvolgere le guance di Liam con le mani. La sorpresa negli occhi del ragazzo era una scena adorabile.

''Grazie,'' disse Theo, poi premette un bacio più infuocato e deciso sulle labbra chiuse del ragazzo. Lo lasciò andare con uno schiocco dolce. Liam sembrava ancora senza parole e fece un passo indietro per cercare di restare in piedi.

''Vieni da me alle nove, ok?'' disse Theo, allontanandosi.

''O-okay,'' rispose Liam, la voce ancora tinta di stupore.

''Ci vediamo,'' Theo sorrise e corse verso la sua macchina dall'altra parte del parcheggio.

Liam, Liam, Liam.

**

''Fermo!'' gridò all'improvviso Theo, sul suo viso comparve una smorfia di dolore. ''Ow! Ow, ow, ow!'' Liam si fermò, spostandosi per la confusione, le mani poggiate sul petto di Theo.

Porca puttana.

''Un crampo! Al fianco! Crampo, crampo,'' piagnucolò Theo, il fianco si stava contorcendo talmente tanto che sentiva tutta la gamba sul punto di staccarsi.

Liam era a cavalcioni su di lui - seduto sul suo cazzo per la precisione - e si sollevò.

''Non farlo!'' esclamò Theo, afferrandogli la coscia. ''Non spostarti.'' Il viso era contratto dal dolore e si morse il labbro, aspettando che il crampo passasse.

Erano sul letto di Theo, completamente nudi, e stavano facendo sesso ovviamente. Liam voleva cavalcarlo, cosa a cui Theo aveva acconsentito e di cui ora si pentiva amaramente. Il biondo era così stretto in quella posizione e Theo poteva sentirlo molto più a fondo.

Liam era sudato e caldo sopra di lui. Si muoveva così bene. Le mani erano avvinghiate alle braccia del castano e sul suo petto e, cazzo, i gemiti che Theo riusciva ad estrapolare da lui... Cazzo.

Finalmente la gamba sembrò dargli sollievo, così si rilassò, lasciò cadere la testa sul cuscino, e rilasciò un lungo respiro. Il momento dopo Liam gli pizzicò il fianco e Theo lo trovò a fissarlo con aspettativa e le sopracciglia inarcate.

Il castano era ancora dentro di lui, e il cazzo di Liam era duro e bagnato contro il suo stomaco. Theo si leccò le labbra, incontrando il suo sguardo.

''Stai bene?'' chiese Liam, spostando velocemente gli occhi dal viso al petto sudato.

''Sì,'' sospirò Theo, afferrandogli i fianchi. ''Vieni qui. Ti scopo.''

Invertì le posizioni e Liam spalancò le gambe. Theo avvolse le braccia attorno alla sua vita e spinse dentro di lui, sentendo il respiro mozzato del biondo soffiargli sul lato del viso.

Theo lo scopò, e sentì le mani del ragazzo aggrapparsi disperatamente alla sua schiena. Il respiro di Liam era bollente nel suo collo e il castano riuscì a sentire che le sue labbra erano bagnate. Indietreggiò solo per spingersi di nuovo dentro di lui, premendo le loro labbra insieme per un bacio veloce.

Si separarono con un suono osceno e Theo gli lasciò un altro bacio, perdendosi in tutte quelle sensazioni che il ragazzo gli stava provocando. Non sapeva com'era possibile, ma il sesso con lui continuava a migliorare sempre di più.

''Ah,'' gemette Liam, allungando il braccio sulla schiena e afferrando con la mano la testiera del letto sopra di lui. L'altra mano era serrata con decisione nei capelli di Theo, strattonandoli ad ogni spinta. Il castano piagnucolò; Liam sapeva essere davvero rude quando non si rendeva conto delle sue azioni, troppo preso dal raggiungere il suo stesso orgasmo.

Affondò il viso nella gola di Liam. Il respiro caldo di Theo si infrangeva sulle clavicole del ragazzo, e quando con il naso gli sfiorò il pomo d'Adamo. il biondo sollevò la gamba, agganciandola al suo fianco. Liam ansimò e Theo pensò che se non fosse venuto subito, avrebbe avuto un altro crampo. Era abbastanza vicino e le unghie di Liam scavavano nella sua nuca, così si vendicò, afferrandogli i capelli, strattonandoli e tirandogli la testa indietro.

''Aah,'' ringhiò Liam. ''Dio!'' Theo era abbastanza sicuro del fatto che la sua pelle stesse sanguinando perché Liam ci stava premendo le unghie dentro con una forza inaudita. ''Di nuovo,'' ordinò. ''Fallo di nuovo, T.''

Theo lo fece, coordinando il movimento con una spinta profonda. Liam venne con un grido forte. Gettò la testa all'indietro, spalancando la bocca e respirando con affanno.

Gli strinse il fianco, per avvertirlo che stava per uscire da lui. Il ragazzo annuì, chiudendo gli occhi, mentre Theo lo liberò del suo membro. Gettò via il preservativo e si masturbò, poggiato sui gomiti e sopra il corpo sudato di Liam.

''Posso venire su di te?'' chiese, stringendo la presa sul suo cazzo.

Liam annuì, gli occhi ancora chiusi mentre si sistemava sotto Theo. Dio, il biondo era così attraente in quel modo. Arrossato, stanco e così sottomesso a lui. Era eccitato, con quegli occhi verdi persino più adorabili, e le chiazze rosee sulle guance assolutamente bellissime.

Theo venne sul petto e sulle clavicole di Liam che lo fissava a bocca aperta e con il respiro accelerato, guardandolo con gli occhi socchiusi, vitrei e meravigliati.

Ricadde sul letto al suo fianco, completamente sfinito, ma non riuscì a trattenersi dal lasciare un bacio bollente sulle labbra gonfie e morsicate del biondo.

''È stato...'' biascicò Liam, la mano aperta sul petto di Theo. ''È stato bello.'' Ridacchiò a corto di fiato e Theo con lui, chiudendo gli occhi soddisfatto.

''Devi cavalcarmi più spesso.''

''Con piacere,'' rispose Liam e Theo roteò gli occhi, posizionandosi con le gambe sul grembo del ragazzo e mordicchiandogli il capezzolo. Liam rabbrividì all'istante, contorcendosi senza fiato.

''Sensibile?'' mormorò Theo, inarcando un sopracciglio.

Liam annuì e Theo aggiunse 'cerca stuzzicare capezzoli' alla sua lista delle cose da fare.

Il petto di Liam era completamente sudato e, ad essere sinceri, era fin troppo invitante. Si abbassò, succhiando un capezzolo del biondo nella sua bocca.

''Gesù Cristo,'' ansimò Liam, stringendo il pugno sui capelli alla base del collo di Theo che non lo respinse. Il castano fece roteare la lingua attorno ad esso, provocandolo, mentre con l'altra mano raggiungeva il secondo capezzolo.

Prima che potesse chiudere le dita attorno a quel bocciolo e farlo roteare, sentì bussare alla porta, così si fermò, e non sentì nemmeno più il respiro bollente di Liam sul suo capo.

Tara fece capolino nella stanza.

''Allora, avete finito voi due?''

''Tara, Dio! Spazi personali!'' urlò Theo, tirando su il piumone per coprirli. Tuttavia la ragazza non vi prestò attenzione, entrando nella stanza senza alcuna vergogna. Osservò sua sorella sedersi sulla sedia della scrivania.

''Non sapevo nemmeno che eri a casa, Cristo,'' sbuffò.

Theo la fissò pallidamente, cercando di coprire il petto di Liam ricoperto di seme senza sporcare tutto. Fallì miseramente.

''Che vuoi?'' le chiese, spostandosi la frangia sudata dalla fronte. ''Perché non puoi aspettare dopo? Ti stai comportando in modo inappropriato.''

''Se dovessi aspettare, si farebbe notte prima che voi due lasciaste quel letto. Non dire niente, fidati di me, riuscite a darci dentro per parecchio tempo.''

Theo fece un verso disgustato, coprendosi gli occhi con la mano.

''Ew! Tara! Ma che diavolo!''

Tutti pazzi per la Thiam 💕 (parte 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora