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Gabriel's pov

  -Vado subito.-
Dico sorridendogli, correndo fuori dalla porta. Ricordo bene dove si trova la mensa quindi non ho alcun problema a raggiungere la mensa. Il mio unico pensiero è far star meglio Edwin e meritare il suo perdono, quindi non mi importa di tutti gli sguardi i diavoli attorno mi stanno lanciando, non hanno alcuna importanza rispetto a lui, soprattutto dopo la conversazione con Beatrice che mi ha fatto realizzare il mio sentimento. E’ quasi buffo, non ho mai sperimentato l’amore in vita e l’ho trovato all’inferno.
Perdendomi in questi pensieri raggiungo la porta della struttura, ma sento qualcosa bloccarmi la vita; una catena di fuoco che mi brucia il cui calore mi brucia la camicia, raggiungendo presto la pelle.
Dall’altra parte, a tenerla, c’è un diavolo dai capelli rossi rasati quanto basta per lasciar vedere facilmente le corna; i suoi occhi neri mi fissano senza indugio, e nonostante sia piuttosto magro è facile notare dalla canotta nera che porta la sua muscolatura tonica. A partire dal gomito sinistro ha tatuato un lungo serpente la cui testa cade vicino al dorso della mano, su cui ha un tatuaggio recante la scritta morte, una lettera per ogni dito, e le sue unghie sono completamente nere proprio come le ali e la coda, mentre si muove attorno a me continuando a guardarmi con quella strana espressione noto che ha addirittura un altro tatuaggio sulla schiena, raffigurante le ali nere di un angelo. Quel colore risalta particolarmente sulla sua pelle il cui tono, nonostante si mantiene sul grigio, è piuttosto pallido.
Sembra avere all’incirca la mia stessa età.
  -Vai da qualche parte tesoro?-
  -Devo solo entrare per prendere da mangiare.-
Dico rispettosamente cercando di togliere la catena, ma lui si avvicina stringendola con uno strattone.
  -Sto evitando di riscaldarla per non rovinarti quella bella camicetta. Non farmi cambiare idea.-
Non sembra aggressivo al momento, ma non posso certo dire sia amichevole. Ad un certo punto però la sua espressione cambia, spalancando gli occhi come se avesse avuto un’illuminazione.
  -Mi ricordo di te! Sei l’angelo che aveva girato tempo fa nella mensa assieme ad Edwin e la ragazzina che sta sempre con lui!-
Spero non aggiunga altro, non voglio ricordare le mie azioni di quel giorno, ma le speranze vengono presto deluse.
  -E’ stato uno spettacolo incredibile il modo in cui hai conficcato la forchetta nell’occhio di Alex ahahah! Un capolavoro!-.
Dice tutt’un tratto allegro facendo svanire la catena attorno a me.
  -Non mi piace molto parlarne, scusami…-
Non mi trovo per niente a mio agio a pensarci, soprattutto perché ho paura dei miei veri pensieri.
  -E perché no? E’ un coglione, se lo è meritato. Poi immagino l’avrai fatto per difendere quell’altro no? A me sembra un gesto piuttosto da angelo, più che da diavolo.-
Le sue parole mi stupiscono, e deve essere evidente visto il sorriso che mi porge. Non l’avevo mai pensata così, temevo di essere un mostro per averlo aggredito però effettivamente l’ho fatto spinto dal mio amore per Edwin. Non può essere una cosa cattiva.
  -Grazie.-
Dico senza nemmeno rendermene conto, sorridendo però grato.
  -Ma di che ahaha. Certo, non posso capire il perché tu l’abbia fatto, Edwin non mi ha mai ispirato sesso sinceramente parlando, ma Alex men che meno.-
Non so bene come rispondere, quindi semplicemente continuo a sorridere.
  -Come mai sei qui però? Non mi sembri in compagnia.-
  -Volevo prendere qualcosa da mangiare per Edwin, così che potesse averlo in camera.-
Preferisco non scendere nei dettagli, spero anzi che ciò è successo tra lui ed Alex non sia conosciuto.
  -Se entri da solo rischiano di sbranarti, o peggio. Dai ti accompagno.-
Con un sorriso mi mette una mano sulla schiena, spingendomi nella mensa assieme a lui dopo aver aperto la porta. Effettivamente non siamo soli, però molti evitano il nostro sguardo e si allontana.
  -Sembri essere molto rispettato.-
  -Temuto, è la parola corretta. Stando qui da sessantotto anni mi sono fatto una certa fama. Vedrai però che festa ai sessantanove.-
Dice ridacchiando continuando a tenere una mano sulla mia spalla. Non posso dire il contatto mi faccia piacere, però almeno mi sembra una persona, anzi, un diavolo molto a modo.
  -E tu invece? Da quanto sei un angioletto?-
  -Quindici.-
  -Sei ancora un bambinetto quindi ahah.-
In effetti rispetto a molti altri che sono qui da secoli sì.
  -Se la vedi così tu sei quasi un adolescente.-
Rispondo cercando di non sembrare offensivo, suscitando una sua grossa risata.
  -Mi piaci ahah.-
Senza lasciarmi da solo arriva fino al bancone della mensa, prendendo dall’altra parte uno dei piatti senza nemmeno chiedere, porgendomelo subito dopo.
  -Ecco qua, con i complimenti della casa.-
  -Grazie. Scusami, non ti ho chiesto il tuo nome.-
  -Sono Isaac.-
  -Molto piacere Isaac, io sono Gabriel. Spero di poterti rincontrare un giorno, sei stato molto gentile.-
  -Se giri da queste parti mi troverai sempre.-
Con un ultimo sorriso mi allontano, uscendo dalla mensa e volando verso il dormitorio.
Devo dire di esser felice di averlo incontrato, sono sicuro mi abbia dato un aiuto più grande di quello possa immaginare, proteggendomi dagli altri diavoli. Serenamente torno davanti alla porta di Edwin, facendo attenzione a non far cadere nulla e bussando un paio di volte.
  -Edwin, ti ho portato da mangiare.-
Aspetto in silenzio mentre lo sento alzarsi, togliendo il mobile dalla porta ed aprendo una piccola fessura.
  -Ciao…-.
Lo saluto sorridendogli con dolcezza e cordialità, mentre mi lascia passare tornando sul letto. Senza smettere di sorridere gli porgo la scodella.
  -Posso prendere qualcos’altro se vuoi.-
  -Solo il cibo, non prendermi altro.-
Annuendo mi siedo a terra, rimanendo a guardarlo; mangia così velocemente che quasi soffoca con un boccone troppo grosso. Non può morire, è vero, ma non per questo riesco a fare a meno di preoccuparmi per lui. Mi sento un’ipocrita dopo essermene andato per pensare queste cose, ma rimedierò.
  -Andrai via immagino.-
Ha ancora gli occhi rossi per le lacrime ed evita di fissarmi troppo a lungo.
  -Io non voglio, dipende solo da te. Lotterei per restare se fossi costretto ad andarmene.-
Rispondo sinceramente portandomi una mano al petto.
  -Basta che stai fuori dalla porta quando dormo. Posso solo darti un cuscino per la notte.-
  -Certo! Grazie Edwin.-
Mi basterà sicuramente, visto che è suo poi avrà il suo odore, ed abbracciarlo sarà un piacere per me. Non mi ha mandato via, e questo è già molto. Istintivamente mi alzo per abbracciarlo, ma mi fermo con le braccia ancora aperte. Forse è ancora presto, e voglio rispettare i suoi sentimenti.
Con mio grande dolore inizia a tremare, mordendosi il labbro fino a farlo sanguinare.
  -N-non posso...-.
Rammaricato mi allontano, fissandolo con quanta più gentilezza possibile.
  -E’ tutto okay, sono qui per te Edwin.-
Per un po’ rimaniamo in silenzio, fino a quando non distolgo lo sguardo indicando la porta con la testa.
  -Vuoi che vada ora?-.
Chiedo a voce bassa, nella speranza mi faccia rimanere qui. Vorrei solo poterlo toccare di nuovo…
  -Sì, provo a dormire un po’. Quando sarò sveglio aprirò la porta, ci sarai?-.
  -Ma certo.-
Dico annuendo più volte, alzandomi ed allontanandomi dopo che mi ha dato il cuscino.
  -Buon riposo Edwin…-.





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