8

306 18 4
                                    

Edwin's pov

Lo guardo con occhi sgranati, ma la mia prima reazione è stata quella di pietrificarmi. Ero relativamente calmo all'inizio, questa faccenda poteva finire bene. Bastava che lui mi lasciasse e mi dicesse che non avesse fatto nulla. Mi sarei semplicemente alzato e me ne sarei andato per la mia strada.
E invece ha fatto l'errore più grande che potesse fare: bloccarmi a terra.
Qualcosa in me è scattato, un meccanismo impossibile da fermare. Qualcosa di impulsivo, di difensivo.
La rabbia esplode dentro di me. Gli tiro un forte calcio per potermi liberare per poi continuare a colpire più e più volte.
Era lui quel calore? È stata la stanchezza a farmi credere che fosse qualcosa di innocuo e piacevole. No, era di sicuro qualcosa di peggio. Cosa voleva farmi? Non voglio neanche capirlo.
Per un attimo, un piccolo istante di pace, credevo di non essere più solo. Ma era una cazzata nata da una mente stanca.
Continuo a colpirlo ripetutamente e ovunque, mi fermo solo quando sento numerosi crack: gli ho di sicuro rotto qualche osso.
L'impulso irrefrenabile si spegne rapidamente, così com'è nato. Ho l'affanno e mi tremano le mani, mi sento confuso. Dopo la rabbia resta il vuoto.
Lo guardo, adesso è pieno di lividi e ferite. Anche se come persone siamo morti, abbiamo comunque questi nuovi corpi che possono essere danneggiati.
Dentro di me non sento soddisfazione o altro, anzi. Mi sento in colpa per ciò che ho fatto e non ne so nemmeno il motivo. Adesso sì che avrà paura di me, gli ho dimostrato la mia cattiveria, no?
Lo sollevo da terra, facendolo appoggiare su di me, spicco il volo, cercando nelle vicinanze un altro angelo.
-Per favore no...- lo sento dire con un filo di voce.
Mi abbraccia sforzando le ossa rotte iniziando a piangere.
Mi irrigidisco sentendolo stringersi a me, è una sensazione strana. So cos'è un abbraccio, ma non ne ricevo uno da molto tempo. Perché mi sta abbracciando dopo quello che ho fatto? Non capisco.
Sentirlo piangere mi fa ricordare le mie sorelline, ho esagerato a ridurlo così e non so quanto tempo gli ci voglia per guarire.
È una cosa surreale. Dovrei farlo precipitare per ciò che poteva farmi, e invece mi sento molto dispiaciuto.
Con un po' di incertezza gli accarezzo i capelli, facevo così per calmarle.
-Shh... Non ti lascerò cadere, voglio solo portarti da un tuo simile, così potrai stare bene-.
Atterro e mi appoggio ad una roccia tenendolo tra le mie braccia. Lo accarezzo in modo goffo e impacciato, non sono un tipo che sa dare affetto.
-Perché non vuoi che vado via? Ti ho fatto molto male-.
Respira davvero a fatica, non dovrebbe parlare.
-Perchè non sei un mostro. Voglio conoscerti.-
Conoscermi? Forse non è una buona idea, non mi fido di lui nonostante lo stia ancora accarezzando. Magari dice solo così perché siamo colleghi in questo incarico, tutto qui. Di sicuro ha cercato di fare la stessa cosa con altri diavoli. Se è solo per lavoro forse si può fare. Prima o poi aprirà gli occhi e andrà via da solo.
-Va bene. Ti sei calmato?-
Lo vedo annuire debolemente, sembra essere più tranquillo di prima; menomale. Ha anche smesso di piangere, il mio metodo funziona ancora.
Avvicina la sua mano alla mia portandosela alla guancia. Non capisco, forse l'ho infastidito e mi ha fermato, peccato.
Cioè volevo dire... ehm... mi sarei fermato comunque tra un attimo.
D'istinto gli faccio una carezza su uno dei tanti lividi che gli ho fatto sul viso.
-Resterò finché non sarai guarito, poi concluderemo il lavoro-.

Gabriel's pov

Non pensavo di star facendo qualcosa di male. Erano solo dei baci e delle carezze innocue, volevo farlo stare bene.
-Stavo solo assicurandomi tu stessi bene- gli dico subito agitando le mani.
Non mi aspettavo si svegliasse così presto, fortunatamente mi sono fermato prima che fosse troppo tardi. Ma volevo veramente fermarmi?
Anche se dovrei sentirmi male mi sento in tutt'altro modo. Mi stava piacendo?
-Sei svenuto, mi sono preoccupato, stai bene?-
-Non dirmi stronzate e non sono affari tuoi. Stai lontano da me!- mi urla.
Non lo lascio alzarsi, tenendolo con entrambe le mani lo blocco a terra.
-Smettila, non sto mentendo, lavoriamo insieme quindi sono affari miei eccome.-
Forse non è stata una buona idea questa, forse ho esagerato. Non gli avrei fatto nulla di male, volevo solo che restasse fermo ad ascoltarmi. Non volevo se ne andasse così, volevo spiegazioni. Ma forse avrei dovuto agire in altro modo.
Si libera e comincia a colpirmi più e più volte, non ho neanche il tempo di difendermi in qualche modo.
Si ferma all'improvviso e mi fa salire sulle sue spalle per poi mettersi in volo.
-No voglio stare qui, non voglio.- batto le ali ancora più forte per allontanarlo.
-Posso essere testardo quanto te, non mi importa di cosa tu faccia sei buono per me. Non sei un mostro e non me ne vado.-
Continuo a piangere, è una cosa che non posso evitare, ma mi importa solo di non andarmene da lui.
Lo sento sbuffare e le sue parole mi rincuorano un po'.
-Va bene, ma non ti lascio solo. Non ti agitare o sentirai ancora dolore-.
Lentamente ritorna a terra, sedendosi con le spalle su una roccia. Mi fa appoggiare a sé cercando di tranquillizzarmi.
-Perché non vuoi che vado via? Ti ho fatto molto male-.
Respiro a fatica ma tento comunque di parlare.
-Perchè non sei un mostro. Voglio conoscerti.-
Non è molto come risposta ma sono sincero, mi chiedo cosa farà adesso, quanto tempo ci vorrà prima che mi creda?
-Va bene. Ti sei calmato? Resterò finché non sarai guarito, poi concluderemo il lavoro-.
-Ne sono felice.-
Il tempo passa e le mie ferite guariscono, è così piacevole però che vorrei non essere in grado di guarire così in fretta.
Purtroppo dobbiamo veramente concludere il lavoro, almeno però siamo colleghi quindi posso avere tante occasioni per conoscerlo.
-Mi piacciono le tue carezze, non hai delle mani rudi.-
-Tsk! Non erano carezze. È solo che odio sentire qualcuno piangere, tutto qui. Prendile come un modo per scusarmi per ciò che ho fatto-.
Si alza e aspetta che faccia lo stesso, non lo faccio aspettare.
-Forza pennuto, andiamo prima che mandano qualcuno a cercarci. Probabilmente ci danno già per dispersi-.
Ridacchia per poi spiccare il volo, ma rallenta in modo tale che possa raggiungerlo senza fare troppa fatica.
Anche se acciaccato apro le ali, volo più lentamente ma riesco ad avvicinarmi a lui.
-Te l'ho gia detto come mi piace il soprannome?-
-È un insulto, non un soprannome- dice, sbuffando.
-Io non lo vedo come un insulto, è qualcosa di dolce. Io come posso chiamarti?-
-Puoi chiamarmi come vuoi-.
-Posso chiamarti Ed?-

Avviso!

Abbiamo aperto un account su Deviantart a nome de Il Piacere del Peccato. Per chi non sapesse cosa sia Deviantart, questo è un social simile a Facebook dove si possono pubblicare soprattutto disegni. Creare un account è facile e gratuito, vi si può accedere tramite Google o tramite la app apposita. Trovate il link dentro la mia biografia!

Il Piacere del PeccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora