Gabriel's pov
Ormai sono arrivato in camera mia, Marcus non è presente. Probabilmente è con qualche amico e tornerà a tarda notte.
Mi sdraio sul letto sopra le coperte rilassandomi un po'. Il dolce silenzio mi circonda ed una piacevole brezza fresca entra dalla finestra aperta. Ma un pensiero improvviso mi blocca e mi fa scattare a sedere.
-Non ho chiesto a Edwin cosa potrei regalare alla sua sorellina.-
Perché non ci ho pensato prima? Com'è possibile mi sia passato di mente? Era importante.
Mary è stata di grande aiuto e non sdebitarmi sarebbe da maleducati. Senza di lei non l'avrei nemmeno trovato o sicuramente sarei finito per bussare ad ogni porta finendo nella stanza di qualcun'altro. Probabilmente me ne sarei andato pieno di lividi e con qualche dente in meno.
Adesso cosa faccio? Sono tornato qui da poco e Edwin starà già dormendo. Potrei aspettare domani per parlarci e trovare qualcosa da poter fare.
Ma perchè farlo quando ho l'occasione ed anche il piacere di tornare da lui?
Forse lo faccio più per un fattore egoistico e questo in parte mi fa sentire in colpa. Dovrei lasciarlo riposare per riprendere le forze e non dovrei disturbarlo. Adesso che ci penso aveva dormito bene tra le mie braccia, potrei aiutarlo stando lì.
Cammino avanti e indietro per la stanza, non so decidermi. Non voglio sbagliare e perdere il privilegio di poter stargli vicino.
Mi fermo e faccio dei respiri profondi, se mi agito è peggio. Chiudo gli occhi e mi faccio guidare dall'istinto.
Senza pensarci oltre esco dal mio dormitorio e volo tornando da lui. Arrivo esattamente davanti alla finestra della sua stanza. Dovrei passare per la porta e bussare? Probabilmente sì.
In ogni caso mi sento veramente felice di essere di nuovo qui.
Rallento la mia caduta e guardo all'interno tenendomi in equilibrio grazie al lento battito d'ali. Non si vede molto dato che la luce è stata spenta. A stento riesco a riconoscere la sua silhouette.
-Edwin...-
Picchietto un paio di volte contro il vetro. Dentro di me spero sia ancora sveglio così da poter stare ancora con lui.
-Edwin posso entrare?-
Buffo, la prima volta non ho nemmeno chiesto il permesso, ed ora lo sto facendo alla finestra.
Aspetto e cerco di distinguere i vari movimenti. Credo mi ha visto ed ha spostato le coperte per alzarsi. Finalmente la luce viene accesa e lui apre la finestra. Il suo sguardo è un misto tra l'arrabbiato e il scocciato. Ho sbagliato?
-Che cazzo vuoi, pennuto? Perché sei tornato?-
Vedendolo mi sento un po' in colpa e per qualche minuto resto in silenzio. Ormai sono qui, andarmene sarebbe controproducente.
-Volevo chiederti cosa posso regalare alla tua sorellina, mi ha aiutato e vorrei sdebitarmi.-
Rispondo infine grattandomi la testa imbarazzato, non riesco neanche a guardarlo. Inoltre mi sembra ancora più stanco rispetto a prima.
Non dice nulla e mi lascia entrare.
-Va tutto bene per caso?-
Chiedo senza esitare, lui continua a fissarmi con quello sguardo arrabbiato, ma io sono certo sia solo una crosta esterna. Devo solo scavare fino a trovare altri sentimenti.
-Sorellina?- mi guarda confuso, poi si mette a ridere. -Intendi Mary? Non è mia sorella, mi chiama fratellone dalla prima volta in cui l'ho vista. Non so per quale motivo lo faccia e non so perché è gentile con me, però non mi dà alcun fastidio. Be', se vuoi farle un regalo, lei adora i peluche-
-Oh che cosa carina, sei veramente un diavolo gentile.-
Dico sorridendo, spostando lo sguardo sulla stanza. È piuttosto piccola con pochi mobili ed effetti personali, le mattonelle e le pareti sono di un grigio chiaro.
-Non mi hai detto però come stai tu.-
Un peluche è molto facile da realizzare, non dovrei metterci piu di una notte. Sia per questo che per il cuscino, devo solo trovare i materiali più adatti.
-Non importa come sto io-.
-Be' importa a me. Se non mi importasse non sarei qui altrimenti- lo guardo seriamente sedendomi sul suo letto.
-Non sei qui solo per chiedermi del regalo?-
-Be', anche gli angeli usano le scuse.-
Dico facendo spallucce iniziando a fissare il soffitto.
-Vuoi restare qui?-
-Si.-
Dico senza troppi giri di parole, ho come l'impressione che lo irriterebbero se ne facessi. Ma forse è solo una mia impressione.Edwin's pov
L'ho visto andare via ed ho provato a dormire un po' lasciandomi cullare dal silenzio. Ma non riesco a prendere sonno.
Effettivamente dovrebbe essere relativamente presto, sono passate poche ore dal tramonto. Non mi resta che aspettare senza fare nulla. Sono ancora vestito e non mi va neanche di alzarmi. Mi metto seduto con le gambe piegate verso il petto, appoggio il mento sulle ginocchia e guardo fuori. La luna stasera è uno spicchio di luce in una notte di tenebre. Le fasi lunari sembrano assomigliare al ciclo della vita. Nasce dal nulla e cresce a poco a poco diventando sempre più luminosa, raggiunge il suo apice di splendore e poi decade fino a morire.
Come ha la forza di rinascere ogni notte? Come fa a non arrendersi? Non sarebbe meglio sparire del tutto o non essere mai esistiti?
E invece è sempre lì ad illuminare tutto quello che può. In qualche modo è rincuorante sapere che ci sarà sempre per tutti, vivi e morti. È rincuorante vederla.
Le stelle qui purtroppo non sono vibili, ma ricordo quanto sia bello riuscire a riconoscere le costellazioni. Mi piaceva vederle insieme a loro dal balcone.
Abbasso lo sguardo sul materasso.
In questo periodo la notte sto sempre male, fra una settimana è il loro compleanno e io non ci sarò. Darei qualunque cosa pur di poter scendere nel mondo dei vivi e di vederle anche solo per qualche istante.
Ai diavoli non è concesso, o almeno non a chi è stato assegnato a stare rinchiuso qui. Sospiro, passandomi una mano sul viso e sui capelli. Non mi perdonerò mai.
Alzo di nuovo lo sguardo verso la finestra e vedo Gabriel dietro il vetro.
Cosa?! Perché è di nuovo qui?
Non voglio veda e sappia le mie emozioni, nessuno deve saperle. Devono rimanere completamente nascoste.
Torno ad avere la mia solita espressione da stronzo arrogante. Nonostante io sia stanco non posso fare a meno di essere così.
-Che cazzo vuoi, pennuto? Perché sei tornato?-
Alla sua risposta mi metto a ridere. Ha davvero pensato fossimo parenti? Ma non ci assomigliamo nemmeno!
Però adesso che ci penso non è una cosa così scontata. Nemmeno io e loro ci assomigliavamo. Non mi importava se avevamo padri diversi, per me erano tutto il mio mondo.
Alla fine decido di farlo entrare, ma me ne sto a debita distanza da lui per ogni evenienza.
-Be', se vuoi farle un regalo, lei adora i peluche-.
Mary ha la stanza piena di peluche di vario tipo e di bambole di varie grandezze. Le piace collezionarli e dormire circondata da essi, la fanno sentire al sicuro quando io non ci sono. Ultimamente ne ha trovata una di porcellana alta quanto lei.
Mi chiede se sto bene, mi viene da ridere. Che senso ha chiedermi come sto? Non lo si vede senza doverlo dire?
In ogni caso non voglio dirglielo e non voglio sappia mie cose personali.
Fantastico non è venuto qui solo per il regalo, non mi piace come cosa.
-Vuoi restare qui?-
-Si.-
Roteo gli occhi e sbuffo tenendo le braccia incrociate. Sto odiando queste situazioni.
-Bene, ma starai seduto sulla sedia. Se ti avvicini a me ti spezzo le gambe-.
Non mi fido di lui.Avviso!
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Il Piacere del Peccato
عاطفيةAttenzione, storia boyxboy, astenersi chi non gradisce questo argomento Personaggi originali, storia scritta a quattro mani da me e @khailea Link per accedere all'account de Il Piacere del Peccato: https://www.deviantart.com/ilpiaceredelpeccato Può...