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Edwin's pov

-Edwin... devo tornare in Purgatorio, ma ci metterò poco tempo, te lo prometto.- dice accarezzandomi la mano. Dall'altro giorno non mi ha più lasciato facendomi compagnia. Abbiamo passato il tempo a chiacchierare e a fare piccole cose. Quando dormo mi sistema le coperte e rimane a vegliare su di me. Non ha mai cercato di entrare nel mio letto senza il mio consenso. Rimane seduto sul pavimento e si assicura non entri nessuno. Non abbiamo più parlato della giocata a carte e di come stava andando a finire. A volte penso a com'è Gabriel senza la camicia e rivedo il suo fisico muscoloso. Non posso mentire a me stesso, so bene mi piaccia. Purtroppo non so quando riuscirò ad esternarlo, semmai succederà.
Annuisco grattandomi la testa. Ormai i miei capelli non sono più ricci, ma semplicemente mossi e tanti ciuffi mi cadono sulla fronte. Sono una massa disordinata e piena di nodi, perfino il loto colore nero sembra essersi come spento. Sto seduto sopra il letto, che novità eh? Dovrei assolutamente cambiare sia le coperte sia i vestiti che ho addosso. Vedrò, non è che ne ho molta voglia. Quelle pulite si sporcheranno comunque venendo a contatto con me.
-Ti stai trovando bene col mio sostituto?-.
-No, per niente. Nessuno può sostituirti.-
Risponde sospirando tristemente baciandomi le nocche.
-Mi manchi.-
Sento ancora una strana sensazione quando fa gesti del genere, ma non è spiacevole. Sfiorarmi o baciarmi le mani non è qualcosa che mi provoca disagio, glielo lascio fare senza sentirmi in pericolo. Ma ancora tremo come una foglia quando prova ad abbracciarmi o a starmi troppo vicino. Apprezzo il fatto non insista mai.
-Sì, neanche a me sta tanto simpatico Louis. È un bravo diavolo, questo sì. Non vuole creare problemi e tende soprattutto al dialogo. In ogni caso spero di stare meglio presto per tornare a lavorare-. Ancora non me la sento di uscire da questa stanza.
-Prenditi tutto il tempo che ti serve, ci penserò io a prendermi cura di te.-
Mi sorride e si alza allontanandosi dal letto, si dirige verso la porta.
-Ci vediamo in un'oretta.- mi saluta prima di uscire.
Nel mentre che Gabriel è andato a lavoro io ho riletto più volte tutti i biglietti che mi ha scritto. Non c'è un motivo specifico, semplicemente mi evitano di pensare a certe cose. Sono belle parole, mi fanno sorridere e a volte arrossire. Vorrei tanto potermi aprire di più, ma non ci riesco ancora. Ho troppa paura delle reazioni che potrei suscitare in lui, ho paura di un suo ennesimo rifiuto, ho paura di fargli schifo. Eppure Gabriel continua a tornare e a fare tutti questi piccoli gesti, questo riesce a scaldarmi il cuore. Spero solo di non rovinare tutto come mio solito.
Sento qualcosa colpire la finestra, mi giro vedendo un sassolino toccare il vetro e produrre di nuovo quel rumore. Ne arrivano altri mentre io salgo sul letto per poter aprire la finestra. Gabriel ha pensato di nuovo a qualche recita smielata? Me lo immagino in ginocchio con un'arpa a citare sonetti e canzonette, magari con addosso solo un lenzuolo. Scuoto la testa ridendo della mia stupida idea.
Quando guardo in basso, però, mi si gela il sangue, il respiro tra le mie labbra muore e nella mia testa qualcosa si rompe.
-Ciao Eddy, finalmente ti ho trovato-. Alex mi fissa con rabbia, sul volto ha stampato un ghigno beffardo. -Adesso ti vengo a prendere-.
Subito chiudo la finestra e mi allontano fino a rannicchiarmi sul pavimento in un angolo. Mi prendo la testa fra le mani e le lacrime scendono da sole, il mio corpo trema come una foglia. Non posso fare nulla, non posso fare nulla. Volare dalla finestra non mi salverebbe, non c'è una meta vicina da raggiungere e non credo potrei volare a lungo. Potrei usare un portale! Provo a crearne uno, ma è troppo piccolo e instabile, non mi porterebbe da nessuna parte. Il cuore mi sembra sul punto di scoppiare, cerco di respirare ma l'aria non arriva ai miei polmoni. I singhiozzi si fanno sempre più rumorosi e frequenti.
-Eddy, apri questa porta, non ti farò tanto male-. È dietro la porta, è chiusa a chiave, ma non ho messo nessun mobile per bloccarla. Lo sento prenderla a calci con forza, non so quanto resisterà. Sono spacciato. Ti prego non di nuovo, non di nuovo.
-Maledizione, apri questa cazzo di porta o giuro che dopo averla sfondata farò lo stesso anche con te!-.
Mi copro le orecchie con le mani per non sentirlo, la vista si fa più offuscata. La stanza attorno a me svanisce, mi sembra di essere sprofondato in un vuoto nero. I suoni possono ancora essere uditi, ma sono lontani e ovattati, imprecisati. Aspetto la mia fine, aspetto che Alex mi distrugga ancora. Nel vuoto rivedo alcuni momenti trascorsi con Gabriel. Al nostro primo incontro credevo gli angeli fossero degli idioti privi di cervello e buoni solo ad essere presi in giro. Lui, invece, ha subito visto del buono in me, ai suoi occhi non ero uno schifoso dannato. Quanto sono stato stupido, lo trattavo male, lo allontanavo, ero aggressivo. Invece lui è sempre stato gentile con me, mi ha trattato bene come nessun altro in vita mia. Era bello dormire fra le sue braccia, era bello sentire il suo calore avvolgermi completamente, era bello avere le sue labbra sulle mie. Forse se quella sera fossi stato sincero le cose sarebbero andate diversamente. Sarei diventato il suo ragazzo e non avrei sofferto così tanto. Adesso c'è solo il vuoto e un cuore sanguinante che attende la fine. Cosa penserà Gabriel di me quando Alex mi distruggerà una seconda volta? Penserà che mi è piaciuto, che l'ho voluto io? Lo perderò per sempre? Spero Alex mi uccida dopo aver finito, non sopporterei tutto questo. Non sopporterei di vivere un'eternità guardando l'odio e il disgusto verso di me negli occhi di Gabriel.

-Edwin... è andato via.-
La sua voce mi fa riportare alla realtà della mia stanza. Confuso mi guardo attorno, le lacrime non si sono fermate e non riesco a respirare come dovrei. Non so neanche quanto sia passato. So solo che quella voce è di Gabriel. Con grande fatica riesco a formare un piccolo portale in modo da farci passare la mano e aprire la porta da lontano. Sono sfinito, non riesco a calmarmi.
-Va tutto bene, l'ho mandato via. Vuoi che mi avvicini?-. Annuisco alla sua domanda e rimango immobile. Lo ha mandato via, non entrerà, lo ha mandato via. Penso più volte a queste parole, ma non riesco a calmarmi.
Lentamente, molto lentamente, si avvicina a me e mi sfiora solo la mano. Capisco che lui è qui, non c'è nessun altro oltre a noi. Apre le sue ali e mi accarezza le dita, non mi farebbe mai del male. Istintivamente mi appoggio al suo petto ascoltando il battito del suo cuore. Provo a seguire lo stesso ritmo dei suoi respiri e piano piano riesco a respirare come prima. Sento la mia testa così pesante da farmi male, gli occhi mi bruciano e i miei arti si sono fatti deboli. L'unica cosa che voglio è sentire il suo calore, sentirmi al sicuro. Noto che ha delle ferite alle mani ed è anche ricoperto di sangue.
-Scusa- riesco a mormorare piano.
Alex lo avrà aggredito nel corridoio, lo ha massacrato a causa mia. Sono rimaste poche ferite per fortuna, ma saranno state tantissime e molto gravi. Gabriel si è difeso e lo ha convinto in qualche modo ad andarsene. Gliene sono grato, ma mi sento in colpa.
-Ssssh... va tutto bene.- sussurra e mi accarezza i capelli. -Va tutto bene.-
Non voglio staccarmi da lui, mi faccio più piccolo per poter essere circondato del tutto dalle sue morbide ali. Dopo un paio di minuti di silenzio, quasi con un sussurro comincia a cantare.
-Non devi essere un eroe per salvare il mondo
Non ti rende un narcisista amare te stesso
Sembra che niente sia facile, non lo sarà mai.
Va bene, sfogati, parlami.
Non devi essere un prodigio per essere unico
Non devi sapere cosa dire o cosa pensare
Non devi essere nessuno che non potrai mai essere
Va bene, sfogati, parlami.
Ansia che ti turba nel sonno
Anche se scappi li vedi ancora nei tuoi sogni
È così buio stanotte, ma sopravvivrai sicuramente.
Va bene, vieni dentro e parlami.
Possiamo parlare qui sul pavimento.
Al telefono, se preferisci
Sarò qui finchè non starai bene.
Lascia che le tue parole liberino il tuo dolore
Tu ed io divideremo il peso
Sempre più forte giorno per giorno
È così buio fuori stasera
Costruire un fuoco caldo e luminoso
E il vento ulula e morde
Mordilo con tutta la tua forza
Ansia che ti turba nel sonno
Anche se scappi li vedi ancora nei tuoi sogni
È così buio stanotte, sembra bello, si addormenta
Va bene, vieni dentro e parlami.-
Ascolto la canzone, è davvero bellissima e rispecchia molto ciò che provo giorno e notte, al male che mi porto dentro. Forse con lui non serve che io sia una roccia indistruttibile, non da solo almeno. Anche io ho bisogno di un'ancora a cui aggrapparmi. Alzo piano la testa, lo guardo con occhi socchiusi e ancora lucidi per le lacrime. La testa fa male, ma io non voglio sentire nulla. Mi avvicino al suo viso, alle sue labbra. Ne ho bisogno, ora più che mai. È come se da questo piccolo gesto dipendesse tutta la mia vita, come se starne senza mi farebbe sparire per sempre. E forse sarebbe meglio, forse dovrei farmi dilaniare dalle ombre che mi perseguitano, forse dovrei lasciarmi andare e morire. Ma non adesso, adesso voglio questo momento. Ne ho bisogno. Così sfioro le sue labbra con le mie in un piccolo bacio, la testa comincia a fare meno male. Ricambia premendo le labbra sulle mie, mi accarezza la testa e la piega per fare combaciare i nostri volti. Dalle labbra passa alle guance e mi asciuga le lacrime rimaste. Gli sorrido sentendomi un po' meglio, rimango comunque stretto a lui non volendomi spostare. Anche perché in questo momento non credo di riuscire a fare più di due passi.
-Ti fanno tanto male?- guardo ancora le sue ferite, almeno si stanno rigenerando senza problemi.
-Non è niente. Guarisco in fretta.- mi risponde sorridendo per rassicurarmi.
Era passato del tempo dall'ultimo bacio che c'è stato fra di noi e francamente mi era mancato. Questo è un passo avanti? Non lo so dire, forse è meglio non pensarci.





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