Edwin's pov
Che ore saranno passate? Non ne ho la minima idea e non mi interessa. Ho avuto la sensazione di essere in un limbo, come se il tempo si fosse fermato. Non ho neanche mangiato, il senso di fame mi fa solo sentire di essere ancora qui. Chissà quando Gabriel tornerà. Sento un po' caldo, decido di aprire la finestra per far entrare un po' d'aria. Così un aeroplanino cade sul mio letto. Lo guardo, forse è di Mary? No, lei non li sa piegare in modo così perfetto. Lo apro vedendo subito e sgrano gli occhi sorpreso di leggere. "Sei meraviglioso". Ma chi è stato?
Ne arrivano altri due e subito li apro. "Sei l'unico per me". "Ti amo". Sorrido e subito capisco chi è l'autore di questi biglietti, mi affaccio dalla finestra vedendo Gabriel.
-Non riesci a staccarti da me, eh?-.
-Mai!- mi urla con un sorriso preparandone altri.
Faccio entrare gli aeroplani e li apro leggendo ogni frase. Alcune sono formate da parole dolci, altre da complimenti, altre ancora con ciò che lui sente e pensa di me. Qualcosa dentro il mio animo inizia ad addolcirsi, ma non so quanto potrà durare questa bella sensazione.
-Le hai lette in qualche romanzo rosa?-.
A poco a poco li conservo tutti dentro un cassetto della mia scrivania.
-Ecco... da qualche film.- risponde imbarazzato. -Sei il primo che ho mai amato, e non so come comportarmi.- ammette, sembra essere sincero.
-Beh, le mie sorelle dicevano sempre di seguire il cuore e di essere sinceri. Che il modo migliore è di esprimere sé stessi-. Sono contento non mi ha chiesto nulla sul mio aver pianto, lo apprezzo. Forse non mi sta giudicando come pensavo.
-Oh Gabriel Gabriel, perché sei tu Gabriel?- fingo recitando come Giulietta Capuleti. Questo non è un balcone, ma direi che è azzeccato. Lui è un angelo, io un diavolo. Non funzionerebbe molto. In ogni caso mi fa sorridere ciò che ho detto.
Ride entusiasta intuendo la mia idea.
-D'ora in avanti non sarò più Gabriel. Non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perchè il mio nome, oh diletto santo, è odioso a me stesso, perchè è nemico a te. E nondimeno strapperei il foglio dove lo trovassi scritto.-
Sentirlo recitare mi lascia totalmente spiazzato, non credevo avrebbe preso le mie parole troppo sul serio. Adesso mi sento scemo, non so citare questa roba come lui. Conosco la storia, sì, ma non tutti i versi. Ma suppongo che anche Romeo e Giulietta avessero problemi simili ai nostri e credo di non offendere nessuno cambiando qualche parola.
-Ma noi siamo di famiglie diverse. Tu sei un angelo e io un diavolo, cosa penseranno gli altri di noi? Se solo io fossi stato diverso da un diavolo o tu diverso da un angelo, tutto questo sarebbe stato molto più facile da affrontare. La tua famiglia mi odia e la mia odia te, come si può andare avanti in tutto questo?-.
Bella storia eh? I suoi amici neanche mi conoscono e già per loro io sono feccia. Se solo non fossi nato dannato...
-Cosa importa di loro, se il nostro amore è più forte del loro odio? Scalerei il monte dei peccati per te, raggiungerei la cima dei cieli e le profondità degli abissi, solo per urlare il tuo nome e proferire il mio amore. Sei la linfa che da forza al mio spirito, il respiro che mi fa andare avanti.
Quando sono con te non sono nè un angelo nè un diavolo, sono solo tuo, e lo sarò per sempre.-
Divento più sorpreso e le mie guance si colorano un po' di rosso. -Gnew- riesco a pronunciare con un sorriso. Ma poco dopo il mio viso torna cupo.
-Mi salverai da questo dolore? Da questo senso di vuoto? Vorrei tanto essere me senza pensare di voler essere qualcos'altro. Un angelo, un fratello migliore, un ragazzo migliore, qualcuno su cui poter contare...- un fidanzato migliore... -Vorrei vedere ciò che tu vedi in me, ma ogni volta vedo solo un rottame-.
Adesso non è più Romeo e Giulietta, sono solo io.
-Io sarò con te ogni volta, e ti mostrerò come ti vedo fino a quando non riuscirai a vederlo anche tu, e anche a quel punto non smetterò mai di esserti accanto. Io vedo un ragazzo stupendo, talentuoso, gentile e con un animo puro, vedo un fratellone premuroso, un amico sincero, un cuoco eccezionale.-
Cercando di strapparmi un sorriso muove le braccia come un uccello.
-L'importante è che tu veda quanto questo pennuto innamorato.-
-Gnew-.
È assurdo come io non riesca a ribattere in nessun modo alle sue parole. Non ho battutine sarcastiche da fare, non riesco ad essere scontroso, a sviare il discorso, a sminuire. È come se non riuscissi più a ricreare la corazza che indossavo sempre, forse una parte di me non vuole più crearla. Quella parte che vorrebbe amarlo, ma che ha tanta paura. In ogni caso sarebbe bello passare una serata tranquilla.
-Ti andrebbe una partita a carte? Se non hai altri impegni-.
-Subito!-.
In un attimo arriva alla mia finestra ed entra. Mi sposto subito per non trovarmelo addosso, mi sposto verso la scrivania e frugo nei cassetti.
-Come fai a sopportarmi? Puzzo da morire-.
-Ti aiuto a lavarti?-.
-Uhm... non credo sarebbe una buona idea. Non mi sentirei bene in una situazione del genere. Riuscirei a lavarmi da solo, questo sì. Eviterei lo specchio, ma sì. È che alzarmi dal letto sta diventando sempre più difficile. In certi momenti vorrei solo dormire e basta, il mio cervello praticamente si spegne. Se non venissi tu o Mary a trovarmi non farei altro che dormire-.
Finalmente trovo il mazzo di carte, mi metto seduto a terra e inizio a mischiarle.
-A cosa sai giocare?-.
-Va bene, non farei mai nulla che possa metterti a disagio, non di proposito. Apprezzo tu me l'abbia detto. Posso andare a mettere qualcosa davanti allo specchio se ti aiuta.-
Non credo abbia pienamente capito come mi sento. Non importa, va bene così. Scuoto la testa, coprire lo specchio non credo servirebbe a molto.
-Praticamente tutto. I miei volevano sapessi fare ogni cosa in vita, qualcosa mi è rimasto.-
-Che ne dici del poker? Però senza soldi o premi non è proprio bello da giocare-.
-Che premio hai in mente? Purtroppo non ho soldi, sai la questione del Paradiso e della loro inesistenza.-
-Che ne dici di qualcosa di classico? Chi perde si toglie qualcosa-. Mi gratto i capelli e faccio un respiro profondo dopo averlo detto.
-SI!-.
Iniziamo a giocare e io alla prima partita perdo. Sono un diavolo di parola e per prima cosa mi tolgo i calzini, è qualcosa che non mi fa sentire a disagio. La partita successiva la perde lui, è quindi il suo turno di fare penitenza.
Lo guardo togliersi la camicia e rimango sorpreso di quanto sia muscoloso. Okay, credo che una volta gli ho sfiorato il petto, ma vedere è totalmente diverso. Ha il fisico di chi ha passato una vita in palestra. Accidenti, non so come reagire.
-Gnew-.
Mi schiarisco la voce e mi concentro sulle carte per non rischiare di fissarlo. Tengo lo sguardo basso e faccio dei respiri profondi, lui non è Alex e io non sono in pericolo. Continuo a pensare queste parole per stare tranquillo e non rovinare la bella atmosfera che si è creata. Il mio intento non era di vederlo nudo, volevo solo rilassarmi ed effettivamente non mi sento poi così teso. Sono solo molto imbarazzato.
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Il Piacere del Peccato
RomanceAttenzione, storia boyxboy, astenersi chi non gradisce questo argomento Personaggi originali, storia scritta a quattro mani da me e @khailea Link per accedere all'account de Il Piacere del Peccato: https://www.deviantart.com/ilpiaceredelpeccato Può...