Edwin's pov
Questa mattina mi sento in qualche modo meglio rispetto agli ultimi giorni. Non so quale sia il motivo, né cosa ha scaturito questo cambio. Non credo sia il semplice aver fatto una doccia. Certo, non è che salti dalla gioia. Ho comunque molte occhiaie sotto gli occhi e mi sento sempre molto stanco. Semplicemente ho abbastanza volontà da alzarmi dal letto e fare qualche passo. Apro l'armadio e guardo tutti i miei vestiti perfettamente piegati. Non capisco perché Gabriel si prenda l'inutile disturbo di sistemarli ogni volta. Adesso sono tutti da lavare. Mi metto qualcosa di meno sporco e il resto lo porto con me in un cesto. Aprire la porta e oltrepassare la soglia non è comunque un'azione così semplice. Prendo dei respiri profondi e mi metto a camminare tra i corridoi. Questo è il momento migliore per andare in giro, la maggior parte dei diavoli che abitano qui sono a lavoro, compreso Alex. È solo questo pensiero a non farmi crollare nuovamente. Al pian terreno si trova una grande stanza adibita a lavanderia. Ci sono molte lavatrici, asciugatrici, prodotti e altri cesti. In un angolo attaccato al muro c'è un distributore di gettoni. Per farlo funzionare bisogna farsi riconoscere come abitante del dormitorio. Ogni diavolo è schedato quindi basta dire il proprio nome per poter usare i gettoni. Riempio un'intera lavatrice con tutta la mia roba e avvio il lavaggio, rimango lì ad aspettare.
-Oh! Ciao Edwin caro!-.
Mi giro e il mio sguardo incontra quello di Queen, lei è come al solito poco vestita e porta con sé un cesto pieno di biancheria intima.
-Hey Queen- la saluto, mi sento tranquillo nel vederla. Non mi ha mai fatto del male in nessun modo. Dopotutto è stata la prima a capire il mio essere omosessuale, lo ha sempre rispettato.
-Sono felice di vederti stare meglio, ero un po' preoccupata. Non me lo sarei mai aspettato da Alex, credevo non avrebbe mai fatto cose di questo tipo. È un barbaro senza cuore. Il sesso è qualcosa di magico che va consumato nell'amore e nel rispetto e non nelle menzogne e nella violenza-. Fantastico, anche lei lo ha saputo, adesso non mi sento molto a mio agio. Più la sento parlare e più mi sento teso.
-Stai tranquillo, io sono dalla tua parte e ti assicuro che non mi concederò mai più a lui. Mi concederò a tutti, anche alle pietre, ma mai a lui-. Mi viene da sorridere, sono felice lei non mi stia chiedendo nulla di ciò che è successo.
-Altri lo sanno? Si è sparsa la voce?- le chiedo io.
-No no. Sto facendo di tutto perché nessuno parli o lo venga a sapere, faccio morire ogni brutto spettegolezzo. Fidati di me, ho le mie armi- mi rispose alludendo alle sue forme generose. Sono più sollevato ascoltando queste parole. Però non mi sento comunque totalmente bene. Vorrei fosse tutto più semplice, che tutto quello subito si potesse lavare via.
-Oh mio caro, purtroppo la violenza è una brutta macchia- mi dice lei come se avesse intuito i miei pensieri. La guardo mentre riempie una lavatrice di mutandine in pizzo molto poco coprenti, abitini trasparenti, calze e tutto ciò che usa per ammaliare e sedurre. -Non andrà mai via, resterà sempre parte di te. Mi dispiace moltissimo, speravo tanto tu non provassi mai un tale orrore. Dovrai imparare a conviverci e a superarlo, sarà un cammino lungo e difficile. Ci saranno giorni in cui ti sveglierai pieno di energie e voglia di fare, ci saranno altri giorni in cui piangerai e non avrai le forze per alzarti dal letto. Ma vedrai, col tempo e a piccoli passi le cose miglioreranno-.
Io non ne sono poi così convinto e non so come potrei sopportare tutto questo. Queen mi si avvicina e delicatamente stringe le mie mani con le proprie. Non so come sia possibile, ma adesso mi sento tranquillo e rilassato.
-Tesoro, non sigillare il tuo cuore ferito, non farlo diventare di pietra. Accogli l'amore e lascia che Gabriel curi quella ferita. Ama e lasciati amare, lascia che la dolce passione pervada entrambi-.
-Io vorrei poterlo fare- sento di potermi confidare, mi fido di lei, -ma ho paura di essere abbandonato, di fare qualcosa che possa far soffrire Gabriel, di non essere abbastanza per lui-.
-Sono paure normali quando si ama, mio caro. Ma credimi, l'amore e il sesso sono qualcosa di meraviglioso-.
Capisco ciò che mi dice, ma ci devo pensare attentamente. Non è qualcosa di semplice per me, non dopo ciò che ha fatto Alex. Non posso prendere una decisione adesso e poi tornare indietro sui miei passi, non sarebbe giusto per Gabriel. -Va bene, ma mi prenderò ancora del tempo per pensare- le dico.
-Ma certo, prenditi tutto il tempo che ti serve. Vedrai: amare, dare amore e farsi amare ti piacerà moltissimo. Vienimi a trovare quando vorrai dei consigli piccanti~-.
La solita pervertita, le do un colpetto sulla testa. La ringrazio e quando i miei vestiti sono puliti ed asciutti li rimetto dentro la cesta, la saluto e torno verso la mia camera.
Torno in camera mia, non ho voglia di piegare i vestiti così li butto alla rinfusa nell'armadio. Non mi importa se sono disordinati, l'importante è che sono puliti. Fra qualche giorno dovrò tornare al mio lavoro, è inevitabile. Ho già perso troppi giorni e non so come sta andando al mio sostituto Louis. Spero stia trattando bene Gabriel e che non stia facendo casini. Tornare a lavoro non sarà comunque spiacevole, Gabriel starà sempre al mio fianco e passeremo quasi tutto il nostro tempo insieme. Questo pensiero mi rincuora, vorrei fosse lui la mia ancora di salvezza.
Non avendo altro da fare decido di mettermi alla scrivania, prendere dei fogli bianchi e mettermi a scrivere le ricette dei piatti che voglio cucinare in futuro. Devo ammetterlo, mi è mancato occuparmi della mensa in sostituzione di Mary. Inoltre se io non lavoro in quel frangente a lei non viene dato alcun pagamento. Non posso permetterlo ulteriormente, Mary merita di poter avere tutto ciò che desidera. Scrivendo le ricette evito di dimenticarle. Sono talmente preso a pensare e a scrivere che non mi rendo conto di nulla. O meglio sì, forse ho sentito bussare, ma il rumore è sparito, forse me lo sono immaginato. Chino sulla scrivania sento la porta cigolare quando viene aperta. Questo suono mi fa scattare come una molla tesa. Mi giro per vedere chi è entrato, sono pronto a creare un portale che mi conduca al sicuro. Vedo che è Gabriel ad essere entrato e faccio un sospiro di sollievo.
-Hey Gabriel- lo saluto per poi tornare alle mie ricette.
-Oh! Ciao! Scusami se ti ho spaventato. Che stai facendo?- chiede incuriosito.
-Sto scrivendo delle ricette così da non dimenticarmene. Quando tornerò a lavorare voglio sperimentarle alla mensa- gli rispondo tornando a scrivere. Allora avevo veramente sentito bussare.
Un enorme sorriso compare sul suo volto. -Quindi tornerai a lavorare con me anche?-.
-Sì certo, tra qualche giorno tornerò a svolgere tutti i miei incarichi. Il periodo di malattia è quasi finito-. O meglio quello fisico è quasi finito, quello mentale non so quanto durerà. -Verrai ad assaggiare ciò che cucinerò?-.
-Colazione, pranzo e cena! E qualsiasi cosa in mezzo! Mi do una sistemata, se non ti dispiace-.
-Sì, fai pure-. Forse avrei dovuto lavare anche gli asciugamani, ci penserò la prossima volta. Sono felice della sua risposta anche se non me l'aspettavo. Lui non ha il senso del gusto e non avrebbe neanche il bisogno di mangiare. Eppure è disposto ad assaggiare ciò che cucinerò. La cosa mi fa sorridere, sarebbe un bel gesto da parte sua.
-Eccomi, scusa se ci ho messo tanto.- dico allegro uscendo dal bagno.
Finisco di scrivere l'ultima ricetta che ho in mente, sono dieci i fogli riempiti. Ho scritto gli ingredienti da usare, tutte le dosi e ogni passaggio da seguire nella preparazione. Li ripongo con cura dentro il cassetto della scrivania.
-Non aprire l'armadio, potrebbe caderti una pila di vestiti in disordine addosso-.
-Vuoi che li sistemo?-.
-Solo se per te non è un disturbo-. La mia non è pigrizia, semplicemente non ne sento la necessità.
-Assolutamente no, qualsiasi cosa che ti riguardi è solo un piacere.- Apre l'armadio venendo investito dai vestiti, io lo avevo avvertito. A poco a poco li sistema come le altre volte.
Decido di sdraiarmi a letto e mi ritrovo con la testa appoggiata su qualcosa di diverso da un cuscino. Così vedo cosa sia e mi ritrovo in mano un foglio.
-E questo cos'è?- Mi metto a leggere.
"T'amo senza sapere come,
né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi
né orgoglio: così ti amo perché
non so amare altrimenti che così,
in questo modo in cui non sono
e non sei, così vicino che la tua mano
sul mio petto è mia, così vicino che
si chiudono i tuoi occhi col mio sonno".
Leggo la poesia e verso dopo verso il mio viso si fa caldo e probabilmente rosso. È una bellissima poesia d'amore. Come c'è finita qui sul mio cuscino? Prima non c'era e la calligrafia è di qualcun altro. D'istinto guardo Gabriel.
-L'hai... l'hai scritta tu?-.
-Sì!- annuisce più volte senza smettere di sorridere. -Ti piace?-.
-Sì, è davvero bellissima. Ti ringrazio-. Ripenso alle parole di Queen, non dovrei chiudermi nei suoi confronti. Sta dimostrando che ci tiene davvero a me. Però come prima cosa ha conosciuto un Edwin arrogante e stronzo che risponde in modo volgare o attraverso l'uso delle mani. Si è interessato a quel Edwin, qualcuno impossibile da spezzare. E poi ha conosciuto un altro Edwin più fragile ed emotivo, qualcosa di diverso dal suo primo interesse.
-Posso chiederti una cosa?-. Mi faccio coraggio e ne approfitto adesso che comunque sta ancora piegando i miei vestiti.
-Mi hai visto piangere, mi hai visto distruggermi e mi hai visto imbarazzato. Cosa... cosa pensi di questo altro lato di me? Sei... sei l'unico che mi abbia mai visto così-.
-Beh, penso che sia bellissimo, perché tu sei meraviglioso, e ogni lato di te è perfetto. Se parli più nello specifico penso di volerti stare accanto, costantemente, e di renderti felice, e di farti sorridere!-.
-Quindi non ti dà fastidio vedere le mie emozioni? Non vorresti solamente quell'Edwin stronzo e manesco?-.
-No, io voglio vedere tutto di te. Altrimenti come potrei toglierti ogni dubbio di amarti?-.
Gli sorrido con sincerità, mi sento libero da un grosso peso. -Con te non dovrò fingere di essere indistruttibile, grazie- Mi alzo e con molta calma lo abbraccio da dietro affondando nelle sue ali.
Rimane immobile e appoggia le mani sulle mie, accarezzandomi le nocche. -Ti amo...-.
Mi serve ancora del tempo per potergli rispondere con le stesse parole, ma mi sento davvero bene in questo momento. Non fingerò mai davanti a lui, potrò sempre essere me stesso senza avere timore di nulla. È una sensazione bellissima. Rimango stretto a lui per qualche minuto per poi staccarmi gentilmente. Metto la poesia nel cassetto che contiene anche i fogli che Gabriel aveva reso aeroplanini. Dentro ci trovo anche la scatola di cioccolatini che mi aveva portato insieme al vaso. La tiro fuori e mi siedo di nuovo. -Ti va di mangiarli assieme?-.
-Certo!- si siede a terra accanto a me.
Apro la scatola, dentro ci sono cioccolatini di tutti i tipi. Ne prendo uno dei tanti al cioccolato fondente, sono i miei preferiti. -Sono buonissimi!- Porgo la scatola verso di lui così che ne possa prendere uno.Avviso!
Abbiamo aperto un account su Deviantart a nome de Il Piacere del Peccato. Per chi non sapesse cosa sia Deviantart, questo è un social simile a Facebook dove si possono pubblicare soprattutto disegni. Creare un account è facile e gratuito, vi si può accedere tramite Google o tramite la app apposita. Trovate il link dentro la mia biografia!
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Il Piacere del Peccato
RomanceAttenzione, storia boyxboy, astenersi chi non gradisce questo argomento Personaggi originali, storia scritta a quattro mani da me e @khailea Link per accedere all'account de Il Piacere del Peccato: https://www.deviantart.com/ilpiaceredelpeccato Può...