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Gabriel's pov

Più cammino più sento il cuore appesantirsi.
Mille pensieri riempiono la mia mente, e vorrei che tutti sparissero.
Marcus, il Paradiso, la mia vita… è tutto finito.
Sento come se il petto mi si stesse aprendo a metà dal dolore, ma l’unica cosa che riesco a fare è camminare a vuoto.
Quel che è peggio, ogni volta ripenso al sangue e alla mia lotta con Marcus, rivedo Edwin che si mette tra noi, proprio come ha fatto nella nostra amicizia…
-Aaah… MERDA!- urlo a pieni polmoni, mettendomi le mani tra i capelli ed inginocchiandomi a terra.
È come se ci fossero migliaia di formiche sotto la mia pelle, che pungono e bruciano.
Come diamine faccio a fermarle?!
-Non credevo che gli angeli imprecassero!-
Spalanco gli occhi, voltandomi di scatto. Seduto su una roccia a qualche metro da me c’è Isaac, sereno, e con probabilmente nessuna preoccupazione al mondo.
Lui non sa, e di certo non gli importa, come non è mai importato a nessuno.
Lui non ha perso tutto.
-Ehi non hai una bella cera, giornataccia?- mi chiede, scendendo dalla roccia ed avvicinandosi a me.
-… non delle migliori.- mormoro, distogliendo lo sguardo.
Non ha senso tirare fuori il discorso, direbbe qualche stupida frase motivazionale come facevano le mie tate quando i miei genitori saltavano i miei compleanni o i natali.
Se avessi voluto sentire qualche stronzata simile sarei rimasto con Edwin ed il suo perbenismo.
-Mh-hm, so io cosa ci vuole allora. Vieni con me.- mi dice cominciando ad incamminarsi nella direzione opposta alla mia, spalancando le ali e spiccando il volo.
Rimango a fissarlo un po’, chiedendomi cosa voglia fare, ma tutto sommato, non ho più un posto dove andare… 
Apro le ali a mia volta, e lentamente lo seguo. Scendiamo lungo le pendici del Purgatorio, fino ad arrivare al dormitorio, e da lì ci fermiamo accanto all’ascensore per l’Inferno.
-Aspettami qui, vorrei evitare che qualcuno ti notasse.-
Naturalmente, alla fine perché dovrebbe?
Sono un angelo, lui un diavolo. È così che avrei dovuto comportarmi con Edwin.
Non avrei avuto tutti questi problemi con Marcus e l’intero Paradiso se avessi usato un po’ di cervello.
E ora sono così, senza più niente in mano se non le parole a vuoto di Edwin.
Prima mi ha chiesto se volessi tornare a casa… certo che vorrei, ma il Purgatorio non è la mia casa, è la sua.
Io non ho niente, solo questa orribile sensazione nel petto, ma cosa vuoi che gliene importi a lui.
Mi chiedo se ne sia valsa veramente la pena…
-Eccomi qua, con un bel cappellino ed una giacchettina!-
Ero talmente perso nei miei pensieri dal non essermi accorto del ritorno di Isaac, che ne ha approfittato per calarmi un cappello di lana sulla testa, e mettermi uno spesso giaccone grigio sopra le ali.
-Ma cosa…- borbotto confuso, facendo per togliermi la giacca, lui però me la chiude prima che possa farlo.
-Tienila ben stretta, lo sai che all’Inferno gli angeli non sono ben visti.-
-Vuoi farmi scendere all’Inferno? Perché dovrei farlo?-
Non ho il desiderio di litigare con qualcuno, e visti i miei toni non dubito che potrebbe facilmente accadere, Isaac però gli ignora, e chiama l’ascensore.
-Te l’ho detto, voglio portarti in un posto dove potrai distendere i nervi. Fidati del tuo amico!-
Ancora quella parola… abbasso il capo, evitando di rispondergli, aspettando assieme a lui l’ascensore.
Ovunque voglia andare, io comunque non vi appartengo. 
Entro nell’ascensore con lui, e come le porte si chiudono appoggio la testa contro le pareti. Ci muoviamo, ma a me non importa.
-Guai in Paradiso forse?-
Il mio volto si contrae istintivamente, ed una fitta mi brucia nel petto.
-Scusa, battuta del cazzo eh?- aggiunge Isaac notandolo.
Sposto lentamente gli occhi su di lui, poi nuovamente sulle pareti dell’ascensore.
-Già… battuta del cazzo…- mormoro serio.
Per tutta la vita mi hanno insegnato a non fare del male agli altri, a non imprecare, ma adesso… cosa cazzo dovrebbe fregarmene.
Ho già rovinato la mia fottuta esistenza.
Trascorrono una manciata di minuti, e le porte si riaprono su uno dei tanti gironi dell’Inferno. Non ho idea di quale sia, probabilmente uno dei primi visto non ci abbiamo messo molto ad arrivare. Metto le mani in tasca, ed a testa bassa seguo Isaac, che mi mette una mano sulla spalla.
-Non perderti eh? Il tuo ragazzo mi ammazzerebbe di certo.-
Troverebbe un altro angelo, gli basterebbe una bella faccia.
Se gli fosse importato di più mi avrebbe chiesto di stare insieme, avrebbe cercato di consolarmi.
Merda, è stato veramente un errore innamorarmi di lui!
Marcus ha ragione, io non so cos’è l’amore! Non ne ho idea, e mi hanno fregato!
-Dove stiamo andando?- chiedo sollevando il capo, tremando dalla rabbia e dal dolore.
L’ultima volta che sono stato qui con Ruben non ho prestato particolare attenzione a quanto mi circondava, ma credo che ciò dipenda dal fatto non c’è nulla di particolare da vedere. 
Tutto l’Inferno assomiglia a quei ghetti di cui i miei professori privati dicevano di evitare.
In tutto e per tutto fa schifo.
-È un posticino tranquillo, con un po’ di musica e qualcosa da bere. Giusto per staccare un po’ la spina.-
-Io non posso ubriacarmi.- dico con un tono piatto, ed Isaac si gira di scatto. 
-Noooo! Ma che dici!-
Annuisco debolmente. -Gli angeli non sentono gli effetti di alcool e droga, e non hanno bisogno né di mangiare né di dormire.-
-Ma va, allora non mi lamenterò più così tanto di essere un diavolo. Comunque anche se non bevi non è un problema, quando ho la testa piena di pensieri non mi dispiacere avere della musica che mi rimbomba nel cervello. Forse ti farà bene.-
Sono le mani il problema, non riesco a smettere di torturarmele.
Sento una furia dentro di me incontenibile… sono quasi sul punto di colpire la parete più vicina a me.
In silenzio arriviamo nei pressi di un modesto locale, al cui ingresso svetta l’insegna “Black Moon”. Nonostante non ci sia altro ad abbellirlo c’è comunque una certa fila ad aspettare di entrare, e non appena le porte si aprono sporadicamente la musica all’interno rimbomba nei dintorni.
Non è esattamente di mio gusto, ma a questo punto cosa importa? Non mi piaceva neanche l’idea di litigare con Marcus, ma eccomi qui…
A chi frega se una cosa non mi piace, non è mai importato alla mia famiglia quando ero in vita, ai miei insegnanti, ed ora ad Edwin e Isaac.
Sospiro in silenzio, mettendomi in fila assieme ad Isaac. 
Perché Marcus non poteva fare uno sforzo ed ascoltarmi? So che le cose sono cambiate, che io sto cambiando, ma non significava che dovessero peggiorare in quel modo, e quello che è successo tra noi… 
Abbasso lo sguardo sulle mie mani, ancora sporche del suo sangue.
Senza che me ne accorga entriamo, e tutto attorno a noi si fa buio. La musica aumenta, ed entriamo in un salone dove un branco di diavoli sta ballando al centro sotto delle luci ad intermittenza.
-Stammi vicino!- mi urla Isaac, prendendomi la mano e facendomi strada tra la gente, fino ad arrivare ad un bancone dall’altra parte. Ci sono anche dei divanetti in giro, ma ci sediamo lì, ed Isaac ordina un bicchiere di assenzio, mentre per me un drink del quale non so il nome.
Gli ho detto che l’alcool non ha effetto, ma gli sarà entrato da un orecchio e sarà uscito dall’altro.
Assaggio il liquido scuro, e come immaginavo sono soldi sprecati.
-Bella merda.- mormoro approfittando della musica per non farmi sentire.
-Allora, una moneta per i tuoi pensieri?- mi dice avvicinandosi.
Io mi guardo attorno, non vedendo altro che facce sconosciute, in un posto dove non sono mai stato.
-Fa tutto schifo.- cominciò, appoggiando i gomiti al bancone. -Sono successe delle cose, tante cose…-
-Con il tuo ragazzo?-
Serro le labbra, passandomi una mano tra i capelli, facendo attenzione a non togliere il cappello.
-In parte…-
In parte… in grossa parte, ed è tutto iniziato quando…
-… un tizio l’ha comprato.- mormoro, sentendo le spalle irrigidirsi all’improvviso.
È come se dei vetri fossero improvvisamente andati in frantumi, o come se Edwin potesse sentirmi in questo esatto momento.
Guardo Isaac, che annuisce debolmente, con un’espressione avvilita. -Brutta storia amico… brutta storia…-
Sì tanto brutta.
-Sto facendo il possibile per farlo stare bene, e certe volte ci riesco. Ci siamo baciati, toccati perfino, ed abbiamo deciso di metterci insieme, eppure nonostante tutto quello che ho fatto e che continuo a fare, ci sono dei momenti in cui…- cerco le parole giuste, stringendo i pugni. -Tutto si blocca.-
-… ma… perché aveva dei sentimenti per quest’altra persona?-
Serro la mano sul bicchiere, e per poco non lo rompo.
È… è un pensiero che mi ha attraversato la mente molte volte, ma sentirlo dire ad alta voce mi fa ribollire il sangue dalla rabbia.
-Erano amici, buoni amici… se non fossi arrivato io, probabilmente avrebbero comunque scopato. Si sarebbero messi assieme.- digrigno i denti dalla rabbia.
Tutto quello che ho fatto, tutto quello che ho perso, è stato chiaramente inutile.
Alex ed Edwin erano vicini, probabilmente, lo si capiva fin dall’inizio, l’ho sempre saputo.
-Gabriel.- mi ferma Isaac, mettendomi una mano sulla spalla. -Calmati. Comprare qualcuno significa agire contro il suo volere. So che ci sono dei pazzi lo vedono come un fetish e magari si accordano così, però il tuo ragazzo non mi sembra il tipo… e da quello che mi stai dicendo, è successo quando avete iniziato a frequentarvi, giusto?-
Annuisco rigidamente, anche se in realtà ci siamo messi insieme dopo.
Di sicuro se Alex non l’avesse comprato Edwin avrebbe scelto lui. Forse le cose sarebbero andate meglio anche per me.
-Allora quello che ha fatto quel diavolo è imperdonabile, e mi dispiace tanto.- continua Isaac, accarezzandomi la spalla. -Sono certo che insieme riuscirete a superarlo.-
Che se la risolvi da solo, non vuole nemmeno lo tocchi tra un po’.
Non sono Alex dopotutto.
-Hai detto però che lui è solo parte del problema, che altro succede?-
Prendo un lungo respiro, cercando di calmarmi. Vorrei che ci fosse una risposta semplice alle sue domande, di certo però non posso parlargli del fatto delle piume…
-Che altro c’è? C’è che la mia intera vita è stata una merda! Ho fatto tutto secondo le regole, o almeno quelle dei miei genitori, ma sono morto comunque, e ora sono in questo casino! E a qualcuno importa? No! Né al mio migliore amico, che ha cercato di uccidere Edwin perché odia tutti i diavoli e che il cielo lo fulmini se accettasse di parlarne civilmente, né i miei genitori che mi hanno costretto a vivere come un burattino e seguire una religione che alla fine non esiste nemmeno! Sai cosa c’è in Paradiso? Di certo non tutte le puttanate ti raccontano! Oh oh, ma non è ancora finita eh, perché nemmeno il mio ragazzo, il diavolo per cui ho mandato a fanculo la mia intera esistenza, se ne frega di come sto!- sbraito, rompendo il bicchiere tra le mani. -Lo vedi questo sangue? È del mio migliore amico! Io l’ho pestato, l’ho quasi ucciso, ed Edwin cosa fa?! Un discorso melenso, che non centra assolutamente con quello che ho fatto, come se le mie azioni non mi abbiano appena traumatizzato e non avessi bisogno di aiuto, perché tutto l’aiuto potevo ricevere l’ho cacciato solo per stare con Edwin, ed un bel “ehi, vatti a fare una passeggiata del cazzo”!-
Ho cominciato ad urlare, ma comunque la maggior parte dei diavoli non mi sente.
Probabilmente uscite come questa sono la normalità per loro, ed addirittura una donna mi si è avvicinata, provandosi a mettere tra me ed Isaac.
-Ehi tesoro, mi sembri teso, che ne pensi di un bicchiere assieme?-
Non ci penso nemmeno, le tiro un pugno sul naso talmente forte da romperle il naso.
Nonostante il rumore sento il rumore tra le ossa, e la vedo cadere a terra.
-Caaaaazzo!- esclama Isaac, guardandosi attorno ed afferrandomi per un braccio. -Vieni con me!-
Mi trascina immediatamente via, fino ai bagni, scacciando chiunque sia già dentro.
Sento il mondo girare, ed incapace di reggermi in piedi mi aggrappo al lavandino. Sollevo gli occhi incrociando lo specchio, e non appena vedo il mio viso pallido e sporco di sangue scoppio a piangere.
-Che stronzate…- singhiozzo tra le lacrime. -Non siamo nemmeno più umani, perché devo stare così?-
-Forse è un po’ una punizione.- mi risponde Isaac, aiutandomi a sedermi ed offrendomi dei fazzoletti. -A prescindere se siamo angeli o diavoli eravamo comunque umani, e dobbiamo soffrire per questo anche nell’aldilà portandoci dietro qualcosa di quel mondo.-
-Ma non lo siamo più! Non sopporto questa stronzata! Anche Edwin continua a comportarsi come se fossimo umani, mi chiede se ho fame, sete, se voglio dormire. SONO UN ANGELO DANNAZIONE! LO VUOI CAPIRE?! O LO FAI APPOSTA PER PRENDERMI PER IL CULO?!-
-Ma no Gabriel, che presa in giro dovrebbe essere?-
-Non è una presa in giro, è essere stupidi! È non accettare che siamo morti, e la nostra esistenza è diversa! Sai cosa c’è in Paradiso? Gente che fa così! Che ricrea finte scuole, case, edifici, e noi siamo bloccati lì, in questo enorme campo di merda senza che qualcosa cambi mai, ed i veri angeli non ci dicono niente! Perché siamo lì perché non siamo morti e basta? Cosa dobbiamo fare, c’è un senso a tutto questo? NO! L’INTERO CONCETTO DI PARADISO CHE ABBIAMO COSTRUITO NOI UMANI, MORTI ED ARRIVATI QUI, E’ UNA COPIA DI MERDA DELLA TERRA!-
Odio questa incongruenza, l’ho sempre odiata in tutti!
Nessuno si chiede perché, dobbiamo solo seguire come pecore, e tutto diventa noioso, NOIOSO fin troppo in fretta!
Edwin era stato un cambiamento ai miei occhi, ma ora vedo è stato solo un abbaglio.
È solo un’egoista, superficiale e falso.
-Odio come il Paradiso sia simile alla terra, odio come tutti si comportano uguale a prima, odio come l’Inferno sia semplicemente un ghetto del cazzo! Ho seguito le regole solo per trovarmi punto e a capo!-
Devo sopportare il razzismo tra angeli e diavoli, gli scontri ed il sangue con il mio migliore amico, il mio ragazzo è stato violentato, ha subito dei traumi ed ha patito la fame.
Tutto questo avrebbe dovuto finire, invece siamo morti e stiamo ancora soffrendo!
Isaac rimane in silenzio, ascoltandomi. Il primo dalla mia intera esistenza.
-Sono qui amico, sfogati pure. Poi vedrai si risolverà tutto, e sarai felice con Edwin. Hai solo avuto una brutta giornata.-








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