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Edwin's pov

Il mio sonno è davvero migliorato da quando dormo insieme a Gabriel, soprattutto quando il suo petto mi fa da cuscino. Il letto non è tanto grande così dobbiamo stare stretti stretti l'uno all'altro per non cadere a terra. Forse lui non lo sa, ma ogni tanto mi sveglio per guardarlo prima di riprendere sonno. Questa è una di quelle volte, le prime luci dell'alba stanno entrando dalla finestra alle nostre spalle. Non so se è una cosa normale, ma comunque mi piace vederlo rilassato e a suo agio. O almeno mi sembra sia così. Gli accarezzo piano piano i capelli spostando un ciuffo sceso sul suo viso.
Sembra stia dormendo. Gli angeli dormono? Forse me ne aveva parlato, ma non lo ricordo. In ogni caso sembra non sia infastidito dal mio tocco. Forse, se rimanesse ad occhi chiusi...
Ci penso un paio di volte, non mi sembra una buona azione però...
Timidamente e con incertezza infilo una mano sotto la sua camicia. Voglio solo sfiorare la sua pelle, niente di più. È un tocco leggero e innocente, non sto facendo nulla di male. Sono solo curioso di sentire com'è. Eppure dovrei chiedergli il permesso prima...
Sì, non è una buona idea, faccio per ritrarre la mano. Mi ferma subito, bloccandomi le dita proprio sul suo cuore. Apre gli occhi, rivolgendomi un sorriso. Il gesto è così improvviso da sorprendermi, mi ritrovo a guardarlo senza sapere bene cosa dire o fare. Dalla mia mano posso sentire il suo cuore battere sotto muscoli e pelle morbida, è davvero una bella sensazione.
  -Credevo di starti dando fastidio- dico semplicemente, non voglio più togliere la mano. Mi limito a fargli delle piccole carezze.
  -Non potrai mai darmi fastidio.- risponde appoggiando la fronte sulla mia, chiudendo gli occhi. -Mai...-.
Mi sento così bene in questo momento, a tal punto da prendere la sua altra mano e fargliela appoggiare sul mio petto al di sotto della maglietta. Lo guardo per tutto il tempo così da avere una sorta di piccolo controllo sulla situazione. Ho deciso io, lui può toccarmi perché ho deciso io. Non sono muscoloso come lui, non sono tutto questo granché. Eppure spero di essere abbastanza per lui.
Forse non dovrei pensare queste cose dopo tutto quello che è successo, ma questa è la mia sfera sicura dove so di essere amato e protetto.
Senza pensarci mi stringe a sé, sfregando il viso contro il mio. -Ti amo tanto!-.
  -Io ti amo di più- gli faccio una linguaccia e poi mi metto a ridere come un bambino. -Alla fine sei riuscito a conquistare il mio cuore, pennuto-. Gli voglio dare un bacio, ma per come sono messo adesso gli arrivo solo al collo. Gli do un bacio innocente lì.
Si abbassa così da rubarmi un bacio sulle labbra. Continua a stringermi come se io fossi la cosa più preziosa dell'universo.
  -Di questo sarò sempre grato al Signore.- sospira e mi accarezza i capelli. Non vorrei più muovermi da qui...
  -Dobbiamo andare a lavoro-.
Già, dobbiamo insieme. Mi sembra passata un'eternità da quando ho svolto il mio ultimo incarico. Ormai mi sento pronto a ricominciare con la mia vita. Dovrò anche fare un grosso regalo a Mary per essermi allontanato da lei. Si sarà sentita sola in questi giorni...
  -Vuoi ti presti qualcosa di mio? La tua camicia si è sporcata di sangue e andrebbe lavata-.
  -Sì! Sì ti ringrazio!- annuisce vigorosamente. Si mette a sedere tenendomi una mano. Mi alzo andando verso l'armadio. Prendo dei vestiti per me e scelgo una maglia per lui. È blu scuro a maniche lunghe, quando l'ho comprata ho sbagliato la taglia.
  -Ecco a te- gliela porgo. -A me viene larga, forse a te potrebbe venire un po' stretta-.
Ho effettivamente molti vestiti da portare in lavanderia. Rimango fermo davanti l'armadio. Cosa dovrei fare? Siamo una coppia, quindi sarebbe normale cambiarmi davanti a lui. Alla fine mi ha visto a petto nudo. Però a pensarci non mi sento sicuro della cosa.
  -Ti... ti dispiace se mi vesto in bagno?-.
  -No no fai pure.- dice sorridendomi. -Aspetterò qui.-
  -Grazie- gli sorrido più sollevato e mi chiudo in bagno. Dopo essermi cambiato mi costringo a guardarmi allo specchio. Sono meno pallido rispetto all'ultima volta mi sono guardato, non sembro più un cadavere. Anche le occhiaie sono sparite, il mio sguardo non è più spento e assente. I capelli però sono un disastro. Decido di bagnarli un po' così da poterli sistemare usando le mani. Adesso sono sì disordinati, ma più ricci.
Esco dal bagno e scoppio a ridere quando vedo come gli sta la mia maglia. Rido così tanto da dovermi tenere la pancia. Non lo faccio con cattiveria, ma mi fa ridere.
  -Scusa, ti sta davvero male- mi calmo, spero di non averlo offeso. -Purtroppo non ho di meglio da offrirti-. Prendo la sua camicia sporca mettendola nel cesto insieme ai miei vestiti da lavare.
  -Oh...-.
  -Ti ho offeso in qualche modo?- gli chiedo notando la sua palese delusione. Accidenti, che ho combinato adesso? È perché mi sono messo a ridere? Potrebbe essere...
Oppure ho sbagliato a cambiarmi in bagno, eppure lui mi aveva detto gli andava bene. Sta di fatto il mio umore è nettamente peggiorato. Mi sento molto a disagio, rimango in silenzio abbassando lo sguardo. Non so effettivamente cosa dire, non so come giustificarmi...
  -No, no assolutamente.- risponde alzandosi, mi prende le mani e mi dà un bacio sulla fronte. -Vuoi mangiare qualcosa prima di andare a lavorare?-.
Non sembra più così deluso, eppure non riesco a togliermi l'immagine dalla mente. Devo migliorare, lo so. Forse dovrei accellerare i tempi? Dovrei far sparire disagi e insicurezze andando subito all'atto pratico? Come una sorta di onda d'urto? Accidenti, dovevo pensarci prima...
Non posso rovinare la giornata per un mio stupido errore. Quindi mi faccio forza e gli stringo la mano accettando il bacio. Anzi, gliene do uno anche io.
  -Ottima idea, effettivamente ho un po' di fame-. Gli sorrido.
È Gabriel, sono in una sfera sicura. Devo ricordarmelo.
Uscendo dal dormitorio mi dirigo alla mensa tenendogli la mano. Non ci sono molte persone in giro, i pochi che ci sono ovviamente ci guardano. Alcuni sono sorpresi, altri arricciano le labbra infastiditi, altri ancora si fanno i fatti loro. Non mi interessano queste cose, per me possono andare tutti a quel paese.
  -Vuoi entrare con me?- chiedo a Gabriel arrivando all'entrata della mensa.
  -Assolutamente.- annuisce felice.
Entrando prendo subito un vassoio e una ciotola. È un po' imbarazzante, ma la riempio subito fino all'orlo di latte e cereali al cioccolato
  -Tu vuoi prendere qualcosa?-.
Ci sono anche uova strapazzate, pancetta croccante, toast e vari tipi di marmellate, snack, merendine e una larga scelta di succhi di frutta.
Anche se adesso mi sento tranquillo non faccio altro che pensare alla faccia delusa di Gabriel. Il prima possibile chiederò a Queen come dovrei comportarmi. Al momento cerco di ignorare le sensazioni negative.
  -No ti ringrazio. Non ne ho bisogno.-
Pago solo per me allora e mi siedo ad uno dei tavoli più lontani dall'entrata. Non ci sono molte persone, ma voglio comunque un po' di privacy. Inizio a mangiare in silenzio. Vorrei fare conversazione, ma non mi viene niente in mente se non la delusione di Gabriel. No, non ci devo pensare. Non posso rovinare ulteriormente la giornata.
  -Quindi... dopo il lavoro cosa ti andrebbe di fare?-.
  -Tutto quello che vuoi.- sorride guardandomi mangiare. -È buono? È abbastanza caldo? Vuoi qualcos'altro?-.
  -Potremmo fare delle passeggiate al Purgatorio, che ne dici?-.
Mangio a grandi cucchiaiate e in pochi minuti finisco tutto il contenuto della ciotola.
-Sì, i cereali sono buoni e a me piace molto bere il latte-.
Prende un fazzoletto, pulendomi la guancia macchiata di cibo. Divento rosso quando mi pulisce, non mi ero accorto di avere dei residui di latte sul viso. Lo lascio comunque fare, è un gesto carino.
  -Oooh sì! Potremmo andare nell'Eden! Sarà come entrare nel quadro che ti ho regalato.-
  -Non avevo pensato all'Eden, sarebbe effettivamente bello andarci-.
Guardo la ciotola totalmente vuota, sento ancora i morsi della fame.
  -Effettivamente farei volentieri il bis...-.
Faccio per alzarmi, ma Gabriel mi afferra delicatamente il polso per fermarmi.
  -Tranquillo, faccio io amore.-
  -Va bene, grazie-. Gli do la ciotola vuota e mi rimetto seduto, sto sorridendo teneramente per l'ennesimo gesto carino. Dopo qualche minuto lo vedo tornare con un vassoio in mano. Su di esso ci sono la ciotola piena di latte e cinque contenitori con dentro tutte le varietà di cereali.
  -Eccomi qua, scusa se ci ho messo tanto!- dice appoggiando tutto sul tavolo evitando di far cadere anche solo una goccia.
  -Hai preso tutti i tipi di cereali? Perché?- gli chiedo, ma subito dopo me ne pento. È una cosa inusuale, vero, però è un bel gesto anche questo, no?
  -Ti ringrazio-.
Ovviamente finisco tutti i cereali al cioccolato, ma comunque mangio un po' anche quelli degli altri contenitori. Finisco bevendo il resto del latte che è rimasto.
  -Adesso sì che mi sento pieno. Dici che ho mangiato troppo?-.
  -No no, puoi mangiare tutto quello che vuoi.-
  -Finirei per diventare grasso-.
Ridacchio e lo aiuto a sparecchiare il tavolo per alleggerire il lavoro ai miei colleghi di turno oggi. La ragazza dietro il bancone ci saluta con un sorriso e alza un pollice come segno di approvazione. La guardo senza capire bene. Che Ruben abbia detto qualcosa anche a lei su di noi come ha fatto con Queen?
Oh beh, non è importante.
Come ieri, volo assieme a Gabriel tenendoci per mano. In pochi minuti raggiungiamo il Custode sulla spiaggia. Lui non commenta il modo in cui siamo arrivati, ma mi rivolge comunque la parola.
  -Bentornato a lavoro, signor Edwin. Lieto di vederti in buona salute-. Nonostante queste parole il suo è un tono piuttosto distaccato. Ci porge le cartelle dell'anima da approcciare. La cartella oggi riguarda un giovane ragazzo, nella cui foto sorride ed ha i capelli biondi e gli occhi azzurri.
Non ci sono particolari dettagli, come sempre, sarà lui a doverceli dare, non voglio farmi idee affrettate.
  -Pronto?-. Gabriel mi guarda muovendo lentamente le ali in attesa.
  -Sì, andiamo-. Mi alzo in volo e lo seguo tenendo con me la cartella.
Non impieghiamo molto a trovarlo, è fermo quasi all'inizio del Purgatorio, e si guarda attorno sconsolato.
  -Vai pure Edwin, te lo lascio con piacere.- dice prima che l'anima ci veda.
  -Aspetta, io non prendo anime senza un valido motivo. Voglio prima sentire la sua storia-.
Mi avvicino al ragazzo cercando di non spaventarlo troppo. È vero che in lavori passati mi sono divertito a terrorizzare le anime col mio aspetto e le mie parole. Ma l'ho fatto solo con chi se lo meritava e lui non mi sembra facente parte di quel gruppo.
  -Hey, io sono Edwin, il diavolo un po' stronzo che ti giudicherà- mi presento. -Racconta la tua storia-.
Questo mi guarda accennando ad un saluto. -Oh, ehi... come va?-.
  -Tutto bene. Mi duole dirtelo, ma sei morto e adesso si dovrà decidere il tuo futuro in base a come sei vissuto. Potresti finire all'inferno o in Paradiso e potresti un giorno diventare come noi- indico il pennuto dietro di me.
  -Sì, l'avevo intuito.- annuisce l'anima sospirando. -Ok, e come faccio ad andare in Paradiso? Senza offesa...-.
  -Nessuna offesa, capisco che l'Inferno non è la meta preferita di tutti. Per andare in Paradiso sostanzialmente devi farti toccare dell'angelo qui- indico Gabriel. -Ma prima devi dirci della tua vita-.
  -Va bene, vediamo... ho vissuto una vita piuttosto normale. Sono cresciuto in una buona famiglia che mi ha sostenuto nella passione per il calcio. Avevo ventuno anni e facevo parte di una squadra popolare nella mia città. Un pomeriggio dopo gli allenamenti sono tornato a casa, mi pare di aver sentito un incidente. Non ho un'idea chiara su come io sia morto, non ricordo altro-.
  -Mi spiace per te, amico. Spero potrai giocare a calcio tra i cieli del Paradiso. Gabriel, per favore portalo con te-. Mi rivolgo a lui con un dolce sorriso. Gabriel mi guarda per qualche secondo come.se si volesse accertare della mia sicurezza. Annuisco e mi faccio anche da parte allontanandomi di qualche passo. Sono sicuro sì, questo ragazzo non merita l'Inferno. Allunga la mano verso il ragazzo, e lui gliela stringe sorridendo.
  -Ci vediamo allora.-
Il suo corpo comincia a svanire, lasciando solo una nuvoletta di piume.
  -Beh, è fatta direi. Come è stato tornare al lavoro?-.
  -È stato interessante. Sai, stavo pensando che non dobbiamo prendere le anime solo per il gusto di averne di più o vincere una qualche stupida gara. Che ne dici? Io mi accanirò contro chi se lo merita veramente e tu avrai le anime come quel ragazzo. È meglio avere un mondo più equo, no?-.
In passato gli piaceva questo mio lato buono e io facevo di tutto per nasconderlo. Adesso dovrebbe piacergli comunque, no?
  -Andiamo?- chiede annuendo semplicemente.








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