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Gabriel's pov

Ormai è passato un giorno da quel che è successo, la mia mente è intrappolata tra mille orribili pensieri. Un fiume in piena violento e vorticoso, impossibile da sfuggirgli o da ignorare. Mi travolge ogni volta che chiudo gli occhi, ogni volta che nella mia mente c'è lui.
Credevo di aver fatto bene a lasciare Ed con i propri spazi, credendo sarei stato solo un fastidio, ma potrei aver sbagliato? Ho timore a rispondere a questo quesito. Lui è così forte, sicuro di sé e duro, però esser costretti ad una simile pratica è assolutamente orribile e certamente distrugge l'animo. Anche una solida quercia può essere sradicata dal vento. Soprattutto se è da sola ad affrontarlo. Ed era solo.
Il senso di colpa mi attanaglia nell'incertezza tanto da non farmi fare altro se non fissare il vuoto. So che voglio stare con lui, che voglio farlo star bene, ma non so come, non ho alcuna esperienza in merito. In vita mai provai simili cose e non ho nemmeno mai pensato d'informarmi credendo di aver tutto il tempo una volta fosse giunto il momento d'innamorarmi. Ma la mia ora è arrivata in anticipo, inaspettatamente.
Ho talmente tanta paura di aver sbagliato che vorrei lanciarmi fuori dalla finestra all'istante, ma non so se così facendo compierei l'ennesimo sbaglio. Mi siedo sul letto, cammino avanti e indietro per tutta la stanza, mi stringo i capelli tra le mani. Non riesco a stare tranquillo e a pensare lucidamente.
  -Oh, se solo ci fosse qualcuno a dirmi quello che è meglio fare in simili situazioni...-.
Non so cosa fare, non so come agire. Cosa posso fare? Cosa dovrei fare?
Il mio compagno di stanza è fuori, quindi non posso contare sul suo appoggio al momento. E non posso disturbare Beatrice, ha già fatto tanto per me preoccupandosi. Sarei semplicemente scortese ed invadente. Ma voglio così tanto vedere Edwin...
  -Basta, ho deciso: vado da lui.-
Potrà essere un errore, ma ho bisogno di lui quanto un vivo ha bisogno di respirare.
Edwin è il mio ossigeno.
Mi fiondo fuori dalla stanza e volo più veloce che posso, fino a raggiungere il dormitorio. Ricordo perfettamente dove si trova la finestra di Ed, ci potrei arrivare ad occhi chiusi. Mi avvicino ed inizio a bussare un paio di volte, sperando mi apra. E' molto rischioso per me stare qui, in quanto gli angeli non sono ben accetti, ma non mi importa.
Sbircio dal vetro, la stanza sembra in disordine e i mobili sono tutti ammassati in un unico punto. Lui è rannicchiato sul letto e sta abbracciando il cuscino che gli feci tempo fa. Sembra così triste...

Edwin's pov

Ho sbarrato la porta della mia stanza usando i miei mobili. Non mi sono mosso dal letto se non per farmi una doccia veloce. I segni di ieri ci sono ancora e non sono riuscito a dormire neanche per un'ora. Sto sdraiato sotto le coperte fissando la porta con timore. Alex proverà sicuramente a cercarmi, per un po' resterò rinchiuso qui, da solo. Non ho nessuna intenzione di finire di nuovo tra le sue grinfie, so per certo che vorrà altre notti come quella. Non con me però, non voglio.
Mary ha provato ad entrare, mi dispiace tenerla fuori e starle lontano. Però allontanarmi da tutto e tutti è l'unico modo per sopravvivere. Così com'era in vita. Spero solo non sappia cosa mi sia successo, spero in pochi lo sappiano.
Flegiàs è venuto a trovarmi qualche ora fa, è stato confortante nonostante anche lui sia rimasto fuori. Mi ha detto che ha tirato un pugno a quel bastardo dopo aver saputo cosa mi aveva fatto, mi ha fatto ridere. Di lui mi posso fidare, non ho alcun dubbio in proposito. Non mi userebbe mai, anzi mi ha sempre aiutato e protetto. Lo vedo un po' come il padre che non ho mai potuto avere.
Sento bussare alla finestra, la cosa mi fa sobbalzare. Mi alzo e mi allontano, ma la cosa mi fa solo sentire dolore. Sgrano gli occhi nel vederlo, stringo i pugni ripensando a tutte le lacrime versate a causa sua. Apro la finestra facendo passare una mano attraverso un piccolo portale. A causa della poca energia posso farne solo per brevi distanze. Dovrei conservare le forze, ma voglio restare distante. Vorrà usarmi anche lui adesso?
  -Che ci fai qui?-.
Il mio tono è freddo, anche se vorrei non sono felice di vederlo.
Lui entra e resta sopra il mio letto, mi guarda a stento e rimane immobile.
-Io... volevo vederti. Ho avuto paura per tutto questo tempo, ben sapendo mi avresti scacciato, ma non importa. Potrai anche picchiarmi come è accaduto in passato, ma voglio solo vederti.- si affretta a rispondere abbassando gli occhi e portando le mani dietro la schiena. -Ti chiedo scusa per il fastidio che ti provoco, ma non posso annullare tutto ciò...-.
Le sue parole mi fanno solo stare peggio, il dolore si mischia alla rabbia. È venuto a dirmi questo? Adesso vuole vedermi, non gli credo.
  -Mi hai abbandonato... Sei andato via proprio quando avevo più bisogno di te. Avevi promesso che non lo avresti mai fatto, ma a quanto pare non ti importa davvero di me-. Gli occhi iniziano a pizzicarmi, non ho molta voglia di piangere davanti a lui. Sono stato un idiota a fargli vedere le mie emozioni. Si è solo preso gioco di me.
  -Non ti avrei chiesto di restare a guardare, ma avevo bisogno di te e tu non c'eri. Ti ho aspettato tutto il giorno sperando saresti tornato, stupido vero? Avrei dovuto immaginarlo-.
Sorrido quasi per disperazione, per non piangere ancora. Vorrei tanto sparire, avere qualcosa di affilato con cui liberarmi da tutto questo. Ma purtroppo sono già morto. Stringo forte la mia maglia con una mano e abbasso la testa. Alcune lacrime stanno sfuggendo al mio controllo. Io lo amo, ma adesso mi sembra soltanto l'ennesima persona che mi ha ingannato.



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