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Mara's pov

Ieri le cose non sono andate esattamente come me le immaginavo, il che è un bene dopotutto, visto credevo che Cesare o altri potessero trovare Angela.
E invece lei era ancora lì, tutta tranquilla a giocare con i suoi sassi.
Non sono rimasta a lungo, ho visto che stava bene e me ne sono andata.
Non è certo compito mio assicurarmi che non le accada nulla, soprattutto se è così ingenua da avvicinarsi al bordo dell’Inferno per un motivo così stupido.
Dopo quel suo commento poi, su come angeli e diavoli non corrono alcun rischio grazie al fatto che possiamo rigenerarci se veniamo feriti, al contrario degli umani, ammetto di avere provato non poco fastidio nei suoi confronti.
Forse è sciocco questo risentimento, in fondo non è colpa sua se è diventata un angelo invece che un diavolo.
Cioè, in realtà sì, ma non è certo una colpa.
Beata lei che è riuscita ad andare in un luogo talmente pacifico da permettere a chi ci vive di dimenticare perfino che possiamo rigenerarci.
Loro non corrono costantemente dei pericoli, non devono combattere per avere una vita quantomeno sopportabile, non si affidano a questa nostra capacità comune ogni singolo giorno.
Mi sono arrabbiata con lei perché io faccio parte di quel mondo che invece ti deve ricordare ogni singolo giorno che se non combatti, nessuno lo farà per te.
Aggrappandomi al cuscino mi rigiro un paio di volte nel letto, alla ricerca di una posizione quantomeno sopportabile, ma è tutto inutile.
Ormai sono troppo irritata per riuscirci, tanto vale allora alzarmi.
Non ho voglia di allenarmi in questo momento, ho bisogno di uscire e di fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Mi metto un paio di legging neri e una felpa arancione, poi esco sbattendo la porta.
Non me ne frega niente di chiuderla a chiave, tanto non c’è nulla di valore.
Stare qui al dormitorio mi fa sentire come se fossi chiusa in una scatola puzzolente.
  -Che palle… dove potrei andare…-.
Non ho voglia di girare a vuoto, e non tornerò al Purgatorio.
Tanto a che servirebbe?
Certo, mi sono presentata a quella ragazza, ma non è che adesso siamo diventate migliori amiche, o ci siamo date appuntamento lì.
Se vuole andarci per continuare a giocare con i sassi che faccia pure, non mi riguarda.
Tanto lei dice che non c’è niente di cui avere paura.



Merda, ora mi sento in colpa anche solo ad avere pensato questa cosa.
Non è colpa sua se la pensa così, però poteva anche evitare di dire una cosa tanto stupida.
Basta, non voglio pensare a lei!
Non è niente di che. È bella, ma ce ne sono tante come lei.
  -Già, ce ne sono tante, tipo…-.
Tipo… tipo…
  -Vaffanculo.-
Ce ne sono tante, punto e basta!
Sono solo stanca, andrò a farmi una bevuta e sicuramente sarà più facile farmi venire in mente qualche nome.
Il posto migliore dove andare è il solito Berry’s Castle, perciò non perdo tempo e volo subito al bar.
Come al solito c’è un sacco di fila, ma se cercassi di saltarla farei solo casino, rischiando di farmi cacciare da Berry.
Mi metto in fila, ignorando alcuni idioti che mi fischiano dietro, mettendomi delle cuffie per facilitarmi il compito.
La musica è sparata a tutto volume e non sento altro, avverto le vibrazioni rimbombarmi nel cervello.
Mi ricorda un po’ quello che ho provato quando Angela ha urlato… 
No! No, non devo pensare a lei. Basta!
Mi tolgo le cuffie, sopportando i fischi, finché finalmente non sono dentro.
Come mi aspettavo, è affollato, ma so come muovermi.
Il lato positivo di avere un corpo come il mio, basso e snello, è che posso infilarmi ovunque.
C’è poi anche da contare la gente tende a sottovalutarmi, così posso facilmente fargli il culo prendendoli di sorpresa.
Cammino per la sala guardandomi attorno, vedendo la figura di Berry al bancone. 
Stavolta non c’è quel diavolo da strapazzo, con le sue bugie, ma nemmeno Flegiàs.
Lo sapevo, mi ha fatto sprecare un’occasione.
La folla è talmente tanta oggi che non riesco a passare direttamente in mezzo alla sala, e mi avvicino al bancone.
Noto che oltre a Berry ci sono anche due camerieri, credo che si chiamino Demon e Davon.
Sinceramente non mi importa più di tanto, ma non mi va di chiamarli come “ehi tu!” quando devo ordinare da bere.
Il secondo sta preparando un cocktail, ha dei corti capelli rossi completamente disordinati, gli occhi verde scuro e delle lentiggini sulla pelle grigia. Due piccole corna gli spuntano tra i ciuffi di capelli, incurvate verso l’interno.
Potrebbe anche darsi una sistemata visto è a lavoro.
  -Oggi fa più freddo del solito, non mi sono portato nulla di pesante.- commenta l’altro stringendosi tra le braccia. Perfino la coda gli si arrotola addosso.
Che prima donna.
Anche i suoi capelli sono mossi, ma più lunghi e castani, ed ha gli occhi azzurri.
Alle sue lagne l’altro prende una giacca, arrotolandogliela attorno al corpo. -Se serve rimango a petto nudo per te.-
  -Non esagerare…-.
Ugh, esatto. Prendetevi una cazzo di camera.
Come fa Berry a non licenziarli?
  -Grazie comunque, è tua?-.
  -No, l’ho presa ad uno.-
  -Ma sei scemo? Non è una cosa bella da fare…-.
  -Allora possiamo andare a casa tua e scaldarci insieme, magari a letto…-.
Ma sono deficienti?!
Perché devo essere costretta a sentire i loro flirt?!
  -Perché mai? Dobbiamo lavorare, e a casa mia non c’è lo stesso clima che c’è qua.-
  -Che peccato, sarebbe stato divertente.- 
Il rosso finalmente termina il drink, forse si leverà dalle scatole smettendo di farmi sanguinare le orecchie.
  -È per un cliente?- chiede il collega.
  -No, è per me!-
Tutto tronfio si allontana con il bicchiere in mano, con l’altro che ridacchia infilando dei Teschi in cassa, per poi seguirlo.
… Berry deve licenziarli.
Mi ci vuole un po’, ma alla fine finalmente riesco a trovare Queen.
È seduta in un tavolo appartato, un drink tra le mani ed i lunghi capelli marroni che le scendono lungo la schiena. Indossa una gonna viola, talmente corta che per come è seduta riesco facilmente ad intravedere il suo tanga rosso. Delle sottili reggicalze rigano le formose cosce, coperte da delle calze nere.
Il petto prosperoso è a malapena trattenuto da un top di pizzo viola.
Certamente non è qualcuno difficile da non notare.
Rapidamente la raggiungo, salutandola con un gesto della mano.
  -Oh, ciao tesoro! È bello vederti qui.- dice sorridendomi. -Come vanno le cose? Sei qui per divertirti un po'?- continua facendomi l’occhiolino.
È difficile però notarlo con questi due palloni da basket però.
  -Giornate pesanti, tanti idioti…- rispondo sedendomi accanto a lei, cercando di non rendere troppo evidente le sto guardando il seno, anche se so che a lei non da fastidio.
Queen è forse la succube più seducente di tutto l’Inferno, però non abbiamo mai fatto nulla assieme.
La conosco da qualche anno, è una brava persona, una gran pervertita, ma una buona pervertita, ed anche in un posto simile non è male avere un’amica così.
  -Oh poverina, ti offro da bere, ti va? Ordina quello che vuoi! Raccontami la tua giornata, ti farà bene.-
  -Grazie.-
Alzandomi vado al bancone, ordinando una birra, poi torno rapidamente da Queen, lasciandomi cadere sulla sedia. -Da dove comincio… ah già, partiamo subito dalla chicca del giorno. Dopo il lavoro, con un nuovo angelo insopportabile, vengo qui al bar per farmi una bevuta, e sai chi vedo? Flegiàs!-.
  -Beh è naturale, passa qui tutte le sue pause. Il punto è beccare queste pause, non hanno un orario fisso. Credo che abbia una cotta per la proprietaria.- ridacchia dicendo l’ultima frase a bassa voce.
  -Lo so! Sai quanti tentativi mi ci sono voluti per beccarlo?!- esclamo sbattendo una mano sul tavolo. -Era lì! Cavolo per una volta ero riuscita ad azzeccare l’orario! Stavo per andare a parlarci, quando ho visto che non era solo. Stava chiacchierando con questo ragazzo, una zazzera ambulante di ricci, poi Flegiàs si è allontanato, e non sapevo se seguirlo o aspettare che tornasse, o se quello fosse un incontro di lavoro, ed allora se mi fossi intromessa Flegiàs mi avrebbe preso per un’idiota. Così alla fine ho deciso di parlare prima con quel ragazzino, e sai che mi ha detto? Che erano amici! Che non c’era nulla di speciale in lui, e mi ha sviolinato una stupida storia su come il diavolo più forte dell’intero Inferno si sia preso cura di lui quando è arrivato. Riesci a crederci?! Un mucchio di stronzate! Scommetto che mi credeva solo una di quelle stupide fangirl di Flegiàs e mi ha voluta liquidare!-.
Poco ci manca che rompo la birra, che rabbia accidenti!
  -Ero talmente infuriata che avrei voluto spaccargli la faccia, ma sai com’è Berry… mi avrebbe ammazzata, perciò me ne sono andata, sprecando la mia occasione per un deficiente…-.
Mentre parlo noto che Queen sgrana gli occhi dalla sorpresa. -Parli di Edwin? Ma quindi oltre ad essersi fidanzato con il ragazzo che lo ama è uscito di casa! Oh che gioia, che gioia! Vuol dire che sta affrontando le sue ombre.- esclama piena di allegria. -Cara, non ti stava mentendo o prendendo in giro. Flégias è come un padre per lui. È un bravo ragazzo che nonostante possa sembrare arrogante o aggressivo, ha un gran cuore. Proprio come il tesorino che ho davanti. Sii gentile con lui, ha passato momenti terribili e un atteggiamento manesco potrebbe farlo soffrire tanto.-
Sbatto gli occhi un paio di volte.
Cosa? Come? 
Non mi stava prendendo per il culo?
Il mio cervello impiega qualche minuto buono per realizzarlo, come se fossi ubriaca, ed invece a malapena ho toccato un sorso di birra.
Quando finalmente realizzo ciò che Queen mi ha appena detto, sbatto con forza la testa sul tavolo.
  -Uuuuuuuuuugh! Nooooooooo! No no no no no no no!-.
Vorrei sotterrarmi dieci metri sottoterra.
Non mi ha mentito, ed io l’ho trattato a pesci in faccia!
  -Nooooo…-.
Ora sì che Flegiàs mi odierà, ho maltrattato suo figlio praticamente!
  -E ora come faccio… non potrò mai più incontrare Flegiàs… che cosa ho fatto…-.
Sento Queen darmi delle carezze sulla testa. -Su su su, non disperare. Come ho detto Edwin è un bravo ragazzo, sono sicura che ti aiuterebbe volentieri a parlare con Flegiàs. Non lascia nessuno in difficoltà, neanche nei periodi più terribili.-
Spero abbia ragione, è la mia unica speranza.
Sollevo la testa, sfregandomi le tempie. -Uugh, grandioso… quindi la merda dell’intera giornata ero io. Prima con quel povero ragazzo, poi con quell’angelo…-.
  -Un angelo? Hai fatto colpo su un angelo? Credevo ti piacessero di più le sexy ragazze come me!-.
Cavolo, non volevo tirare fuori il discorso di Angela.
Immediatamente sento le guance arrossarsi. -È… solo un angelo. Non credo la rivedrò.-
  -Oh sì sì, certo certo. Magari tu non stai cercando l'amore, ma è l'amore che cercherà te.- risponde con il suo solito modo malizioso. -Nel frattempo ci sono io! Lo noto come mi fissi il seno!-.
Spalanco gli occhi, scattando in piedi.
  -C-che?! N-no! Che dici! Sei fuori?!-.
Cosa se ne esce con questi discorsi?! E nel bel mezzo di un bar!
  -Tu sei fuori!-.
Sbraito cercando di nascondere il rossore, correndo fuori da questo posto prima che possa dire qualcosa di simile.




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