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Edwin's pov

  -Oh... sì certo, andiamo-.
L'ho deluso di nuovo? Non ha detto nulla limitandosi ad annuire. La mia idea non gli è piaciuta? Forse il mio lato troppo sentimentale non gli piace così tanto? Perché tutto quello che faccio o dico non sembra andare bene...?
Così mentre voliamo verso l'Eden non riesco a togliermi questi pensieri dalla mente. Queen mi ha detto di non sopportare le ombre da solo, parlarne aiuta a renderle piccole e innocue. Quindi faccio un respiro prima di parlare.
  -Pennuto... sono diventato troppo sentimentale? Vuoi che torni ad essere un po' stronzo? Se c'è qualcosa che posso cambiare la cambio...-.
  -Ma no, tu sei perfetto così!- si affretta a dirmi. -Ti amo proprio perchè sei tu, non vedo perchè mai dovresti cambiare, o come potresti se sei già perfetto così.-
  -È che oggi... non so, me la immaginavo diversa come giornata. Non come avvenimenti. Mi sembra di star sbagliando tutto...-.
Forse è tutta una mia impressione, compresa la delusione sul viso di Gabriel. Eppure non riesco a togliermi di dosso questo senso di inquietudine...
  -Ma no amore mio, non potresti mai sbagliare nulla.- dice volandomi accanto, prendendomi la mano. -Tutto ciò che fai è darmi gioia, anche con la tua sola presenza.-
  -Tu me lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero? Io non voglio farti del male, neanche involontariamente. Siamo noi due, no? Ci amiamo e ci aiutiamo a vicenda come una coppia. Quindi se vuoi fare qualcosa con me, se hai dei dubbi o non ti piace una mia idea, puoi dirmelo. Io mi fido di te, so che non mi faresti mai del male-.
Lo bacio per poi dargli il tempo di rispondere. Sono convinto delle mie parole, devo solo trovare un modo per togliere le mie insicurezze.
  -Ma certo che sì. Non preoccuparti, va tutto bene. Adesso pensiamo solo al nostro appuntamento all'Eden... non vedo l'ora di arrivare.-
  -Sì anche io-. I miei occhi brillano al solo pensiero di poter vedere l'Eden. -Portami all'Eden, per favore-. Gli do un altro bacio.
Annuisce felice. Ci godiamo il resto del volo stando l'uno accanto all'altro. Presto arriviamo all'ingresso del giardino, dove una donna accoglie gli angeli ed i diavoli in arrivo.
  -Sei mai stato in un giardino simile in vita?- mi chiede curioso.
  -No, mai. Nel quartiere dove abitavo non c'era molto verde. C'era solo un piccolo parco poco curato. Tu invece?-. Mi guardo attorno, anche se ancora non siamo entrati rimango meravigliato da ciò che vedo oltre le sbarre del cancello. Non vedo Queen, forse oggi non lavora qui. La donna ci spiega le regole dell'Eden, ma io non le do molto ascolto. Fremo dalla voglia di entrare e di coccolarmi sull'erba assieme a Gabriel.
  -Avevamo una serra nella nostra villa. Da piccolo mi piaceva andarci a giocare.-
  -Le mie sorelle l'avrebbero amata, loro adorano i fiori soprattutto se colorati. Quando erano piccole facevo per loro dei fiori con la carta velina e il fil di ferro. Li mettevo dentro veri vasi, ogni mattina li annaffiavano con l'acqua-. Ridacchio al ricordo.
  -Sono certo allora che adoreranno l'Eden. Potreste venire qui tutti i giorni.-
Non voglio pensare alla loro possibile morte. È vero, tutti prima o poi muoiono, ma sono pur sempre le mie sorelle. Spero stiano bene anche senza di me. Quindi annuisco senza aggiungere altro alle sue parole.
Finalmente possiamo entrare dentro. I miei occhi brillano alla vista delle diverse piante e dei diversi alberi. Ci sono anche tanti animali che passeggiano tranquillamente. Ci sono alcuni diavoli che si rilassano e bambini angioletti giocano con una palla.
  -Troviamo un posto tutto per noi?-.
  -Forse conosco un punto. Ti ci porto?- mi chiede, forse vuole che resti una sorpresa.
  -Sì certo, andiamoci subito!-.
Stringendomi la mano ci incamminiamo a passo svelto, sembra sapere perfettamente dove sta andando. Ci fermiamo lungo un sentiero, davanti a noi c'è una bellissima distesa di fiori. I piccoli cespugli dall'erba alta ci concedono un punto dove sistemarci senza il rischio di rovinarli. -Cosa ne pensi?-.
  -È stupendo! Sì è il posto perfetto per noi!-. Rimango a bocca aperta e per una volta capisco le emozioni forti che prova Ruben. Infatti mi sdraio subito tra i fiori senza rovinarne nessuno. Si sdraia accanto a me, accarezzandomi delicatamente i capelli. Attorno a noi c'è la pace assoluta.
  -Potrebbe diventare il nostro posto, che ne dici? Sarebbe bello venite qui più spesso, no? Qui siamo davvero solo io e te. E i fiori ovviamente-. Ridacchio e mi appoggio al suo petto.
  -Direi che è un'ottima idea.- dico felice all'idea. -Un angolo di Paradiso tutto per noi, anche se il Paradiso per me è dovunque tu sia.-
  -Se la maglietta ti sta troppo stretta la puoi togliere, non mi offendo-. Non è un pretesto per vederlo a petto nudo.
  -No no, me l'hai data tu, la custodirò per l'eternità.-
  -Ma in questo momento ti sta scomoda, ammettilo!-.
Chissà se soffre il solletico...
Con le mani provo a solleticargli la pancia e i fianchi per vedere una sua reazione. Nessuno lo sa, ma io soffro molto il solletico.
  -Se anche mi regalassi delle catene, le indosserei ogni giorno.- risponde dolcemente e mi sorride intenerito. -Stai provando a farmi il solletico?-.
  -È così palese?- ridacchio. -Non ci sono riuscito, vero? Uffa- metto su un finto broncio. Va bene, tieniti addosso la maglietta.
  -Mi dispiace, non soffro il solletico.- ridacchia divertito, punzecchiandomi la pancia. -E tu?-.
Faccio fatica a trattenere una piccola risata. -No non ne soffro, gnew-. Cerco di sembrare serio e convinto per non fargli capire la menzogna.
  -Ow, allora lo soffri!-. Mi punzecchia ancora, giusto per vedere se ha ragione.
Di nuovo mi trattengo, ma un sorriso tradisce la mia finta serietà. -No, non è vero gnew!-.
  -Ahah, sei adorabile.- dice mettendosi a sedere, continuando a punzecchiarmi con l'indice.
Maledizione, non resisto! Tutto sommato è un'esperienza positiva, mi sta toccando e io non sto provando nessuna emozione negativa. Alla fine finisco per scoppiare a ridere.
Ride a sua volta, trascinato da me. Dopo un po' si ferma dal farmi il solletico, abbracciandomi e stringendomi a sé.
Mi stringo io riprendendomi dalle risate causate dal solletico. Sono praticamente sdraiato sopra di lui quasi a cavalcioni. Mi dovrei sentire a disagio o al massimo in imbarazzo, eppure sento solo emozioni positive e un brivido piacevole nel contatto fisico. Sto così bene adesso, mi sembra di essere tornato indietro a settimane fa. Guardo negli occhi Gabriel e istintivamente inizio a baciarlo. Sono baci diversi dal solito, sono più passionali e più coinvolgenti.
Chiude gli occhi, rispondendo con la stessa intensità e cominciando a spingere le mani sotto la mia maglia. In questo momento farmi toccare in questo modo non mi dà alcuna sensazione negativa. Tutti i miei muscoli sono rilassati e nella mia mente c'è solo Gabriel. Con una mano gli accarezzo il viso mentre l'altra è appoggiata al suo petto. Percepisco la sua eccitazione e credo di averne una anche io adesso. Me ne dovrei vergognare, dovrei fermarmi e nascondermi. Dopo quello che è successo merito di provare eccitazione verso un altro ragazzo?
La risposta è sì, perché sono in una sfera sicura.
  -Edwin...-.
Si mette seduto, stringendomi a sé mentre continuo a baciarmi.
  -Mh...?-.
Per stare comodo mi metto a cavalcioni su di lui e nuovi brividi pervadono tutto il mio corpo. Cosa dovrei fare? Dovrei lasciarmi andare completamente a questo piacere? E se non andasse bene? Se non fosse giusto?
Guardo di nuovo Gabriel per avere una qualche risposta ai miei dubbi. Dovrei fermarmi? Merito tutto questo? E se ci vedesse qualcuno? E se Alex...
Bacio di nuovo Gabriel per cancellare questo pensiero. Lascio che la sua lingua entri nella mia bocca, continuo a baciarlo, a premere il mio corpo contro il suo. I pensieri negativi continuano ad affiorare, ma io cerco di cancellarli con i baci e le effusioni. Difatti i miei baci si fanno sempre più frenetici e intensi.
Alla fine la mia maglietta se ne va, rimanere a petto nudo non è un problema. Va tutto bene, sono al sicuro, sono al sicuro. A sua volta si toglie la maglietta e preme il petto contro il mio. Il cuore mi batte all'impazzata, ed anche il suo corre veloce. Con una mano slaccia il bottone dei suoi pantaloni, e con l'altra prova a fare lo stesso con i miei.
Che sta succedendo? Perché non sento più emozioni positive? Perché mi sto sentendo in trappola. I baci di Gabriel, le sue braccia, il suo calore... Perché non mi fanno più stare bene. La mia mente è invasa, non riesco più a capire nulla. Le cose positive si mischiano a quelle negative in una grottesca amalgama insensata. E in un attimo il volto di Gabriel si mischia a quello di Alex.
  -N-no... basta!-.
Urlo all'improvviso, con le mani lo spingo via e mi sposto allontanandomi un pochino. Il mio respiro si fa sempre più pesante, l'aria non riesce ad entrare nei polmoni, il petto mi fa male e la testa mi gira. Gli occhi si fanno lucidi e la vista annebbiata. Che sta succedendo? Perché sto così male?
Il bottone dei miei pantaloni si è aperto e la cerniera è abbassata.
  -E-Edwin! Oh no, mi dispiace tanto!- dice alzandosi e avvicinandosi a me.
Porto le gambe al petto così da coprirmi in qualche modo, ma non mi allontano da lui. Scoppio a piangere e questo non mi aiuta per niente, non riesco a respirare e mi sento male. Perché? Perché è andata a finire così?
  -Edwin... Mi dispiace tanto-.
Appoggio la testa sul suo petto e dopo alcuni lunghissimi minuti riesco a riprendermi. Faccio respiri lenti e profondi seguendo il suo ritmo e dopo un po' anche le lacrime vanno via lasciando spazio a tanta tanta tristezza.
  -Scusa- riesco a mormorare.-Ti prego, non rimanere deluso da me. Ce la sto mettendo tutta... mi sto impegnando...-.
Ma ho completamente fallito e non ne capisco il motivo.
  -Va tutto bene, non è colpa tua.- dice accarezzandomi la testa. -... che cosa è successo?-.
  -Mi ha preso il panico... non so dire perché-. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, sarà sicuramente deluso da me. Credo di essere rotto e rimarrò rotto in eterno. Sono un caso perso, rovino tutto, distruggo tutto.
  -Ho avuto paura...-.
Meglio se sto zitto, meglio non peggiorare ulteriormente la situazione.
  -Ma non devi avere paura di me, l'hai detto tu stesso, non ti farei mai del male.-
Mi sento in colpa, terribilmente in colpa. Vorrei sparire per sempre, ma così farei del male a Gabriel.
  -Mi dispiace, sono un vero disastro-.
Non ho davvero scusanti, ho sbagliato tutto.
  -No amore, non sei un disastro, ma se non mi dici cosa ho sbagliato non saprò come rimediare.-
  -Avrei dovuto lasciarti fare...-.
Mi mordo il labbro così forte da farlo sanguinare. Stai zitto, maledetto bastardo, stai zitto.
  -No Edwin... come pensi mi sentirei a fare qualcosa che ti fa sentire a disagio? Sto già morendo così, per esserci andato vicino...-.
  -All'inizio volevo, volevo tantissimo. Ho cominciato a baciarti perché mi sentivo bene, stava andando tutto bene. Poi ho cominciato ad avere i primi dubbi e li ho scacciati, poi sono tornati e non sapevo cosa fare. Non volevo deluderti, così ho cercato di più il tuo calore e credevo di farcela. Ma quando mi hai toccato i pantaloni...- cerco di spiegare in un modo non sia troppo confusionario. Sto provando anche io a mettere insieme i pezzi.
  -Edwin, se devo essere onesto, mi fa più soffrire che ti sei spinto oltre piuttosto che il fatto non abbiamo continuato... non ti ho mai chiesto di farlo, e non potresti mai deludermi per cose simili. Ho tutto il tempo nell'universo per aspettare che tu ti senta a tuo agio, ma sto continuando a ripeterti che l'unica cosa mi interessa è che tu stia bene. Come posso fare per convincerti?- cerca di spiegarmi.
  -Mi dispiace, ho sbagliato tutto. Credevo di star facendo bene e invece ho sbagliato. Non è mia intenzione farti soffrire-. Adesso sì che ho il morale a terra... -Tu non hai sbagliato niente, tutte le bellissime parole mi dici io me le segno sempre, stanno sempre nella mia mente e nel mio cuore. Ce la sto mettendo tutta, credimi, e le tue parole sono molto importanti-. Non voglio smetta di incoraggiarmi, di riempirmi di dolcezza. Sono un ingrato, lo so, ma ne ho bisogno. E con il mio errore... ho fatto dei passi indietro? -Non so perché ho reagito così, sono arrivato ad un limite che neanche io so spiegarmi. Forse dovrei parlarne con Queen, lei sa molte cose su questi argomenti. È lei che mi ha aiutato ad aprire il mio cuore a te-.
Adesso penserà che io non lo ami veramente, dovrò farmi perdonare in qualche modo...
  -Chi è Queen?-.
  -Queen è una mia amica, dà amore a tutti quelli che glielo chiedono. Soprattutto col suo corpo, ma anche con le parole. Per lei l'amore è sacro e cerca di darne il più possibile, cerca di farne nascere il più possibile. Non fraintendere, a me non interessano le ragazze, con lei ho sempre solo parlato. Sa cosa Alex ha fatto, ha evitato si sapesse in giro e non gli parla più. Ho parlato a lei di noi, è lei che mi ha aiutato ad aprirmi a te. Lei forse saprà dirmi perché ho reagito così male. Tu non sei Alex-.
  -Edwin, è tutto passato. Adesso siamo insieme, è tutto apposto.-
  -Sì, lo penso anche io. È per questo che Queen mi può aiutare a capire e superare cose come quella che è successa prima. Mi può dare buoni consigli e modi per evitare gli attacchi di panico. Come ho detto a me le ragazze non piacciono e lei lo sa. Sa di te e mi ha sempre incoraggiato ad amarti. Può davvero aiutarci, non credi?-.
Non mi sembra molto convinto, spero di non star sbagliando ancora.
  -Amore, va tutto bene, stendiamoci un po', annusiamo i fiori. Non dobbiamo pensare ad altro.-
  -... va bene-.
Mi arrendo, mi sento distrutto. Se non posso chiedere aiuto a lei allora rimarrò rotto per sempre. Il sorriso che avevo questa mattina se n'è completamente andato. Non posso fare altro che guardare un punto imprecisato a terra fra quei fiori. Credevo sarei stato bene nell'Eden, ma neanche qui c'è per me speranza.











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