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Edwin's pov

Pensavo sarei stato felice di vederlo, per certi versi mi mancava. Pensavo si sarebbe risolto tutto e mi sarei sentito meglio, invece no.
Mi sento cosi stanco, sia psicologicamente sia fisicamente. Sto resistendo il più possibile per non perdere i sensi, non ora che lui è qui, non ora.
Ascolto ogni sua parola, sento il cuore scaldarsi con esse. Mi ama eh? Anche io sento di amarlo ancora, ho solo bisogno di riprendermi da tutto questo. Per quanto io sia morto, una violenza è sempre una cosa traumatizzante. E sono convinto Alex ci proverà ancora e ancora...
Come posso vivere una storia d'amore in una simile situazione? Mi sembra quasi impossibile.
Anzi, potrebbe essere solo dannoso per entrambi.
Però...
Non mi merito anche io qualcuno che mi ami? Qualcuno da amare, qualcuno da abbracciare la notte, da baciare, da rendere felice?
Perché dovrei rinunciarvi? Dopo tutto il male subito non mi merito qualcosa di buono?
E il pennuto mi ama, non voglio farlo soffrire rifiutandolo dopo essermi esposto. Lo sapevo mi avrebbe portato alla rovina, ma ad una rovina dolce e accogliente. Una rovina in cui voglio scivolare volentieri insieme a lui.
Sì, mi serve solo del tempo per riflettere e riprendermi.
-Va bene, non ti fermerò dal provarci- dico dopo aver preso un bel respiro profondo, un po' di riposo mi farà bene.
-Per un po' non verrò a lavoro, ci sarà qualcun altro al mio posto-.
Mi alzo a fatica e mi avvicino al letto per potermici sdraiare un po'. Come potrei reagire adesso se provasse ad abbracciarmi? Per quanto io lo desideri, penso avrei paura. Giá solo vederlo nella mia stanza con solo la finestra come via di fuga mi mette ansia.
Non perché abbia paura di lui, ma è come se potessi rivivere di nuovo tutto quanto. Mi sdraio sul fianco, ma non mi giro verso il muro, voglio vederlo.
-Oh capisco... vuoi che ti porti qualcosa?- mi dice e si inginocchia davanti al mio letto, senza toccarmi. Sta solo appoggiato con il mento sul materasso. Per certi versi assomiglia ad un gatto più che ad un pennuto.
-Del cibo, non voglio e non posso uscire da qui, però ho bisogno di mangiare-.
Il cibo mi darebbe un può di energia dato che probabilmente non dormirò molto.
Tanto anche se fosse avvelenato non posso morire e d'altronde ne ho davvero bisogno. Appoggio la testa sui cuscini, potrei perdere i sensi da un momento all'altro.
-Vado subito.-
Mi sorride e vedendo come ho barricato la porta finisce per uscire rapidamente dalla finestra, passandomi sopra.
Dopo che Gabriel è andato via mi sono rannicchiato sotto le coperte fissando la porta e la finestra.
Diventerò paranoico, lo so, ma non posso farci niente arrivato a questo punto.
Provo a chiudere gli occhi ed a pensare a cose positive.
A quanto sono morbide le sue labbra, a quanto è rilassante stare appoggiato al suo petto, a quanto è caldo il suo abbraccio. Cerco di pensare alle sue mani giocare con i miei capelli, per poi accarezzarmi la schiena e il petto.
Stringersi a vicenda mentre la passione ci travolge, con i nostri vestiti che ci sono solo d'intralcio.
Ma più ci penso e più mi sembra una cosa orribile piuttosto che qualcosa fatto con amore.
E mi ritrovo di nuovo costretto contro la mia volontà e quelle mani così rassicuranti diventano minacciose ed aggressive.
Sento dei passi provenire dal corridoio, riapro gli occhi per restare vigile. Rimango in silenzio mentre la maniglia comincia a tremare in modo sempre più irrequieto. Non tardano ad arrivare colpi sempre più forti ed insistenti sulla porta.
-Edwin, apri subito. Lo so che vuoi divertirti ancora, puttanella!-
Alex? Diavolo di un diavolo in cancrena, ci prova così presto?
-Avanti, apri questa cazzo di porta. Ora!-
Cosa posso fare adesso? Spero solo vada via presto. Maledizione! Se non fossi così debole l'avrei potuto picchiare ora che è da solo.
-Ultimo avvertimento. Se non apri subito sfonderò la porta e non ci andrò leggero! Ti scoperò così forte da farti supplicare di ucciderti. Ti taglierò lentamente quelle belle gambine per vederti agonizzare. E non potrai più scappare, nessuno ti salverà da me. Non puoi sfuggirmi, non più. Dovunque andrai io sarò sempre lì, non avrai pace-.
Io resto perfettamente in silenzio cercando di non muovere nessun muscolo. Mi tappo le orecchie per non sentire altro, cerco di non tremare e di non andare nel panico. Vattene via, ti prego...
Dopo quella che sembra essere una eternità lo sento prendere a calci la porta con furia. Non so quanto la porta reggerà ancora, vedo i mobili tremare e spostarsi al ritmo dei colpi.
-Maledizione, quell'uccellaccio lo avrà nascosto da qualche parte, ma non mi sfuggirà!- lo sento urlare per poi sentirlo allontanarsi.
Trattengo il respiro per svariati minuti, mi ritrovo a piangere in silenzio.

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