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Primo giorno

Edwin's pov

È stata una serata assurda quella di ieri, troppo movimentata per i miei gusti. Ma chi se lo sarebbe mai aspettato? Era tutto normale, non capisco come la situazione sia potuta degenerare.
Stavo parlando con Flegiàs cercando di capire a cosa si stesse riferendo, Caronte ascoltava sorridendo in modo beffardo. C'era un mormorio attorno a noi, c'era chi chiacchierava e chi rideva rumorosamente. Nessuno si era più avvicinato al bancone, tutti mangiavano e si rilassavano con gli altri.
In un attimo è calato il silenzio, tutti si sono impietriti compreso me.
Ho assistito alla scena e stavo per intervenire insieme a Caronte, non credevo che un angelo potesse fare una cosa simile. Alex era caduto a terra urlando per il dolore, il coltello era ancora conficcato nell'occhio. Non avevo mai visto una tale violenza scaturita da un angelo.
Ho spostato lo sguardo e senza pensarci due volte mi sono avvicinato a Mary e Gabriel. Lei aveva solo una ferita sul braccio, mi sono preoccupato di più per lui. Aveva lo sguardo fisso e inespressivo, era immobile e non reagiva.
  -Va tutto bene, stai calmo-.
Eravamo al centro dell'attenzione, l'atmosfera era tesa e la minaccia intensa. Flegiàs prontamente ha preso le nostre difese e con lui anche tutte le guardie presenti. Con la loro protezione nessuno ci avrebbe attaccato.
  -Edwin, è meglio che tu lo porti via da qui. Mi occupo io di loro-.
Non me lo faccio ripetere due volte. Con l'aiuto di Mary l'ho portato fuori per tenerlo al sicuro e farlo riprendere. In qualche modo sentivo fosse colpa mia, non poteva essere altrimenti. L'ho portato io qui e l'ho presentato ad Alex pensando non ci fosse nulla di male. Anzi sarebbe stato orribile nascondergli una cosa del genere, è mio amico. Di certo non potevo immaginare sarebbe finita in questo modo. Mi dispiaceva per Gabriel e per l'accaduto.
  -È manesco, ma non ha mai iniziato una rissa per così poco. Gli parlerò, forse è stato solo un fraintendimento-.
Però non era il momento. Era tardi, Alex doveva essere medicato e noi avevamo bisogno di stare tranquilli. Inoltre non potevo ignorare la supplica di Gabriel.
I sensi di colpa non sono mai venuti da soli, ma sono sempre accompagnati da cattivi pensieri. Sia la mente sia l'anima erano avvelenati da essi.
Quello che ha fatto non è un'azione tipica degli angeli, non avevo mai sentito di azioni così violente. Potrebbe avere conseguenze gravi una volta tornato in Paradiso. Tutto a causa mia. Non dovevo portarlo qui, non dovevo essere gentile, non dovevo prendere troppe confidenze, non dovevo esistere, non dovevo affezionarmi a lui. Potrebbe essere punito, potrei perderlo e sarebbe solo a causa mia.
Non sono più riuscito a sopportare i pensieri ed ero troppo stanco per continuare a stare sveglio.
  -Mi dispiace, scusatemi-.
Mi sono chiuso in camera e messo subito sotto le coperte. Ho dormito male, ma ne avevo bisogno.
Sono ancora rannicchiato sul letto con le ginocchia al petto, mi sento ancora stordito dal sonno. La mia testa sembra vuota, ho la sensazione che la stanza stia girando davanti ai miei occhi. Passo una mano sul viso e sui capelli, ma la situazione non migliora.
Guardo fuori dalla finestra, non credo andrò a lavoro. I sintomi dell'Anniversario stanno iniziando, presto starò troppo male per fare alcunché. Inoltre dopo ieri sera ho paura di vedere Gabriel, cosa penserà di me? E Alex? Sarà arrabbiato con me per non essergli stato vicino?
In effetti non mi sento un buon amico, l'ho lasciato solo quando era lui ad essere ferito gravemente. Non so cosa mi è passato per la mente, ma pensavo che Gabriel fosse più in pericolo. Mi farò perdonare in qualche modo.
Mi sdraio sul letto, coprendomi con la coperta cercando un po' di sollievo da tutto questo. Sono una brutta persona?
Il tempo sembra essere più lento, quasi sul punto di fermarsi. Secondi, minuti e ore si mischiano e si confondono fra di loro. Quanto sarà passato davvero? Che importanza ha per una creatura fuori dal tempo?
Sento bussare, ma non rispondo.
  -Fratellone? Va tutto bene?-
Sentire la sua voce mi fa sorridere. Non ringrazierò mai abbastanza Mary per essere rimasta vicina a questo rottame senza valore.
  -Sì, ho solo bisogno di riposo. Oggi non andrò a lavoro, puoi andare da parte mia ad avvisare il Custode della mia assenza?-
  -Va bene, torno dopo allora. Se hai bisogno di qualcosa avvisami pure. Buon riposo, fratellone-.
La sento andare via, è proprio una dolce ed adorabile bambina.
Chiudo gli occhi cullato dal silenzio, voglio dormire ancora e sparire nel mondo onirico.

Gabriel's pov

Si è scusato, ma perchè, non è stata colpa sua. Non me la sono sentita tuttavia di alzarmi e di andare da lui, non volevo lasciare la bambina da sola.
Senza rendermene conto ho iniziato a piangere, non riescivo veramentea trattenermi e non ne capivo il perché.
  -Gabriel non piangere, il fratellone non ti odia-.
  -Ho combinato un casino vero?- chiedo mentre le lacrime bagnano un piccolo sorriso vuoto.
  -Il fratellone è sempre tanto triste e ogni anno è sempre peggio. Però quando ci sei tu lui sta meglio, tu puoi farlo felice. Non abbandonarlo-.
  -Non voglio farlo.-
Abbasso lo sguardo, ma non ho comunque il coraggio d'alzarmi.
Sono rimasto nella stanza di Mary tutta la notte, l'ho vista disegnare e giocare con le bambole. Tra poche ore dovrò andare a lavorare, ma sinceramente non me la sento. È come se avessi un peso sullo stomaco, tuttavia non posso scappare dai miei doveri. Prima di quel momento però ho tempo per dedicarmi ad Edwin.
Sperando non mi cacci mi avvicino alla sua porta bussando per svariati minuti, ma senza avere risposta. Inizio a preoccuparmi.
  -Edwin sono Gabriel, vorrei stare con te puoi aprirmi?-
Ancora nulla. Tento per quindici minuti di bussare poi mi precipito fuori e vado alla finestra. Lo vedo rannicchiato nel suo letto  con le coperte che lo celano del tutto.
  -Aprimi per favore! Stai male? Posso fare qualcosa per te?-
Sembra mi ignori, io però non cedo. Continuo a bussare, a parlare e a cercare d'aprire, senza che me ne accorga si sta facendo tardi.
  -Devo lavorare ma dopo ti prometto che tornerò da te se oggi non verrai, ma spero di si.-
Salutandolo con un gesto della mano volo via verso il purgatorio, spero veramente di non dover lavorare con un altro diavolo.
Arrivato non noto nessuno al momento, mi chiedo se arriverà Edwin o no.
Dopo una decina di minuti vedo arrivare in volo Mary, è così tenera mentre vola con quelle piccole alette, sembra fare fatica però a raggiungere più di un paio di metri d'altezza. Se è qui significa solo una cosa.
  -Il fratellone non può venire-.
Come avevo sospettato, le regalo comunque un sorrise cercando di non mostrarmi troppo abbattuto, non mi resta altro da fare che aspettare il nuovo diavolo.
Dopo circa una ventina di minuti arriva un ragazzo dai capelli rossi rasati da una parte, aveva il tatuaggio di un cobra sul collo. Non mi ispira molta fiducia e sinceramente nemmeno il suo tatuaggio mi piace granché, spero che almeno questo però eviti di aggredirmi.
Una volta consegnate le cartelle entrambi ci alziamo in volo, non si è nemmeno presentato ma non mi interessa.
Oggi dobbiamo trovare l'anima di un uomo, a giudicare dal suo aspetto alla morte si direbbe sia deceduto a causa di ripetuti colpi.
Fortunatamente non ci metto troppo tempo a trovarla, ma anche il diavolo fa altrettanto. Non posso fare a meno di pensare però a cosa stia facendo Edwin.
Volando davanti all'anima mi presento.
  -Oh giovane io sono Gabriel, l'angelo che, se vorrai, ti condurrà vero il paradiso.-
  -Io sono Louis, unisciti alla mia banda, ti divertirai-.
A stento sollevo lo sguardo, è così rozzo.
  -Raccontaci la tua storia e fai la tua decisione.-
Dico in maniera pacata, il ragazzo sembra molto giovane, ha i capelli ricci e neri, una corporatura ben definita ed anche lui sembra avere vari tatuaggi.
  -Lottavo nelle gare clandestine, mi piaceva rompere le ossa, la sensazione inebriante di vincere, era tutto per me, mi imbottivo di farmaci per non sentire il dolore. Non mi importava se mi stavo distruggendo, solo che un giorno è arrivato qualcuno più bravo di me-.
Non so esattamente cosa dirgli, lo guardo semplicemente, ha uno sguardo abbattuto e mi fa molto dispiacere.
  -Eri debole, amico. Lo saresti sempre stato-.
Come può dirgli questo?!
Mi fa quasi rabbia, questo diavolo non ha il minimo tatto, forse anche l'anima se ne accorge ma si limita a sorridere.
  -Tutti sbagliamo.-
Sono talmente concentrato su questo essere che non mi accorgo che l'anima mi ha stretto la mano, forse in segno di saluto.
  -Allora amico, andiamo?-
Annuisco sorridendo, evitando lo sguardo dell'altro diavolo, l'anima lentamente scompare ma la soddisfazione di averlo convinto a seguirmi resta indelebile.
Alzandomi in volo mi dirigo verso il Paradiso. So che dovrei andare da Edwin, ma sono stato lontano troppo a lungo, tornerò da lui il prima possibile.


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