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Gabriel's pov

L'altro giorno è passato talmente velocemente che non me ne sono neanche accorto. Dopo tutti i problemi in Paradiso e nel Purgatorio è stato fantastico poter trascorrere il resto del mio tempo con Edwin, anche se c'era Mary. Non ho fatto commenti su quello che è successo prima che lei entrasse, e nemmeno Edwin, ma ogni volta che ci penso vorrei fossimo andati avanti. La sua espressione mentre mi guardava... era molto piacevole.
Purtroppo anche oggi però devo allontanarmi, ed entrambi lo sappiamo.
-Edwin... devo tornare in Purgatorio, ma ci metterò poco tempo, te lo prometto.-
Gli dico accarezzandogli la mano. Vorrei trascorrere con lui il resto dell'eternità, a partire da ora.
Annuisce grattandosi la testa. I suoi capelli al momento non sono ricci come sempre, ma per me anche così sono bellissimi.
-Ti stai trovando bene col mio sostituto?-.
-No, per niente. Nessuno può sostituirti.-
Rispondo sospirando tristemente, baciandogli le nocche. -Mi manchi.-
-Sì, neanche a me sta simpatico Louis. Spero di stare meglio presto per tornare a lavorare-.
-Prenditi tutto il tempo che ti serve, ci penserò io a prendermi cura di te.-
Sorridendo mi alzo allontanandomi dal letto, dirigendomi verso la porta.
-Ci vediamo in un'oretta.-
Così dicendo esco correndo verso l'uscita per volare verso il mio prossimo incarico.
Sono felice di come stiano andando le cose tra me ed Edwin... ma effettivamente, come stanno andando?
Gli do qualche bacio, non sulle labbra però, e gli dico che lo amo, ma lui non mi ha mai risposto. Forse devo impegnarmi di più, con un'altra sorpresa potrebbe dirmi che mi ama!
Devo solo pensare a cosa fare, ma ho un'ora di tempo per riuscirci e la cosa non mi preoccupa.
Impiego poco tempo a raggiungere Louis, mi limito a un cenno del capo. Il Custode consegna a entrambi i documenti dell'anima di oggi.
Si tratta di un uomo di circa 35 anni, che per tutta la vita ha cercato di fare fortuna con le lotte clandestine, l'ultima però gli ha costato la vita.
Non mi interessa sinceramente chi prenderà quest'anima, voglio solo tornare da Edwin, però faccio comunque attenzione che il Custode non veda cos'ho in tasca.
Non mi sono ancora sbarazzato delle piume... e al momento non voglio pensarci.
-Uh! Lotte clandestine, questo tizio non sarebbe stato male nella mia gang- commenta Louis mentre ci dirigiamo dall'anima.
La raggiungiamo di fretta e la troviamo mentre si guarda attorno spaesato.
-Heylà, io sono Louis e ti convincerò ad andare all'Inferno. Lui è Gabriel, ultimamente è taciturno. Bene bene, dicci tutto e fai la tua scelta!-. Sembra essere molto felice di aver trovato qualcuno che in vita faceva cose losche.
-Come scusate?- risponde lui confuso.
Evidentemente è ancora smarrito, cerco di essere cordiale sperando non sia simile a quello dell'altro giorno.
-Sfortunatamente di recente sei morto, e ora ti trovi nel Purgatorio. Dovrai fare una scelta, se seguire me nella strada del Signore o questo diavolo verso la perdizione.-
L'uomo spalanca gli occhi faticando a credere a ciò che sente, ma è difficile negare a lungo la cosa e nasconde il viso tra le mani.
-Cazzo...-.
Si prende qualche secondo per riprendersi, prima di spiegare la sua vita.
-Io... sono nato povero, e quando sei come me cerchi costantemente un modo per andare avanti. Non sapevo fare nulla, ho perso molti lavori, ma so... sapevo... combattere. Sono finito a fare delle lotte clandestine, quindici anni di carriera, ma l'ultimo ragazzino evidentemente era più forte.- spiega calciando un sasso, frustrato.
-Beh all'Inferno continueresti a combattere e potresti diventare molto bravo! Avresti tutto e saresti di nuovo in una gang. Non è fantastico? Sarebbe come quando eri in vita- dice Louis cercando di convincere l'anima. L'uomo lo guarda corrugando la fronte.
-Credi veramente che io rivoglia quella vita? Era una merda, facevo soffrire mia moglie e spaventavo i bambini quando tornavo a casa con la faccia tumefatta. E ora non li rivedrò mai più...-.
La realizzazione sembra colpirlo come un macigno, abbassa lo sguardo e noto delle lacrime. Mi dispiace veramente per lui, ma voglio solo tornare indietro e sembra che Louis ci tenga ad averlo.
-A quanto pare è quello che mi merito...- sospira infine il tizio asciugandosi gli occhi, prendendo la mano del diavolo. Una fitta mi prende il petto. Sono libero, ma l'ho condannato all'Inferno. Senza che me ne renda conto la mano scivola verso le piume nere...
-Mi dispiace.-
-Non è colpa tua ragazzo.- mi risponde l'uomo sorridendo. -Non è colpa vostra...-.
-Non ti dispiacere, Gabriel. Prometto che verrà trattato bene da me e dagli altri. Si farà tanti amici e troverà una nuova famiglia. Tutti hanno bisogno di qualcuno che copra loro le spalle, anche le persone che sembrano fatte di pietra. E quando si ha fiducia nella protezione reciproca, allora sì che si ha davvero una famiglia. Trova anche tu la tua- parla direttamente a me mentre prende la mano del tipo.
Perchè mi irrita tanto ogni volta che parla? Forse perchè non è Edwin, ed ha preso il suo posto accanto a me, e mi impedisce di essere felice trascorrendo altro tempo assieme alla persona che amo.
Finisco per ignorarlo e per volare verso l'Inferno, lungo il tragitto mi sbarazzo finalmente di quelle piume approfittando delle prime fiammelle vaganti che incontro.
Non ho ancora pensato a un'idea per Edwin, penso che improvviserò.
Il sorriso mi muore sulle labbra come lo vedo.
-Maledizione, apri questa cazzo di porta o giuro che dopo averla sfondata farò lo stesso anche con te!-.
Alex. É davanti alla porta di Edwin, e le sue parole mi fanno dimenticare ogni altra cosa, se non la rabbia che mi brucia nel petto.
Gli occhi spalancati sono fissi su di lui mentre mi avvicino, non si accorge di me, troppo impegnato a urlare contro la porta.
-Figlio di puttana.-
Gli tirò un pugno sul viso abbastanza forte da farlo barcollare, l'ho colto alla sprovvista ma non intendo aspettare per vedere la sua reazione. Aprendo le mani raggiungo il suo viso per spingere entrambi gli indici nei suoi occhi. Sento il sangue e qualcosa di morbido sotto le unghie, ma lui si allontana da me prima che possa fare qualcosa di più grave.
Se solo il mio potere non mi permettesse di farlo.
Riavvolgo la manciata di secondi che mi separano da lui, e lo colpisco con un pugno alla bocca, probabilmente gli ho rotto un dente. Sento un dolore alle nocche, ma non mi importa.
Deve soffrire, deve pagarla, deve morire.
Riavvolgo il tempo e stavolta porto entrambi le mani al suo collo. Stringo con ferocia, voglio vederlo soffrire, si merita che lo faccia. Mi merito di vederlo così.
Alex riesce a prendere qualcosa da una tasca, è un piccolo coltello dalla lama molto affilata. Con essa mi procura molti tagli alle mani e alle dita per allentare la presa e potersi così spostare per riprendere fiato.
-La mia sarà stata una puttana, ma tu sei il figlio del diavolo- commenta tossendo, sputa del sangue a terra vicino ai miei piedi. -Mica male per un angelioletto. Volendo si può fare a metà, dopo l'ultima volta direi che Eddy ha abbastanza spazio-.
Non mi importa del coltello, può piantarmelo nel cuore, ma non mi fermerà.
-Muori.-
Sibilo a denti stretti, continuando a stringergli il collo. Pur di farlo stare zitto comincio a tirargli delle testate al volto. Il suo sangue si mischia al mio, ma finché soffre posso continuare per tutto il giorno. Alex ha la gran faccia tosta di ridermi in faccia.
-Spiacente, questo figlio di puttana è già morto-. Detto questo pianta il coltello dentro il mio occhio destro spingendo più forte che può.
-Fattene una ragione, sarai sempre il secondo ad essersi scopato Eddy!-. Estrae il coltello e lo usa per tagliarmi un dito così da liberarsi nuovamente. Stringo i denti, il dolore non è nulla. Deve soffrire di più.
Mi lancio verso di lui riuscendo ad afferrargli la caviglia per farlo cadere e trascinarlo verso di me. Tenendolo bloccato con lo stomaco rivolto verso il pavimento gli afferro la testa cominciando a spingerla più volte contro. Alex continua a ridere prendendomi in giro, non sembra gli importi molto delle ferite che gli vengono procurate.
-Oh, che permaloso. Volevi fargli quello che gli ho fatto io, vero? Legarlo, picchiarlo, tagliuzzarlo per bene e farlo urlare come un dannato. Non è così, pennuto? Un po' di conversazione farà passare il tempo-. La sua voce ovviamente esce rauca e spezzata visto i danni, ma riesce ancora a parlare. Usa di nuovo il coltello e si taglia qualche ciocca di capelli così da alzarsi in piedi. Dall'altra tasca prende un secondo coltello più lungo del primo.
-Volevo usarlo su Eddy, ma avrà prima il tuo sangue-. Così inizia a colpirmi con tanti fendenti.
-Stai zitto!-.
Mi sento il corpo bruciare, non avverto il dolore, è come se la rabbia avesse preso il controllo. Vedo solo lui, voglio solo il suo sangue. Mi lancio su Alex puntando stavolta contro i coltelli, se proprio li vuole usare vedrò di accontentarlo.
Spingo volontariamente le mani contro le lame, sento il ferro penetrare in profondità e trapassarle. Alzo entrambe le braccia costringendolo a fare lo stesso. Afferrò l'elsa dei coltelli in modo non gli sia così facile sfilarmeli.
-Ti ammazzo. Ti ammazzo!-.
Per un secondo tutto si ferma, i suoi occhi sono fissi nei miei, e il mio corpo è bloccato. Merda, è il suo potere.
Alex ghigna vittorioso mentre mi fissa, l'iride degli occhi martoriati sono passati da castani a rossi con una pupilla nera e affilata come quella dei gatti.
-Mai sottovalutare il proprio avversario, non sai che anche noi diavoli abbiamo poteri forti? Hai perso pennuto, in tutti i sensi. Mi sono scopato Eddy e quando lo vedrai nudo penserai a me che me lo sbatto e ti farà così schifo da abbandonarlo di nuovo. E quando accadrà diventerà tutto mio-.
Libera le sue mani e si riprende i coltelli mettendoli di nuovo in tasca.
-È stato un piacere farti il culo, dai un morso da parte mia a Eddy!- dice per poi allontanarsi.
Sento il sangue pulsarmi nelle vene, la rabbia non fa altro che accumularsi mentre lo vedo scappare. Deve esserci un modo per fargliela pagare, se il dolore fisico non basta sono disposto a tutto pur di riuscirci. I minuti trascorrono, conto il tempo. Cinque, e l'effetto svanisce. Sono più di quelli che avrei sperato, ma nel frattempo mi sono già rigenerato dalle ferite superficiali, solo le mani impiegano più tempo.
-Troverò... un modo...-.
Ringhio furibondo, sono quasi pronto a rincorrerlo per trovarlo quando un pensiero mi blocca. Edwin è ancora nella sua camera, da solo. Non posso lasciarlo così, lui ha la priorità. Lentamente mi avvicino alla porta, bussando.
-Edwin... è andato via.-
Mi vergogno così tanto, avrei dovuto eliminarlo e non ci sono riuscito, non gli ho nemmeno strappato un urlo nonostante il nostro sangue macchi il pavimento e i miei vestiti. Mi sento così inutile...
Poco dopo sento la serratura della porta sbloccarsi e la maniglia aprirsi leggermente. Entro senza perdere tempo chiudendomi la porta alle spalle, aspettando qualche secondo per assicurarmi di non sentire dei passi.
Lentamente guardo Edwin, e il cuore mi si stringe nel petto. É rannicchiato in un angolo terrorizzato, non vorrei fare altro che corrergli incontro e stringerlo tra le mie braccia. Ma sto cominciando a capire i suoi bisogni e di conseguenza rimango fermo.
-Va tutto bene, l'ho mandato via.- avrei dovuto fare di più. -Vuoi che mi avvicini?- chiedo speranzoso, accettando qualunque sua risposta. Annuisce alla mia domanda e rimane immobile. Lentamente, molto lentamente, mi avvicino. Comincio a sfiorargli solo la mano per fargli capire che sono qui e, allo stesso tempo, non farò nulla lui non voglia. Apro le mie ali per invitarlo ad appoggiarsi a me accarezzandogli dolcemente le dita.
-Scusa- riesce a mormorare piano.
-Ssssh... va tutto bene.- sussurro accarezzandogli i capelli. -Va tutto bene.-
Siamo insieme, è al sicuro, non voglio che pensi ad altro.
Mi guardo attorno cercando qualcosa che possa aiutarlo, vedo solo la sua chitarra, ma non credo abbia voglia di suonare e io non me la sento di toccare qualcosa di così personale.
Ricordo la ninnananna che gli cantai, forse posso fare qualcosa di simile.
Non è il modo in cui avrei voluto dedicargli una serenata, ma non importa. Quasi con un sussurro comincio a cantare.
-Non devi essere un eroe per salvare il mondo
Non ti rende un narcisista amare te stesso
Sembra che niente sia facile, non lo sarà mai.
Va bene, sfogati, parlami.
Non devi essere un prodigio per essere unico
Non devi sapere cosa dire o cosa pensare
Non devi essere nessuno che non potrai mai essere
Va bene, sfogati, parlami.
Ansia che ti turba nel sonno
Anche se scappi li vedi ancora nei tuoi sogni
È così buio stanotte, ma sopravvivrai sicuramente.
Va bene, vieni dentro e parlami.
Possiamo parlare qui sul pavimento.
Al telefono, se preferisci
Sarò qui finchè non starai bene.
Lascia che le tue parole liberino il tuo dolore
Tu ed io divideremo il peso
Sempre più forte giorno per giorno
È così buio fuori stasera
Costruire un fuoco caldo e luminoso
E il vento ulula e morde
Mordilo con tutta la tua forza
Ansia che ti turba nel sonno
Anche se scappi li vedi ancora nei tuoi sogni
È così buio stanotte, sembra bello, si addormenta
Va bene, vieni dentro e parlami.-
Edwin alza piano la testa e si avvicina al mio viso, alle mie labbra. Il respiro mi si spezza e le guance si dipingono di rosso. Nei suoi occhi c'è ancora tanto dolore, ma allo stesso tempo vedo anche qualcos'altro, un desiderio di amore, un'emozione dolce e tiepida. Seguo i suoi movimenti e lo lascio avvicinare lasciando che sia lui a baciarmi, se è questo che desidera. E alla fine le distanze si accorciano, sfiora le mie labbra con le sue in un piccolo bacio. Ricambio premendo le labbra sulle sue. Sono così morbide e calde... vorrei di più ma mi trattengo, accarezzandogli la testa e piegandola per fare combaciare i nostri volti. Dalle labbra passo alle guance, asciugandogli le lacrime rimaste.




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