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Edwin's pov

Ho provato a dormire e per qualche ora sono riuscito senza sognare nulla, ma poi gli incubi mi hanno tormentato. Ho sognato Gabriel col mio cuore stretto tra le mani, ho sognato Alex distruggermi in piccoli pezzi. Infine ho sognato qualcosa di raccapricciante: un ragazzo composto da varie parti di corpo, con un'ala bianca e una nera, con sul collo le teste di entrambi. Questa amalgama di carne cercava di afferrarmi e fare violenza su di me. Sono un paio di ore che sono sveglio, è giorno da poco. Ho recuperato un po' di energia visto che i tagli e il dolore fisico sono praticamente guariti, tuttavia sento ferite che non sono visibili e che difficilmente andranno via. Rimango a fissare il soffitto per svariati minuti, ho notato che ci sono alcune ragnatele negli angoli e nelle fessure dove io non arriverei a pulire neanche se ci provassi. Appunto: perché provarci? Perché sprecare del tempo a pulire qualcosa che poi tornerà in quello stato? Guardo la mia stanza e in un attimo tutto mi sembra aver perso valore, compresa la mia chitarra. Perché perdere del tempo a pulire degli oggetti se io ho il loro stesso valore? Sono come la sedia a cui ho dato calci nei momenti di rabbia e di noia, sono come la scrivania su cui ho scarabocchiato ed a cui ho prestato poca attenzione. Sono come i vestiti stropicciati e buttati alla rinfusa nell'armadio, sono come le coperte che non sistemo mai, sono come la chitarra inerme in un angolo che non può difendersi quando viene usata. Mi copro gli occhi con un braccio, ancora li sento bruciare. Che cosa patetica, piangere è stata una gran perdita di tempo. Dopotutto a cosa è servito? Ha cancellato ciò che successo? Ovviamente no, Alex ha fatto ciò che voleva con me come si fa con un oggetto. È servito a far tornare Gabriel? No, mentre stavo annegando nelle mie stesse lacrime lui era tranquillo in Paradiso senza pensare a me. Mi ha consolato? Non lo so, in questo momento penso proprio di no. Non ho la forza di alzarmi da questo letto né di aprire la porta o la finestra. Chiuso qui nessuno mi farà alcun male, sarò come uno di quei mobili che la gente lascia in soffitta o nel seminterrato e se ne dimentica per sempre. Già, forse è questa la fine che merito e la preferisco anche. Meglio essere dimenticato piuttosto che usato nuovamente. E forse anche Alex perderà interesse verso il mio corpo e si cercherà qualcos'altro. Ma questa è pura utopia, io lo conosco. Alex vuole tutto e non si accontenta mai, quando trova qualcosa di suo interesse fa di tutto per ottenerla e non si ferma finché non ci riesce. Che siano soldi, averi di qualsiasi tipo, potere o persone, lui se ne ossessiona finché non li ha tra le mani. Sono un idiota, ero io il suo nuovo bersaglio e non me ne sono neanche accorto. Come ho fatto a non accorgermene? Mi sono illuso e i miei occhi sono diventati ciechi. In ogni caso me lo sono meritato, gli ho fatto capire di essere un tipo facile e lui ne ha approfittato. Forse non dovrei scappargli e accettare ciò che ho scatenato. Ho paura che anche Gabriel pensa tutto questo di me, forse mi ha lasciato solo proprio perché me la sono cercata. Il mio timore più grande è che a causa mia lui possa diventare come Alex e inizi a farmi anche lui del male. Scuoto la testa per togliere questi pensieri, è solo tempo sprecato. Rimango nel mio letto a fissare il soffitto, chiuso qui dove nessuno può toccarmi, chiuso qui con gli altri oggetti.
Con la coda dell'occhio vedo muoversi qualcosa sotto la porta, la fisso per capire cosa stia succedendo. Il primo pensiero mi viene in mente è che sia Alex, forse sta cercando di entrare in un modo o nell'altro. Ma quando vedo che a passare sono dei fiori penso subito sia qualcun altro. Mi alzo a fatica e mi avvicino, i fiori si sono un po' rovinati e qualche petalo si è strappato. Che peccato, forse riesco a sistemarli un po'. Li raccolgo tutti tenendoli tra le mani e ne sento il profumo. È questo che conta, no? Un fiore può avere delle imperfezioni, ma ciò che conta è che abbia un buon profumo. Prendo anche la piuma mettendola in mezzo al bouquet. Saranno stati bellissimi da integri, ma sono passati sotto la porta e adesso sono così. Sono come mi sento io in questo momento. Tenendoli sempre in mano sposto il mobile e apro la porta. -Si sono un po' rovinati, poveri fiori. Tutto si rovina quando è con me-. Sembrerò uno straccio visti i capelli in disordine e i vestiti stropicciati. Chissà cosa riesce a vedere attraverso i miei occhi, sarà rimasto un piccolo barlume di speranza?
-Mi dispiace! Non volevo disturbarti, però ci tenevo a darteli!- si affretta a dire mentre mi sorride.
-Non mi hai disturbato, tranquillo. Hai mantenuto la tua promessa, sei rimasto qua. Non lì meritavo, ma grazie-. Guardo i fiori e accarezzo qualche petalo rovinato, forse se li avesse dati a qualcun altro sarebbero rimasti perfetti e senza ferite. -Tutto si rovina quando è con me- ripeto e mi rimetto a letto, ho lasciato la porta aperta così se vuole può entrare. Mi sdraio e tengo i fiori sul petto, sembro il cadavere di me stesso. Alla fine decide di entrare e chiude la porta dietro di sé. La cosa non mi piace per niente, ma vedendolo rimanere a distanza mi fa sentire meno a disagio.
-Meriteresti l'intero Eden. Ci sei mai stato?-.
L'Eden? Ne ho sentito parlare. Mi hanno detto che è un posto stupendo, un enorme giardino con piante sempre rigogliose e piccoli fiumi dall'acqua cristallina. È l'ultimo luogo dove noi diavoli possiamo andare e trovare un po' di pace. Non molti diavoli, però lo visitano dato che la maggior parte di noi cercherebbe di distruggerlo. -No, so che è bellissimo come posto ma non ci sono mai stato-. Farei seccare ogni pianta con solo la mia presenza. -Nel primo anno da diavolo desideravo tanto andarci, che cosa stupida, vero? In vita calpestavo le aiuole senza neanche pensarci due volte e da morto volevo macchiare di fango una cosa così bella-. È colpa mia se Alex è diventato così ed ha fatto ciò che ha fatto e probabilmente farò avverare tutti i miei incubi corrompendo tutti. Vorrebbe andarci con me, ma il solo pensiero mi fa paura. Mi giro in modo non veda che ho di nuovo gli occhi lucidi, ma non esce più nessuna lacrima. Forse le ho già finite tutte oppure sto riuscendo a controllarle per non piangere più. Accarezzo i fiori e anche la piuma cercando di non distruggere tutto.
-Se non te la senti di uscire vorrà dire che porterò l'Eden da te.-
-Portare l'Eden da me? E come? Sarebbe un lavoro enorme per te e non credo te lo farebbero fare-. Mi giro verso di lui appoggiando la testa al cuscino che mi ha regalato, sto ancora accarezzando i fiori e accenno un piccolo sorriso triste. -Vorrei essere come questi fiori, sono puri, bellissimi ed ammirati da tutti. Se sono dell'Eden non appassiranno mai, vero? Non diventeranno marci come me e li potrei tenere qui-. Non so perché sto dicendo queste cose, perché dovrei tenere con me una perdita di tempo come questa? Nulla ha più valore per me in questa stanza e anche questi perderanno il loro. Eppure una parte di me vuole ancora aggrapparsi a qualcosa per non scivolare per sempre nel baratro.
Rimango in silenzio per un po' e nella mia mente affiora una piccola luce. Poso per un attimo i fiori accanto a me e prendo le coperte tirandole verso di me. Non mi infilo sotto di esse, ma ne tengo un lembo e avvicino l'altro verso di lui. È come un collegamento tra me e lui che non necessita un contatto fisico. Attualmente sarebbe l'unico modo per sentirmi vicino a lui senza averne paura. Sempre se capisca e accetti questo gesto, ovviamente. Volare di nuovo insieme sarebbe bello.

Gabriel's pov

Sono così eccitato, è la prima volta regalo dei fiori a qualcuno, spontaneamente almeno. La mia famiglia ci teneva che durante le feste mondane facessi buona impressione e mi faceva regalare alle persone più importanti dei bouquet ricchi, quello che tengo tra le mani ora però vale mille volte tanto, e soprattutto è per una persona ancor più speciale. A stento riesco a trattenere il sorriso, ma arrivato davanti alla porta mi fermo. Come dovrei consegnarglielo? Bussare? Non lo voglio disturbare. Lasciarli qui? Ma appassirebbero... forse dovrei chiedere a Ruben, però prima vorrei fare un regalo anche a lui. Incerto comincio a fissare la porta concentrandomi soprattutto sulla fessura in basso. Inginocchiandomi riesco quasi a infilarci la falange, forse posso farli passare da qui! Edwin avrebbe subito i fiori senza che debba svegliarlo! Uno ad uno provo quindi a spingerli e a farli passare, togliendomi una piuma per fargli capire sono da parte mia. Appena sento la voce di Edwin da oltre la porta alzo subito la testa, sorrido felice. -Mi dispiace! Non volevo disturbarti, però ci tenevo a darteli!- È così bello parlare con lui, grazie Ruben grazie della splendida idea!
-Non mi hai disturbato, tranquillo. Hai mantenuto la tua promessa, sei rimasto qua. Non lì meritavo, ma grazie-. Lo guardo mentre accarezza alcuni petali. Mi si spezza il cuore a sentirlo parlare così, vedo un'ombra nei suoi occhi e non so come scacciarla. La stanza è immersa nell'oscurità, è da quel giorno rimane chiuso in questo silenzio? La colpa mi attanaglia il petto, ma quando lascia la porta aperta la speranza si insinua. Farò tutto ciò che serve per aiutarlo. Lentamente rialzandomi entro a passo leggero, chiudendo la porta per evitare qualcuno entri. Non voglio metterlo a disagio, quindi mi limito a sedermi per terra davanti al letto, cercando di sorridergli. -Meriteresti l'intero Eden.- Lo penso veramente, anzi anche di più, l'intero paradiso. -Ci sei mai stato?-.
-No, so che è bellissimo come posto ma non ci sono mai stato- mi risponde e nella sua voce sento una nota di amarezza.
-Allora ti ci porterò io! Faremo una passeggiata insieme tra i fiori, e coglieremo tutti i tuoi preferiti!- Dico raggiante desiderando esserci nella sua prima visita all'Eden. Vorrei anche poter spazzare via un po' della sua sofferenza col mio entusiasmo. -E poi non è stupido, ma bellissimo. Ciò che hai fatto prima non definisce chi sei ora e tu sei la cosa più bella dell'aldilà per me.- Voglio che sappia ciò che provo, e non intendo perdere mai più un momento senza dirglielo.
-Non lo so, uscire è molto pericoloso per me. Qui sono al sicuro, è la mia gabbia dorata. Non voglio farmi più usare anche se lo merito. Se esco da qui tutti mi faranno del male e sarà solo colpa mia, di nuovo-.
Effettivamente è ancora troppo presto per una proposta del genere. Mi mordo il labbro quasi fino a farlo sanguinare. Sento la rabbia ribollirmi nel petto fino a quasi farmi male. Non avevo mai provato prima d'ora un sentimento tanto forte, se non l'amore per Edwin, ma l'odio per Alex è altrettanto grande. So non dovrei provarlo, in quanto anche lui appartiene al grande disegno di Dio e ne è la sua creazione, ma credo stavolta abbia fatto un errore. Un essere tanto crudele non meriterebbe di esistere. Improvvisamente il senso di colpa per averlo aggredito svanisce completamente, e vorrei farlo ancora. Guardando la schiena di Edwin davanti a me scuoto il capo, allontanandomi da questi pensieri. Ora ha bisogno ci sia per lui. -Edwin, ho sbagliato, ma ti prometto che da adesso in poi farò di tutto per proteggerti. Tu non hai alcuna colpa, sei meraviglioso e perfetto.- Dico tenendo un tono basso, so che può sentirmi e voglio essere gentile. -Se non te la senti di uscire vorrà dire che porterò l'Eden da te.-
-Portare l'Eden da me? E come? Sarebbe un lavoro enorme per te e non credo te lo farebbero fare-.
-Troverò il modo. Te lo prometto.- Lo guardo con una determinazione negli occhi che non lascia spazio alle bugie. Ho promesso che glielo porterò e così sarà. -Ti starò accanto per tutto il tempo, fino a quando non starai meglio, così voleremo di nuovo insieme.- Capisco ciò che dice è causato più dal dolore, e penso solo il tempo e le azioni potranno aiutarlo. Per un attimo posa i fiori e tira a sé le coperte, tiene un lembo mentre l'altro lo avvicina a me. È così dolce, tutto ciò che fa è bellissimo. Senza pretendere di più ne accarezzo la stoffa senza avanzare oltre questo pezzo e senza tirare involontariamente. Un piccolo legame è tutto ciò che mi basta ora. Sento le piume arruffarsi sulla schiena, ed appoggiando la testa al braccio chiudo gli occhi.
-Ti amo Edwin.-



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