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Edwin's pov

-Si, farò attenzione..-
Lo vedo andare via del tutto, aspetto qualche altro minuto per poi tirare un sospiro di sollievo. Fortunatamente non si è accorto di un certo gonfiore causato dal vederlo mezzo nudo e troppo vicino a me.
Apro il getto freddo e comincio a lavarmi completamente sentendomi meglio. Mi dispiace averlo trattato male, ma non me la sento ancora. Non così. Strofino capelli e corpo con cura per togliere tutto il sangue secco. L'acqua fredda mi fa stare più tranquillo e scaccia via tutto. Dopo una mezz'ora buona esco dalla doccia, mi rimetto i boxer e i pantaloni. Torno di nuovo nella stanza camminando con cautela, non voglio fare troppi sforzi. Mi metto seduto accanto a lui, in silenzio.
-Sei caduto?- mi chiede subito dopo, è seduto sul letto e non ha cambiato espressione. Lo ammetto, un po' mi piace che si preoccupi per me.
-No, sto riprendendo le forze. Penso che a questo punto tu voglia sapere di più su questo povero diavolo-.
-Non posso certo dire di non essere curioso. Ma non ti obbligherò a parlarmi del tuo passato, perfino tra gli angeli ci sono alcuni che sono particolarmente chiusi al riguardo. Anche se non ho mai capito il motivo.-
Mi alzo e mi avvicino alla mia chitarra. Con attenzione infilo le dita fra le corde prendendo una fotografia, gliela mostro sedendomi di nuovo.
La foto raffigura me e le mie due sorelline. A vederci non si direbbe che siamo fratelli dal momento che loro hanno i capelli di un rosso ramato e gli occhi verdi. Sorridiamo tutti e tre, io un po' meno di loro però è pur sempre un sorriso. Uno dei pochi visto che non sorridevo spesso e adesso non lo faccio mai.
-Siete molto carini, sembrate legati.-
-Loro due sono le mie sorelline, Daisy e Nicole. Questa è stata scattata nel giorno del loro dodicesimo compleanno, l'ultimo giorno di vita per me-.
-Deve esser stata dura per loro... e per te.-
-Le ho lasciate sole. Ho cercato di fare di tutto per loro, fin dalla loro nascita.-
Prendo un respiro profondo prima di cominciare.
-Mia madre era una prostituta, una giovane donna che cercava di sopravvivere. Nemmeno lei sapeva chi fosse mio padre dal momento che aveva molti clienti. Sono cresciuto praticamente per strada, quando lei lavorava una sua collega badava a me. Vivevamo in un piccolo appartamento e ogni giorno vedevo sempre gente che andava e veniva a qualunque orario. Lei non si sentiva come una madre, perciò non si è mai comportata così con me. Non voleva neanche che la chiamassi mamma.
Avevo circa sei anni quando rimase di nuovo incinta. Voleva abortire a tutti i costi, ma io non ero d'accordo. Per vivere ci servivano i soldi e una donna incinta non guadagna molto, ma me ne ero preso la responsabilità. Rubavo soldi e gioielli ai turisti e a chiunque fosse distratto. Essendo così piccolo nessuno mi notava e riuscivo a scappare molto velocemente. A volte mi facevo vedere dai ristoratori e loro per pietà mi davano del cibo.
Il giorno della loro nascita per me fu il più bello in assoluto, ero così felice di poterle vedere ed abbracciare, ne valeva la pena. Sono stato io a dar loro un nome e giurai a me stesso che le avrei protette da ogni cosa-.
-È molto buono ciò che hai fatto, non mi capacito del fatto che tu non sia un angelo.-
-Io non sono un angelo, ho fatto cose molto brutte-.
-Ma per motivi buoni.-
-Non so se definirli così. Quando avevo undici anni lei ci abbandonò definitivamente. Era da un po' che voleva andare in una città più grande per avere più fortuna. Voleva portarmi con sé per aiutarla ad avere più soldi, ma io rifiutai, non potevo lasciare Daisy e Nicole. Io ero disposto a continuare a rubare per strada per poterle crescere, ma la collega che aiutò mia madre ci mandò in un orfanotrofio. Già allora ero piuttosto schivo verso chiunque e non mi avvicinavo a nessuno. Dopo un paio di mesi scoprirono che avevamo uno zio e così ci affidarono a lui. Non dimenticherò mai quel giorno, già dallo sguardo si capiva che bastardo fosse-.
Abbasso lo sguardo.
-Mi diceva spesso: "Hai dei bei occhi". Mi faceva schifo-.
-Però è vero, i tuoi occhi sono molto belli. Continua pure. Mi dispiace che in vita tu ne abbia passate cosi tante.-
Davvero gli piacciono i miei occhi?
-Non voglio che siano belli...-.
-Perchè dovresti lasciarti condizionare dal passato? Capisco che sia trascorso poco dalla tua morte, ma ora sei un diavolo. I tuoi occhi in grado di ammaliare possono portare dalla tua molte persone.-
-Beh potrebbero attivare l'attenzione di chi non voglio-.
-Mi dispiace che la mia attenzione ti sia sgradita.-
Lo guardo. Cosa? E adesso che c'entri tu? Io adoro la tua compagnia da pennuto rompipalle.
-Non tu, non mi riferisco a te-.
-Capisco...-.
Rimane per qualche attimo in silenzio. Cazzo Ed, sei un idiota.
-E come è capitato tu morissi?-.
-Ho passato quasi sette anni lí e di cose ne sono successe. A quell'uomo non interessava di noi, ma dei soldi che ogni mese gli davano per mantenerci. Ovviamente lui li spendeva per tutt'altro. Essendo io il più grande mi usava letteralmente come schiavo: ero io a dover pulire tutto, cucinare, comprare da mangiare, badare alle mie sorelle. Si arrabbiava molto facilmente, soprattutto se le vedeva in giro o le sentiva piangere e io prendevo le botte al posto loro. Si indebitava molto spesso e usava me per sdebitarsi. Mi mandava in determinate strade per farmi picchiare o mi dava per qualche giorno a qualche banda criminale. Di solito mi usavano per le rapine e per fare delle truffe. Essendo solo un ragazzino passavo facilmente dalle finestre o dai condotti dell'aria. Io entravo, controllavo se ci fosse qualcuno e poi aprivo loro la porta. Loro non rischiavano nulla così, avrebbero trovato solo me. Abbiamo rapinato molte case e negozi facendo così. Poi un giorno mentre stavamo facendo le solite cose, il padrone di casa tornò, era un'anziana signora. La legarono e la picchiarono e io... ero rimasto a guardare e basta, senza muovere un dito, non potevo-.
Fa schifo ricordare.
-...riconosci i tuoi peccati e convivi con loro. Perchè sei diventato un diavolo?-.
-Morte violenta, un tuo simile mi ha ceduto al diavolo. E si, li riconosco. So di aver vissuto come un dannato, di essere stato un ladro, di non aver mosso un dito per quella donna, di aver guadagnato soldi rubando per far sopravvivere le mie sorelle. Sapevo già che sarei finito all'inferno, ma credevo di potercela fare.
A sedici anni mi ero trovato un lavoro onesto, mi ero staccato da quella banda nonostante le mille volte che mi avevano salvato da mio zio. In un anno avevo guadagnato tutti i soldi necessari per andarmene non appena avessi compiuto la maggiore età. E sono morto il giorno del loro compleanno, a tre mesi dal mio. Sai perché sono morto? Perché lui voleva picchiare loro, era ubriaco marcio e io le ho difese come sempre. Dopo le classiche botte ha cominciato a colpirmi con una sbarra di ferro che usavo per il fuoco del camino. Mi ha rotto le ossa e io aspettavo che smettesse e poi mi ha sfondato il cranio con un solo colpo...-.
Rimango in silenzio, restando con lo sguardo basso, mi prendo una piccola pausa dopo tutto quello che ho detto...
-Mi dispiace per questo, la mia morte è stata rapida quindi posso solo immaginare il tuo dolore, ma forse anche loro adesso stanno bene, nonostante tutto.-
-Non lo posso sapere. Comunque l'angelo che mi ha letteralmente condannato si chiama Matteo. Io ero solo maledettamente triste e sconvolto. Non hai idea di quanto ho odiato me stesso.-
Guardo la foto pensando a loro due, mi chiedo dove siano adesso è come stiano. Vorrei poter essere lì con loro, ma se non fossi morto non avrei conosciuto Gabriel.
-Noi angeli possiamo andare nel mondo dei vivi, in ogni epoca, passato presente futuro, senza restrizioni. Possiamo vegliare su un umano particolare o assicurarci che non vi siano interferenze da altri.-
Alzo lo sguardo verso di lui, le parole escono da sole.
-Ti prego, se puoi veglia su di loro e proteggile. Sono quattro anni che sono sole. Farò quello che vuoi, qualunque cosa-.
Quando si tratta di loro, il mio orgoglio lo mando a fanculo. Farei realmente qualunque cosa pur di sapere che stanno bene e che sono al sicuro.
-Edwin, non ho bisogno di chiederti nulla in cambio, ma posso scegliere solo una persona, e seguirla per il resto della sua vita. Se sono ancora insieme potrò vedere anche l'altra, ma una volta separatesi non potrò più. Non penso sia il momento per te di parlare di questo. Sei stato molto male, vorrei riposassi e ti riprendessi completamente.-
Mi lascio cadere disteso sul letto, esausto. Fisso il soffitto, calmandomi. Non avevo mai raccontato nulla a nessuno a parte il mio maestro e qualcosa a Mary. Eppure con lui le parole sono uscite da sole.

Gabriel's pov

Lo guardo con la coda dell'occhio. Non avevo idea avesse due sorelle, ma in parte penso sia adatto al ruolo di fratello maggiore, infondo con Mary è molto dolce e protettivo. Erano davvero le sue principesse. Io sono figlio unico quindi non ho idea di come si possa sentire Edwin.
-Non le hai abbandonate, sei morto, il tuo corpo è ancora nel loro mondo. E mi pare non sia stata una cosa voluta da te.-
Dico sfiorandolo con la mano.
-Sono certo tu sia stato un ottimo fratello. Non dovresti colpevolizzarti.-
-Io potrei vederle.-
-Davvero?-.
Annuisco leggermente, sono perplesso riguardo all'angelo di cui ha parlato, non conosco nessuno che si chiami Matteo se non un angelo superiore, ma solamente di fama. Se fosse veramente lui inoltre che motivo avrebbe avuto quattro anni fa di lavorare allo smistamento?
-Noi angeli possiamo andare nel mondo dei vivi, in ogni epoca, passato presente futuro, senza restrizioni. Possiamo vegliare su un umano particolare o assicurarci che non vi siano interferenze da altri.-
Sarei felice di aiutarlo, ma non è una cosa così facile.
-Adesso sai tutta la mia storia, ti sembro buono?- mi chiede dopo un attimo di silenzio.
-Si. Hai sempre agito per un bene superiore. Saresti un ottimo angelo.-
-Non credo abbia importanza, la trasformazione non si può alterare e poi... non posso abbandonare Mary qui da sola. Merita più di me di essere un angelo-.
-Lo so, siete diversi dagli altri. E ti ringrazio per avermi parlato del tuo passato.-
-Di te mi posso fidare. Vorresti rimanere un'altra sera qui con me? Come vedi sono innocuo- mi chiede dopo qualche attimo di silenzio.
-Mi farebbe piacere.-
-Mi piace la tua compagnia, pennuto-.

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