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Gerard's pov

Io adoro il verde, qualsiasi sfumatura di verde. Eppure la mia vita è tinta di grigio, non mi lascia mai. Il grigio è accompagnato dalla solitudine, tanta solitudine e tanti silenzi. Sono insignificante, nessuno mi nota, un piccolo puntino verde in mezzo al mare di grigio. A chi importa di un misero puntino? Potrei sparire da un giorno all'altro e nessuno se ne accorgerebbe, nessuno mi rimpiangerebbe. Non so se mi fa più paura questo o il fatto che a volte vorrei davvero scomparire...
Come ogni mattino mi sveglio presto in una casa grigia fatta per me. È costituita da una stanza da letto, un salone, una cucina e un bagno. Non ci sono molti mobili né suppellettili, il letto è veramente duro e scomodo. Più che una casa sembra una personale prigione. Non mangio nulla, mi affretto a prepararmi per andare a lavoro. Non voglio fare tardi, non posso fare tardi. Rinuncio ad un pasto per poter dedicare a me qualche minuto, ma non troppi. Una doccia calda veloce dove mi rilasso sotto le carezze dell'acqua, le uniche carezze che mi sono concesse. Mi pettino i capelli e lascio cadere tante ciocche sulla mia fronte e sugli occhi come se fossero una sorta di protezione. Mi esercito in alcune espressioni facciali, in smorfie e piccole risate. Ho paura che un giorno potrei dimenticarmi come si fanno. Non ne faccio molte perché mi divertono e quando provo un'emozione il mio potere si attiva. Lunghe strisce di stoffa bianche imbevute di crema escono incontrollate dai palmi delle mie mani. Mi mordo il labbro senza esagerare per evitare di provare emozioni opposte. Nascondo le bende dentro una scatola, le smaltirò dopo in tutta tranquillità. Indosso vestiti larghi e scarpe da ginnastica vecchie, metto sempre una maglia di una tonalità di verde. Una volta pronto esco di casa camminando verso il posto di lavoro.
Ho delle ali, ma non mi piace evocarle, non mi piace volare. Penso di aver volato poche volte e per poco tempo. Inoltre non servirebbe a nulla, non c'è nessun luogo dove posso essere lontano dal grigio.
A pochi metri dalla casa fatta per me c'è una clinica, io lavoro lì come guaritore. Mi piace il mio lavoro, anche se non posso darlo a vedere. Mi piace far star bene gli altri usando i miei poteri, non creo bende solo per fare del male. Certe volte ho a che fare con diavoli aggressivi e mi difendo contro di loro, anche se non dovrei. Ce n'è stato uno ad esempio con un occhio completamente martoriato e ferite su tutto il viso. Dopo avermi minacciato ho lasciato andare la rabbia e con essa un po' di acido. Non avrei dovuto farlo, se Mike lo venisse a sapere... mi metterebbe in punizione. Mike dice che sono una persona molto cattiva, ma grazie a lui posso essere aggiustato. E un giorno, quando sarò buono e bravo potrò avere un amico. Ma la strada è ancora tanto lunga, ogni giorno faccio sempre tanti errori. Sto cercando di fare del mio meglio, sto cercando di imparare. Mio padre in vita non è riuscito a rendermi come voleva lui, magari Mike ci riuscirà. Certe volte fa male, ma Mike lo fa per il mio bene.
Arrivato in clinica timbro subito un cartellino all'entrata e indosso il mio camice, su di esso c'è una targhetta con su scritto il mio nome. Tengo lo sguardo basso per non incrociare quello degli altri, non saluto nessuno dei miei colleghi. Salutare è un errore perché mostra cordialità e quindi emozioni, io non posso farlo. Hanno tutti paura quando mostro un'emozione, ho ricevuto tante punizioni per aver salutato. Ma le punizioni sono servite! Adesso non sbaglio più. Mi dirigo all'ufficio di Mike e busso lentamente per tre volte, aspetto sia lui a dirmi di entrare.
  -Gerard, puoi entrare-.
Apro la porta e mi avvicino tenendo le mani ben in vista, non voglio pensi io abbia cattive intenzioni. Ovviamente non lo guardo negli occhi.
  -Da oggi avrai un incarico davvero importante- inizia Mike a parlare. -So che non mi deluderai, perché sai già cosa succederà ad ogni tuo errore. È arrivata da noi una guardia di Flegiàs, è ferito gravemente. Dovrai prenderti cura di lui e rimetterlo in forze. E ricorda di fare attenzione: le guardie di Flegiàs sono addestrate ad attaccare chiunque dia loro fastidio, anche quando sono feriti. Non irritare il paziente, parlaci poco e fai solo ciò che è necessario. Tutto chiaro?-.
Annuisco senza proferire parola. Flegiàs mi fa un po' paura, ho sentito che con un solo sguardo può annientare una persona fino a ridurla ad una macchia sul pavimento. Oh cielo, non posso pensare queste cose adesso, se Mike dovesse scoprirlo...
Per fortuna vengo congedato, posso subito raggiungere la stanza del nuovo paziente. Il suo nome è Jules, busso un paio di volte prima di entrare. Gli è stata assegnata una stanza solo per lui, una delle più grandi. Nella sua cartella c'è scritto che è stato coinvolto in un brutto incendio. È un ragazzo sulla ventina poco più alto della media. I capelli sono arancioni e scompigliati sul viso e sul petto, le punte si sono un po' rovinate. Tra di essi spuntano due corna bianche arricciate su loro stesse, presentano qualche macchia di fuliggine. Ha una coda grigia e priva di punta, il moncherino è coperto da vecchie bende. Non sembra una ferita recente fatta dal fuoco, si è cicatrizzata molto tempo fa. È davvero messo male, ha una frattura e ci sono ustioni su gran parte del suo corpo, soprattutto sulle braccia. Nonostante questo riesco a vedere un fisico tonico ed allenato, muscoli modellati ma non troppo. Allungo una mano e sfioro una parte ancora sana sentendo pelle calda e liscia. Rimango ad accarezzare quei punti per qualche minuto come incantato. È una sensazione così bella e piacevole, sento il suo calore invadermi e avvolgermi. Scuoto la testa e mi costringo a smettere, sto pensando a delle fesserie. Così mi limito a prestargli soccorso in rigoroso silenzio.
Giorno dopo giorno mi prendo cura di lui e in poco tempo non riesco a resistere dall'accarezzarlo prima di cambiargli le bende. È più forte di me, voglio sentire il suo calore pervadere il mio corpo, voglio sentire la sua pelle sulla mia. Certe volte rimango fermo semplicemente a guardarlo dormire e respirare. In questi momenti penso a come poter giustificare il mio passare così tanto tempo con lui. Non mi piace usare delle scuse, anche perché non sono bravo a dirle. Decido di non dire bugie, al massimo di ingigantire i fatti. Ci penso più e più volte per essere sicuro di me e delle mie parole.
  -Le ferite del paziente sono molto gravi- riferisco a Mike una volta convocato nel suo ufficio, non gli si può nascondere nulla. Riesce sempre a sapere cosa succede in clinica, riesce sempre a sapere cosa faccio. Non lo guardo negli occhi e cerco di tenere un tono di voce controllato e neutrale. Argomento con dovizia di particolari per essere creduto e non ricevere punizioni. -Ha ustioni di secondo grado concentrate soprattutto sulla parte superiore del corpo, escluso il viso, e in minima parte sugli arti inferiori. Di conseguenza servono cure più attente e un cambio di bende più frequente. Il mio obiettivo in primis è di stabilizzare le sue condizioni e permettergli di affrontare una convalescenza più serena-.
Finito il mio discorso aspetto il giudizio di Mike, nascondo una certa preoccupazione.
  -Bene, continua così allora. Confido di vedere degli ottimi risultati in breve tempo-. Mike mi si avvicina e mi dà una caramella. La accetto subito allungando lentamente la mano e stringendola a me. Era da tanto tempo non ne ricevevo una, il mio premio. Sto migliorando, vero? Ho fatto una cosa buona? Alzo lo sguardo per avere una conferma.
  -Sì, sei stato bravo. Usa tutto il tuo tempo per quel paziente e se guarirà in pochi giorni, allora prenderò in considerazione la possibilità di farti avere un amico-.
Uscito dal suo ufficio mi dirigo in bagno e da solo lascio andare le mie emozioni. Sorrido dalla felicità, lascio andare una piccola risata. Dopo settimane di errori e punizioni forse potrò diventare una brava persona.
Il pensiero di dovermi occupare di Jules ogni giorno mi fa avere più voglia di lavorare. Anche se faccio turni molto lunghi non sento la pesantezza e la stanchezza. Più lo guardo più mi sento interessato a lui. È il ragazzo più bello che io abbia mai visto, tutto in lui sembra così perfetto. Grazie alle mie pazienti cure si sta riprendendo bene, chi mai ha potuto ridurre così una persona così bella?
Dopo l'ennesimo turno lungo mi costringo a tornare nella casa grigia fatta per me. Ho bisogno di riposo e di riprendere un po' di energie, inizio a far fatica a creare ottime bende. Mi metto a letto, ma non riesco a prendere sonno. La mia mente è invasa da pensieri riguardanti lui, pensieri piacevoli. Sento qualcosa nel basso ventre reagire bene a questi pensieri. Mi abbasso i pantaloni e chiudo gli occhi, con una mano circondo il mio membro iniziando a muoverla. Lascio andare i gemiti in flebili sussurri mentre penso e immagino. Come in un sogno vedo Jules stringermi a sé, accarezzarmi, dirmi che sono una brava persona. Poi lo vedo baciarmi, togliermi i vestiti e toccarmi come nessuno ha mai fatto. Con le unghie graffio tutta la superficie concentrandomi sulla punta fino a disegnare tante linee punteggiate di rosso. Con l'altra mano mi provoco gli stessi segni sul petto, fanno male e questo aumenta il piacere. Pronuncio il suo nome tra il buio e il grigio credendo di essere ascoltato. Come in un sogno Jules mi blocca le braccia da dietro mordendomi il collo e la spalla. Siamo entrambi nudi, siamo così vicini e uniti nella nostra passione. Entra dentro di me con ampie spinte sussurrando il mio nome con un tono dolce. Piano piano spinge più forte, sempre più forte fino a farmi venire gli occhi lucidi. È così bello, davvero bello. Il mio corpo e il mio cuore sono tutti per lui, solo per lui. Mi graffio ancora sempre di più e con queste immagini nella mente raggiungo l'orgasmo.
Riprendo fiato e fisso il soffitto. Spero Jules si svegli presto, vorrei tanto poterlo conoscere. Potrebbe essere lui il mio primo amico?







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