Edwin's pov
Mi sveglio di colpo col respiro affannato e mi tocco il petto istintivamente cercando di riprendermi. Un altro incubo, un nuovo incubo...
Perché mi sono addormentato?
Mi tocco gli occhi e noto che sto piangendo, me li asciugo velocemente e mi guardo attorno.
-Gabriel...?-.
Nessuna risposta, sono ancora solo. Quanto ho dormito? Non me n'ero neanche resoconto di aver preso sonno. Guardo fuori la finestra e sgrano gli occhi diventando pallido: è già notte.
No no no! Il tempo è passato troppo in fretta, non è giusto, non voglio, non sono ancora pronto!
Mi sdraio cercando di tranquillizzarmi e non tremare.
Perché non è qui con me? Perché non è tornato?
Forse lo stanno trattenendo per chissà quale motivo o forse le guardie glielo stanno vietando? Ci deve pur essere una ragione, un valido motivo.
Guardo ancora fuori dalla finestra: dove sei Gabriel? Non riesco a vederti né a sentirti, non sei qui.
Sento bussare con molta insistenza, non c'è più tempo ormai. Mi metto dei pantaloni e vado ad aprire: ci sono due guardie, mi guardano in modo inferocito.
Sono entrambi alti con le spalle massicce, la loro divisa sembra essersi aderita alla pelle. Uno è pelato con una nera barba folta e una grossa cicatrice su tutto il lato destro. L'altro ha i capelli neri corti e gli occhi di ghiaccio, è pallido e sicuramente incute un certo timore. Non hanno armi evidenti, ma la maggior parte di loro non ne ha un effettivo bisogno, sono molto forti.
Di loro non mi interessa, li seguo senza dire nulla nascondendo le molte emozioni che provo. Passo dopo passo la paura aumenta, mi sento come un condannato a morte condotto al patibolo. E forse avrei preferito quello ad Alex. Vorrei che Gabriel fosse qui con me. Vorrei poter scappare via, correre e volare lontano da tutti loro, ma non posso farlo. È solo per una notte, solo per una notte...La porta della stanza si apre, rimango impietrito ed in silenzio ad osservare dentro evitando di guardare Alex. Le finestre sono state coperte con un telo nero tenuto attaccato da dei chiodi, pochissima luce può filtrare da esse. Pareti e pavimento sono composti da delle mattonelle di cui non ne capisco il reale colore. Noto subito il letto rovinato al centro della stanza, le coperte nere sembrano richiamare un segno nefasto di ciò che mi aspetta. Oltre al letto c'è solo un vecchio armadio e una piccola cassettiera nera. Deglutisco e tengo i nervi ben saldi. Non deve, non può vedere le mie emozioni,
Alex non deve vedere le mie debolezze o sarò perduto per sempre.
Il bastardo si avvicina allo stipite con un ghigno, il suo occhio ferito è fasciato da bende bianche le quali sembrano nuove.
-Eddy! Sei in ritardo, ti stavi facendo bello per me?-.
Stringo i pugni innervosito, vorrei picchiarlo ma una delle due guardie mi prende un braccio tirandolo indietro e serrando talmente forte la presa da quasi slogarmi la spalla. Non mi muovo e non parlo, non voglio complicare le cose ma non voglio dargliela vinta.
Almeno l'intento è questo.
-Su entra, sarà una bella serata-.
Le guardie se ne vanno ed io rimango per qualche attimo fuori, prendo un profondo respiro prima di entrare. Lui chiude la porta a chiave poco dopo.
-Il tuo amichetto non è qui con te? Che peccato, lo avrei fatto assistere. Chissà, magari lo avrei anche fatto partecipare. Dopotutto da quanto vedo è un pezzo di merda come me, no?-.
Quel suo sorriso l'ho sempre odiato, ma non era mai stato rivolto verso di me. Può sembrare il sorriso sincero di una persona fidata, di quelli che poi ti puntano un coltello alla gola. Credevo fossimo amici.
Cerco di stare calmo, anche se le sue parole mi fanno pensare a ciò che era successo ieri tra me e Gabriel.
-Facciamo in fretta allora, non ho tempo da perdere con queste cose- dico guardando ovunque fuorché lui.
Di colpo finisco a terra con un labbro spaccato. Faccio a stento in tempo a ripararmi con le braccia, beccandomi comunque i suoi calci.
-Stai zitto! Tu non hai peso, non hai alcun valore, sei un essere insulso. Fai schifo, fai schifo, fai solo schifo! Dovresti essermi grato, sono l'unico interessato al tuo schifoso corpo! Dovresti baciarmi le scarpe, supplicarmi e compiacermi invece di farmi incazzare!-.
Mi tira i capelli costringendomi ad alzare la testa, prontamente chiudo gli occhi.
-Credevi di essere mio amico, ricordi? Non sai quante volte avrei voluto fracassarti la testa o staccarti la lingua. Ma il pupillo succhiacazzi di Flegiàs non si tocca, vero?-.
Scosto con violenza le sue mani e mi alzo guardandolo con rabbia.
-Magari potresti provare. Vediamo che succede-.
Si avventa su di me, ma questa volta ho modo di rispondere ai suoi colpi. Lui è più forte, ma io sono più agile e schivo meglio. Sto per avere la meglio, ma lui riesce a bloccarmi un braccio e ad afferrarmi di nuovo per i capelli. Comincia a sbattermi la testa contro la parete più e più volte con forza. Chiudo gli occhi e il mio corpo non riesce a non tremare.
-Credi di avere il diritto di difenderti? Credi di valere qualcosa? Sei nato per essere usato e tutti quelli che hai vicino vogliono solo questo. Dovresti esserci abituato, no? Se non fossi stato io sarebbe stato chiunque altro, compreso il tuo adorato angioletto. Credi che ti sia vicino solo per pietà? Ma è arrivato tardi. Tu sei mio da quando mi hai rivolto la parola. Sei unicamente mio e io non condivido mai i miei giocattolini-.Avviso!
Abbiamo aperto un account su Deviantart a nome de Il Piacere del Peccato. Per chi non sapesse cosa sia Deviantart, questo è un social simile a Facebook dove si possono pubblicare soprattutto disegni. Creare un account è facile e gratuito, vi si può accedere tramite Google o tramite la app apposita. Trovate il link dentro la mia biografia!
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Il Piacere del Peccato
RomanceAttenzione, storia boyxboy, astenersi chi non gradisce questo argomento Personaggi originali, storia scritta a quattro mani da me e @khailea Link per accedere all'account de Il Piacere del Peccato: https://www.deviantart.com/ilpiaceredelpeccato Può...