Edwin's pov
Dopo che Gabriel è uscito dalla stanza ho provato per l'ennesima volta a dormire, ma sembra che io abbia perso questa capacità. Sono stanco, privo di forze, ma appena chiudo gli occhi vedo Alex e rivivo quel dolore. Mi giro e rigiro nel letto cercando di svuotare la testa senza riuscirci. I pensieri si accumulano, le parole di Alex sono tuoni assordanti. Mi copro le orecchie nel tentativo di non ascoltarle, ma queste si fanno sempre più forti.
"Quando l'angioletto saprà non vorrà più vederti, non vorrà più averti. Gli farai solo schifo".
Trattengo il respiro, chiudo gli occhi stringendoli forte. Cerco di concentrarmi su altro, su qualcosa di bello e mi vengono in mente loro, le mie sorelle Daisy e Nicola. Ripenso a tutti i bei momenti passati insieme e la voce di Alex si assottiglia. Ma questi ricordi mi fanno provare solo nostalgia e rimorso. Chissà se si ricordano ancora di me, chissà se hanno una tomba su cui piangere. Forse si saranno dimenticate di me, mi odieranno e il mio cadavere starà marcendo dentro una fossa comune. Beh, è quello che mi merito per averle lasciate sole. Già, ogni azione porta ad una conseguenza. Se sono diventato il bersaglio di Alex è perché sono voluto essere suo amico. Me la sono cercata.
Riprendo fiato e apro gli occhi. La voce di Alex è sparita, ma al posto suo sento un grosso macigno che mi schiaccia. Guardo la mia chitarra e decido di prenderla, è da tanto che non suono qualcosa. Faccio scorrere le dita sulle corde, delle piccole carezze che generano note. E queste note così tristi si portano via un po' del mio dolore. So che è momentaneo, che quel dolore tornerà a tormentarmi molto presto. Ma almeno adesso posso stare un po' meglio, mi basta. Mi chiedo cosa sarebbe cambiato se Gabriel fosse rimasto al mio fianco prima di quella notte e all'alba quando sono tornato qui. Forse mi sarei sentito meno distrutto di così, ma non lo posso sapere. Io creo portali per spostarmi, non vedo nel passato e nel futuro. Vorrei amare Gabriel, ma un rottame come me non ne è capace.
Sento bussare alla porta, i pensieri e la musica si fermano.
-Fratellone, posso entrare?-.
Mi do una sistemata ai capelli e ai vestiti, prendo un respiro profondo per poi aprire la porta.
-Hey Mary- la saluto cercando di farmi vedere come l'Edwin di sempre, non voglio che scopra qualcosa.
-Stai ancora male? Ti fa male la pancia?-. Che tenera, è ancora una bambina.
-Sì, mi fa ancora male la pancia, avrò mangiato qualcosa di indigesto- le rispondo con tranquillità. Mi rimetto seduto sul letto e aspetto che lei faccia lo stesso dopo aver chiuso la porta. Solo ora noto che sta trasportando qualcosa sulla schiena. -Che hai preso?-.
Lei tutta contenta fa sedere vicino al letto quelle che sembra essere una bellissima bambola di porcellana, è della stessa altezza di Mary. La sua carnagione è di color grigio chiaro, simile al colorito della mia stessa pelle. I suoi capelli neri e lisci superano di poco le spalle, sulla fronte essi sono costellati da piccole decorazioni verdi. Ai lati della testa ha due grosse corna di un blu acceso, le punte sono sottili e rivolte verso l'alto. Ha gli occhi aperti e sono davvero belli. Le labbra non sono sottili come ci si aspetterebbe da una bambola, sono invece molto realistiche e il labbro inferiore è stato dipinto di rosso. La sclera è nera invece di essere bianca come al solito e l'iride è dorata, lunghe ciglia sono state applicate sulle palpebre. Indossa un vestito che le da un aspetto molto tenero e grazioso. La parte superiore è una maglietta bianca a mezze maniche con una stella blu notte cucita al centro, mentre una lunga gonna blu è costellata da tante stelle bianche. Calze bianche le coprono le gambe e delle ballerine blu le avvolgono i piccoli piedi.
-L'ho trovata abbandonata seduta su una panchina non molto lontano da qui, non potevo lasciarla lì tutta sola- mi risponde lei. -La terrò in camera mia insieme a tutti i miei peluche e bamboline-.
Io alzo un sopracciglio poco convinto della sua storia. -Sicura di non averla presa a qualcuno?-. Chi mai l'avrebbe potuta dimenticare? Sembra davvero molto costosa, probabilmente è unica e realizzata su commissione. Però Mary non è in grado di rubare qualcosa a qualcuno. Questa bambola è troppo grande per essere portata via rapidamente senza venir scoperti.
-Non è vero, era tutta sola! Sono stata per un po' ad aspettare che qualcuno venisse a prenderla, ma non è venuto nessuno. Posso tenerla?-.
Beh, se nessuno l'ha reclamata vuol dire che a nessuno importa di questa bambola. Così come a nessuno è importato di me...
-Sì, suppongo che puoi tenerla. Abbi cura di lei-.
Mary mi abbraccia e io per un momento mi irrigidisco, mi ha preso alla sprovvista. Non mi sento a mio agio in questo momento, ma non posso esternare questa cosa. Mi mordo il labbro e mi costringo ad abbracciarla a mia volta.
-Ti voglio bene, fratellone-.
-Te ne voglio anche io-.
Mary inizia a pettinare i capelli alla bambola e le sistema anche il vestito, sembra si sia già affezionata a lei.
-La chiamerò Yllo, è un bel nome, vero?-.
Yllo? Effettivamente è semplice e carino. Rimango in silenzio e mi concentro sulla chitarra, riprendo a suonare come prima. Quando ero vivo nascondevo sempre le mie emozioni davanti a Daisy e Nicole. Ogni volta che quel bastardo mi picchiava io cercavo di mostrarmi forte. Avevano solo me ed io dovevo essere la loro roccia, la loro ancora di salvezza. Mi spaccavo in quattro per non far mancare loro nulla, per renderle sempre felici. E io? Beh, lasciavo andare le emozioni solo quando nessuno mi guardava. I colpi facevano male, ma sorridevo ogni volta. Volevo loro credessero che non provassi dolore, che nessuno potesse distruggermi. Perfino poco prima di morire ho sorriso loro per non farle preoccupare. Ma anche la roccia più dura può andare in mille pezzi e quando accade che cosa rimane se non le macerie? Che cosa rimane di me? Che importa, dovrò comunque fingere di essere una roccia integra davanti a tutti, soprattutto davanti a Mary e Gabriel. Quanto ancora potrò reggere? Forse è proprio per l'atteggiamento da stronzo che Gabriel mi ha lasciato da solo. Già, ed è colpa mia che non gli ho chiesto di restare. Se glielo avessi chiesto, se avessi mostrato le mie paure, lui sarebbe rimasto? Non voglio darmi una risposta. E poi credo sarei stato comunque distrutto.
La musica non sta aiutando, perlomeno non quanto avrei potuto sperare. Esprime tutte le mie emozioni negative e i pensieri che invadono la mia mente, ma non se li porta via con sé. No, rimangono qui con me. Sono ombre con coltelli come dita e quando mi stringono in un abbraccio vengo dilaniato senza trovare conforto. Non credo se ne andranno mai. Come farò a conviverci? Come potrò renderle inoffensive? Prima o poi mi condurranno ad una seconda morte.
-Perché sei così triste? Hai litigato con Gabriel?-. Mi ha scoperto. Beh, non ci voleva molto. Smetto di suonare e metto la chitarra al suo posto, è inutile continuare così.
-Nulla di grave, è solo che sono un idiota e adesso ne pago le conseguenze- le rispondo in modo generico, non serve dirle altro.
-Stai tranquillo! Gabriel ti vuole tanto tanto bene e te ne vorrà sempre. Sono sicura che non riuscirebbe mai ad odiarti e che tornerà sempre da te. Spero che farete presto pace- mi sorride lei, vorrei tanto avere il suo stesso entusiasmo.
Non lo so, forse starebbe meglio se si dimenticasse di me.Avviso!
Abbiamo aperto un account su Deviantart a nome de Il Piacere del Peccato. Per chi non sapesse cosa sia Deviantart, questo è un social simile a Facebook dove si possono pubblicare soprattutto disegni. Creare un account è facile e gratuito, vi si può accedere tramite Google o tramite la app apposita. Trovate il link dentro la mia biografia!
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Il Piacere del Peccato
عاطفيةAttenzione, storia boyxboy, astenersi chi non gradisce questo argomento Personaggi originali, storia scritta a quattro mani da me e @khailea Link per accedere all'account de Il Piacere del Peccato: https://www.deviantart.com/ilpiaceredelpeccato Può...