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Edwin's pov

Mi sveglio trovandomi sdraiato a letto, le coperte sono state rimboccate su di me. Non ricordo di essermi messo a letto e di certo non mi sistemo in questo modo. Mi guardo attorno stordito, che ore saranno? Mi metto seduto e guardo fuori dalla finestra, è mattino presto. Quanto ho dormito? Mi gratto i capelli scompigliati e cerco Gabriel con lo sguardo. Non so spiegarmi effettivamente cosa sia successo ieri sera. Ho pianto davanti a lui nonostante mi fossi promesso di mantenere un certo tono. Non riesco a capirne bene il motivo, sono come esploso in un attimo. Mi ha praticamente chiesto un bacio per avermi portato il vaso. Forse sarebbe stato un buon modo di ripagare il gesto, eppure pensare mi ha fatto star male. Non volevo essere forzato a dare qualcosa di così delicato e prezioso. Ho avuto il timore di deluderlo, ho creduto se ne sarebbe andato. Ho avuto paura sarebbe diventato come Alex, che si sarebbe preso quel bacio senza chiedere. Mi sbagliavo, ma ero troppo agitato per rendermene conto. Non mi ha neanche sfiorato pur di darmi tempo e calmarmi. Ero disperato e tremante come una foglia, eppure sentivo di aver bisogno di lui. Ho pianto quanto non avrei dovuto e adesso non so come comportarmi. Nessuno mi ha mai visto in quello stato, non avrei mai pensato che il primo sarebbe stato lui. Spero tanto non mi chieda nulla, non saprei come reagire. Adesso cosa penserà di me? Edwin che si è sempre comportato da gradasso, che ha picchiato e urlato addosso agli altri, si è messo a piangere come un bambino. Sono diventato l'ombra di me stesso, sono caduto così in basso. Ormai la mia corazza dura che ho sempre mostrato si è sgretolata del tutto. Non avevo mai fatto vedere questo lato di me, questo mio essere così fragile. Sono letteralmente scoppiato a piangere senza potermi fermare. E anche se sentirlo così vicino mi faceva paura, avevo bisogno di lui e del suo calore. Patetico, sono diventato davvero patetico.
Cosa penserà di me?
In ogni caso penso di aver dormito tanto o quanto meno più degli ultimi giorni. La ninnananna che mi ha cantato mi ha fatto crollare in un sonno vuoto e confortante. Eppure non mi sento ricaricato come succedeva un tempo, anzi mi sento sempre più stanco.
-Buongiorno Edwin.- mi saluta con un sorriso quando il mio sguardo incrocia il suo. -Sei bellissimo come sempre.-
Non riesco a guardarlo, ma non posso rimanere in silenzio per sempre. -Credo di aver dormito troppo, però grazie. Tu non hai dormito?-.
-Gli angeli non ne hanno bisogno.- mi risponde con un sorriso. -Ma stare al tuo fianco basta e avanza a ricaricare le mie energie.-
Avergli sentito dire ciò che io stesso dico e penso spesso sul riprendere le forze mi fa fare un piccolo sorriso. -Non esagerare, non sono granché. Cosa farai oggi?-.
-Per me sei tutto.- dice guardandomi negli occhi, ma io non riesco a mantenere lo sguardo. -Devo tornare in Paradiso, non vorrei arrivassero altri angeli a disturbarci, ed è da un po' non sto lavorando. Il pensiero di non poterlo svolgere con te mi invoglia poco ad andare, ma prometto che farò in fretta e tornerò subito da te.-
Annuisco più volte, su questo non posso minimamente obbiettare. Deve tornare a lavoro per non avere problemi o punizioni. È giusto così, non voglio tutto questo per lui.
-Io non so quando tornerò a lavorare, non è nei miei pensieri. Attualmente vorrei poter dormire per sempre e non svegliarmi più...-.
-Io ti starei sempre accanto aspettando il tuo risveglio. Senza di te non avrei ragione di esistere. Vuoi che chiami Mary a tenerti compagnia?-.
-No, ieri sono riuscito a farmi vedere forte. Non voglio mi veda così. Sono io a dover darle forza e protezione, non al contrario. Al momento faccio semplicemente schifo-.
Penso rimarrò sdraiato a fissare il soffitto finché non arriverà un nuovo giorno.
-Non dire così, sei la creatura più meravigliosa che esista.- risponde con quella che sembra una sincera tristezza nel cuore.
-Esageri sempre-.
Non ho mai pensato questo di me e non ci riesco ancora, vedo solo un oggetto da usare. Guardo i fiori e il vaso, quelli sono belli. Sono le uniche cose che qui dentro hanno ancora un colore per me.
-Rischi di fare tardi a lavoro-.
-Non è esagerato se è la verità.- Annuendo si alza andando verso la porta. -Ti amo!-.
Salutandomi con un gesto della mano esce dalla stanza. Lo saluto anche io e torno sdraiato a letto, chiudo gli occhi sperando di sparire da tutto questo. Prima che Alex mi distruggesse gli avrei risposto, gli avrei fatto capire ciò che provavo. Certo, non gli avrei detto nulla di troppo smielato. Non avrebbe mai visto il mio lato più debole, avrebbe visto solo la corazza che mi porto dietro. Invece mi ha visto piangere e adesso non so come andare avanti.

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