Peggio Di Così Si Muore

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~ Episodio 3 ~








Da quando era girata la voce che a causa di JungKook si sarebbe tenuto un allenamento speciale dopo le lezioni, quest'ultimo non aveva avuto un attimo di pace, ogni volta che cambiava aula ed incrociava un suo compagno di squadra riceveva una spallata amichevole, un insulto oppure, proprio come stava accadendo in quel frangente, un bel «Vaffanculo Jeon!», una semplice e precisa dichiarazione d'affetto che il moro prendeva per ciò che era cioè l'ennesima dimostrazione di malcontento ed invidia, anche se, in fin dei conti, se avessero avuto un po' più di cervello, avrebbero dovuto essergli grati visto che, grazie agli innumerevoli impegni che aveva avuto in quel secondo semestre avevano avuto molte meno ore di allenamento rispetto al solito programma, cosa che però il suo mister non aveva mancato di rinfacciargli quasi ogni settimana. «JungKook-ah..», quella voce gli era familiare, non la odiava, anzi era grato a quell'uomo per averlo sempre considerato come un elemento importante della piccola società universitaria nella quale viveva già da quasi tre anni ma quel giorno per lui era stata foriera di sventura quindi aveva un po' di timore di ciò che avrebbe potuto sentir uscire dalla bocca del suo insegnante di economia, «..per fortuna ti ho raggiunto prima che tu ed i tuoi compagni spariate in quell'inferno di palestra», nonostante fosse leggermente piegato in avanti per recuperare fiato e con le mani poggiate sulle ginocchia, JungKook non poté fare a meno di notare il petto dell'uomo che si muoveva concitatamente a causa della piccola corsa che aveva fatto per raggiungerlo, anche lui avrebbe fatto la fine di quel Beta? Anche lui crescendo e smettendo di fare sport si sarebbe ridotto in quelle condizioni a causa di un così minimo sforzo fisico? Forse sarebbe diventato ancor più ridicolo quando, smettendo di allenarsi, il suo corpo avrebbe preso a somigliare sempre più a quello che era il suo7 secondo genere. Una figura di donna intrappolata nel corpo di un uomo o viceversa. «Volevo comunicarti..», si fermò per prendere ancora fiato e già presagiva parole funeste, «..che, insieme al resto del collegio dei professori, abbiamo deciso che domani ti daremo la possibilità di recuperare altre ore di assenza che hai accumulato nelle materie più importanti», lo fissò a lungo aspettando una qualsiasi sua reazione che gli facesse capire che aveva afferrato il concetto, risposta che però tardò a palesarsi sul volto inespressivo dell'alunno.

Non aveva risposto perché l'unica cosa che riusciva a fare era riproporre nella sua testa, l'immagine reiterata del volto di TaeHyung arrabbiato e deluso ancora una volta in quella giornata o forse, la centesima, da quando si erano conosciuti. All'ennesima frase del suo insegnante, atta a ricevere una sua risposta o forse un segnale di vita, JungKook si convinse a dichiarare che aveva capito, aveva anche provato a lamentarsi ed a fare le sue rimostranze facendo notare che aveva anche un lavoro da portare avanti e che quei due giorni di assenza sarebbero potuti sembrare agli occhi dei Kim come una grave mancanza di professionalità – non aveva menzionato di proposito il nome di TaeHyung per paura di sentir vacillare la sua voce e far trapelare la leggera propensione che aveva per quell'uomo – ma nulla era servito a smuovere le convinzioni dell'altro che aveva giustificato la sua presa di posizione con il fatto che il suo datore di lavoro conoscesse alla perfezione le clausole del contratto che entrambi avevano firmato per assumerlo. Sentendo quella parola, «clausole», condizioni oppure postille erano tutti termini che avevano un solo significato nascosto agli occhi del professore e che erano il sinonimo di tradimento per JungKook. Salutò l'uomo con un inchino più profondo del solito, così da essere certo che questo non avesse dubbi sulla sua educazione e sul rispetto che provava nonostante si fosse lamentato della decisione che era stata presa e quando questo sparì per i corridoi sospirò costringendosi a recuperare il cellulare che aveva sistemato nello zaino visto che avrebbe dovuto lasciarlo nell'armadietto privato degli spogliatoio del club di nuoto.

Il telefono aveva già squillato quattro volte e nessuno aveva ancora risposto, lo aveva chiamato al numero privato e quindi non c'erano scuse che l'Omega potesse raccontarsi, era proprio TaeHyung che non voleva parlargli, chiuse la chiamata e prese l'agenda elettronica per controllare gli appuntamenti, sapeva di avere una buona, ottima, memoria e che non c'era nulla di particolare che avrebbe potuto tenerlo impegnato alle sei del pomeriggio, l'unica riunione importante era quella che si era tenuta dopo pranzo e per la quale aveva chiesto aiuto a JiMin, ed il Beta era stato così gentile da chiamarlo subito dopo per garantirgli che si fosse svolta senza problemi e con il successo che l'Alfa sperava – JungKook gli era persino stato grato per non avergli parlato dell'umore del loro capo che sapeva comunque essere pessimo –. Rimise a posto l'agenda e tornò a premere il pulsante verde sul cellulare, questa volta doveva parlargli, anche perché avrebbero dovuto organizzare gli impegni del giorno seguente; ascoltò ancora una volta i tre e poi quattro squilli e quando, sospirando nervosamente, si era convinto a riattaccare sentì la voce dell'Alfa tuonare dal dispositivo portatile, «Cosa vuoi Jeon?», pur sapendo che quel gesto avrebbe indisposto ancora di più il suo interlocutore, sbuffò ancora prima di parlare e comunicare quell'ulteriore intoppo nelle loro giornate lavorative, «Che cazzo vuol dire che non verrai neanche domani?»

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