Attenzioni Gradite

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~ Episodio 2 ~

«Vuoi mangiare in ufficio? Se vuoi vado a prenderti qualcosa in mensa oppure possiamo ordinare qualcosa al ristorante qui vicino», l'accenno di approvazione che aveva ricevuto dopo la riunione lo aveva calmato e tranquillizzato e per non perdere l'occasione di mostrarsi ancora capace, JungKook stava cercando di restare in carreggiata ma, forse per via della poca conoscenza che aveva di quell'ufficio e delle abitudini del suo capo non aveva calcolato l'imprevisto di nome Min YoonGi che era comparso, sorridente e fiero di sé, dietro la porta dell'ufficio di TaeHyung.

Sul piccolo tavolino sistemato accanto al divano c'erano due hamburger e due lattine di coca cola e le vere intenzioni del Beta, che andavano ben oltre il consumare un semplice pranzo, erano comprensibili all'Alfa dal sorriso sornione che campeggiava sul volto del suo amico e dipendente. Sorrise vedendo come l'altro indicasse con fare ovvio il cibo, contento di averlo stupito, e subito dopo si voltò verso il suo segretario per allontanarlo, «Come vedi il problema del pranzo è stato risolto, tu va pure in mensa».

JungKook sapeva perfettamente che i piani dei due ragazzi andavano ben oltre la semplice consumazione di un pranzo ed a causa di quella consapevolezza sentiva come un peso all'altezza dello stomaco che gli aveva fatto passare completamente la fame, non poteva evitarlo ma forse avrebbe potuto ritardarlo o meglio ancora fargli passare la voglia; fece un inchino per salutare e s'incamminò nel corridoio in cerca di un distributore di bibite, solo dopo dieci minuti era di nuovo dietro la porta dell'ufficio intento a bussare.

La voce di TaeHyung, che lo invitava ad entrare, lui o chiunque altro si stesse impegnando per infastidirlo, era morbida e scocciata al contempo ma questo non aveva fermato JungKook che era oramai intenzionato a non arrendersi, «Ti ho portato l'acqua frizzante».

Sperava che grazie a quel gesto l'Alfa lo avrebbe invitato a restare eppure ricevette soltanto una risposta secca ed impersonale, «Non ce n'era bisogno», ma dopo cinque giorni era abituato a quell'atteggiamento, quello a cui non era abituato e non voleva abituarsi era l'intromissione di quel Beta e la sua fastidiosa voce gracchiante che lo faceva imbestialire.

«Non le hai viste le lattine? Ti era stato detto di levarti dai piedi», YoonGi sorrise sarcastico, la frase successiva fu difficile da udire per JungKook ma l'aveva sentita, «Otre ad essere stupido è pure sordo e cieco?»

JungKook prima di uscire da quella stanza si soffermò qualche attimo sulla figura dell'Alfa, anche TaeHyung aveva dovuto sentire quella domanda atta a sbeffeggiarlo e fatta sussurrandogli ad un palmo dal viso, allora perché non stava rispondendo per le rime anche a YoonGi come aveva fatto in altre occasioni? Lo aveva difeso con suo padre, cosa c'era di diverso in quella situazione? La mano del Beta intenta a regalare carezze impalpabili e continue sulla coscia del suo capo gli diedero la risposta, sesso. Ecco cosa c'era di diverso. Scosse la testa e dopo aver lasciato la bottiglietta sopra la scrivania uscì senza aggiungere nient'altro e pentendosi di averci sperato, creduto e provato.

Restarsene seduto alla sua scrivania a sentire i loro gemiti, i sospiri ed i continui «Si», «Lì», «Bravo», «Spingi proprio lì», che avevano già allietato il pomeriggio di qualche giorno prima, era fuori discussione e così senza neanche pensarci più di tanto era andato a nascondersi sul tetto, era sicuro che nessuno lo avrebbe cercato lì e che nessuno si sarebbe azzardato ad avvicinarsi visti i numerosi cartelli di divieto e la fauna di smidollati che popolava quell'azienda. L'aria non era molto fredda, non ancora ma odorava di pioggia ed il cielo era plumbeo e fitto di nuvole come se da un momento all'altro fosse pronto a riversare tutta l'acqua trattenuta durante la stagione estiva sull'assetata Seul e JungKook se ne stava in piedi, non si sarebbe mai azzardato a sedersi rischiando di sporcare l'abito da milioni di won che il suo capo gli aveva fatto indossare quella mattina, ad osservare il cielo aspettando che le nuvole si decidessero a fargli vedere un po' di quell'azzurro che era tanto raro quanto bello da scorgere in città.

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