Il Sottomesso

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~ Episodio 2 ~








Il lavoro procedeva lentamente, TaeHyung non aveva voglia di parlare con chicchessia né di interagire con i suoi colleghi, la disapprovazione che avrebbe letto sul volto di YoonGi lo avrebbe messo ancor più di cattivo umore, mentre la felicità che aveva scorto negli occhi di JiMin incontrandolo all'entrata, lo aveva già indisposto oltre ogni dire facendo riaffiorare persino il mal di testa. Una volta che aveva raggiunto il suo ufficio aveva rimandato quel dannato viaggio che era la causa del loro litigio, posticipandolo a lunedì, il nonno aveva preparato tutto per il suo arrivo e non poteva procrastinare oltre, ai colleghi lo aveva annunciato tramite un messaggio nella chat che avevano in comune ed aveva apportato il cambiamento persino nell'agenda elettronica così da essere certo che la notifica sarebbe arrivata anche a JungKook ma era già l'una del pomeriggio ed ancora non aveva avuto nessun segno di vita da parte del suo segretario e compagno. Visto che a quell'ora doveva essere già in viaggio non aveva alcun impegno e grato di questo perché aveva soltanto voglia di sdraiarsi sul suo divano e riposare per qualche ora, chiudere gli occhi e cercare di calmare il dolore che si annidava dietro le palpebre ma prima di abbandonarsi all'ozio aveva ancora una persona da avvertire.

L'idea di usare il telefono, o addirittura la posta elettronica aziendale, per comunicare con suo padre gli aveva sfiorato la mente più volte ma sapeva che comunque subito dopo il presidente lo avrebbe fatto chiamare per un incontro faccia a faccia quindi decise di tagliare la testa al toro ed affrontare il "Vecchio". Questa volta le circostanze erano completamente diverse e TaeHyung fece quasi fatica a bussare a quella porta, suo padre non gliel'avrebbe fatta passare liscia, mettendolo alla berlina pur di prendersi al sua rivincita ma quello era il prezzo che l'Alfa avrebbe dovuto pagare per la sua mancanza di raziocinio, non doveva dimenticare che lui, come tutti gli altri dentro quell'azienda, era soggetto al dominio di Kim YongJoon, all'autorità di suo padre. Sottomesso.

«Qual buon vento ti porta qui, figliolo», eccola quella confidenza, odiosa, mai pronunciata tra le mura di casa ma profusa in quel luogo dove invece avrebbe dovuto, o almeno potuto, usare un tono più formale e paritario.

«Sono venuto a comunicarti la mia decisione di spostare il viaggio a lunedì due novembre», si morse il labbro sperando di non dover aggiungere altro, l'umiliazione era fin troppa.

«Hai già avvisato i tuoi nonni? Sai che non vedevano l'ora di incontrarti», non era la domanda che l'uomo avrebbe voluto fare per prima ma si accontentò di aspettare la risposta affermativa del figlio per porre subito dopo quella alla quale era davvero interessato, «E posso sapere come mai hai preso questa decisione?»

Il ghigno che adornava le labbra di suo padre era tanto fastidioso quanto fasullo, sorrideva ancora in quel modo innaturale ed arrogante e per un attimo TaeHyung si chiese se anche lui aveva potuto dare a JungKook la stessa impressione, l'immagine di un uomo sprezzante e senza rispetto; la risposta affermativa gli diede il coraggio di esporsi e rischiare il proprio orgoglio, dopotutto se lo meritava, si meritava di perdere ciò che aveva difeso fino a ferire una persona importante. «A mente fredda ho deciso di aspettare il ritorno del mio segretario e partire con tutta la squadra al completo lunedì», guardò suo fratello che teneva il volto puntato verso i fogli su cui stavano lavorando prima che lui entrasse nella stanza, forse come gesto misericordioso per non farlo vergognare ancora di più per la pessima figura che stava facendo. «E poi come mi hai fatto notare tu, aveva il permesso per assentarsi», aggiunse quell'ultima frase per lusingare l'orgoglio di suo padre che sicuramente si era, grazie a lui, gonfiato a dismisura.

«Sono felice che tu ti sia dimostrato così razionale e ragionevole, dopo tutto Jeon è un elemento molto importante per il settimo piano, no figliolo?», l'uomo lo fissò con gli occhi assottigliati e guardinghi, pronto a cogliere un cenno di cedimento nella risposta che il suo secondogenito gli avrebbe dato.

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