Mai Giocare Al Gatto E Il Topo Quando Sei Un Topo

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~ Episodio 2 ~

Il momento del pranzo, nonostante la presenza di suo padre, non era stato poi così disastroso come JungKook si sarebbe aspettato, l'uomo era forse troppo distratto dalle notizie che venivano raccontate dalla televisione per prestargli attenzione, tranne quel fugace sguardo che non mancava mai di riservargli ogni qual volta la moglie si avvicinava al figlio con quelle attenzioni che lui era convinto il ragazzo non meritasse e quest'ultimo le notava sempre, ogni giorno, ogni singola volta; ormai da quanto? Cinque o forse sette anni? Non aveva fatto niente per meritarle, niente oltre ad essere sé stesso e questo, JungKook lo aveva capito bene, era bastato per rovinare tutto, essere sé stesso era stato sufficiente per fargli capire cosa avrebbe dovuto evitare per il futuro, rivelare chi egli fosse realmente.

Comunque a parte quegli sguardi, i soliti, era andato tutto per il meglio, lui aveva mangiato molto più degli altri giorni, con grande gioia di sua madre; una volta che ebbero finito di pranzare si era prodigato nell'aiutarla a riordinare la cucina così che la donna avesse modo di riposarsi – non lo faceva mai a sufficienza – e quando aveva deciso di chiudersi nella sua stanza con la speranza di studiare, un'altra sorpresa, l'ennesima in quegli strani giorni, si era presentata a cambiare il corso della sua giornata, «Pronto», quel contatto non era salvato in rubrica ma JungKook, che aveva una memoria che rasentava la perfezione ne aveva riconosciuto i numeri.

«JK! È davvero un piacere sentire la tua voce, da quello che si sente in giro sembra che tu sia scampato per un pelo alla morte», la risata di HoSeok era contagiosa, JungKook lo aveva pensato fin dal primo momento in cui l'aveva sentita e non ridere insieme a lui gli era sembrato irriverente così cominciò a ridere seguendo quella constatazione un po' troppo esagerata; non stava mica davvero morendo.

«Hyung, sei sempre il solito esagerato. Non ero in fin di vita ma se mai accadesse, ricordati che lascio a te tutti i miei abiti firmati Kim TaeHyung», erano giorni che giocava insieme al suo capo perché avrebbe dovuto smettere di farlo proprio adesso con qualcuno che per di più era anche simpatico?

«Certo, come se potessi mai indossare una di quelle tue camicie, navigherei dentro i tuoi bicipiti. Per non parlare dei fianchi o delle cosce. Sei troppo figo perché io possa indossare uno solo dei tuoi capi», la voce era cristallina, sincera ed anche imbarazzata, forse gli stava rivolgendo un po' troppi complimenti. «Ho chiesto il tuo numero a JiMin. Spero non ti dispiaccia».

JungKook, non visto, continuava a scuotere la testa chiedendosi perché avrebbe dovuto dispiacergli, senza però rendersi conto che dall'altro capo del telefono sicuramente HoSeok stava aspettando una sua risposta per tranquillizzarsi, si strinse la fronte tra due pollici dandosi dello stupido prima di parlare, «Perché dovrebbe hyung. Anzi, sei stato molto gentile a pensare a me. I giorni passati sono stato molto male ma adesso è tutto apposto e credo che già domani potremmo vederci a lavoro».

«Mi fa piacere sentirtelo dire, JiMin-ie mi era sembrato molto preoccupato e per questo ho deciso di chiamarti. Cosa stavi facendo di bello?», la voce di quel ragazzo era molto simile al suo carattere, passava con tanta facilità da un tono all'altro non lasciando a JungKook neanche il tempo di capire come reagire e comportarsi.

«Niente di così divertente HoSeok-ssi, visto che mi sentivo meglio mi ero deciso a studiare un po'. Tutto qui», già, i suoi progetti per quell'ultimo giorno libero erano tutti lì, recuperare una bicicletta, mangiare, studiare e rispondere al telefono. Nonostante la sua giovane età JungKook aveva una vita fin troppo ripetitiva ma mai noiosa anche se, forse, avrebbe preferito di gran lunga poterla definire con quell'aggettivo.

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