Lo Schiavo

261 37 57
                                    

~ Episodio 3 ~






Il malumore di TaeHyung con il passare delle ore non era migliorato, aveva deciso di sua spontanea volontà di rimanere da solo per tutta la giornata eppure quella condizione non gli aveva giovato, anzi, persino il mal di testa era riaffiorato e l'Alfa stava ancora lottando con la sua volontà di non ingerire un'altra pillola per sedarlo perché sapeva che non avrebbe guarito quella che era la causa scatenante ma soltanto inibito il dolore. Poggiò la testa sullo schienale della sua poltrona, fissando di sottecchi l'orario all'angolo destro dello schermo del suo computer, segnava le sei; non aveva pranzato e persino nel pomeriggio, mentre preparava per la seconda volta il viaggio a Busan, erano sorti non pochi problemi per via del cambio di giorni ed a causa degli impegni delle persone che avrebbero dovuto incontrare ma con un po' di spirito di adattamento e tanta pazienza, persino quei grattacapi che per la controparte erano sembrati invalicabili come una montagna erano stati appianati. TaeHyung era molto fiero di sé stesso ma non del tutto soddisfatto, niente avrebbe potuto fargli dimenticare l'umiliazione che aveva provato quella mattina davanti a suo padre e suo fratello – anche se quest'ultimo non era il vero problema, anzi non lo era affatto.

Da alcuni minuti i ragazzi se ne stavano immobili con il naso all'insù ad osservare il circondario, gli edifici erano più moderni e dozzinali rispetto allo stile ricercato – quasi regale dei castelli inglesi – del loro campus, ma del resto quale altro ateneo in tutta la Corea avrebbe potuto tentare di paragonarsi ad una delle tre S.K.Y.? Quello era il senso delle domande che ogni allievo della Korea Univesity si poneva ma la mancanza di uno stile ricercato non era di nessun interesse per JungKook che era focalizzato sull'enorme campo da calcio che avrebbe ospitato la prima parte dei loro allenamenti, il riscaldamento; avevano appena finito di presentarsi ad alcuni dei loro avversari ma lui era sempre uno di quelli che veniva preso d'assalto da domande ed approcci atti a conquistarne l'amicizia, e forse molto di più. Oramai tutti conoscevano le sue doti e proprio per questo alcuni di quegli spasimanti si erano comodamente seduti ai bordi del campo per osservarlo.

Era già la novantesima volta che percorrevano per intero quel prato verde, alcuni Beta, tra i quali anche JinYoung, si erano già arresi posizionandosi ai margini del campo a fare qualche esercizio per allungare i muscoli, impostigli dall'allenatore come punizione – anche se agli occhi degli altri il vero castigo sembrava essere dover continuare a correre in tondo –, altri, i più stoici, come gli Alfa che nonostante accusassero la stanchezza avrebbero continuato per inerzia pur di non accettare la sconfitta, imprecando a denti stretti contro quel ragazzino magro ma tutto muscoli che, madido di sudore, continuava a tenere testa al gruppo; adesso era un po' incerto sulle gambe ma non si sarebbe mai fermato, non fino a quando il loro coach non avesse fischiato la fine di quella tortura e questo non era sfuggito all'uomo che, non volendo distruggere il suo pupillo, pose fine alla corsa, «Forza ragazzi. Tutti dritti sotto le docce e dopo in piscina. Voglio che cominciamo subito con la staffetta, un paio di voi hanno troppa poca resistenza».

Quando aveva aperto gli occhi, la luce del sole aveva smesso di investire l'interno del suo ufficio, ad illuminare le pareti, rendendole di un leggero tono giallastro, erano le luci accese nelle strade, TaeHyung si alzò in fretta tentando di afferrare il cellulare che aveva abbandonato sulla scrivania, segnava le otto e questo voleva dire che aveva dormito per ben due ore seduto sulla sedia, ¨«Avrei potuto almeno sdraiarmi sul divano, cazzo»¨, con dei piccoli e soprattutto lenti movimenti circolari cercò di sgranchirsi il collo, la posizione che aveva assunto per dormire non aveva migliorato minimamente il mal di testa e adesso anche la sua schiena sembrava risentire di quella giornata disastrosa; allungò le braccia stiracchiandole dietro la schiena e poi sulla testa, aveva il corpo così intorpidito da non riuscire neanche ad alzarsi, ¨«Dovrei farti pagare per la mia fisioterapia, stupido ragazzino!»¨, aspettò che il suo fisico si risvegliasse dal torpore che lo avvolgeva controllando di aver salvato tutte le modifiche fatte nei documenti che erano rimasti aperti nel computer e quando fu soddisfatto si alzò per andare verso la cabina armadio. Quella mattina aveva indossato ancora il maglione sul quale persisteva il profumo di JungKook ma lo aveva tolto non appena era arrivato in ufficio per far in modo che il suo odore dolciastro non sovrastasse quello dell'Omega; dopo averci immerso il naso lo indossò di nuovo e dopo aver spento tutte le luci se ne tornò a casa. Era certo che tutti quelli che lo avrebbero visto uscire così tardi dal suo ufficio lo avrebbero giudicato per uno stacanovista, ed anche se soltanto poche settimane prima avrebbero avuto ragione a chiamarlo così, quella sera Kim TaeHyung si sentiva soltanto un fannullone perditempo che aveva passato la sua giornata a sospirare sulle sue decisioni fallimentari.

AddictedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora