Sei Stato La Nostra Rovina

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~ Episodio 3 ~

La telefonata non era durata più di cinque minuti eppure in quel pochissimo lasso di tempo entrambe i Beta erano andati via dall'ufficio del loro capo a causa degli impegni lavorativi che non potevano attendere, naturalmente avevano lasciato i loro saluti a JungKook che aveva deciso di approfittare di quella occasione per parlare finalmente con l'Alfa, ma che cosa avrebbe dovuto dirgli? Giustificarsi di non aver fatto niente con il segretario di Bahk HaEun, nei bagni di quel locale, quando poi la domanda seguente avrebbe riguardato l'Omega che gli aveva tagliato i capelli era decisamente fuori discussione, ed allora perché parlare, perché distruggere quel silente equilibrio? Per ottenere cosa? Un altro litigio senza senso ed una riappacificazione ancora più insensata e deleteria per entrambi? «JiMin e HoSeok mi hanno chiesto di salutarti. Non sapevano quando avresti finito con la tua telefonata e sono dovuti andare via», quando era entrato nell'ufficio di TaeHyung, questo aveva appena appoggiato la cornetta del telefono e si stava alzando, JungKook lo guardò spostarsi, a passo flemmatico, verso la cabina armadio per vederlo venirne fuori pochi istanti dopo. Era tutto così tranquillo che l'Omega non poté fare a meno di pensare che ogni cosa stesse andando fin troppo bene affinché la sfortuna che lo perseguitava da quella mattina si fosse dissolta come polline portato via da una folata di vento o meglio da un lungo scroscio di pioggia causato da un improvvisa burrasca, eppure di quel temporale non c'era ancora stato segno, che fosse quello il momento?

TaeHyung stava pensando a quegli accessori da tutto il giorno, JungKook indossava spesso quegli orecchini e se non glieli avesse restituiti sicuramente sarebbero mancati al suo oramai scontato outfit giornaliero, questo era ciò che l'Alfa continuava a ripetersi per schernire la bellezza eterea che il minore possedeva, nonostante si trovasse sempre coperto di vestiti troppo grandi per la sua taglia e colori scuri come la notte, e della quale lui si sentiva oramai schiavo, «Questi sono tuoi» gli disse stendendo il braccio davanti a sé ed aprendo la mano per mostrare i piccoli gioielli che aveva recuperato poco prima, quando vide che l'altro esitava a riprenderli continuò a parlare, «Pensavo ci tenessi ad indossarli, ecco», spinse leggermente la mano verso di lui per incitarlo a prenderli ed aspettò con il palmo aperto fino a quando quella dell'Omega non fu sopra la sua per afferrarla subito dopo, «Sì, vi ho visti dallo specchio», la mano di JungKook tremò dentro la sua, aveva paura, di lui? Della sua reazione? Immediatamente abbandonò la presa su quell'arto gelido, lasciandoglielo ritrarre, si aspettava che dicesse qualcosa in sua difesa, che riponesse gli orecchini in una delle tasche prima di parlare, insomma qualsiasi cosa eccetto quel rumorosissimo silenzio e quelle mani tremanti e strette a pugno, «Comunque non importa, l'hai rifiutata ed è ciò che conta».

Cosa voleva dire TaeHyung con quella frase? ¨«È ciò che conta»¨, era davvero così importante per l'Alfa che non si fosse appartato con quelle persone oppure la cosa che contava di più era che non lo avesse fatto durante le ore lavorative? «Beh, stavo ancora lavorando, anche al ristorante e ti ho promesso che», quello che JungKook avrebbe voluto dire era che non voleva che pensasse a lui come ad una puttana ma non aveva fatto in tempo perché l'Alfa aveva ripreso la parola.

«Sì certo. Era quello che volevo dire, puoi fare quello che vuoi e con chi vuoi ma al di fuori degli orari di lavoro», aveva detto una cosa talmente ridicola che gli era persino mancato il coraggio di guardare l'altro in faccia, non voleva pensasse che fosse geloso o peggio felice perché non si era concesso a nessuno dei due pretendenti ma neanche sembrare completamente disinteressato, cosa che invece aveva fatto, «Comunque, al telefono era mio padre, vado a vedere cosa vuole, tu intanto puoi andare a casa visto che hai passato buona parte della giornata in piedi per accontentare il boss», fece una smorfia pronunciando l'ultima parola e si allontanò dal ragazzo lasciandolo da solo, immerso nel silenzio del suo ufficio.

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