Te Lo Meriti

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~ Episodio 1 ~





- 05 Novembre, giovedì -




La stanza intorno a lui era completamente gialla, come se il sole l'avesse inglobata reclamandola come sua, gialla e non bianca, le pareti, i mobili, il pavimento, le lenzuola, tutto era di quell'orribile colore che TaeHyung ricollegava all'estate, al caldo, al sudore e, questa era la sua convinzione più profonda: alla felicità forzata, finta. Accomunava quel colore alle persone che ti sorridono come se fossero i tuoi migliori amici senza però conoscerti, a quelle che ti guardano con i loro occhi inespressivi ma con gli angoli delle labbra piegate all'insù e che ti giudicano subito come una persona asociale, scorbutica, introversa, musona e molto altro soltanto perché non ti conformi al loro calore, colore. Giallo, ma non una tinta tenue, schiva, no, quella tinta di giallo fastidioso, invadente, che fa male agli occhi ed al cervello perché nella sua luminosità continua ad urlarti in faccia che tu sei diverso che non ti conformi e che dovresti startene in disparte per non rovinare il luminoso buonumore degli altri. E proprio a causa di ciò che pensava riguardo a quel colore e dell'odio che provava, TaeHyung non riusciva a capire perché tutto intorno a lui era tinto di giallo.

Sbatté le palpebre molte volte per assicurarsi di essere sveglio e quando ne fu certo si voltò alla sua sinistra per controllare l'altro lato del letto; sdraiato al centro della sua porzione di materasso giaceva il corpo addormentato di JungKook: era lui ad aver portato tutto quel giallo? Sorrise a quel pensiero, un'idea strampalata e senza fondamento perché JungKook era l'ultima persona al mondo che avrebbe apprezzato quel colore e la sua volontà di imporre una felicità artefatta come panacea di tutti i mali, era l'ultimo essere umano sulla faccia della terra che avrebbe saputo sorridere per principio. Allungò la mano per spostare il lenzuolo che li copriva, il contrasto tra la pelle candida del suo Omega e quel colore che detestava gli dava i nervi, il corpo di JungKook era bellissimo, proporzionato, slanciato, muscoloso ma non troppo vigoroso eppure per TaeHyung toccare il suo compagno era come accarezzare lo stelo di una rosa che quando allunghi una mano per toccarne i petali in piena fioritura finisci per farli disfiorare tra le dita gentili e se invece provi a strapparlo via con la forza, prendere il sopravvento su quel giunco verde non sarà così facile, per via delle spine sì, ma soprattutto perché le rose hanno un gambo legnoso e coriaceo. Allo stesso modo il corpo e la mente di JungKook erano fragili sotto le sue mani gentili e caparbi quando lui cercava di imporsi con la forza; era facile innamorarsi di lui ma difficile da amare.

Lasciò cadere il lenzuolo poco al disotto dei fianchi dell'Omega per lasciarne scoperte le grazie così da potersi fermare ad osservarlo estasiato, quell'uomo era stato suo, lui era stato suo, sorrise ancora una volta perché quello era un ricordo felice nonostante avessero avuto un diverbio proprio il giorno precedente, già, poche ore prima si erano trattati con freddezza, lui aveva provato a sbollire la rabbia accontentandosi del corpo di YoonGi – anche se quella parola faceva ribrezzo al solo pensarla, "accontentarsi" – ma quello che aveva ottenuto era soltanto una frustrazione maggiore, pronta a ribollirgli nelle vene fino a farlo esplodere contro colui che era il vero destinatario di quel desiderio e di quella rabbia. Ed era ciò che aveva fatto, lo aveva cacciato ancora una volta, malamente, dal suo ufficio urlandogli contro che non aveva bisogno di lui, «Se non hai le palle per dirmi la verità te ne puoi andare a fanculo Jeon JungKook», glielo aveva urlato spingendolo contro lo stesso tavolo che qualche ora prima aveva accolto il corpo del Beta sul quale lui aveva infierito fino a farne una massa di carne esausta e tremolante senza essere stato però soddisfatto.

Una ruga inaspettata gli impreziosì la fronte, se si erano urlati contro, se entrambi aveva lasciato l'ufficio arrabbiati, disperati e soli perché adesso il suo Omega era sdraiato, nudo, accanto a lui, immerso in tutto quel giallo accecante? Si voltò ad osservare ancora una volta il corpo che gli giaceva accanto, sulla schiena mancavano i segni delle unghie che proprio lui aveva lasciato su quella pelle diafana e profumata, profumo, se JungKook era lì con lui ed era notte, perché la stanza non era piena del suo odore di cannella? Perché non lo erano le sue narici e perché il suo naso non era appiccicato alla chioma color pece per inalarne le note olfattive che tanto amava? Seguì a ritroso il percorso che aveva compiuto poco prima con gli occhi, quel corpo che gli era sembrato così tonico ed atletico adesso aveva molti meno muscoli e persino il colore, anche se pallido sembrava avere ai suoi occhi una colorazione diversa eppure c'era sempre un non so che di familiare. Improvvisamente e senza avere una spiegazione razionale, TaeHyung aveva rallentato la corsa verso il volto del ragazzo insieme al quale occupava quel letto – forse lo aveva fatto per proteggersi – e notando che le ciocche prima corvine erano divenute biondo cenere si pentì di non essere arrestato del tutto perché adesso, nudo, sdraiato accanto a lui c'era JiMin, il suo miglior amico.

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