Vuole Essere Soltanto Uno Di Passaggio?

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~ Episodio 2 ~









Il viaggio di ritorno in auto non era stato allegro come quando TaeHyung era uscito dal suo appartamento soltanto un'ora prima, entrambe gli ospiti del comodo abitacolo se ne stavano in silenzio, immersi nei loro pensieri. Mentre TaeHyung teneva lo sguardo dritto davanti a sé fissando lo spiraglio di pannello che separava le due parti dell'auto, che lui aveva chiesto al suo autista di lasciare aperto così che potesse guardare la strada davanti a sé – era una cosa che lo rilassava quando non era lui a guidare –, JiMin se ne stava con il capo adagiato sul poggiatesta, girato verso il finestrino, anche lui come JungKook amava guardare il paesaggio e perdersi in esso o semplicemente stava cercando di evitare il suo sguardo? Aveva alzato la voce con sua madre e lo aveva fatto all'interno di un ristorante, davanti a degli estranei – per fortuna non molti – senza tener conto della sua reputazione, di quella della sua famiglia e, cosa più importante, senza badare ai sentimenti della donna. Più volte, guardando il profilo dell'amico, si era ritrovato a chiedersi cosa lo avesse fatto scattare in un modo così improvviso ed aggressivo ed anche se una risposta l'aveva trovata – la conosceva da sempre –, accettarla non era semplice.

Quando erano molto vicini all'azienda finalmente JiMin si decise a parlare, «Io non capisco cosa ti è preso TaeTae. Ti sembra quello il modo di parlare a tua madre?», lo guardò reagire a quelle parole con il terrore che potesse nuovamente perdere la pazienza ed urlargli addosso ma, contro ogni aspettativa, l'Alfa si voltò verso di lui con lo sguardo accigliato ma rimase in silenzio ad ascoltare cosa l'altro avesse da dire, da ridire, «So che l'argomento famiglia Park è un punto dolente per te ma credevo l'avessi metabolizzato da tempo, quindi non capisco cosa ti abbia fatto scattare in quel modo con quella povera donna oggi», si zittì fissandolo e basta, voleva una risposta.

Se persino il suo amico era convinto che lui avesse metabolizzato l'idea di doversi fidanzare e poi sposare con una donna e soprattutto con quella donna, voleva dire che era diventato un bravo attore perché in verità digerire l'idea di condividere la sua vita sessuale ma anche soltanto quella sociale – visto che la trovava una delle persone di genere femminile più insopportabili che avesse mai incontrato – con Park ShinHye lo tormentava tutti i giorni ed ogni volta che gliene parlavano o che la incontrava non poteva fare a meno di innervosirsi ma il punto non era quello, il problema non era quello, perché il motivo che aveva fatto esplodere la sua rabbia era stata la naturalezza con la quale proprio il ragazzo che adesso gli stava chiedendo delle delucidazioni si era arrogato il diritto di spiegare i motivi che avevano impedito a JungKook di essere presente quella mattina, come se lui ne fosse il portavoce e, quello era il vero concetto che lo aveva fatto vibrare di collera, come se lo conoscesse meglio di quanto poteva conoscerlo l'Alfa, come se TaeHyung senza l'aiuto del suo amico non avrebbe saputo rispondere ai dubbi della madre, cosa non vera visto che lui aveva passato la sera precedente in compagnia dell'Omega, sul suo letto e stretto al suo corpo beandosi delle sue note odorose che erano impregnate nella trama di cotone delle coperte.

«Mi da noia che proprio lei faccia finta che questa cosa mi vada bene, visto che è proprio per lei che non lascio questa maledetta azienda costruendone una mia», erano arrivati da quasi un minuto ed era giunto il momento di uscire dall'auto e recarsi in ufficio e TaeHyung lo fece capire al suo amico uscendo dall'auto e dirigendosi, dopo aver salutato l'autista, verso le porte girevoli della Kim Corporation. Quella giornata era cominciata con un alterco con sua madre e sarebbe stato divertente se si fosse conclusa con i complimenti del padre per il suo lavoro. Tragicamente divertente.

Il resto del percorso lo fecero in silenzio entrambi intenti a ponderare quale fosse la cosa giusta da dire oppure se fosse meglio continuare a perseguire il silenzio. Fu dentro l'ascensore, mentre, già stanco alle nove del mattino, guardava la schiena rigida dell'amico ed il suo riflesso, nello specchio che si trovava proprio dalla parte opposta alle porte, che JiMin si rese conto che forse gli stava sfuggendo qualcosa, «Ci stai pensando ancora?», anche se non lo sentì vide il sospiro dell'Alfa riflesso nel lieve movimento delle spalle.

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