Tutti Ci Provano

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~ Episodio 1 ~






- 28 Ottobre, mercoledì -




Erano oramai più di cinque minuti che JungKook se ne stava a torso nudo davanti allo specchio a parete della sua stanza, quella era l'unica superficie riflettente nella quale il ragazzo poteva vedere il suo corpo a figura intera; non lo usava per civetteria – sapere di avere un bel corpo non era la sua priorità, tutto il contrario visto che essere avvenente gli aveva causato solo problemi in tutti quegli anni – più che altro gli serviva per controllare i danni che proprio quel suo corpo avvenente e perfettamente proporzionato lo aiutava a procurarsi quotidianamente. Il labbro era visibilmente lesionato. lo zigomo che suo padre aveva colpito due giorni prima era ancora tumefatto ma non più gonfio, poco sopra la natica destra aveva un livido verde e viola, che si era procurato scivolando nel bagno e che però non gli faceva male se non lo toccava, i segni che il Branco gli aveva lasciato una settimana prima erano scomparsi, avrebbe dovuto esserne felice eppure c'era qualcosa che lo turbava: la consapevolezza che era scampato troppo a lungo dal loro trattamento speciale.

Dopo essersi dato un ultimo sguardo veloce indossò la felpa della tuta, corse fuori dalla stanza e subito dopo dalla casa per cominciare il suo allenamento quotidiano, visto l'orario non succedeva spesso ma a volte gli capitava di incontrare qualche vicino che soleva salutare con un sorriso anche se sapeva bene che tutti lo guardavano come se fosse un folle, e non perché in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo non mancava mai di allenarsi ma perché si chiedevano sempre come mai il figlio più piccolo dei signori Jeon si dedicasse al podismo quando, grazie alle chiacchiere della madre del ragazzo fatte per pura vanteria, tutti sapevano che fosse molto bravo nel nuoto, ed anche se la risposta era chiara nessuno di loro pensava al fatto che non c'era modo per lui di migliorare la sua resistenza fisica senza spendere un patrimonio pagando la piscina pubblica ma JungKook, che era troppo schivo e disinteressato per soffermarsi a dare spiegazioni, preferiva salutare educatamente e continuare a correre a testa bassa, senza pensare alla possibilità di farsi amici nuovi e lasciando negli altri l'idea che proprio come i suoi genitori si sentisse fin troppo importante per parlare con i propri vicini.

Dopo mezz'ora passata a correre ad un ritmo eccessivamente serrato per percorrere tutti quei chilometri senza farsi scoppiare il cuore a causa dei battiti troppo accelerati anche per un ragazzo giovane ed allenato come lo era lui, finalmente aveva deciso di fermarsi davanti al solito negozio dove sapeva che avrebbe trovato quella vecchietta gentile che non vedeva e salutava da molto tempo e come sempre lei lo accolse con il solito sorriso pieno d'affetto, l'immancabile abbraccio che sapeva, stranamente, di casa, «Xiao Jeon! Da quanto tempo. Stai bene?», era a malapena riuscito ad entrare dentro il negozio che era stato subito investito dal corpo minuto della vecchietta che, mentre lo spingeva verso la stanza sul retro, aveva già cominciato a riempirlo di domande. Nell'acqua per il tè erano già comparsi i primi "occhietti di rana", segno che fosse pronta per creare quella bevanda ristoratrice che la donna era solita usare semplicemente come mezzo per un fine: lasciarlo parlare.

«Bene», quella piccola parola non era mai una vera risposta, non lo è per la maggior parte delle persone che rispondono così soltanto perché pensano che nessuno si interessa davvero allo stato d'animo oppure alla salute degli altri, perché mentire è spesso più facile che ammettere le proprie paure o debolezze.

«Bene», l'anziana donna sorrise dolcemente, da molti anni oramai era diventata per il giovane ragazzo una specie di nonna e consigliera con la quale sfogare le brutture che sembravano accadergli quotidianamente ma lei non lo avrebbe mai obbligato a confidarsi, piuttosto avrebbe aspettato pazientemente che l'altro si sentisse pronto per sfogarsi.

Dopo che la signora Zhāng aveva parlato erano passati ben cinque minuti di completo silenzio, JungKook li aveva avvertiti trascorrere attraverso il battito del proprio cuore che finalmente si era calmato dopo la corsa forsennata che si era concesso, mentre il tempo passava si era lasciato coccolare dal dolce sapore fruttato del tè che la donna aveva preparato per riscaldarlo dalle temperature fredde della mattina, il ragazzo sapeva che il motivo di quel momento imbarazzante era dovuto alla sua decisione di voler rispondere con una menzogna alla domanda che la vecchietta gli aveva posto, era palesemente visibile che non stesse bene, i segni sul suo volto parlavano al suo posto, raccontando una verità scomoda della quale lui si vergognava perché non era facile dover ammettere di non essere, per l'ennesima volta, voluto. «Frequentare le lezioni e lavorare si sta rivelando più difficile di quello che pensavo», la donna non si mosse di un solo millimetro, tenendo in mano la sua tazza fumante continuava a bearsi del calore e del profumo del suo tè preferito e JungKook gli fu grato di non aver cambiato atteggiamento, permettendogli così di lasciarsi trasportare dal suo flusso di pensieri, «E papà si è arrabbiato perché questo fine settimana ho le gare e dice che spreco i soldi della famiglia per sentirmi importante», un soffio leggero increspò la superficie del liquido ambrato che era contenuto ancora in abbondanza all'interno della tazza che adesso stava stringendo con forse troppa forza tra le mani tremanti, pronunciare ad alta voce quelle parole gli era costato.

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