~ Episodio 2 ~
«DoHyun-ssi, portami a Gangnam-gu, devo tagliarmi i capelli», Dopo aver parlato con l'autista, TaeHyung si sedette accanto al suo segretario senza degnarlo di uno sguardo anche se in realtà si era accorto del movimento impercettibile che questo aveva fatto per controllare l'orario sul cellulare, «Per oggi abbiamo finito le riunioni, Jeon, non essere irrequieto», si voltò soltanto per guardare soddisfatto l'espressione sbigottita del più giovane, «O forse hai un appuntamento ed hai paura di arrivare in ritardo».
JungKook aggrottò le sopracciglia, quella domanda era senza alcun dubbio una provocazione visto che almeno fino alle diciotto era in un certo senso costretto a stare in ufficio e quindi era improbabile che avesse un appuntamento personale durante l'orario di lavoro, «Stavo solo valutando se fosse il caso di informare gli altri che non vi riunirete per la merenda», decise di ignorare quell'insinuazione perché da quando era uscito dal bagno in compagnia di quel Beta gli era chiaro che TaeHyung fosse infastidito e questa volta non aveva voglia di litigare, la giornata era cominciata male, non era proseguita meglio e, per quanto fosse dipeso da lui, avrebbe tentato di farla finire bene.
«Non ce n'è bisogno. Visto che devo soltanto accorciare i capelli torneremo in tempo», grazie all'agenda elettronica che tanto aveva demonizzato riuscì a spostare la sua attenzione sul lavoro ma il dubbio che JungKook volesse tornare in tempo in ufficio per poter incontrare JiMin continuava a tormentarlo, era impossibile che un uomo della sua risma dovesse sentirsi geloso di persone con un secondo genere inferiore al suo.
Una volta giunti davanti al negozio, l'autista parcheggiò senza problemi come se un posto fosse stato tenuto libero lì per l'Alfa, proprio come se quest'ultimo fosse circondato da un polline persistente e soffocante ma al contrario di JungKook, benevolo. Alla stregua di un uomo che era rincorso da un nuvolo di serpenti, TaeHyung guardò il suo assistente correre fuori dalla macchina urlando un «Tu va avanti io torno subito», che lo lasciò interdetto però meno di quando lo vide tornare verso l'autista con in mano un sacchetto ed un bicchiere di carta che sicuramente doveva contenere qualcosa di caldo, quando erano in viaggio lo aveva notato mentre armeggiava con il telefono ma mai si sarebbe aspettato che stesse ordinando al bar più vicino una merenda per il loro autista. Nonostante non volesse sembrare inopportuno li osservò interagire, come un ornitologo osserva l'uccello più raro e bello del creato, DoHyun gli sorrideva grato ed al contempo divertito ed una volta che aveva aperto il sacchettino di carta, se fosse stato possibile, il sorriso dell'uomo era diventato ancor più sincero e luminoso e questo non aveva fatto altro che aumentare il sentimento di gelosia che TaeHyung provava nei confronti di JungKook fin dal mattino, le piccole attenzioni delle quali era capace, il suo assistente non le aveva soltanto per lui, no, il giovane sapeva come ingraziarsi i suoi amici, sua madre, il suo autista, i suoi clienti e persino suo padre. «Jeon, dobbiamo andare», quel modo di chiamarlo usando il suo cognome, fece subito intendere al nominato che la pazienza del suo capo stava giungendo al termine ed anche se avrebbe potuto ricordargli che lo aveva invitato ad incamminarsi senza di lui, non lo fece perché JungKook non era lì per vincere una battaglia ma per lavorare e quello avrebbe fatto. Diede un ultimo saluto all'uomo che, da solo in auto, si sarebbe annoiato almeno per un'ora e ritornando serio, composto e professionale si portò al fianco di TaeHyung, accanto a lui ma leggermente indietro perché tra di loro non ci sarebbe mai stata parità nonostante la anelasse più dell'ossigeno stesso.
Quando entrarono nel negozio, il solito suono di campanellini ed il saluto fatto in coro da tutti i dipendenti accolse i due nuovi avventori che, essendo rimasti in silenzio per la durata di tutto il viaggio, si sentirono sopraffatti da quella improvvisa e sovreccitata allegria, ma bastò che Park MiCha, l'Omega proprietaria del negozio, si voltasse per guardare in viso il nuovo arrivato perché tutto diventasse ancora più surreale, infatti, come se avesse visto il sole spuntare da un cumulo di nuvole invernali, il volto della donna si era acceso di una luce calda e brillante, «Taeg-ie! Che gioia rivederti», con pochissimi passi lo aveva raggiunto e come era sua abitudine fare gli si era gettata al collo, «Avresti dovuto avvertirmi come fai di solito, avrei organizzato un'accoglienza degna della tua persona», disse ammiccando e baciandogli subito dopo la guancia.
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Addicted
Fanfiction[Omegaverse] Un amore malato lo definirebbero molti Ma noi lo chiameremo Addicted. Perché? Per via dell'incoercibile bisogno che hanno uno del corpo dell'altro. Perché non si bastano mai come al corpo non basta un unico respiro. Perché sono arresi e...