Patta E Pace

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~ Episodio 3 ~







Dopo essere rimasto immobile a guardare TaeHyung mentre usciva dal suo ufficio con l'aspetto di chi non si sarebbe fermato prima di avere la sua vendetta, paralizzato dal terrore di aver causato un danno non solo a sé stesso ma persino a JiMin, JungKook gli era corso dietro per sincerarsi che non si stesse recando proprio dal Beta ma quando lo vide entrare dentro l'ascensore la consapevolezza che l'Alfa stesse andando a chiedere il suo licenziamento cancellò quell'ultimo barlume di speranza che ancora si annidava nel suo cervello, lasciandolo senza via d'uscita. Adesso c'erano pochissime cose che poteva fare e, a causa del suo orgoglio, quella di chiedere scusa non era una di queste, a passo svelto tornò dentro l'ufficio per spogliarsi e lasciare gli indumenti che aveva preso in prestito, scrisse un biglietto il cui contenuto ribadiva il concetto che non era un ladro e che avrebbe restituito tutti quelli che aveva a casa e, dopo aver spento le luci, scappò da quel luogo pieno di ricordi spiacevoli, persino quelli belli in quel momento erano diventati come spine infilate nelle pieghe della sua anima. Sapeva di dover avvertire JiMin di quel disastro ma lo avrebbe fatto per telefono una volta che si sarebbe allontanato il più possibile da TaeHyung e dal suo finto comportamento da compagno di vita che era durato a malapena ventiquattro ore.

Il Beta, dopo un primo momento di smarrimento dovuto al fatto che non si aspettava un atteggiamento simile dal suo amico che invece era sempre stato gentile ed accomodante con i suoi dipendenti, lo aveva rassicurato dicendogli che lui stesso si sarebbe premurato di parlare con TaeHyung per farlo ragionare, ed anche se JungKook aveva insistito più volte perché non lo facesse, era certo che il biondo si sarebbe intromesso comunque, e nonostante più volte avesse pensato che avrebbe fatto meglio a non informarlo sapeva di aver preso la decisione giusta. Un'altra cosa giusta da fare sarebbe stata tornare in fretta a casa, preparare il borsone ed affrontare ancora una volta l'ira di suo padre e la disapprovazione che l'uomo aveva dipinta sul volto da giorni, per fortuna era ancora presto – se fortuna si sarebbe potuta chiamare la circostanza di tornare prima perché era stato licenziato –, a casa avrebbe trovato soltanto sua madre ed avrebbe avuto il tempo, non solo di metabolizzare meglio le novità ma anche di calmarsi.

JiMin conosceva molto bene il suo miglior amico, c'era qualcosa dietro il comportamento di TaeHyung ed anche se lui avrebbe voluto scoprirlo in fretta, sapeva che quello non era il modo migliore per approcciarsi all'Alfa che non gradiva essere costretto a parlare o essere incalzato, così non fece nulla fino a quando, dopo l'orario di lavoro, non era stato proprio il suo amico a chiamarlo, «Stasera?», TaeHyung confermò, «E come mai andiamo a sballarci di giovedì sera?», da parte sua fare finta di non essere a conoscenza di quello che stava turbando l'amico era un po' una cattiveria ma per quella sera l'obiettivo del Beta non era quello di confortare l'Alfa ma di aiutare JungKook a riavere il suo lavoro.

«Park», raramente si rivolgeva al biondo appellandolo con il suo cognome e quando succedeva non era mai per un buon motivo, aveva voglia di staccare la spina da tutto quello che gli aveva scombussolato la giornata ma senza dover dare spiegazioni, «Se ti va ci vediamo alle nove al FakeLove altrimenti vai a fare in culo», era stato duro ma se non poteva essere sé stesso con il suo miglior amico, con chi avrebbe potuto farlo? Riattaccò il telefono subito dopo essersi preso l'insulto che JiMin gli aveva restituito e cominciò a prepararsi per la serata che si sarebbe svolta con o senza i suoi colleghi amici.

Approntare la borsa con le poche cose che gli sarebbero servite per affrontare il viaggio non era stato difficile, JungKook era abituato a spostarsi a causa dello sport e da tempo aveva stilato una lista che gli permetteva di essere efficace e veloce allo stesso tempo, senza dimenticare nulla di importante – le sue pillole per prime – e senza portare cose superflue che avrebbero solo fatto pesare il suo bagaglio inutilmente; più difficile era stato spiegare a sua madre, mentendo naturalmente, come mai fosse tornato a casa così presto, il motivo ufficiale era che il suo capo era così buono e magnanimo da avergli dato il tempo di preparare il necessario e riposarsi. Non c'era niente di più lontano dalla verità e di più impossibile al contempo ma la donna sembrò crederci senza dubitare per un solo istante del figlio.

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