Non Devi Neanche Dirlo

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~ Episodio 3 ~







Quel bacio lo aveva interdetto non poco, lasciandolo in balia di mille dubbi e paranoie, JungKook non si era allontanato ma non aveva neanche ceduto alla sue continue richieste di approfondire quel gesto per farlo diventare qualcosa di più, era rimasto immobile ad aspettare che JiMin finisse, ¨«Che la tortura finisse»¨, da quando era entrato nel suo ufficio aveva passato tutto il tempo piegato sulla scrivania con il volto nascosto tra le braccia, aveva pensato di chiudersi a chiave perché temeva – in verità lo sperava – che JungKook lo seguisse ma pensandoci meglio gli era sembrata un'idea ridicola, da bambini, e poi era in ufficio cosa avrebbero dovuto pensare gli altri se, recandosi da lui, lo avrebbero trovato chiuso dentro? ¨«Ho fatto la figura dell'idiota, ero così sicuro di quello che era successo ieri notte»¨, il Beta non era un uomo alle prime armi con i baci, con i sentimenti o con i ragazzi, anzi, lui e TaeHyung si erano divertiti molto, tra feste private ed universitarie ma quello che sentiva di provare per JungKook era diverso, c'era qualcosa nel maknae che lo attirava fisicamente ma non solo, era rispettoso ma sapeva farsi valere, forte ma delicato al contempo, simpatico, intelligente, sapeva ascoltare ma soprattutto lo faceva sentire bene, speciale. Lui che per tutta la sua vita si era definito mediocre adesso, grazie ad uno sconosciuto, riusciva a capire il suo valore e lo aveva fatto dando un semplice sguardo alla fragile forza di Jeon JungKook.

Quando JiMin aveva alzato la testa per controllare l'orario tre ore erano trascorse senza che lui se ne fosse reso conto, aveva sprecato buona parte del pomeriggio a recriminare su sé stesso e sulla sua vita, a pensare a quanto avesse da imparare dalla forza con la quale JungKook affrontava quel lavoro, i continui rimproveri di TaeHyung e gli insulti di YoonGi, a come si lasciasse scivolare addosso il comportamento brutale di suo padre, mentre lui non faceva altro che lamentarsi della sua sorte, del suo essere un Beta che aveva deluso la sua famiglia e della dipendenza che negli anni aveva sviluppato verso la compagnia del suo miglior amico. Era questo che lo aveva spinto ad accrescere in così poco tempo i suoi sentimenti per il maknae? Scosse la testa, JungKook glielo aveva ripetuto più volte che erano soltanto ubriachi e che non provava niente, eppure aveva insistito fino a mettersi in ridicolo e non solo, lo aveva costretto a baciarlo. Lo avrebbe perdonato? Sarebbero potuti tornare soltanto amici? Sentiva la testa pulsare e prima che che se ne rendesse conto mandò un messaggio sul gruppo dell'ufficio per disdire la merenda e si alzò per prendere un'aspirina, consapevole che non si sarebbe potuto nascondere per sempre da uno dei suoi colleghi soltanto perché si vergognava da morire per averlo in un certo senso molestato.

«Jeon, stai facendo la figura dell'imbecille e quello che è peggio è che la stai facendo fare anche a me», era la seconda volta che, durante quell'importante riunione che si stava tenendo nel suo ufficio, TaeHyung, cercando di attirare l'attenzione di JungKook, perché gli passasse dei documenti, non aveva ottenuto risposta e stava per perdere la pazienza. Era stato chiaro riguardo all'importanza di quell'appuntamento.

Quella frase appena sussurrata era stata una pugnalata per JungKook, aveva sempre dato il cento per cento durante le riunioni e quando era il suo capo ad essere assente o distratto lui lo aveva aiutato senza fargliene mai una colpa ma adesso era normale che fosse lui ad essere nervoso, turbato e con la testa su tutt'altri pensieri, praticamente aveva umiliato un amico, qualcuno che gli aveva dato soltanto gentilezza fin dal primo giorno che lo aveva conosciuto, un collega che avrebbe dovuto rivedere ancora per almeno altri cinque mesi ma era altrettanto logico che TaeHyung non capisse cosa gli stesse succedendo e soprattutto che non lo venisse mai a sapere.

Scosse la testa per liberarsi dai pensieri come ci si libera da un insetto fastidioso che ti vola intorno e, tentando di recuperare un po' di concentrazione, cercò il documento che il suo capo avrebbe dovuto porgere e far visionare all'uomo di mezza età che gli stava davanti e che, da più di un'ora, continuava a fare domande ed a porre inutili ostacoli alla firma di quel contratto che stavano cercando di portare a termine, «Mi scusi TaeHyung-nim», lo strappo aggressivo con il quale l'Alfa gli aveva sfilato di mano quel foglio, rischiando addirittura di rovinarlo, lo fece sussultare ancora una volta. Era arrabbiato? Perché si era distratto oppure perché quella riunione si stava tirando, inutilmente, per le lunghe?

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