Non Essere Ingiusto Con Te Stesso

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~ Episodio 2 ~

Non Essere Ingiusto Con Te Stesso






La mattinata era trascorsa tranquillamente. Dopo aver fatto colazione a casa di JungKook, una volta arrivati in ufficio, si erano subito messi al lavoro. Uno degli obiettivi di TaeHyung quel giorno, ancor più del precedente visto che fin dal mattino aveva quel mal di testa persistente, era quello di tornare a casa il più in fretta possibile. Gli altri due erano: parlare finalmente dell'argomento Lupo e dare a JungKook il piccolo regalo che portava con sé, dentro la borsa, da qualche giorno. Naturalmente, durante le videoconferenze, JungKook aveva potuto fare ben poco per il suo capo, ma non era rimasto con le mani in mano. Aveva procurato subito le pillole necessarie per il mal di testa, gli aveva regolarmente portato dell'acqua, e quando TaeHyung non riusciva a trovare dei documenti, JungKook era sempre pronto a recuperarli, così velocemente da sembrare conoscere la scrivania meglio del suo stesso capo.

Anche a pranzo erano rimasti in ufficio. JiMin, con la scusa che i due fossero ormai diventati degli eremiti, era passato a trovarli e aveva persino mangiato con loro. Nonostante TaeHyung, negli ultimi giorni, avesse passato molto tempo in compagnia dell'Omega, non appena notò l'alchimia tra i due ragazzi, non poté fare a meno di ingelosirsi. Non avrebbe mai voluto vedere quel bacio, ma allo stesso tempo era felice di sapere di avere un rivale – anche se il fatto che fosse proprio il suo miglior amico era difficile da digerire – perché quella consapevolezza gli serviva per non sottovalutare la situazione.

A causa della sua gelosia, ma attribuendo la sua ritrosia al mal di testa, preferì pranzare in disparte. Anche se aveva mangiato pochissimo, non mancò di controllare che JungKook si nutrisse adeguatamente. Aveva fatto molte ricerche sul calore di un Omega, più di quante ne avesse fatte per prepararsi al futuro calore di sua moglie. Tra le cose che aveva imparato c'erano gli effetti collaterali delle medicine che stavano somministrando a JungKook e la loro pericolosità. Il suo Omega prestava poca attenzione ai pasti e, tra le lezioni, gli allenamenti, il lavoro e chissà quante altre attività di cui lui non era a conoscenza, aveva bisogno di nutrirsi meglio. TaeHyung si era quindi riproposto, finchè possibile, di interessarsi a questo aspetto.

Purtroppo, la giornata non proseguì nel migliore dei modi. Dopo aver concluso tutti gli appuntamenti, si verificò un problema con un ordine di stoffe, e HoSeok dovette interpellare TaeHyung per contattare i fornitori e risolverlo. L'etica di JungKook non gli permise di rimanere in disparte a riposarsi, come il suo capo gli aveva caldamente raccomandato. Non aveva accettato quel tirocinio per dormire nell'ufficio di Kim TaeHyung.

Anche se al telefono la situazione non era sembrata così tragica, quando i due ragazzi entrarono nell'ufficio del Beta, lo trovarono intento a camminare avanti e indietro, con le mani tra i capelli, mentre borbottava come una caffettiera. «HoSeok-ssi, che succede?», l'Alfa gli si avvicinò con cautela, sapendo che l'uomo davanti a lui era così ligio al lavoro che si sarebbe indignato se avesse provato a minimizzare il problema. «Come posso aiutarti?»

Il Beta, davanti alla calma serafica del suo capo, si fermò per parlare: «Quegli idioti dei fornitori invece di mandarmi le stoffe nuove che avevo richiesto mi hanno rifilato i fondi di magazzino rimasti dall'ordine precedente». Non aveva urlato, ma aveva parlato così in fretta e senza prendere aria da sembrare inquietante.

TaeHyung prima di rispondere, rifletté attentamente su quanto gli era stato detto. Il problema non era solo telefonare per ottenere la merce ordinata, ma decidere se tenere o restituire le stoffe ricevute. «E ci servono?»

«Credi che se mi fossero servite mi lamenterei?», aveva ripreso a gesticolare e camminare senza sosta, segno che il nervosismo stava aumentando. «O che ti avrei disturbato?», si fermò per puntare entrambe le mani, con i palmi rivolti verso l'Alfa, indicandolo. «Avrei semplicemente...», era agitato, le parole gli sfuggivano, e stava per perdere la pazienza, «...ma perché devo spiegarti l'ovvio». Sbatté le braccia contro i fianchi, infastidito ed esasperato, «Voglio solo le mie stoffe».

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