Il Carillon, La Chiave Ed il Ragazzo Dagli Occhi Porpora -prima parte-

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- 17 Ottobre, sabato -

Avevo puntato la sveglia il più tardi possibile quella mattina, il giorno precedente non era stato per nulla tranquillo come mi auspicavo, mi ero addirittura pentito di aver dato a JungKook la giornata libera perché ognuna delle persone con le quali avevo appuntamento quel venerdì sembravano essersi messe d'accordo per farmi innervosire e così, poco prima di addormentarmi esausto più per il logorio mentale della giornata che non per la stanchezza fisica, avevo deciso di posticipare la sveglia fino alle nove, ed avevo rispettato perfettamente il mio piano, avevo dormito profondamente e senza mai svegliarmi per nove ore di fila ma anche se amavo molto crogiolarmi tra le lenzuola dovevo ammettere che quello non era proprio il mio modo di fare, non almeno quando stavo bene in salute, dormivo sempre tanto ma mai per tutte quelle ore e fu proprio quel pensiero che mi convinse ad alzarmi non appena udii quel suono fastidioso e petulante che io stesso avevo scelto in modo che, sentendolo, mi convincesse a mettermi in piedi senza troppi ripensamenti.

La prima cosa che mi aveva portato fuori dalla piccola bolla privata e solitaria nella quale mi ero rinchiuso mentre consumavo la mia abbondante colazione era stata la telefonata accorata di NamJoon che, non appena era stato informato di aver interrotto il mio rito sacro, si era subito premurato di dire che aveva qualcosa di molto importante da comunicarmi riguardo a quel sogno del quale gli avevo parlato giorni addietro. Mi ero quasi scordato di quella conversazione, anche se non avevo dimenticato quei dannatissimi occhi porpora che mi tormentavano oramai quasi tutte le notti ma non avevo fatto molto affidamento sulla possibilità che potesse aiutarmi, primo perché avevo condito la mia storia con un bel po' di bugie e secondo perché io per primo mi ero arreso a non sapere, quindi perché il mio hyung avrebbe dovuto continuare ad investigare su quella storia improba?

«Di cosa stai parlando, hyung?», feci finta di non capire, non volevo che la mia reazione sembrasse troppo mesta oppure interessata, di sicuro l'argomento ragazzo con gli occhi porpora non era una cosa che avrei potuto dimenticare visto che il diretto interessato continuava a starmi davanti agli occhi giorno dopo giorno.

«Sto parlando di me che uso il mio preziosissimo tempo libero per cercare di svelare gli arcani misteri della tua mente, fratellino ingrato», il tono era drammatico ma scherzoso e sorrisi, NamJoon sapeva perfettamente che quell'atteggiamento da "Drama Queen" mi avrebbe addolcito facendomi dimentica il disturbo che mi aveva arrecato telefonandomi durante uno dei miei momenti intoccabili.

«E dimmi hyung, come riusciremo a fare questa cosa epica?», come ho già detto non avevo tentato chissà quale cosa per svelare quel mistero, non avevo fatto molte ricerche né tanto meno avevo intenzione di chiedere delucidazioni al diretto interessato; fare domande riguardo al secondo genere dei propri dipendenti era vietato, JungKook mi avrebbe potuto accusare di razzismo o peggio ancora di molestie – anche se in quel bagno avevamo fatto cose peggiori che una semplice domanda su di una piccola stringa cromosomica – ma non era davvero quello il motivo che mi aveva impedito di proseguire le ricerche, no, dentro di me qualcosa mi diceva, anzi mi urlava di stare lontano da lui e dai suoi segreti ai quali Jeon JungKook sembrava tenere davvero molto. Io, Kim TaeHyung, Alfa purosangue, avevo paura, temevo quella risposta più di qualsiasi altra cosa e forse quello era anche il motivo per il quale non avevo detto niente al ragazzo di ciò che girava nella mia testa dalla sera della fatidica cena a casa dei miei genitori preferendo ridere e scherzare insieme a lui, quando era possibile, visto che per la maggior parte del tempo non facciamo che sputarci addosso cattiverie.

«In verità ho dedicato del tempo tutte le sere per fare queste ricerche», non me lo stava dicendo per farmi pesare quello che aveva fatto e questo io lo sapevo perfettamente quindi rimasi in silenzio aspettando che continuasse a raccontarmi quello che aveva da dire, «E finalmente ho trovato qualcosa di molto, molto, molto interessante».

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