Le Sue Spalle

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~ Episodio 2 ~







Forse non avrebbe dovuto, perché a fronte di pochissime cose buone che gli erano accadute in quei tre giorni lo schifo che aveva dovuto sopportare era stato tanto, eppure JungKook si sentiva felice. Orgoglioso di vincere le solite medaglie alle quali oramai era abituato ma che assumevano un significato diverso mentre si guardava attraverso gli occhi gonfi di orgoglio e baluginanti di commozione di sua madre e quelli stupefatti e pieni di ammirazione di JiMin. L'acqua che gli scorreva sul corpo era la stessa, tiepida e sapida di cloro, la fatica era identica a quella che aveva fatto in passato, anzi era stata accentuata da giorni di soprusi ed allenamenti estenuanti, i complimenti, le grida tutto era indistinguibile da ciò che in passato aveva già sperimentato eppure sembrava avere una connotazione differente, era diverso perché gli occhi con i quali quelle tre persone lo guardavano lo erano, vedevano lui, Jeon JungKook e non un risultato. A quelle tre persone non importava nulla del prestigio aumentato che lui avrebbe dato alla sua Università, non guardavano alla fama fomentata da tutte quelle luci televisive che si erano accese su di lui ma vedevano un semplice ragazzo che dietro alle sue fragilità aveva anche delle qualità peculiari nello sport.

Le tigri della Korean University si erano aggiudicate il primo posto guadagnando il maggior numero di medaglie d'oro e spiccando tra gli innumerevoli atenei che si erano presentati a quel torneo ed era proprio grazie a questo risultato che adesso i migliori atleti della squadra si ritrovavano bloccati a rispondere alle domande di rito dei giornalisti locali e non, perché una troupe proveniente da Seul era sempre pronta a seguire i ragazzi delle S.K.Y. che si classificavano tra i migliori; naturalmente uno di questi era Jeon JungKook. Il primo anno un'intervistatrice si era permessa, non di chiedere perché nella società moderna è vietato chiedere esplicitamente il secondo genere, per escludere la ghettizzazione dei lupi con uno status minore dice la legge, eppure JungKook era convinto che fosse una scappatoia creata soltanto perché nessuno avrebbe potuto garantire dei figli Alfa agli uomini d'affari dell'alta società che in questo modo avrebbero tutelato il loro status sociale mentre, per quelli come lui, un ragazzo di ceto medio basso con alle spalle dei genitori normalissimi, impiegati in lavori manuali, essere Alfa non avrebbe cambiato poi molto lo sguardo che quei ricconi gli avrebbero rivolto né tanto meno il trattamento che gli avrebbero riservato – o almeno così si auspicava.

I suoi tre ospiti lo avevano aspettato per più di un'ora con il sorriso sulle labbra schernendo la sua paura di averli fatti annoiare e vanificando il suo tentativo di finire in fretta quella tortura rispondendo il più velocemente possibile alle curiosità degli intervistatori; quando aveva finito la madre lo aveva abbracciato stretto prodigandosi in decine di complimenti e lacrime di gioia che aveva quasi fatto commuovere JiMin e persino lui. Il Beta per l'intera durata delle gare aveva fatto il tifo senza risparmiarsi ma da quando si erano riuniti per affrontare il viaggio di ritorno non gli aveva ancora rivolto quei sorrisi e quei complimenti che il giorno precedente gli aveva riversato a iosa. Per il ritorno TaeHyung aveva deciso di guidare lui la sua auto – cosa che non aveva fato durante l'andata perché era ancora reduce dalla sbornia della sera precedente – e lui, con la scusa di dover riorganizzare la settimana di lavoro visto che il giorno seguente sarebbero dovuti andare a Busan, gli si era seduto accanto.

«E JiMin-ssi non viene con noi?», la domanda era naturalmente rivolta a colui che era il loro capo reparto ma JungKook l'aveva porta girandosi per guardare il Beta in volto.

«Qualcuno deve pur restare a difendere il fortino», TaeHyung rispose a quel quesito con una velocità ed una sicurezza che non aveva mai usato, quasi come se avesse voluto esorcizzare ogni possibilità che il suo miglior amico si intrufolasse anche in quel viaggio. Pensiero che chiunque avrebbe potuto definire a dir poco fuori luogo e cattivo visto che l'unico ad essersi imbucato senza permesso era stato lui.

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