Il Carillon, La Chiave Ed il Ragazzo Dagli Occhi Porpora -seconda parte-

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La notte precedente era stato strano restare ad ascoltare il respiro di JungKook che se ne stava beatamente nel mondo dei sogni ma lo avevo fatto ugualmente per ore, non volevo che svegliandosi improvvisamente pensasse che avessi attaccato la chiamata senza dargli la buonanotte, era un pensiero stupido, stupidamente romantico e alla luce del giorno cominciavo a vergognarmene ma nel buio del mio salotto mi era sembrata una soluzione giusta, perfetta per calmare la mia malinconia; erano le quattro del mattino quando, convinto di essermi umiliato a sufficienza, avevo messo giù la chiamata ma anche se il suono del respiro di JungKook non era più nelle mie orecchie, i miei altri sensi erano tutti rivolti ancora a lui grazie agli occhi del ragazzo raffigurato nel dipinto, che non avevo smesso un solo istante di osservare.

Anche se mio fratello aveva seguito i miei capricci soltanto perché voleva la conferma dell'esistenza di quello specifico colore di occhi io sapevo perfettamente che esistessero perché avevo visto quelli di JungKook, ugualmente porpora ed altrettanto belli ed affascinanti, ciò che adesso dovevo sapere era cosa volessero dire e perché da quando quei suoi occhi si erano specchiati nei miei non ero più riuscito a dimenticarli. NamJoon mi aveva detto che non sarebbe passato da me prima del pomeriggio quindi non avevo nessuna voglia e motivo per alzarmi, non sentivo neanche lo stomaco brontolare, cosa molto strana visto l'orario, l'orologio che scorgevo sulla parete del muro segnava le nove passate ed io dovevo alzarmi. Per far abituare il mio corpo ai primi movimenti cercai di stiracchiare le braccia ma il dolore che sentii alla spina dorsale mi paralizzò all'istante, dormire sul divano per non lasciare il mio ragazzo dagli occhi porpora non era stata una buona idea e non lo era stata neanche sporgermi così velocemente dal divano per afferrare il cellulare che aveva vibrato segnalandomi l'arrivo di un messaggio. Forse era lui.

«Tu!», aggrottai le sopracciglia, ero quasi caduto dal divano per leggere quel messaggio, avevo gli arti intorpiditi dalla notte trascorsa a dormirci sopra e mi faceva male ogni osso e muscolo. Cosa avevo combinato adesso?

Digitai in fretta un messaggio per sperare di capire cosa fosse successo, lasciai il cellulare sul tavolinetto accanto al telecomando ed al pacchetto di sigarette che nonostante il nervosismo degli ultimi giorni non avevo terminato, ed andati in bagno, il profilo della cerniera di uno dei cuscini del divano che avevo usato durante la notte mi si era stampato sopra una guancia lasciandomi un segno rosso, ci sarebbero voluti almeno alcuni minuti prima che sparisse, lo strofinai convinto che sarebbe servito a qualcosa e mi soffermai ad osservarmi allo specchio indeciso sul da farsi, dovevo fare una doccia? Non ne avevo voglia, in verità non volevo proprio fare un bel niente di niente, soltanto aspettare mio fratello, no, un messaggio di JungKook.

Uscendo dal bagno ero subito andato a controllare il cellulare ma non c'era nessuna notifica, ero irritato, cosa aveva di così importante da fare? Era stato lui a scrivermi per primo quindi perché non finiva quello che aveva cominciato? Dovevo mangiare qualcosa e distrarmi oppure avrei fatto partire una telefonata per urlargli contro tutta la frustrazione che mi serpeggiava dentro da giorni. Rimasi immobile a fissare il contenuto del mio frigorifero era un'abitudine che avevo fin da piccolo a causa della quale avevo preso centinaia di scappellotti ma continuava a perseguitarmi, forse perché ero sempre stato un eterno indeciso, presi il contenitore con lo yogurt bianco e mi diressi senza indugiare verso l'armadietto che sapevo contenere il barattolo di cioccolato con il quale avrei variegato quello stupido prodotto dietetico che avevo comprato in compagnia di JiMin, era stato lui a riuscire a farmelo comprare facendomi sentire in colpa perché la mia dieta era sempre ricca di carboidrati, zuccheri e grassi dei quali, invece lui, si privava da sempre.

Sapevo già che quelle misere calorie non mi sarebbero bastate ma davvero non avevo nessun desiderio di mettermi a cucinare qualcosa di salato, avrei dovuto ordinare da asporto ma ancora una volta mi ero ritrovato a pensare che non avevo proprio voglia di avere a che fare con niente e nessuno se non Lui. Tornai a sedermi sul divano per poter guardare qualcosa alla televisione e per tenere d'occhio il cellulare che era ancora silenzioso e privo di messaggi. Sbuffai per l'ennesima volta annoiato, le tende delle mie finestre erano tirate ma dal colore vivido potevo capire che fuori ci fosse una bella giornata di sole, avrei potuto approfittarne per fare qualcosa di diverso dalla solita routine che mi portava dal recarmi al lavoro e tornare a casa ma ancora una volta portai lo sguardo al cellulare, al quadro ed al mio stupido yogurt magro al cioccolato, troppo aspro per essere un dolce e troppo dolce per essere dietetico, inutile per qualsiasi scopo, non mi appagava e non avrebbe fatto bene alla mia salute, inutile come mi sentivo io in quel preciso istante della mia vita; tutta quella tristezza passò in secondo piano quando sentii il trillo del mio telefono.

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