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~ Episodio 2 ~

Per tutta la durata della riunione TaeHyung, complice il mal di testa che si era scordato per quei cinque minuti duranti i quali aveva avuto di meglio da fare, non aveva aperto bocca, lasciando che ogni responsabile degli altri piani dicesse la propria – anche se la maggior parte delle volte che quegli uomini parlavano era soltanto per lodare le idee del presidente, idee che per suo figlio erano sempre troppo poco originali – ed anche quando suo padre lo aveva guardato con gli occhi storti a causa della sua poca partecipazione lui aveva semplicemente finto di non vederlo. Kim YongJoon aveva appena fatto in tempo a salutare i presenti, quando TaeHyung si alzò in fretta per sgattaiolare fuori dalla sala riunioni ancor prima che chiunque altro potesse aver intuito che era il momento di tornare a lavoro, ovviamente il suo segretario lo seguì a pochi passi di distanza visibilmente sorpreso mentre si inchinava a destra ed a sinistra cercando di non peggiorare la loro situazione venendo additati per giunta come maleducati.

«Muoviamoci! Non ho nessuna intenzione di fare ancora brutti incontri in ascensore», JungKook non chiese niente, sapeva molto bene a chi l'altro si stesse riferendo ed anche se non capiva completamente quali fossero le cause di quel malumore nei confronti di Song SeungHeon – né se quello fosse il vero o unico motivo di quel malcontento –, si affrettò ad entrare nell'ascensore prima che potessero avere compagnia.

Anche se aveva provato a non invadere il suo spazio ed a rispettarne la volontà di restare in silenzio, JungKook aveva cercato comunque si osservare il maggiore per cercare di cogliere qualcosa che gli spiegasse i motivi di quel broncio, avevano chiarito, almeno così era per lui, allora qual era adesso il problema? La risposta arrivò quando per l'ennesima volta l'Alfa si strofinò con le dita la fronte sul ponte degli occhi, «Hai mal di testa?»

Dandogli le spalle, TaeHyung era convinto di essere riuscito a nascondere al suo segretario le innumerevoli volte nelle quali si era toccato la testa ancora in preda a quell'emicrania che non lo aveva lasciato in pace fin dal mattino, ma così, ovviamente, non era, «Mh. Colpa dell'alcool che ho bevuto ieri sera», la risposta che si sarebbe aspettato era un "ben ti sta", ed invece il suo Omega lo sorprese ancora una volta.

«Hai già preso l'aspirina?», aspettò che l'altro rispondesse ma si ritrovò a dover interpretare un leggero cenno della testa che, tra l'altro, non era sicuro di aver interpretato correttamente, «Appena arriviamo in ufficio te ne preparo una», JungKook si appoggiò alle pareti dell'ascensore, era in grado di tener testa ad un TaeHyung arrogante, a quello geloso, irritante e prepotente ma davanti a quell'uomo quasi indifeso non era più tanto sicuro che fingersi indifferente, disinteressato ed ostile fosse la cosa giusta da fare.

Una volta giunti in ufficio, ancora rigorosamente in silenzio, TaeHyung si diresse dritto verso la cabina armadio, mentre JungKook si fermò alla sua scrivania per recuperare dal suo zaino le aspirine, subito dopo raggiunse, più lentamente per via del bicchiere d'acqua che aveva in mano, il maggiore per liberarsi il prima possibile quella spilla che non aveva perso d'occhio per tutta la durata della riunione pur di non perderla. Quando TaeHyung lo vide porgergli quella pillola ne rimase sorpreso, avevano chiarito davvero oppure il suo segretario stava solo svolgendo il suo lavoro? Eppure essere il suo assistente non voleva dire occuparsi della sua salute, no?

Vedendolo perso nei suoi pensieri, JungKook pensò di spronarlo a prendere la medicina, «Dovremo stare in giro per buona parte del pomeriggio, sarà più facile se non avrai l'emicrania», dopo che l'altro prese la pillola, gli porse anche il bicchiere, era intento ad osservare il pomo d'Adamo dell'Alfa che si alzava ed abbassava nell'atto di bere, quando si accorse di una mancanza, «Non porti la cravatta», il maggiore indossava ancora il dolcevita nero sul quale aveva messo una giacca del medesimo colore, si lamentava sempre degli abiti scuri che sceglieva lui e poi faceva la medesima scelta.

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