Niente Va Come Deve Andare

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~ Episodio 1 ~






- 12 Ottobre, lunedì -




Il messaggio, arrivatogli la domenica pomeriggio, gli aveva fatto gettare gli occhi al cielo, il sabato mattina era stato più difficile di quello che si aspettava, avrebbe solo dovuto alzarsi presto, prendere le sue pillole ed arrivare in ateneo prima delle nove per cominciare gli allenamenti invece il mister era arrivato in ritardo, dopo avergli rovinato il venerdì mattina con quella telefonata inopportuna sull'essere diligenti e sull'occuparsi della sua preparazione sportiva senza lasciarsi distrarre dal lavoro, adesso proprio lui non si presentava in orario facendo in modo che JungKook restasse in balia dei soliti prepotenti per ben più di venti minuti.

I due Alfa non avevano gradito il fatto di non essere stati soddisfatti il martedì, tutto il divertimento spettava spesso solo a JinYoung, quindi erano ritornati alla carica, approfittando subdolamente dell'assenza del loro allenatore e JungKook, che non aveva nessuna intenzione di assecondarli, aveva preferito iniziare una rissa che era finita, solo con l'intervento del mister, con un labbro gonfio, le costole doloranti perché YugYeon amava tirare di box ed i suoi colpi erano mirati quasi sempre in quei punti, e qualche livido alla base del collo lasciatogli da YunO che invece si divertiva ad immobilizzarlo e stringerlo in una morsa mozzafiato – anche quando facevano sesso lo soffoca prima di raggiungere l'apice del piacere.

Sapeva perfettamente che nessuno avrebbe fatto fatica a credere che non fosse lui ad aver cominciato quella rissa ma cosa avrebbe dovuto dire? Che stava difendendo la sua virtù? Che quel giochino durava oramai da anni? Anche se avesse ammesso e denunciato tutto doveva rassegarsi all'idea che lui sarebbe rimasto il ragazzino dotato, intelligente ma povero ed i suoi colleghi sarebbero sempre stati i ricchi figli di papà che potevano permettersi di fare i prepotenti con chi gli aggradava. Quindi, tenendo conto di tutti i pro ed i contro, si era preso la colpa dell'accaduto, guadagnandosi un ammonimento ed una punizione che avrebbe prolungato il suo allenamento di due ore oltre l'orario previsto.

A casa, insieme allo sguardo preoccupato della madre che conoscendo la condizione pericolosa nella quale il figlio navigava, tra menzogne e mancata accettazione di sé stesso, non vedeva di buon occhio il suo esporsi a sport impegnativi e faticosi, aveva dovuto sopportare le infinite domande ed allusioni del padre che in ogni suo insuccesso vedeva una vittoria ed in ogni suo livido vedeva una conferma.

Per il resto della giornata aveva studiato e la notte era rimasto per lo più sveglio a rigirarsi tra le lenzuola a causa dei dolori intercostali che non lo lasciavano riposare in nessuna posizione. La domenica aveva avuto mal di testa ma aveva dovuto correre e studiare perché il lavoro prima o poi sarebbe diventato sempre più pressante impedendogli così di svolgere i suoi impegni accademici e perché questo lo aveva portato a trascorrere il suo tempo fuori casa e non chiuso dentro la sua stanza per riuscire ad evitare l'altra persona che componeva il suo nucleo familiare. Infatti, durante il fine settimana, suo padre amava ciondolare per casa sentenziando su quanto la gioventù moderna fosse poco incline a lasciare il nido per continuare a gravarne sulle finanze. Si, avrebbe dovuto amarlo, erano così che andavano le cose nelle altre famiglie ed invece per quell'uomo JungKook era solo un parassita.

In tutto questo idillio il messaggio di TaeHyung era arrivato a peggiorare il suo malessere perché per riuscire a raggiungere l'ufficio alle otto senza saltare gli allenamenti mattutini avrebbe dovuto rinunciare ad altre ore di sonno e per di più avrebbe dovuto raddoppiare le pillole perché prendendole così presto al mattino il loro effetto sarebbe svanito prima del solito. Gli eventi sembravano essersi allineati per complicargli la vita ma lui lo aveva accettato ed assecondato, lottare sarebbe risultato inutile e deleterio così, alle cinque del mattino era già sveglio, alle sei e mezzo aveva già finito la sua routine di esercizi percorrendo i soliti venti chilometri di corsa, alle sette era fuori di casa, lavato e vestito di tutto punto ed alle sette e venti era imbottigliato in un vagone della Metropolitana schiacciato contro la porta scorrevole da un Beta che si stava divertendo a spintonarlo senza un vero motivo apparente.

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