s e s s a n t a s e i

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F E D E R I C O

Cazzo, ma quanto ci vuole per rispondere ad un messaggio di cinque parole? Gliel'avrò mandato all'incirca una ventina di minuti fa e non ho ricevuto ancora nessuna risposta. Sono due le cose: o ha il telefono lontano da lei, oppure sta facendo la stronza per farmela pagare del fatto che prima sono stato io a non rispondere a lei.

Mi tolgo i guantoni da boxe, prendo la borsa ed esco dalla palestra. Entro nell'atrio della struttura e saluto di nuovo Joe.

"Hai finito?" Mi domanda lui, mentre pulisce la superficie del bancone.

"Sì." Respiro, poggio il borsone a terra e porto entrambe le mani dietro la testa, incrociandole.

"Mi sono scaricato e adesso so cosa devo fare."

"Problemi di cuore?" Dice, accennando una risata e inarcando un sopracciglio.

"Fatti i cazzi tuoi, Joe!" Ribatto io acidamente. Perché la gente non impara a impicciarsi dei fatti suoi? Chi si fa i cazzi suoi, campa cent'anni dicevano, forse è il caso che segua questo detto se non vuole finire sotto terra prima del tempo.

"Oh bello, stai calmo eh." Mi guarda male. "Comunque sono 25€ per l'attrezzatura." Conclude poi, freddamente. Si è offeso? 'Sti cazzi. Ho altro a cui pensare, sinceramente. Prendo il portafogli dalla tasca, estraggo i soldi e glieli sbatto sul tavolo con decisione, prendo la sacca e me ne vado senza dirgli una parola.

Mi dirigo verso la fermata più vicina, mi siedo sotto la tettoia e decido di scrivere un altro messaggio a Maria.

A Maria:

Sto per prendere l'autobus.

Lo invio, rimetto il cellulare al suo posto e aspetto. Non so per quale motivo io gliene abbia scritto un altro, ma ne sentivo il bisogno e spero che almeno questa volta, vedendo la mia insistenza si decida a scrivermi qualcosa anche lei. Non ci conto poi molto in realtà, ma un vecchio detto dice: la speranza è l'ultima a morire. E un altro che chi di speranza vive, disperato muore. Commenta il mio frizzantissimo subconscio. Sempre nei momenti meno opportuni si presenta oh. Che palle! Scuoto la testa per mandarlo via, poi poggio i gomiti sulle ginocchia e mi infilo le mani tra i capelli, tirando leggermente.

Non so mai come cazzo comportarmi, porca troia! Beh, adesso sto andando da lei, è un primo passo per chiarire, no? Respiro a fondo e tiro ancora di più le punte dei capelli. Ad un certo punto, qualcuno mi picchietta due dita sulla spalla, cosa che mi fa tornare alla realtà.

Alzo lo sguardo per vedere chi è e mi ritrovo faccia a faccia con una vecchietta burrosa –nel senso che è bella in carne– che mi guarda dolcemente.

"Ti senti bene, ragazzo?" Domanda, con fare gentile e puntandomi addosso i suoi stanchi occhi nocciola.

"Mmmh.. sì, certo. Tutto apposto." Affermo con un tono apatico nella voce e poi cerco di sorridere più sinceramente possibile, ma mi rendo conto da solo che non ci riesco affatto. Lo sguardo della signora si fa serio, poi si siede al mio fianco e mi cinge la spalla con la mano.

"Ragazzo.. ma quando credi che sia nata io, ieri forse?" Ridacchia un po'. "Lo so che dimostro quarant'anni, ma ne ho molti molti di più." Ride di nuovo. "E di sorrisi come quello che hai tu adesso stampato sul viso, ne ho visti a bizzeffe."

"Ah sì?" Chiedo io, sospirando leggermente e accennando un sorriso sincero per i commenti che ha appena fatto su sé stessa.

"E comunque, se li porta bene gli anni che ha. Quanti sono? Settanta? Settantadue?"

Amore Wi-Fi [Benji&Fede||FF]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora