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Isaac's pov
 
Siamo stati a malapena un’oretta nel secondo girone, ma è bastata per fare venire una crisi di nervi all’angioletto.
Onestamente non me ne frega niente di quello che sta passando, ma sono rimasto comunque lì ad ascoltarlo ed a consolarlo. Ho dovuto forzare ogni singola cellula del mio corpo per evitare di non tirare un pugno sul naso a questo piagnone, i discorsi che fa sono tipici di un deficiente complessato e viziato, ma tutto va solo in mio favore.
Ora mi vede come suo amico, un suo buon amico, e certamente tornerà da me per chiedere consiglio.
E quando sarò certo di averlo nel palmo della mia mano… mi farò restituire il favore, e mi farò portare in Paradiso.
In questo momento siamo nell’ascensore, diretti verso il dormitorio dei diavoli. Le porte si aprono, ma il pennuto ancora non si muove.
-Vuoi che ti aspetto qui? Poi scendiamo?-
Avrei delle cose di cui occuparmi, ma posso anche aspettare.
-No… domani. Stanotte la passerò qui.-
Contento lui.
-D’accordo, a domani allora amico.-
Aspetto qualche istante prima di premere nuovamente il pulsante dell’ascensore, non vorrei dargli l’idea che non mi importi nulla di lui.
L’angioletto butta a terra la giacca ed il cappello che gli avevo dato, ma non ho certo bisogno di riprendermeli, visto non sono neanche miei.
Se la tipa a cui li ho presi li rivuole farà meglio ad arrivare prima di altri, al momento io ho altre cose di cui occuparmi.
Appena è abbastanza lontano premo il pulsante per raggiungere l’ottavo cerchio, nella nona bolgia dei seminatori di discordia.
Per tutti i cerchi che ci sono dovrebbero veramente mettere delle etichette qui dentro all'ascensore.
Guardo il dormitorio nel quale Gabriel è sparito, e lentamente le porte si richiudono davanti a me.
-Idiota.-
Credo di avere appena superato il mio record di intortamento angeli. Non credevo di poter essere così fortunato, per un momento avevo iniziato a preoccuparmi dopo avere strappato le ali a quell’altro moccioso, temevo avrei impiegato anni a trovarne un altro altrettanto idiota, invece mi sbagliavo.
-Oh Gabriel, mio tenero, dolce Gabriel…-
Non ha neanche notato che mentre salivamo gli ho preso una piuma. Me la rigiro tra le mani, osservandola a lungo, fino a quando finalmente l’ascensore non si ferma e posso uscire.
Infilo la piuma in tasca, cominciando a camminare lungo la strada principale. Potrei volare per fare prima, ma in questo momento non ne ho voglia, poi mi piace vedere fino a che stato una persona può arrivare quando è ridotta al limite.
In tutto l’Inferno, se si guarda con attenzione, si possono trovare decine e decine di diavoli moribondi, dalle menti spezzate, disposti addirittura a morire pur di terminare il loro tormento. Si tratta soprattutto di individui deboli che non hanno le forze per proteggersi da soli, e che di conseguenza conducono una vita miserabile.
La loro stessa esistenza rende i fallimentari sforzi di Flegias di far diventare questo luogo quantomeno vivibile ancora più dolci. Con tutto il suo potenziale e la forza che possiede mi sono sempre chiesto cosa lo spinga a provarci.
Perché il diavolo più forte dell’Inferno dovrebbe sforzarsi tanto per renderlo sicuro?
Qualsiasi sia la risposta, dubito che ci riuscirà mai. Il ragazzo di Gabriel è il suo pupillo se non sbaglio, ed a quanto pare con ogni probabilità l’hanno stuprato.
Se ci penso, è talmente ironico che potrei scoppiare a ridere; Flegiàs non è riuscito a proteggere nemmeno il diavolo che gli è più caro.
-Povera anima sfortunata…- mormoro tra me e me, in una piccola risata.
Non mi è difficile immaginare chi sia stato, dopotutto Edwin non ha mai avuto un grosso seguito alle sue spalle, l’unico altro diavolo a girargli intorno, oltre a quella bambina che bambina in fondo non è, era Alex.
Oh beh, non credo che Gabriel abbia molte chance di liberarsi di lui, dovrà rassegnarsi a condividerlo di tanto in tanto.
Potrei proporgli di occuparmene io, ma sinceramente non mi va, è molto più divertente così, ed in più mi da molte occasioni di stargli vicino e “consolarlo”.
Non è malaccio come angelo, forse Edwin potrebbe condividerlo con me. È passato un po’ dall’ultima volta che ho fatto invaghire un angelo, ma con un tordo simile sarebbe un gioco da ragazzi.
-Mmh… no, troppa fatica, per ora le cose stanno bene così.-
In ogni caso, con calma sono arrivato alla squallida catapecchia dove dovevo andare. È incredibile che non si possa trovare un posto decente a poco da queste parti, è un vero Inferno. Forse dovrei consigliare a Flegiàs di mettersi a lavorare nel ramo dell’edilizia, non mi dispiacerebbe prima o poi vedere qualche edificio un po’ più carino.
Questo qui davanti è un semplice complesso di appartamenti, dalla forma quadrata ed i muri scuri. Alcune finestre sono rotte, e le scale che percorrono i vari piani sono tutte arrugginite. Lentamente le salgo arrivando al secondo piano, sentendo delle urla oltre le varie porte.
-Qui qualcuno si sta divertendo.-
Non puoi scegliere i vicini, ma direi ho avuto fortuna visto ogni volta che vengo qui c’è sempre la stessa atmosfera: pura disperazione ed agonia intrisa di sangue.
Arrivo fino alla camera che cerco, ed inginocchiandomi prendo da una fessura nascosta la chiave per aprirla. Dentro è tutto completamente buio, e c’è un fetido odore di chiuso.
-Bleah, tienilo meglio questo posto.- borbotto entrando, senza accendere la luce.
So che il buio le fa paura.
-Allora, ti stai trovando bene qui? Non è un posto da favola?-
Da un angolo della stanza emergono dei singhiozzi.
-L-la prego… mi lasci andare…-
-E dove vorresti andare? Non c’è nessun posto per te, nessuna casa, nessuno che ti aspetti.-
Sento un singhiozzo più forte degli altri, sorrido, avvicinandomi di qualche passo.
-Hai perso tutto, ogni cosa che ti era cara. Non rivedrai mai più i tuoi genitori, e non te ne andrai mai da qui.-
Mi inginocchio a terra, a pochi passi dal punto in cui si trova.
-E sappiamo entrambi di chi è la colpa, non è vero?- dico allungando una mano, afferrandole il mento e scavando le unghie tra le guance bagnate dalle lacrime.
Tiro fuori la piuma, pizzicandole il viso con la punta. -Di un simpatico angioletto… del nostro caro Gabriel.-





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