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Edwin's pov

Un colpo, un altro, posso farcela, è già capitato. Smetterà, devo solo resistere, lo faccio per loro come sempre.
Un altro colpo, le mie ossa si stanno rompendo; fa male, ma non gli darò la soddisfazione di sentire le mie urla. Lo sfido con lo sguardo.
Ti piace vedermi a terra, eh bastardo? Aspetta solo che mi rialzi e vedrai.
Un altro, l'ultimo colpo e il buio mi assale...

-Fratellone? Fratellone svegliati, arriverai in ritardo. Sveglia!-
Eh che cazzo, un povero diavolo non può neanche riposare in pace che già qualcuno scassa le palle. Apro un occhio per vedere chi è che rompe.
Vedo Mary saltellare sul mio letto, sbuffo. Con lei non posso arrabbiarmi, è solo una bambina. Ed è l'unica eccezione: se fossero venuti Alex, Queen o qualunque altro se la sarebbe vista molto brutta. Probabilmente è per questo che mandano lei.
Non mi dà fastidio che mi chiami "fratellone" anche se non abbiamo alcun legame. Nonostante il suo aspetto da dodicenne è più vecchia di me.
Forse l'unica cosa che ci accomuna è la nostra condanna a causa di una morte violenta. Ha una grossa e lunga cicatrice alla base del collo. Chiunque sia riuscito a fare una cosa così orribile non aveva scrupoli.
Mi fa fottutamente incazzare che una bambina sia finita tra i dannati. Tutto per colpa di quei pennuti spennati del cazzo, li odio.

-Fratellone sveglia!-
-Cazzo Mary, smettila di strillare!-
Mi alzo dal letto, stiracchiandomi. Non capisco perché è qui.
-Finalmente sei sveglio, devi sbrigarti-.
Con un gesto veloce mi sistemo il cespuglio di capelli che ho in testa. Sistemo si fa per dire, adoro i miei capelli spettinati.
-Avevo detto che non volevo essere disturbato oggi- dico sbuffando, mai una volta che vengo ascoltato. -Non ho tempo per le loro cavolate, oggi ho un lavoro-
Oh no...
Oh cazzo...
Oggi è il primo giorno del mio nuovo incarico lavorativo!
Merda, me n'ero dimenticato. Devo fare presto.
Prendo i primi vestiti rigorosamente neri che trovo in giro e comincio a vestirmi il più velocemente possibile.
Intanto Mary mi guarda ridendo.
-È da mezz'ora che ti chiamo, ma dormi peggio di un sasso-.
Lo so, è un mio difetto.
-Quanto tempo mi rimane?- riesco ad infilare i pantaloni in un colpo solo. Sì, dormo in mutande.
-Hai cinque minuti-.
Cosa?!
Mi metto le scarpe e apro la finestra, perderei solo tempo a passare dalla porta.
-Grazie Mary, ci si vede dopo!-
Salto e spicco subito il volo cercando di fare più velocemente possibile. Sorvolo tutta la zona, il mio dormitorio si trova tra l'Inferno e il Purgatorio, poco prima della sponda del grande lago.
Sono stato assegnato al giudizio di quelle anime la cui vita non è stata né del tutto malvagia né del tutto buona. È una cosa che non volevo assolutamente fare e tutt'ora non voglio, ma non ho avuto scelta.
A questo punto cercherò di dare ciò che a me non è stato dato.
La cosa che odio di più in assoluto? Dover operare al fianco di un angelo. Prevedo una giornata piena di rabbia e calci in culo. Per il pennuto ovviamente.
Vado in picchiata per poi chiudere le ali, fare una capriola e atterrare in piedi. Non male, sono arrivato con stile e relativamente in orario. Perfetto, cominciamo.
I miei passi affondano nella sabbia bianca della spiaggia ai piedi del Purgatorio. Mi guardo attorno e una volta individuato il Custode lo raggiungo in tutta fretta.
C'è anche lui, lo guardo dalla testa ai piedi, mi fa già schifo. Ha i capelli biondo cenere, molti ciuffi gli coprono parzialmente gli occhi azzurri. La camicia bianca che indossa ha un paio di bottoni non chiusi, per i miei gusti è troppa pelle rosea esposta. I jeans chiari e le scarpe bianche sono piuttosto anonimi.
-Un cazzo di damerino? Mi prendete in giro?!-

Gabriel's pov

Questa mattina non è iniziata in maniera molto diversa dalle altre, come sempre mi sono svegliato molto prima dell'inizio del mio turno all'incarico di giudizio delle anime. Ormai sono abituato a svegliarmi così presto.
Senza badare al letto sfatto mi faccio una lunga doccia bollente: l'acqua che ustiona la mia pelle mi dà sempre una piacevole sensazione.
Con molta calma mi vesto indossando i miei soliti jeans stretti ed una camicia bianca che lascio aperta, non ho nemmeno bisogno di pettinarmi, mi piace come i miei capelli biondi mi nascondino in parte gli occhi azzurri.
Prima di uscire dal dormitorio, situato tra il Paradiso e il Purgatorio, scrivo su un foglio azzurro un biglietto per il mio vicino di stanza Marcus.
"Vado prima a lavoro, non dimenticare il tuo orario".
Non ho mai avuto problemi con i miei compagni di dormitorio in particolare con lui. Spesso parliamo del più e del meno e alla mattina quando capita andiamo insieme a lavorare.
Sospirando apro la grande finestra nella mia stanza lasciando che l'aria gelida del mattino penetri tra le mie ossa. Dopodiché spalanco le ali piumate e mi getto nel vuoto.
Per raggiungere il Purgatorio mi bastano un centinaio di metri in picchiata. In questo modo posso godermi in seguito una lenta planata osservando il paesaggio. Ha un aspetto così arido e pieno di dolore che quasi non mi stancherei mai d'osservarlo.
Mi chiedo chi dovrò aiutare a raggiungere i cieli oggi.
Delicatamente mi poso a terra senza quasi muovere un granello di sabbia sotto di me. Il Custode come al solito non accenna nemmeno ad un saluto, semplicemente mi fa intendere che devo aspettare il mio compagno. È così snervante il fatto di dover competere con i diavoli per le anime dei defunti.
Ormai mancano cinque minuti, inizio a chiedermi se arriverà mai quando finalmente lo vedo atterrare con malagrazia poco distante da me. I capelli ricci neri sono poco curati e ribelli, gli occhi sempre neri mi guardano in modo minaccioso. I suoi abiti scuri mi dicono che nel suo armadio non c'è molta varietà per quanto riguarda i colori. Il suo modo di parlare è rude come il suo viso, ma tutto sommato ha il suo fascino.
-Incantato.-



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